Nuova mossa del Papa verso le persone omosessuali: stavolta a sostegno di un gesuita statunitense, James Martin, che è sotto attacco da parte della destra cattolica per la sua posizione di “accompagnamento” comprensivo di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (Lgbt). E’ l’attacco di un mio articolo pubblicato oggi dal Corriere della Sera a pagina 25 con il titolo Lgbt, la lettera del Papa: “Dio è vicino a tutti i suoi figli”. Essendo il testo accessibile ai soli abbonati, nei commenti riporto l’intero articolo.
Francesco incoraggia i preti che accolgono e accompagnano gli omosessuali
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La mossa di Papa Bergoglio è interpretabile come una correzione di immagine, più che di linea, dopo la pubblicazione della “nota” della Segreteria di Stato al governo italiano sul disegno di legge Zan e soprattutto dopo la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede che il marzo scorso definiva inaccettabile la “benedizione” in chiesa delle coppie omosessuali.
“Dio si avvicina con amore a ognuno dei suoi figli, a tutti e a ognuno di loro. Il suo cuore è aperto a tutti e a ciascuno. Lui è Padre”: così scrive Francesco in una breve lettera autografa in spagnolo, inviata a James Martin in occasione del webinar “Outreach 2021” che si è tenuto sabato, un incontro di persone di ambienti cattolici statunitensi che si occupano delle persone Lgbt. E’ stato Martin a pubblicare ieri la lettera su Twitter, dopo che l’altro ieri l’aveva letta nell’incontro.
Sacerdote per tutti e per tutte. “Lo ‘stile’ di Dio – scrive ancora il Papa – ha tre tratti: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è il modo in cui si avvicina a ciascuno di noi. Pensando al tuo lavoro pastorale, vedo che cerchi continuamente di imitare questo stile di Dio. Tu sei un sacerdote per tutti e tutte, come Dio è Padre di tutti e tutte. Prego per te affinché tu possa continuare in questo modo, essendo vicino, compassionevole e con molta tenerezza”.
Francesco ringrazia infine padre Martin per il suo “zelo pastorale” e per la “capacità di essere vicino alle persone con quella vicinanza che aveva Gesù e che riflette la vicinanza di Dio. Prego per i tuoi fedeli, i tuoi ‘parrocchiani’, tutti coloro che il Signore ha posto accanto a te perché tu ti prenda cura di loro, li protegga e li faccia crescere nell’amore di nostro Signore Gesù Cristo”.
Padre Martin, 60 anni, è collaboratore della rivista “America” dei gesuiti statunitensi e consultore del Dicastero vaticano per la comunicazione. Il Papa l’aveva ricevuto in udienza privata il 30 settembre 2019. Presentando la lettera di Francesco nell’incontro di ieri, Martin ha raccontato d’aver scritto al Papa un messaggio personale nel quale l’informava che un suo nipote aveva preso il nome di Francesco alla cresima e gli ricordava l’appuntamento di ieri, per il quale in precedenza (l’incontro era programmato per il 2020, poi rinviato per il Covid) gli aveva chiesto l’invio di un messaggio di incoraggiamento.
Dal Vaticano vengono dunque interventi severi, dottrinali e diplomatici, sulla frontiera omosessuale, posti – con l’approvazione del Papa – da organismi curiali di primaria importanza. Ma vengono anche parole e gesti “comprensivi” da parte di Francesco. La combinazione di questi due segnali sta a indicare la ricerca di una linea di compromesso: incoraggiare chi promuove un nuovo atteggiamento senza però tradurlo in nuove direttive formali.
La via che sta percorrendo Bergoglio su questo spinoso argomento è stretta e piena di difficoltà. Oggi all’Angelus Francesco ha fatto un invito ad aiutarlo con la preghiera, che forse rimanda a tali difficoltà: “In prossimità della festa dei Santi Pietro e Paolo, vi chiedo di pregare per il Papa. Pregate in modo speciale: il Papa ha bisogno delle vostre preghiere! Grazie. So che lo farete”.
Dio Accompagna. In aggiunta a quanto ho scritto sul Corsera – dove lo spazio era limitato – aggiungo qui due segnalazioni di precedenti parole e gesti papali di accoglienza verso le persone omosessuali, parole e gesti che aiutano a collocare la lettera inviata al padre Martin. Metto qui una parola e nel commento seguente un gesto.
«Una volta – aveva detto Francesco nell’intervista alla Civiltà Cattolica del 19 settembre 2013 – una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”». Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. Quando questo accade, lo Spirito Santo ispira il sacerdote a dire la cosa più giusta. Questa è anche la grandezza della Confessione: il fatto di valutare caso per caso, e di poter discernere qual è la cosa migliore da fare per una persona che cerca Dio e la sua grazia».
L’accoglienza di un trans. Il 25 gennaio 2015 Francesco riceve a Santa Marta un trans spagnolo, Diego Neria Lejarraga; e così ne parla ai giornalisti il 2 ottobre 2016 in aereo: “L’anno scorso ho ricevuto una lettera di uno spagnolo che mi raccontava la sua storia da bambino e da ragazzo. Era una bambina, una ragazza, e ha sofferto tanto, perché si sentiva ragazzo ma era fisicamente una ragazza […]. Ha fatto l’intervento. È un impiegato di un ministero di una città della Spagna. È andato dal vescovo. Il vescovo lo ha accompagnato tanto, un bravo vescovo: “perdeva” tempo per accompagnare quest’uomo. Poi si è sposato. Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto la lettera che per lui sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa: lui, che era lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti […]. Ogni caso accoglierlo, accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo. Questo è quello che farebbe Gesù oggi”.
“La combinazione di questi due segnali sta a indicare la ricerca di una linea di compromesso: incoraggiare chi promuove un nuovo atteggiamento senza però tradurlo in nuove direttive formali.
La via che sta percorrendo Bergoglio su questo spinoso argomento è stretta e piena di difficoltà. ”
Forse il vecchio gesuita furbacchione ( titolo di un libro di Luigi Accattoli) non si rende conto che pecca di troppa furbizia e ambiguita’ e che questo potrebbe essere un boomerang. Infatti il fedele medio ,sempre piu’confuso e frastornato, non ha la finezza gesuitica di distinguere fra l’atteggiamento positivo e incoraggiante verso la lobby LBGQ+ e i pronunciamenti della Congregazione della Dottrina sulle benedizioni delle coppie omosessuali .
Forse un po’piu’di chiarezza e semplicita’ sarebbe una carita’cristiana verso i fedeli e anche verso le persone omosessuali. Che come tutti dalla Chiesa hanno bisogno di Verita’ non di atteggiamenti paternalisticie pacche sulle spalle Vai avanti cosi’ !
Vedi nel Sismografo. Il mio articolo pubblicato dal Corsera è stato ripreso dal Sismografo:
https://www.corriere.it/cronache/vaticano-news/21_giugno_27/papa-francesco-james-martin-vaticano-diritti-lgbt-dc8d7ebe-d766-11eb-9da9-c034b537f36a_print.html#
Il “fedele medio” – questa astrazione di comodo che viene tirata in ballo di tanto in tanto: nella realtà, saremmo noi, chi, se no? – ha tutti gli strumenti ( come mai ne ha avuti nella storia ) per documentarsi, informarsi ed aggiornarsi direttamente alle fonti della sua Chiesa , di cui può quindi benissimo capire le difficoltà e le ” strade strette” da affrontare davanti a problemi spinosi come questo.
Se non lo fa, o preferisce fottersene della spinosaggine della questioni, o peggio, intossicarsi a certe sue fonticine venefiche che ricicciano fake ideologiche in orbansalviniani siti, fogli, tamtam , commenti, sedicenti cattolici ( assai sedicenti, cattolici non si sa in che cosa)…ben, pace, che resti confuso, giacché è esattamente quel che vuole proclamare. Se non in eterno, in una sua buona approssimazione.
Per la cronaca: la folla inferocita che si sgolava a urlare Barabba ! e Crocifiggi!, non era una folla di perfetti “fedeli medi” ? A me par di sì, sputati precisi.
La Carità disgiunta dalla Verità non sarebbe un agire secondo Dio, ma sarebbe somma Ipocrisia” (Messa Eligendo 2005, BXVI).
Per Lorenzo Cuffini: oggi quelli che gridano Crucifige o metti in galera! Sono proprio i fautori del DDL Zan che vorrebbero criminalizzare e mandare in tribunale chi si permette di criticare le loro teorie. dirlo .Oggi gli odiatori sono quelli che danno dell’Omofobo a chiunque osi dissentire da loro, creando cosi’un nuovo capro espiatorio da crocifiggere: l’Omofobo! Basta aprire gli occhi per vedere E si permettono in nome dell’Orgoglio Gay di ri-crocifiggere Nostro Signore con la blasfema parodia che ne hanno fatta al Gay Pride di Roma : un Gesu’ truccato e coi i tacchi a spillo che porta una croce di cartone con un simbolo fallico. L’avrebbero fatto con Maometto,?
“Quelli che amo correggo” è il messaggio della sacra scrittura e di Nostro Signore. Dio, Padre Figlio e Spirito Santo ama tutti personalmente e tutti ci corregge laddove allontanandoci dalla “Via della Vita” facciamo del male a noi stessi.
Questa storia della Carità e della Verità è molto bella, ma ha due limiti nella sua attuazione concreta.
Uno che, come capita abitualmente, si traduce in un ” carità l’è morta, salpiam per le crociate”.
Due, che il disgiungimento delle due – che porta effettivamente dritto dritto alla ipocrisia – si ha non solo quando ( come si intende nell’uso comune ) si fa prevalere una “carità facilona” sulla Verità scomoda ma salvifica, ma anche quando si nega la più elementare Carità ( =amore) in nome di una verità che in realtà non è affatto certo che abbia quella maiuscola intangibile , bensì sia una verità contingente, storica, frutto di contesti precisi.
Di questo mi si pare che ci si stia rendendo conto con chiarezza, difficoltà crescente e strettume di strade da percorrere, su questo argomento in particolare ( ma non è il solo).
Non c’è di che spaventarsi, è nella logica delle cose, e delle cose della Chiesa in particolare.
Bisogna lasciar fare alla Chiesa stessa, fidandosi a prescindere e senza avere precipitazione e fretta.
Quello che è pericoloso, per la Chiesa, è rifiutarsi di guardare in faccia la realtà, e voler procedere in un immobilismo che è già adesso un monumento imponente alla ipocrisia delle parole e dei comportamenti dell’etica cattolica in tema di omosessualità e dintorni.
Chi ha voglia, vada a rileggersi https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_19861001_homosexual-persons_it.html
a doppia firma Ratzinger, GPII.
I due sant’uomini, con le migliori intenzioni del mondo, mettono nero su bianco una serie di affermazioni intrinsecamente ipocrite, che non potranno reggere ancora per molto di sicuro.
Già non reggono adesso, lo dico da quel vecchio papista che mi si accusa di essere.
Han portato la barca a metà di un guado che è fittizio. Si è persa, perché indifendibile e insostenibile, la “posizione tradizionale”, e ci si è fermati davanti ad enunciazioni che, rilette a poche decadi di distanza, appaiono vicoli ciechi.
Strada facili non ce ne sono, ma qualche cosa bisogna fare, e da qualche parte la Chiesa dovrà approdare. Quali che siano i modi, i tempi, il travaglio.
Rif, 29 giugno ore 9,36.
Ben , se proprio la si vuole buttare in propaganda poltica da bancone, e ce tocca sorbirci un comizietto, allora tanto vale beccarci l’originale:
https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/27753210/giorgia-meloni-cristo-lgbt-pride-roma-sfregio-milioni-fedeli-domanda-cui-voglio-risposta.html
GPII e BXVI farisei ipocriti!
Mo va là, quali farisei.
Tutto il contrario.
Il fatto è che nella ipocrisia ci cascano per forza.
Cos’ come nell’ambiguità casca per forza Francesco oggi.
Ha ragione Luigi: non esiste altra stada che un sentiero stretto e impervio.
Ma tale per cui non ti ci puoi fermare sopra…
Certo amare il peccatore E odiare il peccato è una via impervia. Il precipizio che sta ai lati della “ via impervia “ è la giustificazione, legittimazione del peccato. L’amore al peccatore non tace il peccato :Gesù e l’adultera ce ne danno dimostrazione.
Pura fuffa, se non si sa bene se una cosa sia peccato, o no.
Hai centrato il problema. Una volta si sapeva, ora pare non più. Di qui la confusione. Esiste ancora una “ dottrina cattolica” ?
Rif. 30 giugno ore 10.32 – Peccatore e peccato
Frasi ineccepibili, ma rovesciabili.
– La denuncia del peccato non tace l’amore al peccatore. Gesù e l’adultera ne danno
dimostrazione.
– Ai lati della “via impervia” c’è la giustificazione, di cui parla san Paolo (Romani, da
cap. 5 a cap. 10)
Rif 2 Luglio 13.31
– vedi link citato 29 giugno 11.52
– giustificazione del peccatore senza legittimazione del peccato : vedi Rom 6.1
Rif. 2 luglio ore 19.53 – giustificazione
Il precipizio a lato della “via impervia” è solo la giustificazione per grazia non la fobia della canonizzazione del peccato. “Giustificazione” in san Paolo è parola altissima; non c’entra con legittimazione.
Rom 5,20: ha sovrabbondato la grazia (non: ha imperversato l’ossessione del peccato).
Rif 3 luglio 0.50
E perché mai la “ giustificazione per grazia “ costituirebbe un “ precipizio “, posto che questa costituisce un pilastro della dottrina cristiana? È la legittimazione ( canonizzazione) del peccato ( = dichiarazione che nulla è “oggettivamente” peccato ) a essere un “precipizio” posto che questo costituirebbe un rovesciamento della dottrina.
Giustificazione = essere “ dichiarato “ giusto o essere “ reso “ giusto ? La “ giustificazione “ – per essere veritiera – comporta o no la “ conversione “ ( = cambiamento di direzione nella mentalità e nelle attitudini di vita, cioè rinnegamento e abbandono progressivo delle azioni peccaminose )?
[“Fobbia” e “ Ossessione” sono vocaboli “pesanti”]
Saranno anche vocaboli pesanti, ma sono piuma rispetto alla sostanza dei comportamenti che sottendono e di cui sono manifestazione.
Rendono il Vangelo, il libro del peccato, non della Salvezza.
Della schiavitù, non della Liberazione .
Anticristici, entrambi.
Rif 11.39
Gesù è il Salvatore. Da che ? Dalla schiavitu del peccato.
(Non nego che cipossano eesere persone ossessionate dalla paura del peccato. Ma tra queste non ci sono io ne’ i mie interventi possono dar adito asospettarlo )
Rif.: ore 8.28 – giustificazione e conversione
La frase di partenza è quella del 30 giugno, ore 10.32: il precipizio ai lati della “via impervia” è la giustificazione (= legittimazione) del peccato. Dico che ai lati della via impervia c’è solo la grazia di Dio, non altre cose nostre, buone o cattive.
– Ribadisco che la “giustificazione” è altra cosa. Non è sinonimo di legittimazione
(del peccato), come lì appare. Giustificazione è termine alto, da usare con precisione.
– Da parte di Dio la giustificazione non comporta la conversione. Non è che Dio ci giustifica a condizione (o con la finalità) che poi ci convertiamo. La dottrina cattolica sulla giustificazione è roba seria. Non suppone nessun merito da parte nostra, nè prima nè dopo. Nessuna conversione rende vera la giustificazione.
Rif 20.56
Questo scambio di post , a mio parere, mette in evidenza la difficoltà di comunicazione. La lingua non è come la matematica. Ai vocaboli si possono dare significati diversi.
Il mio linguaggio è “ terra terra “ da “ uomo della strada “ o “ cristiano comune “ come evocato in un post. “ Via impervia” la ho intesa come la possibilità di concretizzare “ amore al peccatore e rigetto del peccato “ , possibilità in certo qual modo messa in dubbio da Cuffini. È muoversi in cresta della,coesistenza di Misericordia e Verità senza negare ne’ l’una né l’altra.
“Giustificazione” l’ ho usato nel senso corrente del termine non in quello teologico, figurarsi!
Sul senso da dare alla “ giustificazione “ si sono accapigliati cattolici e protestanti per secoli – solo recentemente se non ricordo male si è giunti a una definizione comune – e per questo ho precisato = legittimazione .
Me ne guardo bene dall’entrare in un discorso complicato – e se l’ho sfiorato me ne ritraggo – come quello della relazione tra “ giustificazione “ , “ fede “ e “ conversione “, azione gratuita di Dio e cooperazione necessaria dell’uomo. Non è in un blog che se ne può discettare.
Rif. 4 luglio, ore 8.37 – Frasi alla buona
Concordo su quanto detto alla fine del mail precedente: non si possono svolgere trattati teologici sul blog. Ma nemmeno sul blog si possono buttare lì frasi “alla buona” e quasi sempre a equivoco senso unico, tipo: l’unico abisso è quello del peccato (e la misericordia di Dio è quasi un “placebo” per sopportarne l’ansia); nè si può continuare, sul blog, a sospettare di semi (o totale) eresia chi dà il primato alla misericordia e alla grazia di Dio.
A completezza di discorsi, assicuro la mia costanza nel predicare secondo Marco 1, 15: il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo.
Rif 5 Luglio 14.33
Il post richiamato conferma che i dibattiti via post danno luogo a equivoci.
Sono ben lontano dal pensare che “ l’unico abisso è il peccato “ e che “ la misericordia di Dio sia un placebo per sopportare l’ansia del peccato”
Quello che che penso e che, evidentemente, non è apparsomchiaro dai miei interventi e:
L’ abisso è il “chiamare bene – o negare – il male “ ( e non “l’atto peccaminoso in se’)
La “ misericordia di Dio “ ( il perdono dei peccati commessi ) è una “ iniezione di energia “ nella via di “abbandono del peccato “ ( e niente affatto un placebo contro l’ansia da peccato )
Sempre usando termini “terra terra “
Mille cose possono essere una “iniezione di energia” nella via di abbandono del peccato.
La misericordia di Dio, le sovrasta tutte infinitamente, e tutto contiene in sé, tutto comprende e tutto compenetra. Usiamo pure termini “terra terra”, ma usiamo quelli corretti, come fa il solito papa Ratzinger, cui non difetta la chiarezza e il dir teologicamente pane al pane e vino al vino:
“La misericordia è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio, il volto con il quale Egli si è rivelato nell’antica Alleanza e pienamente in Gesù Cristo, incarnazione dell’Amore creatore e redentore. Questo amore di misericordia illumina anche il volto della Chiesa, e si manifesta sia mediante i Sacramenti, in particolare quello della Riconciliazione, sia con le opere di carità, comunitarie e individuali. Tutto ciò che la Chiesa dice e compie, manifesta la misericordia che Dio nutre per l’uomo. Quando la Chiesa deve richiamare una verità misconosciuta, o un bene tradito, lo fa sempre spinta dall’amore misericordioso, perché gli uomini abbiano vita e l’abbiano in abbondanza (cfr Gv 10,10). Dalla misericordia divina, che pacifica i cuori, scaturisce poi l’autentica pace nel mondo, la pace tra popoli, culture e religioni diverse.”
Qui il testo integrale del “Regina Coeli” da cui son tratte le parole di papa Ratzinger
https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/angelus/2008/documents/hf_ben-xvi_reg_20080330.html
Interessante notare ancora una volta come la sovraimportanza enfatica che viene data al peccato quasi idolatrandolo, vada di pari asso con l’assoluta mancanza di riferimenti a ciò che puo’ disgregarlo, distruggerlo, declassarlo a quel che è: la Confessione.
Come se Cristo non fosse venuto affatto.
Rif. 6 luglio, ore 8.54 – Idolatria del peccato
Interpretazione (o riscrittura) di Rom. 5,20: là dove timidamente si intravvede la grazia (= iniezione di energia; quasi una pillola ricostituente), lì ha sovrabbondato, e trionfa, il peccato.
Rif 6 Luglio
“Mille cose possono essere una “iniezione di energia” nella via di abbandono del peccato.
La misericordia di Dio, le sovrasta tutte infinitamente,”. Concordo pienamente.
Dirò anche che “ senza la misericordia di Dio non ci può essere “ abbandono del peccato “ .
“ sovraimportanza enfatica che viene data al peccato “ è la affermazione che Gesù Cristo è venuto a “salvarci dal peccato”?
“ Come se Cristo non fosse venuto affatto“ . Si intende forse dire, in questo contesto, che dopo la venuta di Cristo il peccato “non esiste più “ e non produce in noi e nel mondo i suoi mortiferi effetti?
Rif 10 Luglio
Idolatria del peccato? Cosa mai vorrà significare questa espressione?
Grazia di Dio “ placebo” o “ pillola ricostituente”? Dipende dal “ ricevente” .
Et de hoc satis