Amici belli trovate qui sotto la registrazione dell’ultimo appuntamento di Pizza e Vangelo nel quale abbiamo letto l’esorcismo del geraseno, da Marco 5, 1-20. Nei commenti fornisco alcuni riferimenti bibliografici utili ad approfondire la questione del demoniaco nei Vangeli.
Quando Gesù in Marco chiede al demone: “Qual é il tuo nome?”
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Due teologi di valore. La prima indicazione che offro è dei testi di due teologi di valore: uno classico e uno sulla breccia.
Il classico è Romano Guardini nel capitolo “Il nemico” del volume “Il Signore” (1937), che è alle pagine 155-162 dell’edizione Vita e Pensiero – Morcelliana del 2008. Tratta di come Gesù affronta la “lotta di estrema inesorabilità” con la “potenza personale” di Satana, che “non è un principio, una potenza originaria, ma una creatura decaduta, levatasi in rivolta”. Frase chiave: “Il Padre ha incaricato il Figlio di condurre la lotta, debole e vulnerabile, cosicchè rimaneva indeciso se egli avrebbe vinto”. Dopo tali parole, uno corre a leggere.
L’attuale è Alberto Cozzi: “La forma demoniaca del male. Dalla realtà quotidiana al Magistero della Chiesa”, che si può leggere nel portale dell’Associazione internazionale esorcisti – 22 aprile 2019 – https://aiepressoffice.com/it/2019/04/22/la-forma-demoniaca-del-male-dalla-realta-quotidiana-al-magistero-della-chiesa/#_ftn23 – Don Alberto è docente di cristologia alla facoltà teologica dell’Italia settentrionale di cui è vicepreside. Ora ora – il 28 settembre – il Papa l’ha chiamato a far parte della Commissione teologica internazionale. La sua è una trattazione aggiornatissima e sistematica del diabolico nei Vangeli, mirata a rispondere a queste domande di fondo: “Il demoniaco è una forma del male costitutiva del mondo che Gesù abita con la sua azione salvifica? È possibile comprendere il dono di Dio in Cristo senza includere la lotta al diavolo? E tale lotta, in cui si sperimenta la vittoria di Cristo, impegna ancora i suoi discepoli e quindi la Chiesa?”.
Da Montini a Ratzinger. Gli ultimi Papi hanno richiamato alla serietà della realtà diabolica come a un dato non secondario dei Vangeli. Il primo è stato Paolo VI: “Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di presentarlo esistente; ovvero che ne fa un principio a se stante, non avente esso pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure lo spiega come una pseudo realtà, una personificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni” (15 novembre 1972).
In maniera analoga si sono espressi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. L’argomentazione teologica che è dietro a questi richiami dei Papi è riassunta così dal Ratzinger teologo nel saggio “Liquidazione del Diavolo?”, in Dogma e predicazione, Queriniana, Brescia 1974, p. 189-197: “Quando si chiede se il diavolo sia persona, si dovrebbe giustamente rispondere che egli è la non-persona, la disgregazione, la dissoluzione dell’essere persona e perciò costituisce la sua peculiarità il fatto di presentarsi senza faccia, il fatto che l’inconoscibilità sia la sua forza vera e propria”.
Von Balthasar. Tra i grandi nomi della teologia cattolica una posizione originale è stata accennata, in un’intervista, da Hans Urs von Balthasar, che nella Teo-drammatica (5 volumi: 1973-1983) parla a lungo del demoniaco nei Vangeli: «Non abbiamo teorie di sorta sul diavolo. Noi sappiamo soltanto che esiste una potenza del male che supera l’uomo, che è trascinato con la sua libertà al male: e lo sappiamo dall’Apocalisse. Dove non c’è il diavolo, ma c’è il serpente, ci sono degli animali e ogni sorta di potenze, come anche dei simboli di potenze del male. Queste potenze sono personali? Io non ho una risposta, non lo so» [Intervista del 28 settembre 1984 al quotidiano Il Tempo].
Papa Francesco. In piena continuità con i predecessori “conciliari” e con il Vaticano II – che tratta di Satana in 17 passi dei suoi sedici documenti – Francesco nell’esortazione Gaudete et Exultate (2018), capitolo quinto – COMBATTIMENTO, VIGILANZA E DISCERNIMENTO – ai paragrafi 158ss tratta del demonio come di un “essere personale che ci tormenta”:
158. La vita cristiana è un combattimento permanente. Si richiedono forza e coraggio per resistere alle tentazioni del diavolo e annunciare il Vangelo. Questa lotta è molto bella, perché ci permette di fare festa ogni volta che il Signore vince nella nostra vita.
159. Non si tratta solamente di un combattimento contro il mondo e la mentalità mondana […]. Nemmeno si riduce a una lotta contro la propria fragilità e le proprie inclinazioni […]. È anche una lotta costante contro il diavolo, che è il principe del male. Gesù stesso festeggia le nostre vittorie. Si rallegrava quando i suoi discepoli riuscivano a progredire nell’annuncio del Vangelo, superando l’opposizione del Maligno, ed esultava: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore» (Lc 10,18).
160. […] Proprio la convinzione che questo potere maligno è in mezzo a noi, è ciò che ci permette di capire perché a volte il male ha tanta forza distruttiva. È vero che gli autori biblici avevano un bagaglio concettuale limitato per esprimere alcune realtà e che ai tempi di Gesù si poteva confondere, ad esempio, un’epilessia con la possessione demoniaca. Tuttavia, questo non deve portarci a semplificare troppo la realtà affermando che tutti i casi narrati nei vangeli erano malattie psichiche e che in definitiva il demonio non esiste o non agisce […]. Di fatto, quando Gesù ci ha lasciato il Padre Nostro ha voluto che terminiamo chiedendo al Padre che ci liberi dal Maligno. L’espressione che lì si utilizza non si riferisce al male in astratto e la sua traduzione più precisa è il Maligno. Indica un essere personale che ci tormenta […].
161. Non pensiamo dunque che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea.[121] Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti..
Un aspetto decisivo per uscire dalla drammatica crisi della nostra epoca: smascherare tutti i formalismi, i codici, che si sostituiscono ad un’autentica ricerca del vero. Qual’è il tuo nome? Ricominciare a dare alle cose il loro nome vero: all’interesse per il branco di porci superiore a quello del vero benessere delle persone il suo nome invece di infiorettarlo di valori travisati.
https://gpcentofanti.altervista.org/la-rivoluzione-della-diffusa-traduzione-simultanea/
Il mio nome è legione! Ci sarebbe di che sgomentarsi. Ma quando tutti i porci spariscono in mare, ci sentiamo liberati. Tanto potente è Colui che ci protegge!
Oltre ai teologi permettetemi di ricordare la definizione che Mefistofele da’di se stesso nel Faust di Goethe:
“Dunque chi sei tu infine?
Io sono parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente opera il Bene”.”
Definizione misteriosa ed ambigua che cristianamente ( ma non e’ detto che Goethe l’intendesse così) puo’essere interpretata alla luce del libro di Giobbe: i demoni sono eternamente sconfitti e i loro sforzi vanificati, perche’ etrnamente anche dal male Dio trae il bene .
È bello ciò che scrivi Maria Cristina, è un importante spunto di riflessione infatti…proprio quando, sulla croce, Cristo grida quella frase struggente – Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato- proprio in quel momento preciso, quando la vittoria del diavolo sembra certa, inchiodato su quel legno infame vinceva sul peccato, sui demoni, sul regno delle ombre e della morte perché Dio era con Lui.
Solo Cristo ha il potere di separare di netto la luce dalle tenebre…Lui solo salva perché è il Verbo incarnato, è la seconda persona della S.S Trinita’, e noi siamo suoi. Per questo non ci abbandona alla tentazione, mai!