Nel Vangelo che leggeremo domani a messa [Matteo 18, 21-35] incontriamo il comando del perdono senza calcolo. “Perdonando di cuore” – come dice la parabola del servo spietato nel versetto finale – e facendolo “settanta volte sette”, cioè sempre, noi possiamo cancellare i debiti altrui e per questa via possiamo attenderci che venga azzerato anche l’ammontare del debito che a nostra volta abbiamo accumulato. Ma c’è qualcosa di ancora più incredibile in questa pedagogia del rabbi di Galilea: oltre a modificare il passato essa anticipa il futuro, scioglie cioè in cielo ciò che scioglie sulla terra. Il perdono ci fa partecipi del giudizio finale. Nel primo commento riporto alcuni dei versetti che leggeremo e poi metto un altro mio spunto di lettura.
Settanta volte sette: la sconsiderata contabilità divina
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Matteo 18, 21s e 32-35. Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. 22 E Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette […]. “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33 Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. 34 Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello”.
Scioglierete e legherete in cielo. Invitandoci a imitare la misericordia divina totale e incalcolata, il Vangelo ci indica una via per andare oltre l’umano: per muovere il Cielo e per anticipare il futuro. Nel brano della scorsa domenica abbiamo letto queste altre parole sul rapporto con il fratello che “commetterà una colpa” verso di noi: “tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”. Siamo abituati ad applicare quelle parole travalicanti la storia e l’universo al momento della penitenza sacramentale. Senza toglierle da quel momento più alto, proviamo ad applicarle al rapporto fraterno al quale letteralmente le riferisce Gesù. Oltre ai sacramenti istituiti, c’è il sacramento globale della fraternità in Cristo e anch’esso opera ciò che significa.