Gli ottomila abitanti del quartiere Zanni di Pescara la domenica delle Palme dell’anno scorso hanno visto una singolare processione: il parroco Cristiano Marcucci, 48 anni, che da solo percorreva le vie, spargeva l’acqua benedetta e guidava le preghiere fermandosi, con la croce e l’ulivo, a ogni portone. Nei commenti le parole con cui don Cristiano ha narrato a Mario Calabresi quelle Palme in quarantena e una mia considerazione finale.
Don Cristiano che porta la croce e l’ulivo a ogni portone
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Tristezza infinita. «Questo è un tempo doloroso – ha confidato don Cristiano a Mario Calabresi – in cui si muore soli, in cui non si celebrano i funerali, in cui non esiste il conforto dei malati, l’estrema unzione, è una situazione di tristezza infinita. Erano riti considerati scontati e perfino superati, ma quando non ci sono più ci si rende conto del loro valore. In queste settimane ho benedetto 15 salme in mezzo alla strada di fronte al cimitero, perché nemmeno i parenti più stretti ci possono entrare, e ho sentito la mancanza infinita dell’ultimo saluto. Un vuoto e una ferita che la nostra società si porterà dietro a lungo. Poi è arrivata la Domenica delle palme, con le chiese vuote, con l’impossibilità di scambiarsi un gesto di pace, di fare la processione e di benedire i ramoscelli d’ulivo. Ma cogliendo la fatica ho pensato che fosse importante mandare un segnale forte di amore e di attenzione e tendere la mano alla comunità. Così sono uscito con il crocefisso di legno, il ramoscello d’ulivo e la brocca d’acqua e ho cominciato a camminare nel quartiere. Quando mi hanno visto e sentito le persone hanno cominciato a venire alle finestre, a uscire sui balconi, mi sono fermato per un momento di preghiera collettiva e di benedizione di fronte a ogni portone, una processione lentissima che è durata molte ore. Ho visto uomini adulti e anziani che piangevano e facevano il gesto dell’abbraccio, ho sentito la fatica della solitudine, della paura, della sofferenza, della precarietà di vite travolte. Ho sentito anche che il messaggio di aiuto è stato recepito e apprezzato, non mi aspettavo una risposta così potente e partecipata. È stata la Domenica delle palme più bella e intensa della mia vita».
La Domenica delle Palme di don Cristiano Marcucci è stata raccontata da Mario Calabresi nel suo sito “Altre storie” il 7 aprile 2020. Le parole di don Cristiano sulla “Domenica delle palme più bella e intensa della mia vita” vanno raccordate a quelle del vescovo Antonio Napolioni che nella storia da me riportata il 16 marzo 2020 qualifica come “assurda ma per un certo verso perfetta” la Quaresima 2020; e a quelle di Elisa Da Re che nella storia riportata il 13 settembre afferma d’aver vissuto in quell’anno per la prima volta “in pienezza” il Triduo pasquale.
Ottantatre storie. Questa di don Cristiano Marcucci è l’ottantatreesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/
Grazie a Mario Calabresi. Un’altra delle 83 vicende di pandemia avevo già preso da Mario Calabresi, gran narratore di storie di vita: quella del 16 agosto intitolata Franco si fa ricoverare nella Rsa per assistere Adriana. Ringrazio Mario per l’arte del racconto di cui è maestro.