«Costruiamo una torre che tocchi il cielo»: nei giorni più chiusi della pandemia, provocato prima da un amico ebreo e poi da un gruppo di lettori della Bibbia che si riuniva via Zoom, mi sono azzardato a proiettare il mito di Babele sul mondo del COVID-19 e mi è parso che ci fosse un punto in comune, un fantasma se non una figura che le due parabole sovrapponendosi venivano a configurare: quello dell’unità della famiglia umana. – E’ l’attacco di un mio articolo pubblicato dalla rivista il “Regno” nel fascicolo del 15 giugno. Nei commenti i primi e gli ultimi capoversi di quel testo.
Da Babele a Babele: pandemia e segnaletica biblica
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Il digitale chiama tutti alla sua scuola. Mio articolo 1. Il libro della Genesi, con la storia di Babele, afferma quell’unità narrando l’esperienza della sua perdita. Il vissuto della pandemia svolge un nuovo capitolo di quella narrazione, mostrando in filigrana quale potrebbe risultare la recuperata unità.
«Tutta la terra aveva un’unica lingua». L’unità dell’originaria famiglia umana era simboleggiata dall’unica lingua: per questa parte del mito oggi – indipendentemente dalla pandemia – viviamo una specie di recupero di ciò che era perduto. Da tempo infatti il mondo rifatto globale tenta di tornare a un’unica lingua, che non è soltanto l’inglese, ma più ampiamente la lingua del digitale.
Il digitale come insieme di conoscenze e potenzialità conformi alla comunicazione informatica. Semplificazione, velocità, globalità, superamento di limiti e frontiere. La matematica e il libero scambio. Su tutto la scienza.
La pandemia sta accelerando l’acquisizione di questa lingua comune. Porta tutti alla sua scuola. Per alcuni è università, per altri è scuola serale. Ma tutti, in queste settimane, siamo stati spinti a entrarvi.
Farsi prossimi nel distanziamento. Mio articolo 2. Sorge la domanda se la pandemia sia contro la globalizzazione o non piuttosto la favorisca. Ma certo chiama l’umanità a una scelta. Possiamo andare a una globalizzazione velocizzata dal digitale e da ogni tecnologia, calpestante chi non tiene il passo, immemore della fragilità. O possiamo proporci la meta che la scienza cooperante alla ricerca del vaccino lascia intravedere: quella di una famiglia globale che non scarta e non esclude, che cura anche l’anziano, che mette i fragili al primo posto.
Si riuscirà a ottenere questo risultato di un vaccino «patrimonio dell’umanità, senza brevetto, disponibile a tutti» come l’ONU, il papa, tanti scienziati e tanti paesi (compreso il nostro) chiedono a una voce? Questa sarebbe una prima verifica della speranza che la pandemia possa aiutare al recupero dell’unica famiglia umana, vincendo la tentazione dell’accaparramento dei beni salvavita.
Anche sui cristiani incombe una verifica, che si presenta nella forma del paradosso inedito che si trovano a sbrogliare: farsi prossimi nel distanziamento.
http://www.ilregno.it/attualita/2020/12/da-babele-a-babele-luigi-accattoli