La pandemia “è un tempo di prova e di scelta affinché possiamo orientare la nostra vita in modo rinnovato a Dio, nostro sostegno e nostra meta”: parole di Papa Francesco nella prefazione che ha scritto per il volume «Comunione e speranza. Testimoniare la fede al tempo del coronavirus», di autori vari coordinati dal cardinale Walter Kasper e dal sacerdote tedesco George Augustin (Libreria Editrice Vaticana, pagine 166, euro 13). Nei commenti riporto i paragrafi centrali del testo di Francesco, che offrono una buona sintesi della sua predicazione e della sua attività in questa stagione.
Francesco e la pandemia che deve ri-orientarci a Dio
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Tempo di prova e di scelta. Francesco 1. Questa crisi rappresenta un segnale di allarme che porta a riflettere su dove poggiano le radici più profonde che sostengono noi tutti nella tempesta. Ci ricorda che abbiamo dimenticato e trascurato alcune cose importanti della vita e ci fa riflettere su cosa sia veramente importante e necessario e cosa invece sia meno importante o lo sia solo in apparenza. È un tempo di prova e di scelta affinché possiamo orientare la nostra vita in modo rinnovato a Dio, nostro sostegno e nostra meta. Questa crisi ci ha mostrato che proprio nelle situazioni di emergenza dipendiamo dalla solidarietà degli altri e invita a mettere la nostra vita al servizio degli altri in modo nuovo. Ci deve scuotere dall’ingiustizia globale affinché possiamo svegliarci e sentire il grido dei poveri e del nostro pianeta così gravemente malato.
Pasqua in pandemia. Francesco 2. Nel pieno della crisi da coronavirus abbiamo celebrato la Pasqua e ascoltato il messaggio pasquale della vittoria della vita sulla morte. Questo messaggio sottolinea che in quanto cristiani non dobbiamo lasciarci paralizzare dalla pandemia. La Pasqua ci dona speranza, fiducia e coraggio, ci rafforza nella solidarietà. Ci dice di superare le rivalità del passato e di riconoscerci membri di una grande famiglia che va al di là di ogni confine e nella quale ognuno porta i pesi dell’altro. Il pericolo del contagio da un virus deve insegnarci un altro tipo di “contagio”, quello dell’amore, che si trasmette da cuore a cuore. Sono grato per i tanti segni di disponibilità all’aiuto spontaneo e d’impegno eroico del personale della sanità, dei medici e dei sacerdoti. In queste settimane abbiamo sentito la forza che veniva dalla fede.
Dal digiuno eucaristico alla normale vita liturgica. Francesco 3. La prima fase della crisi da coronavirus, nella quale non sono state possibili le celebrazioni pubbliche dell’Eucaristia, ha rappresentato per molti cristiani un tempo di doloroso digiuno eucaristico. Molti hanno sperimentato che il Signore è presente ovunque due o tre sono riuniti nel suo nome. La trasmissione mediatica delle celebrazioni eucaristiche è stata una soluzione di emergenza per la quale molti sono stati riconoscenti. Ma la trasmissione virtuale non può sostituire la presenza reale del Signore nella celebrazione eucaristica. Così mi rallegro perché ora ci è possibile tornare alla normale vita liturgica. La presenza del Signore risorto nella sua Parola e nella celebrazione eucaristica ci darà la forza che ci serve per affrontare i difficili problemi che ci attendono dopo la crisi.
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