Beatrice Cerrino racconta la partenza ravvicinata per Covid del papà e della mamma

Beatrice ottiene dai medici che papà Paolo e mamma Margherita, ricoverasti per Covid e vicini al trapasso, vengano messi nella stessa stanza come per un ultimo saluto: “Mamma era assopita, ma ha sentito il marito al suo fianco ed è andata, tranquilla. Io ho potuto accompagnare papà e lasciarlo andare a raggiungere la mamma”. Mando un bacio a Beatrice e nel primo commento riporto parte della lettera ad Avvenire nella quale ha narrato, il 9 aprile 2021, la partenza ravvicinata dei genitori.

3 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Sessant’anni di fedeltà. Papà se ne è andato il martedì di Pasqua, 6 aprile, a poche ora dalla sua amata sposa, mamma Margherita. Sessant’anni di fedeltà, di amore, di dedizione non potevano non concludersi con il Passaggio… insieme. Sono stati travolti dalla tragedia che sta sferzando l’umanità in questi tempi. Il 21 marzo sono risultati, durante un controllo casuale, positivi al Covid: per mamma, già debilitata, la situazione da subito si è rivelata grave e si è spenta lentamente, papà dopo alcuni giorni di sintomi lievi ha avuto un rapido, inesorabile peggioramento. Non posso non spendere una parola per sottolineare la professionalità, l’umanità e la dedizione che ha caratterizzato tutte le sfumature del breve periodo di degenza nella struttura ospedaliera “Ferrero” di Verduno, nel Cuneese: medici, infermieri, oss, cappellani e uno straordinario e non comune servizio prestato da un gruppo di assistenti sociali. Hanno ascoltato il nostro desiderio che, esauriti i tentativi di salvare papà, potesse raggiungere la sua sposa, nella stessa stanza. Mamma era assopita, ma ha sentito il marito al suo fianco ed è andata, tranquilla. Io ho potuto accompagnare papà… lasciarlo andare a raggiungere la mamma. Sono momenti che valgono una vita. E tutto in questo tragico, lungo periodo. Beatrice Cerrino

    7 Luglio, 2021 - 12:13
  2. Luigi Accattoli

    Coprifuoco da Covid e da guerra. Beatrice narra la morte dei genitori al direttore di Avvenire – con la lettera che ho riportato al commento precedente – perchè il papà Paolo era un fedele abbonato del quotidiano e tra le consegne date alla figlia c’era stata anche quella di rinnovare l’abbonamento al quotidiano. Paolo scriveva spesso le sue opinioni al direttore di Avvenire e l’ultima sua lettera era stata pubblicata dal quotidiano il 4 dicembre 2020. In essa segnalava il proprio “disgusto” per la parola “coprifuoco” applicata ai rientri serali in tempo di Covid e narrava che cosa era stato, nella sua fanciullezza, il coprifuoco imposto dai tedeschi e a che ora si faceva, allora, la messa di mezzanotte. Eccola:

    Gentile direttore, scusi il disturbo, ma voglio esprimere il mio disgusto nell’ascoltare o leggere «coprifuoco ». Il mio ricordo torna agli anni 1942/45 quando tutte le finestre erano oscurate con la carta blu scuro usata per avvolgere lo zucchero (che non c’era) e se qualcuno usciva di sera poteva essere abbattuto da una sventagliata di mitra. Ho visto mio padre messo al muro da un ufficiale tedesco per investirlo della responsabilità del comportamento di tutte le persone che abitavano nella casa (i cui nomi erano segnati su un cartoncino inchiodato sul portone carraio). Desidererei tanto che il termine fosse sostituito da «Invito a non uscire da casa se non per i casi consentiti». A proposito della Santa Messa ‘di mezzanotte’: si celebrava alle 17.30! Grazie per il vostro lavoro. Paolo Cerrino Bra (Cn)

    7 Luglio, 2021 - 12:57

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