Agilità di Pietro che in sei versetti salta dal Padre a Satana

Il Vangelo che leggiamo domani [Matteo 16, 21-27] ci presenta un Simone, appena appena divenuto Pietro, che scongiura Gesù dall’inoltrarsi sulla via della Croce e Gesù – che l’aveva detto ispirato dal Padre – stavolta lo chiama Satana e lo accusa di pensare secondo gli uomini: nel primo commento riporto il dialogo dei due e nel secondo segnalo la rapidità con cui in sei versetti il primo degli apostoli passa dal “beato te” al “Satana”.

5 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Matteo 16, 21-23. Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22 Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai”. 23 Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.

    29 Agosto, 2020 - 10:10
  2. Luigi Accattoli

    Messianismo politico. Pietro il pescatore è un uomo semplice ma formato nella tradizione della Sinagoga che l’ha aiutato – nell’episodio precedente – a dare la giusta risposta alla domanda di Gesù “e voi chi credete che io sia”. “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” erano state le sue parole: aveva cioè riconosciuto in Gesù il Messia che la tradizione sinagogale attendeva come liberatore di Israele dal dominio di Roma. Comprensibile è dunque il suo sconcerto nell’udire da Gesù la previsione della sofferenza e della morte da parte di quell’Israele che l’attendeva. Simone fa parte di quel popolo e con lo stesso slancio con il quale aveva detto “sei il Cristo” così ora dice “questo non ti accadrà mai”. Secondo lui il Cristo, cioè l’Unto, il Messia, dovrà regnare su Israele e non esserne ucciso. Non si finisce mai di divenire discepoli secondo il rovesciamento evangelico del messianismo politico. E ciò vale anche per il primo dei discepoli che ha appena ricevuto la promessa delle Chiavi: sei versetti prima, nel brano che leggemmo la scorsa domenica.

    29 Agosto, 2020 - 10:11
  3. Nella ricerca del mistero del possibile inizio dell’universo si giunge di causa in causa a quella sorgiva: l’universo anche nella sua forma iniziale si è creato da sé o è stato creato da Dio? Ma se il mondo si è autocreato la logica delle cause a monte si interrompe. Se invece la creazione è opera di Dio, ossia di un essere superiore, la logica suddetta permane. Ma ci si potrebbe ulteriormente chiedere: Dio da quale causa proviene? Certo la logica si potrebbe semplicemente inchinare di fronte al mistero di una realtà altra. Ma qualche perplessità può restare: il cosmo non sarebbe somigliante al suo creatore. Neanche due Dio giustapposti tra loro risolverebbero il problema logico. Da dove provengono? Invece nella Trinità la logica delle cause permane verificata. Il Padre genera il Figlio nello Spirito ma non può Egli stesso esistere, essere Dio, Amore, felicità, senza il Figlio. Padre e Figlio sono l’uno nell’altro nello Spirito, esaltando non annullando la personalità di entrambi. Lo Spirito è l’amore che procede dal Padre e dal Figlio. Nella Trinità la logica delle cause è propria di Dio: solo l’Amore è vita.
    Si veda sul mio blog: https://gpcentofanti.altervista.org/i-fondamenti-spirituali-culturali-di-un-nuovo-discernimento-in-gesu-dio-e-uomo/

    30 Agosto, 2020 - 11:35

Lascia un commento