Un prete morente assistito da un giovane infermiere: è la storia della morte di don Paolo Camminati di Piacenza, avvenuta il 21 marzo, narrata dalla sorella Elena che in seguito ha pure narrato la telefonata ricevuta dal Papa. E Francesco era stato all’origine del gesto dell’infermiere, avendo invitato medici e infermieri a farsi accompagnatori dei morenti. Tutto questo, in ordine, nei commenti. E’ la sesta storia della pandemia che riporto qui nel blog. Per trovare le altre vai al post del 18 giugno e scendi al secondo commento.
In pandemia con l’infermiere che accompagna il prete
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Don Paolo Camminati era giovane – 53 anni – e molto noto a Piacenza: assistente dell’Azione Cattolica, già responsabile della Pastorale giovanile, parroco. In terapia intensiva dal 1° marzo, da lì non è uscito. “E’ stato importante per i ragazzi – racconta a Vatican News la sorella Elena – e per i poveri di tante categorie: i poveri di fede, i poveri perché fragili, ma anche per tanti anziani. Per gli anziani della sua comunità aveva una cura particolare, cercava di essere sempre presente negli ultimi momenti della loro vita. Invece questa cosa a lui è mancata ma una cosa devo dirla perché mi ha consolato tantissimo: tramite amicizie comuni, il giovanissimo infermiere che quella sera del 21 marzo era con lui ci ha fatto sapere qualche giorno dopo che non conosceva don Paolo ma che aveva saputo di questa autorizzazione del Papa al personale sanitario di poter accompagnare chi se ne stava andando. Ecco, lui mi ha detto che lo ha fatto, che si è avvicinato a Paolo, ha detto tre Ave Maria e si è scusato perché non ha potuto dire il Rosario tutto intero ma che non hanno proprio il tempo di farlo. Questo ragazzo, nella sua semplicità, ha fatto un gesto importante”.
Una casa per i lavoratori precari. “Paolo – dice ancora la sorella – aveva maturato con la comunità parrocchiale l’idea di dedicare uno spazio piuttosto ampio della sua canonica per costruire una casa per i lavoratori precari. Ne abbiamo tanti qui perché c’è un polo logistico che attira lavoratori da ogni parte d’Italia e soprattutto dal Sud. Per le condizioni in cui vivono non possono permettersi una casa. Ora pensiamo che questo progetto possa essere portato avanti, in qualche modo. E’ un’esperienza molto dura la nostra, però io mi ricordo – e ce lo siamo ripetuti anche con i miei figli in questi giorni – che Paolo molto spesso diceva che l’esperienza di fede non toglie niente all’esperienza del dolore ma lo sublima col tempo. Anche per Gesù è stato così: quando è passato attraverso l’esperienza della croce non è stata una magia, non aveva la soluzione in tasca ma si è affidato. Uno degli ultimi messaggi whatsapp che mi ha mandato mio fratello è stato: ‘Io mi fido ma ho paura’. Ecco. Lui si è affidato. Lo sappiamo perché il medico poi ci ha detto che aveva il volto sereno. Lo immaginiamo così, affidato alle braccia di Dio, vicino, che intercede per noi”.
«Pronto, signora Elena?». È l’ora di pranzo del 13 maggio e sul cellulare comprare un numero sconosciuto. Di solito queste chiamate Elena le ignora, ma stavolta risponde perché aspetta notizie dall’Istituto comprensivo di Alessandria che dirige da settembre. «Sì, chi parla?». «Sono papa Francesco». “L’emozione mi toglieva le parole. Ma ho chiaro quel che ha detto lui, l’empatia perfetta che ti avvolge, la saggezza grande che ti illumina. Sapeva tutto di mio fratello, anche del progetto per i lavoratori precari. Ha voluto riservare un pensiero speciale per mamma Carmen. Il Papa si è chinato su di noi, prendendo in mano un telefono, senza intermediari o cerimoniali. La Chiesa è questa. Sono certa che Paolo è contento per mamma, alla sua pena ha rivolto gli ultimi faticosi pensieri, ma anche alla sua città che ha bisogno di benedizione».
Sacerdozio comune dei fedeli. Il Papa ha richiamato più volte in questi mesi il ruolo dei laici come accompagnatori dei morenti, al quale si allude nel primo commento riportato sopra. Ecco come ne ha parlato – per esempio – in una preghiera del 18 aprile: “Perché tutti i battezzati non si lascino intimorire dai disagi e dalle sofferenze di queste settimane, ma sappiano donare con generosità il conforto spirituale e il sostegno materiale a quanti sono nella precarietà”.