Papa Luciani, Giovanni Paolo I, sarà presto beato: è di oggi il decreto che “riconosce” un miracolo attribuito alla sua intercessione e questo era il passo atteso per la beatificazione. Il miracolo consiste nella guarigione avvenuta nel 2011, a Buenos Aires, di una bambina undicenne colpita da encefalopatia acuta. Nato nel 1912 a Canale d’Agordo, Belluno, e morto il 28 settembre 1978 in Vaticano, Albino Luciani è stato Papa per soli 33 giorni. Era figlio di un operaio socialista che aveva lavorato da emigrante in Svizzera e che così aveva salutato il suo ingresso in seminario: “Spero che quando tu sarai prete, starai dalla parte dei poveri, perché Cristo era dalla loro parte”. Nei commenti il profilo che ne ho tracciato oggi per corriere.it: stante l’accesso a pagamento, lo riproduco qui per intero.
Sarà beato Papa Luciani a cui il papà socialista disse: “Cristo era dalla parte dei poveri”
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Modo nuovo d’essere Papa. Papa Luciani è durato lo spazio di un mattino e non ha lasciato alcuna traccia documentale nella storia del Papato, ma ha modificato l’immagine papale, lasciando un esempio coerente e nitido del suo modo di fare il Papa e attraverso quell’esempio ci ha permesso di intuire qualcosa di ciò che il suo Pontificato avrebbe potuto essere, se ne avesse avuto il tempo.
Quel modo nuovo d’essere Papa, più semplice, più personale, più evangelico, egli l’ha mostrato più che attuato, ma mostrandolo ha influito sul successore, Papa Wojtyla, che in qualche modo l’ha portato a compimento.
Scelse di chiamarsi Giovanni Paolo volendosi riallacciare ai due immediati predecessori Giovanni XXIII e di Paolo VI, i Papi del Concilio: e il successore Wojtyla confermerà quell’intenzione chiamandosi Giovanni Paolo II. Quello che vale per il nome vale per l’opera di rinnovamento del Papato che tutti e quattro li caratterizza: un lavoro iniziato da Roncalli, continuato da Montini, suggestivamente proiettato in avanti da Luciani e fatto correre da Wojtyla.
Abbandona il noi maiestatico. Persino molte delle novità venute poi dai Papi Benedetto e Francesco forse non le avremmo avute se non ci fossero stati il sorriso e la semplicità, la discesa dal trono di Papa Luciani. Quella discesa la manifesta in alcune decisioni destinate a durare.
Parla in prima persona, dicendo “io” invece del “noi” maiestatico. I successori faranno tutti così.
Non vuole la tiara – o triregno – e celebra con la mitria dei vescovi. Anche questo farà scuola.
Trasforma la cerimonia dell’Incoronazione papale in una “celebrazione di inizio del ministero di Pastore universale”: in seguito tutti seguiranno il suo esempio.
Vorrebbe rinunciare alla sedia gestatoria e la esclude dalla “celebrazione di inizio” ma poi si rassegna a usarla, pressato dai curiali. I successori non l’useranno.
La sua attitudine ad avvicinarsi alla comune umanità me lo portò a tiro durante il ricevimento dei giornalisti nell’Aula delle Benedizioni, poco dopo l’elezione e potei mostrargli una vignetta di Giorgio Forattini, apparsa quel giorno sul quotidiano “La Repubblica”: in essa egli era ritratto, tiara in testa, che rideva di sé davanti allo specchio. Si fermò a guardare e rispose al mio gesto con un aperto sorriso: aveva appena fatto annunciare che non avrebbe preso la tiara e la vignetta interpretava simpaticamente quella decisione.
Richiamo ai cristiani pessimisti. Da cardinale aveva suggerito a Paolo VI di non assumere una posizione rigida sulla pillola contraccettiva e da Papa invitò più volte alla fiducia in Dio che “è padre ma più ancora è madre” e a non perdere mai la speranza: “una virtù obbligatoria per noi credenti” che ci fa “viaggiare in un clima di fiducia e di abbandono”. In un’occasione riconobbe che “non tutti condividono questa mia simpatia per la speranza”, ma soprattutto avvertì che contraddice alla speranza chi svilisce l’uomo: “Sono anche affiorate ogni tanto, nel corso dei secoli, tendenze di cristiani troppo pessimisti nei confronti dell’uomo”.
Il povero Luciani non dorme la notte dopo l’elezione, tormentato dagli “scrupoli per aver accettato” e appare scosso per tutti i 33 giorni della sua breve stagione. Dice ai cardinali, scherzando senza scherzo: “Possa Dio perdonarvi per quello che avete fatto”.
Sta a disagio sulla sedia gestatoria e ancora di più trova fuori luogo dare la benedizione ai confratelli cardinali, nel discorso dopo l’elezione: “Mi sa un po’ strano darvi la benedizione apostolica… Siete tutti successori degli Apostoli… Ad ogni modo c’è scritto qui: ‘In nome di Cristo impartisco con effusione di sentimento a voi le primizie della mia propiziatrice apostolica benedizione’… Un po’ aulico il linguaggio… Pazienza”.
Si sentiva “un povero Cristo”. Durante un’udienza chiama accanto a sé un chierichetto e dialoga affabilmente con lui. A disagio con i grandi, non ha nessuna difficoltà a identificarsi con gli umili e con i bisognosi. Una volta parla di sé, Papa, come di “un povero Cristo”. In un’altra occasione confessa d’aver “fatto la fame” da piccolo, quando portava al pascolo le mucche, con il papà emigrato per lavoro dal Veneto alla Svizzera.
Lungo l’intera carriera ecclesiastica non dimenticò mai l’umiltà delle origini e quel padre socialista che dalla Svizzera così gli aveva scritto dando la propria approvazione al suo ingresso in seminario: “Spero che quando tu sarai prete, starai dalla parte dei poveri, perché Cristo era dalla loro parte”.
Da vescovo di Vittorio Veneto e da patriarca di Venezia era abituato a incontrare le persone e ora – da Papa – egli teme che non potrà più fondare la sua azione su quel rapporto: “Io in un certo senso sono dolente di non poter ritornare alla vita dell’apostolato che mi piaceva tanto. Ho avuto sempre diocesi piccole, il mio lavoro era tra i ragazzi, gli operai, i malati. Non potrò più fare questo lavoro”. Così parla, il 30 agosto 1978, ai cardinali che l’hanno eletto.
Lo struggimento di quel sorriso. E’ stato definito “il Papa del sorriso” ma io l’avevo ben conosciuto da cardinale e avevo notato che non sorrideva facilmente, come invece poi fece in ogni giorno del suo mese da Papa. Con quel sorriso io credo volesse manifestare al mondo la sua anima di buon pastore che si sentiva inviato a tutti e voleva mostrarsi sollecito e fraterno nei confronti d’ognuno.
Ora che è Papa, quest’uomo si trova sbalzato dalle sue “diocesi piccole” a una diocesi smisurata. Ha per uditorio il mondo e teme che su questa scala il suo genio per il contatto personale non l’aiuti più. Ecco allora quel sorriso, che ne segnala a tutti il desiderio.
Lo struggimento di quel sorriso ha forse affrettato la sua morte e oggi accompagna, nella memoria degli umili, l’annuncio della beatificazione.
https://www.corriere.it/cronache/21_ottobre_13/albino-luciani-papa-giovanni-paolo-i-2cef62d4-2c2e-11ec-98f9-fbd4bdd13a87.shtml
Ove vi siano barriere invisibili ad ostacolare il contatto personale, almeno un sorriso che ne segnali il desiderio.
Splendida intuizione, penso che valga sempre.
Sì, piste che possono significare molto.
https://gpcentofanti.altervista.org/sinodalita-autentica-o-mero-fare/
Viva il Sismografo. Questo mio articolo è stato ripreso oggi dal Sismografo:
https://ilsismografo.blogspot.com/2021/10/vaticano-albino-luciani-il-papa-del.html
Cristo era dalla parte dei poveri.
La Chiesa oggi e’ dalla parte dell’ ONU , degli ambientalisti alla Greta Thumberg, dei malthusiani come Jeffray Sachs , del movimento LGBT+,, degli immigrazioni alla Soros &Company, dei vaccininisti sfegatati, ecc ecc.
Che cambiamento epocale di endorsement !
Per gli asini ogni occasione è buona per ragliare..
Si sta parlando della beatificazione di un uomo dalla sorte singolare, il cui pontificato ha costituito un dono e un interrogativo per la Chiesa. Che senso ha tirare fuori le solite giaculatorie sulla Chiesa attuale, frutto più di opinioni personali che di dati oggettivi?
Alberto Farina
Rif. 30 .34 – …et de quibusdam aliis
Altri cambiamenti epocali: oggi la Chiesa è con i distruttori di foreste, gli importatori di virus, i surriscaldatori del clima, gli affamatori di quelli che poi non potranno emigrare, i tagliatori di teste, i portuali arrabbiati, gli ambientalisti fai (danni) da te, i laudati non sii, i costruttori di muri e reticolati.