“Dipendesse da me, il crocifisso resterebbe appeso nelle scuole. […] Gesù Cristo è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare con qualche parola ambigua, accomodante, politichese, paracula. E’, da duemila anni, uno scandalo sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma al dato storico della crocifissione. L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (”date a Cesare quel che è di Cesare, date a Dio quel che è di Dio”) e gratuità (”Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”)”: così oggi Marco Travaglio sulla prima pagina de IL FATTO QUOTIDIANO sotto il titolo MA IO DIFENDO QUELLA CROCE. Rievoca Hitler che scatenò “la guerra ai crocifissi”, si riallaccia alla difesa dei crocifissi nelle scuole svolta da Natalia Ginsburg “ebrea e atea negli anni ottanta” e così conclude: “Basterebbe raccontarlo [Gesù] a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia – si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso”. Prima e dopo Travaglio dice altre parole esagerate e contraddittorie, ma di queste lo ringrazio.
Travaglio difende la croce e io lo ringrazio
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… invece a Bologna (da Repubblica-Bologna di oggi):
Crocifissi assenti nelle aule da vent’anni
di Ilaria Venturi
In pochi istituti bolognesi sono presenti. La sentenza di Strasburgo non spinge a barricate ideologiche o culturali
I crocifissi in aula? Al Fermi non ci sono da vent´anni, il Sabin non li ha mai avuti nella nuova sede in via Matteotti, ma non c´erano nemmeno, negli anni `80, quando il liceo era in via Santo Stefano. Al Galvani c´è in qualche aula, al Righi in nessuna. I presidi raccontano di non averli trovati quando si sono insediati. E di aver lasciato immutata la situazione. Al Minghetti invece il Cristo in croce c´è in quasi tutte le classi, «e fintanto che non arriverà una disposizione di legge rimarranno», assicura il preside. Nelle scuole elementari e medie di San Donato, con il 40% degli alunni stranieri, il crocifisso invece è stato tolto da anni.
«E´ sbagliato ridurre una discussione sulle religioni a una esposizione del simbolo. Da noi si insegnano i valori fondamentali comuni a tutte le religioni, questo è l´importante», dice Maria Amigoni preside dell´istituto comprensivo 11. Il crocifisso si trova appeso soprattutto nelle aule delle scuole di base, più in Provincia che in città. Ci si accorge che c´è, o non c´è, allo scoppiare della polemica.
Allo scontro ideologico le scuole bolognesi preferiscono il buon senso: se è attaccato lo si lascia, se non c´è amen. Gli insegnanti di religione non fanno crociate per metterli, i laici di Scuola e Costituzione non annunciano battaglie per toglierli. E´ armistizio. Anche se dopo la sentenza della Corte Europea, la Curia pare pronta a dare fuoco alle polveri. Don Raffaele Buono, responsabile per l´insegnamento della religione cattolica, si limita a dire: «Non mettere un crocifisso in una scuola vuol dire trasgredire la legge. A noi risulta che i crocifissi siano in tutte le aule, se non è così lo faremo presente». Per don Raffaele «anche agli occhi di un ateo dovrebbe prevalere il valore di ciò che il simbolo rappresenta, piuttosto che la sua cancellazione».
I vertici dell´ufficio scolastico attendono ragguagli dal Ministero. Fu il preside Livio Raparelli, nel 1990, a tirare giù i crocifissi dai muri. Poi sono caduti più a colpi di pennello (per le imbiancature delle aule) che per difesa della laicità dello Stato. «Il vero problema è che è caduto nei nostri cuori, non che è caduto dai muri», commenta Davide Cassarini, insegnante al Fermi. «Non mi impunto se non c´è», dice Anna Maria Picotti, insegnante di religione alle Rubbiani Aldrovandi dove il crocifisso c´è solo in alcune classi.
«Preferisco parlarne, i ragazzi sono sensibili. E non sono gli stranieri ad averlo tolto, agli studenti mussulmani o buddisti non dà fastidio». «E´ un falso problema», dicono altri. «Se c´è in qualche aula non so, ma da noi non è un problema», spiega Elviana Amati, preside del Fermi. «Li abbiamo, per rispetto a una tradizione», è il parere di Orazio Bianco, preside dell´istituto comprensivo 17. Favorevole è Daniela Turci, preside e consigliera comunale Pd: «Il crocifisso non impedisce di educare i figli come si vuole».
Anche Vito Mancuso difende il Crocifisso in questo articolo di oggi su Repubblica:
Quanto vale quel simbolo, di Vito Mancuso
http://www.romadomani.it/quanto-vale-quel-simbolo-di-vito-mancuso/
non ho partecipato al primo dibattito su questa questione… vi confesso che sarei più tentato (nel mio stile) di cogliere – a livello ecclesiale – più “l’occasione” che “lo scandalo” di questa sentenza.
Mi sto formando un pensiero più compiuto. Intanto, ho letto questo e l’ho trovato ottimo:
http://corsaro.splinder.com/post/21629059/solo+i+crocifissi%3F+e+perch%C3%A8+n
ho letto ora la versione integrale del pezzo di Travaglio. Io trovo molto bello il passaggio, pur perso tra le invettive, sullo scandalo della Croce e sulla gratuità che qui Luigi giustamente mette in evidenza. Aggiungo solo la frase subito successiva: “Gratuità: la parola più scandalosa per questi tempi dominati dagli interessi, dove tutto è in vendita e troppi sono all’asta”.
Mi colpisce perché è il contraltare della reciprocità, parola spesso usata (sul piano sociale, politico e giuridico, come in questo caso) come argomento “cristiano”. Ma che è argomento decisamente meno cristiano (e scandaloso) della gratuità.
Dici bene moralista, ma confondi i piani.
Quello ecclesiale e di fede e quello civile.
Il mio vecchio parroco, al ragazzino colpito da un pugno in un occhio dal bullo del quartiere, e che diceva di non volere fare denuncia per carità cristiana (o per paura di ritorsioni?), rispondeva che la denuncia andava fatta, perchè pertineva ad un altro piano.
Così se non ci si batte sul piano del diritto perchè si vuole dare due mantelli a chi ce ne chiede uno, secondo me si fa il male proprio e quello degli altri, lasciando che spadroneggino in ambito civile atteggiamenti che fanno male a tutti alla fine.
io credo che noi cristiani non dobbiamo difendere il crocifisso solo perché
l’europa ha radici cristiane…Gesù non vuole stare in vetrina solo perché appartiene al passato.
Oggi vede quanto lontani siano gli interessi del mondo dai suoi interessi…
quanto lontane siano le sue vie dalle vie dei cristiani del nostro secolo che amano dire…Signore Signore”…mentre sprofondano nel benessere.
Oggi Gesù ci direbbe…”guai a voi ipocriti che ingoiate il cammello e filtrate i moscerino”.
http://davidilgrido.blogspot.com
Alessandro, mah… non so se l’esempio che fai (seppur arguto) è pertinente.
Accolgo l’obiezione
Ma mi tengo la mia scala di priorità, tra gratuità e reciprocità.
Senza la gratuità non avremmo avuto nemmeno il Crocifisso. Quello di carne, ossa, sangue e Spirito.
ps. per la precisione (detesto citare il Vangelo, non voglio strumentalizzarlo, ma mi concedo un’eccezione) in Luca 6 Gesù dice ai suoi discepoli “a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica”…
a) lo dice Lui… mi pare importante ascoltarlo
b) il riferimento è a mantello e tunica (e non a due mantelli): vuol dire qualcosa di diverso. è nello stesso passo del “famigerato” e “relativistico” porgere l’altra guancia.
c) si riferisce a precise leggi del tempo.
Condivido il post di Luigi. Così come penso che il Crocifisso non possa che essere un simbolo capace di unire. Oltre che, ovvio, la giusta e santa espressione delle nostre radici storiche e religiose.
Nel suo Feste religiose in Sicilia, Leonardo Sciascia a un certo punto si chiede, parlando della Passione: ma non è forse la storia di un Uomo tradito dai suoi amici e condannato da una giustizia corrotta?
Allora, prendiamo il discorso senza farci entrare la religione. Facciamo finta, per un momento che Deus non daretur. Chi non si riconosce in una storia del genere? Chi non vede in questo l’invito a lottare per un mondo più giusto basato su rapporti come la solidarietà, l’aiuto reciproco, l’amore per il prossimo? Se non ci riconosciamo in questo mi pare che abbiamo molto poco da dire, come nazione e come società. A prescindere dal lato religioso.
Luigi – Roberto e chi è interessato al rione Monti di Roma.
http://www.storia.rai.it/guidatv.asp?data=11/6/2009
domani su RAI STORIA alle 10:18
10:18 Rione Monti
Roma sconosciuta
Documentario del 1955 firmato da Antonello Falqui sul Quartiere Monti a Roma, dall architettura alla quotidianità di chi ci vive e lavora.
Forse la prossima volta avremo anche quello di Monicelli. Intanto…
Mi è capitato tra le mani un vecchio articolo di Socci secondo me interessante alla luce di questa oscena decisione relativa alla rimozione del Crocifisso [tra l’altro mi chiedevo se ci verrà chiesto di smantellare quel capolavoro stupendo che è la grande Croce del Cimabue, per altro maestro di San Francesco.
“C’è un personaggio inquietante e apocalittico che Benedetto XVI evoca, a sorpresa, nella recente enciclica “Spe salvi”: l’Anticristo. Per la verità il papa non cita direttamente questo oscuro soggetto che è drammaticamente preannunciato fin dal Nuovo Testamento, ma lo chiama in causa attraverso una citazione di Immanuel Kant che fa una certa impressione rileggere in questi tempi in cui l’Europa sembra in guerra contro la Chiesa, spesso strumentalizzando alcuni gruppi sociali (come gli immigrati musulmani o le donne o gli omosessuali) per sradicare le radici cristiane e per limitare la libertà dei cattolici e della Chiesa. Scriveva Kant: “Se il cristianesimo un giorno dovesse arrivare a non essere più degno di amore (…) allora il pensiero dominante degli uomini dovrebbe diventare quello di un rifiuto e di un’opposizione contro di esso; e l’anticristo (…) inaugurerebbe il suo, pur breve, regime (fondato presumibilmente sulla paura e sull’egoismo). In seguito, però, poiché il cristianesimo, pur essendo stato destinato ad essere la religione universale, di fatto non sarebbe stato aiutato dal destino a diventarlo, potrebbe verificarsi, sotto l’aspetto morale, la fine (perversa) di tutte le cose”.
Il Papa sottolinea proprio questa possibilità apocalititca che viene affacciata da Kant secondo cui l’abbandono del cristianesimo e la guerra al cristianesimo potrebbero portare a una fine non naturale, “perversa”, dell’umanità, a una sorta di autodistruzione planetaria, sia in senso morale che in senso materiale (e un tale orrore, peraltro, è oggi nelle possibilità teniche dell’umanità). Essendo l’enciclica un testo molto rigoroso e ponderato, è da escludere che Benedetto XVI abbia evocato l’Anticristo e la “fine dell’umanità” a caso.
Ovvero si avvererà la profezia del risucchio dell’universo nel “buco nero” che avverrà immancabilmente il 12.12.2012 alle ore 12,12 primi, 12 secondi e 12 nano secondi.
Aiutooooo!
Ma lo sai Nino che credo, stavolta, ci siamo davvero?! Anch’io come te dico :”Aiutooooo!…Aiutaci Signore! Non ci abbandonare, fa che nel giorno del giudizio, quando tutto sarà immerso nelle tenebre e nella caligine tu possa trovarci svegli, con le lampade accese, in attesa, vestiti a festa…Non temeremo il buio,nè alcun male ci portà colpire perchè abbiamo confidato in te: presto arriverai e sarà giorno…”
“Crocifissi, Ipocrisie clericali: a scuola sì, sull’altare no (Cantuale Antonianum)”
http://antoniodipadova.blogspot.com/2009/11/ipocrisie-clericali-scuola-si.html
Comincio quasi a pensare che l’argomento pro-crocifisso “simbolo di tolleranza e accoglienza” sia persino controproducente…
Vorrei anche che la nostra temperanza cristiana non ci facesse imbelli per comodità. Sarebbe – come dire? – un pò “fare gli scemi per non andare in guerra”.
Fa parte dei nostri doveri ricordarci che di guance ne abbiamo soltanto due, e che l’ordine della giustizia e della politica ci chiede impegno e assunzione di responsabilità, anche difficili e anche in quanto cattolici, pur con la scintilla di amore e di grazia che la nostra vocazione ci impone e ci offre.
Forza, quindi. Non siamo melensi, ipocriti, fiacchi.
Siamo uomini e donne credenti e di forti convinzioni, non accettiamo piccoli baratti e pronunciamenti sbilanciati. Li combattiamo pacificamente ma duramente, senza sconti e senza tremori.
Il mondo attende da noi anche questa testimonianza sui simboli.
http://channelman.wordpress.com/2009/11/05/i-fratelli-che-non-ti-aspetti/
In questo articolo da Repubblica-Milano (scusate se linko al mio blog per fare prima) quelli per cui la croce diviene fattore di integrazione – e vi dico che da italiano la ritengo la sfida più bella che questo tempo mi pone, ovvero aprire le parrocchie ai fratelli nella fede dell’altra parte del mondo. E guai se ci mostrassimo tiepidi…
io vi segnalo anche questo articolo gentilmente ricordatomi da un amico bresciano:
http://www.diocesi.brescia.it/diocesi/struttura_diocesi/vescovo/interventi/monari_crocifisso.php
è un po’ lungo, ma mi sembra interessante
Letti i commenti dei poilitici mi vengono in mente, non so perché, queste parole “Una gazzarra indegna dello stile cristiano”
Quanta furia. Quanto rifiuto dell’ altro. Quanta tristezza. Ma fa niente.
Chi crede in Gesù si ricorda il Salmo che egli amava, il Salmo che recitiamo alla messa di Pasqua: “La pietra scartata dai costruttori …”.
Sì, il cristianesimo è fatto con gli scarti, con i rifiuti del mondo. Solo la religione dell’ amore poteva proclamarlo nella gioia del Messia risorto e vincere così per sempre con lui l’ odio e la malvagità.
cara Luisa, grazie dell’articolo segnalato sulla “sparizione” del Crocifisso dalle nostre chiese… di recente, e non è la prima volta, ho chiesto lumi per simile “distrazione” a un prete (non colpevole personalmente, in questo caso) commentando la ristrutturazione di una basilica romana. Oh, si distraggono, che volete farci…
per Alessandro Canelli: non ho letto il link, ma concordo sul fatto che il crocifisso può essere usato per l’integrazione… postilla: se poi riuscissimo, nelle città ad alta densità di immigrazione, a far celebrare Messa ai cristiani tutti insieme, invece di assistere ancora al giochetto (anche un po’ scacciapensieri) delle messe speciali per ogni comunità (filippina, polacca, etc etc) sarebbe ancora meglio.
per Francesco73… ok, viva i marines temerari alla pugna (?) e abbasso i “temperanti” (?), che sono tutti pure un po’ frou-frou…
Si, sicuramente vale e varrà sempre per il cristiano l’insegnamento evangelico dell’amore, ma mai potrebbe diventare pretesto per accettare passivamente- quasi da ignavi oserei dire- il male tout court altrimenti diventeremmo schiavi, vittime delle imposizioni altrui mentre la nostra vocazione è quella di essere figli di Dio in virtù proprio di quel Cristo appeso che ha dato la vita per il mondo. Proprio Lui, altro che “il crocifisso è un simbolo della nostra cultura”, ma chi se ne frega della nostra cultura, per noi quell’uomo è IL FIGLIO DI DIO, che è morto, ha versato il Suo intero Sangue per la salvezza del mondo intero. Altro che! La discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la Vergine Maria, riuniti nel Cenacolo, apre le porte alla missionarietà della Chiesa e alla testimonianza della fede cristiana. Questo è il compito che ci aspetta, che aspetta ai veri autentici cristiani: la missionarietà e la testimonianza. Il dono dello Spirito rende coraggiosi, forti, MAI pavidi, lo sperimentarono gli apostoli che avevano una paura boia –dopo aver visto la fine ingloriosa del Maestro- di affrontare il mondo nel nome di Gesù, Crocifisso, e noi dovremmo accettare questo affronto tacendo come i pusillanimi? Ma a costo di tornare nelle catacombe mai tacerò la mia profonda indignazioni a chi mi chiederà ragione di questo provvedimento. Noi cristiani godiamo della libertà dei Figli di Dio, allo stessa maniera con la quale trovarono sostegno, forza, conforto, speranza, gioia nelle grandi come nelle piccole prove tutte quelle schiere di innumerevoli sconosciuti fin dai primissimi tempi dell’avvento della Chiesa. Lo Spirito Santo infuse loro quella forza sovrumana nelle persecuzioni, angustie, tribolazioni, fame , nudità. Dunque, come dice il nostro Francesco73, nessun sentimentalismo, né pensieri melensi…non servono, ne potrebbero aiutarci in questo momento storico tra i più tragici,secondo me, e da più punti di vista..
Nessun marine, Morali’, nun ce prova’ 🙂
E’ che non sopporto la mistificazione dell’ideale cristiano di mansuetudine, mitezza e disponibilità al perdono.
Non mi piace la sua declinazione quietistica, che non ha nulla a che fare con la follia dei santi e col paradosso della croce.
E’ ridicolo porgere l’altra guancia con la disinvoltura della comodità, per non avere guai peggiori.
Gli uomini hanno un preciso dovere, che non è nemmeno religioso: rispettare sè stessi, ovvero ciò in cui credono, ciò che li costituisce per quello che sono.
Se traccheggiano e trattano su tutto, diventano scipiti come la minestra d’ospedale.
il guaio Francesco è uno solo (per me): che tutto questo oggi ha assunto proporzioni titaniche.
Mentre prima il santo vescovo Francesco di Sales “combatteva” con i notabili di Ginevra, ora lo dovrebbe fare sull’web e su tutti i giornali… penso che neppure il suo calamaio riuscerebbe a seguire tutto…
è la mediatizzazione dei conflitti il vero problema.
Non so se qualcuno ci ha mai riflettuto (mi piacerebbe leggere qualcosa su questo: Leonardo, hai qualche lettura sociologica in merito? 🙂 )
“Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.” Anche noi, sì. Signore perdonaci perché non sappiamo ancora amarci gli uni gli altri.
espliciterò una cosa che rumino da tempo, e lo faccio senza polemica ma solo con passione di “amicizia” e di ricerca.
Io continuo a sorprendermi, che aldilà delle sfumature più o meno ampie e assolutamente accettabili nelle posizioni tra credenti, nel confronto debba sentir ridurre alcune interpretazioni ed esperienze a simpatiche macchiette, paternalisticamente concesse, o solo a scarabocchi infantili della fede… come se dietro a esse non ci possano essere delle vite vissute in modo “sorprendente” per gli etichettatori… allora potrebbe sorprendere che quelli che – per via di un certo inaudito argomentare – vengono di impeto sbattuti nella classe dei “temperanti”, dei melensi, degli irrilevanti, dei pusillanimi, dei relativisti… nella vita quotidiana il crocifisso lo “brandiscono” concretamente e “a volto scoperto” (non parlo di me, che c’ho dei conticini in sospeso con la coscienza) in scelte di Amore per Dio e per il prossimo (vi salirà il diabete, pazienza) spesso invisibili (agli stolti) ma non per questo inefficaci o irrilevanti nel mondo e nelle relazioni concrete che vivono. Lo trovo un riduzionismo inaccettabile, cieco. E irrispettoso.
E come se io pensassi che dietro al “cinismo leghista” di Leonardo non ci sia una vita vissuta alla continua ricerca di una relazione vera con Cristo e di scelte mondane conseguenti. Ho imparato (da lui) a ringraziare della sua presenza qui.
A questo proposito, sto leggendo “L’essenza del cristianesimo” di Romano Guardino, autore etichettato come “conservatore” e spesso citato a destra… Mah… credo che sia una lettura interessante proprio in relazione a questa questione del Crocifisso…
In ogni caso, sono alle prime pagine, e già mi fa sorridere che alla sua epoca lui dovette argomentare il perché Cristo è il centro focale del Nuovo Testamento e del cristianesimo… evidentemente “nunn’era chiaro”… con tutte le conseguenze.
Ne deduco che in questi anni di Chiesa non abbiamo fatto tanti passi avanti. Qualcuno sì, ma tanti no.
Scusate la lunghezza.
Ciao Marco don, ajò
prova a dare un’occhiata qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Alvin_Toffler
Ho letto tutti i suoi libri. Un veggente terribile, da paura, in 40 anni non ne ha sbagliata una.
grazie Nino! leggerò qualcosa! 🙂
Il vescovi italiani commentano autorevolmente Matteo 5, 38-42 “L’antica legge del taglione (cfr. Es 21, 23-25; cfr. Lv 24, 19-20; cfr. Dt 19, 18-21) voleva essere un superamento del principio della vendetta indiscriminata (quale è espressa ad es. in cfr. Gen 4, 23-24). Gesù porta ancora più avanti l’esigenza di vita fraterna: occorre strappare dal cuore la radice stessa della vendetta, per giungere fino all’amore del nemico, imitando Dio.”
http://www.bibbiaedu.it/pls/labibbia/GestBibbia09.Ricerca?Libro=Matteo&capitolo=5#VER_1
LucaB, veramente faccio fatica a seguirti:come puoi pensare che nel cuore di un cristiano che cerca di fare un percorso autentico seppur tra un miliardo di difficoltà che la vita talvolta impone, alberghi il senso della vendetta o dell’odio verso coloro che professano un credo diverso.In questo post si sta discutendo un provvedimento, a mio parere -mi sembra di interpretare anche il pensiero di altri amici- assolutamente fuori luogo ed iniquo che ha un solo obiettivo : colpire la Chiesa e tutto ciò che essa rappresenta…Se tu citi Matteo io posso risponderti con Luca 19,46 dove le sferzate di Cristo si levano alte, e dopo che il Signore ebbe schioccato la frusta scacciando coloro che volevano imporre il loro giogo, ecco che nel tempio si avvicinarono ciechi e zoppo e li guarì (Mt, 21, 12) . Questo per dire che soltanto chi sa difendere il proprio credo “fuori” potrà poi restare “dentro”, perchè è fuori che si acquista il diritto di entrare…
Grazie, Nino, per la “dritta” !
Matteo, è un pò che non ti leggo: dove sei ?
Roberto 55
Buona sera.
Mi è piaciuto, mi ha colpito, l’intervento di Moralista. Bello!
Di mio ho due cose da dire, anzi tre.
1) Il giusto argomento della difesa del crocifisso, è finito nelle mani sbagliate, con argomenti modi e toni sbagliati, che non ho condiviso affatto.
2) Il Signore nella Sua infinita sapienza ha scelto due “segni” semplici, il Pane ed il Vino. E quelli non li aboliranno mai. E spezzare il pane è il segno del cristiano…, come altro “segno”….. è amarsi gli uni gli altri……
3) Il cristiano, la chiesa, sono fatti per essere “martellati”, “provati”. Non me ne scandalizzo e non lo temo. Quando avviene mi sento più “cristiano” e più “chiesa”. Guai se non avvenisse.
Segnalo questo commento, che ha anche attinenze liturgiche:
http://antoniodipadova.blogspot.com/2009/11/ipocrisie-clericali-scuola-si.html
http://www.ilfoglio.it/soloqui/3778
lyco, mi fa piacere che con Luisa che per prima lo ha fatto, segnaliamo lo stesso post… lo trovo un bell’argomentare.
ieri sono tornato nella “mia” chiesa senza crocifisso… o meglio con un crocifisso così timido che sembra un camaleonte in mezzo alla boscaglia…
Perché abbiamo paura del crocifisso? Anzi – perché quella di prima era una domanda retorica – perché abbiamo vergogna del Crocifisso?
Io sono stufo di sentirmi non-rispondere – e me lo sento dire, in genere con un sorrisetto saputo, anche se chi mi conosce sa che non ho la passione un po’ “gibsoniana” per certi aspetti macabri della morte – che la nostra è la religione delle Resurrezione, della Gloria, della Gioia. Amen!
Perché se non avessi potuto percepire che la Resurrezione è cosa vera, non saprei nemmeno vagamente immaginare come “necessaria” e “salvifica” la Croce.
CROCIFISSO:CECCANTI, GOVERNO PRIMA SMENTISCE CORTE E POI CHIEDE A STRASBURGO DI RISPETTARLA
“Dopo l’infelice memoria alla Corte di Strasburgo il Governo commette un secondo grave errore nell’impostare il ricorso, affermando una tesi solennemente smentita dalla nostra Corte costituzionale. La cosa paradossale è che il Governo, in questo modo, sostiene la tesi risultata soccombente di fronte alla Corte degli avvocati della famiglia Lautsi, che ha poi ricorso a Strasburgo”. Lo dichiara il senatore del Pd Stefano Ceccanti che spiega: “Nella newsletter di Palazzo Chigi, la numero 41 diffusa oggi, il Governo afferma solennemente che ‘Nell’ordinamento italiano l’esposizione del crocefisso è regolamentata dal decreto legislativo 297/1994 (Testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado)’. Invece – spiega Ceccanti -, com’è noto, tale tesi è stata confutata puntualmente dall’ordinanza della Corte costituzionale n. 389/2004, nella quale si sostiene che ‘gli articoli 159 e 190 del testo unico si limitano a disporre l’obbligo a carico dei Comuni di fornire gli arredi scolastici, attenendo dunque il loro oggetto e il loro contenuto solo all’onere della spesa per gli arredi’ e che, ‘per quanto riguarda l’art. 676 del d.lgs. n. 297 del 1994, non può ricondursi ad esso l’affermata perdurante vigenza delle norme regolamentari richiamate, poiché la eventuale salvezza di norme non incluse nel testo unico(…) può concernere solo disposizioni legislative'”.
“Se la tesi del Governo fosse stata accolta – continua il senatore del Pd – la Corte avrebbe dovuto decidere con sentenza sulla costituzionalità di quella fonte primaria e non stabilire con ordinanza la propria incompetenza giacché si tratta di sole fonti secondarie”.
“Se iniziamo così, ricostruendo male le caratteristiche del nostro ordinamento interno, c’è poco da sperare nell’esito del ricorso giacché – conclude Ceccanti – Un Paese il cui Governo ricorre smentendo un’ordinanza importante della propria giurisprudenza costituzionale non può allo stesso tempo dire alla Corte di Strasburgo di rispettare la specificità del principio di laicità in Italia enucleato in altre sentenze della stessa Corte”.