Giovanni De Cece, romano, quattro figli, catechista del Cammino Neocatecumenale, lavora in una società informatica. Ha rappresentato i guariti dal coronavirus nella recita del Rosario con il Papa, in Vaticano, il 30 maggio, a chiusura del mese mariano. Nei commenti riporto una parte del racconto dei giorni d’ospedale che ha fatto il 3 giugno ai microfoni di Radio Vaticana, racconto incentrato sulla domanda insistente a Dio “su che volesse fare con me: Signore dimmi tu”.
Giovanni De Cece chiedeva a Dio che mai volesse da lui
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Mia figlia mi ha fatto il massaggio cardiaco. Sono arrivato allo Spallanzani in maniera traumatica, perché ho avuto un arresto respiratorio e mia figlia che stava in cucina con me mi ha fatto subito un massaggio cardiaco, poi sono andato all’ospedale ed ero molto preoccupato perché avevano detto tutti che questa malattia diventa più pericolosa quando si sono vissuti altri problemi di salute e io venivo da un melanoma nel 2000, poi da un infarto nel 2014; per cui sono entrato in ambulanza pensando che avrei potuto non tornare, ho salutato mia moglie, i miei figli. Quando sono arrivato allo Spallanzani sono entrato nel percorso abbastanza complesso delle cure, lì nessuno diceva niente, però ho visto tanta tanta professionalità, anche tanto amore nel fare il loro lavoro. A questo punto ho cominciato a chiedere a Dio che cosa voleva fare con me, ero molto confuso, ma ero anche pronto nel senso che dicevo al Signore: dimmi tu […]. Io ho fatto quello che ho potuto perché naturalmente i pensieri erano tanti, erano anche di paura, ma non sono mai entrato nello sconforto o nella depressione […]. E lì si è accesa una luce che io ho letto come le preghiere di tantissimi che pregavano per me: quelle di tutta la mia comunità, di tante persone che ho conosciuto, le preghiere di mia madre che chiedeva di pregare per me ad alcuni monasteri che lei conosce nel mondo, le preghiere di mia moglie che tutte le notti si alzava per pregare e ho sentito la forza della preghiera, una forza enorme.
Chiamato a una nuova vita. Un momento particolarmente forte è stato il Venerdì Santo, perché io ho vissuto il Triduo pasquale in ospedale. E nella notte di quel venerdì avevo dei forti dolori, ero immobilizzato, ma il primo tampone negativo io l’ho avuto il giorno di Pasqua. Per me è stato un segno molto grande: avevo chiesto a Gesù per il Venerdì Santo di provare un po’ della sua Passione e l’avevo avuto, ma la cosa bella è che nel giorno di Pasqua ho vissuto la resurrezione. E ho capito che il Signore mi stava dicendo: adesso andiamo in Galilea, così come quando il Signore risorge e dà appuntamento a tutti noi in Galilea. Per me voleva dire che il Signore mi chiamava ad una nuova vita […]. Io credo che ora qualcosa cambierà in meglio. Tutti i momenti di crisi nella storia vedono poi la resurrezione, sono come dei momenti di ‘reset’ della nostra vita, e questo perché è Dio che guida la storia e la storia ha dimostrato sempre che Dio ama l’uomo. Ora io penso che questo sarà un momento un po’ difficile, non sappiamo quanto sarà lungo, quanto sarà profonda la crisi, però io sono molto fiducioso, qualsiasi crisi è sempre un momento per noi di scelta, di discernimento, di capire che la vita va in un modo nuovo e sono fiducioso anche nell’uomo, anche se vediamo le difficoltà che ci sono, anche se vediamo che si è tanto allontanato da Dio, ma Dio non si è allontanato dall’uomo e questo mi dà molta fiducia.
Una volontà più grande. Io penso che la prudenza, l’osservanza delle regole va bene, che dovrebbe essercene di più, però è anche vero che noi siamo così. La prudenza si può chiedere, però non sarei nemmeno per soluzioni drastiche. Penso che bisogna usare il buon senso, la ragionevolezza. Noi dobbiamo fare esattamente quello che è necessario, quello che lo Stato ci chiede, però sono certo che su di noi c’è una volontà molto più grande della nostra. Per cui quando vedo a volte, ad esempio, dei ragazzi che stanno troppo vicini, da una parte penso che dovrebbero usare più prudenza, dall’altra però mi viene da pensare che sono stati lontani questi due mesi, bloccati, e adesso probabilmente non ce la fanno più. Allora sono un po’ diviso su questo pensiero: è molto importante la prudenza per il bene di tutti, ma non dobbiamo perdere la nostra caratteristica di essere umani.
https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2020-06/covid-19-ammalato-preghiera-rosario-papa-francesco-vaticano.html
Ventidue storie. Questa di Giovanni De Cece è la ventiduesima vicenda da Covid – 19 che racconto nel blog. Per vedere le altre vai al capitolo 22 “Storie di pandemia” della pagina “Cerco fatti di Vangelo” elencata sotto la mia foto:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/cerco-fatti-di-vangelo/22-storie-di-pandemia/
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-28-agosto-2020/
Sono racconti, questi, di grande importanza che inducono a profonde riflessioni. Ci sono realtà a noi precluse per cui non sapremo mai veramente perché “uno è (sarà) preso e l’altro lasciato”. Come molti frequentatori sanno, per averlo narrato più volte in questo adorabile spazio virtuale, circa il grave lutto colpì la mia famiglia. Sia a mia sorella che mio fratello venne somministrato il vaccino antitetanico -all’epoca sicuramente allo stato sperimentale e forse si cercavano dei piccoli martiri per testarlo, somministrato da medici scolastici in maniera del tutto anarchica- di fatto mia sorella ne uscì indenne mentre mio fratello ci lasciò la vita, ed era un bambino bello e sano di soli sei anni. Ora, il fatto che lui sia stato preso, e mia sorella no, come afferma Nostro Signore in quei brani cosiddetti “apocalittici” che aprono spiragli inquietante sulla seconda venuta del Figlio dell’uomo, allerta di realtà che sono sempre sotto i nostri occhi , inaspettate eppure percepibili. Lo vediamo anche in queste testimonianze di dolore, al confine della vita, veramente di forte impatto. Per come la vedo io, quel “prendere” o “lasciare” è un qualcosa che ci sorprende della quale tuttavia non abbiamo risposte, se non arrenderci incondizionatamente alla Suprema Volontà, per chi ha fede, che non riguardi la “predestinazione” ma un preciso ammonimento, ed è il tenersi pronti , con la lampada accesa per quell’ incontro che segnerà lo spartiacque…purtroppo è così, realisticamente, è così, altre spiegazioni, non saprei….che Maria Santissima ci protegga tutti…
https://gpcentofanti.altervista.org/un-falso-bene/
Al link qui sopra alcuni spunti sullo sguardo di fede e sugli inganni delle strutturazioni terrene.
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-29-agosto-2020/
Grazie Don Giampaolo! Che pagine belle scrivi…le leggo sempre, tutte, e ne faccio tesoro! Chissà, forse potrò conoscerla di persona, passo spesso al Santuario … Grazie di vero cuore.
Grazie a lei. Benvenuta!