Francesco agli angeli della pandemia: medici e infermieri

“I pazienti hanno sentito spesso di avere accanto a sé degli ‘angeli’, che li hanno aiutati a recuperare la salute e, nello stesso tempo, li hanno consolati, sostenuti, e a volte accompagnati fino alle soglie dell’incontro finale con il Signore”: così Francesco stamane a medici, infermieri e operatori sanitari della Lombardia e del Veneto. Era la prima udienza papale in presenza e non più in teleconferenza da quanto – l’8 marzo – erano state sospese. Nei commenti alcuni passaggi del discorso del Papa e la conclusione con il nuovo modo tenuto da Francesco per i saluti, al posto del baciamano.

6 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Prossimità e tenerezza. Nel turbine di un’epidemia con effetti sconvolgenti e inaspettati, la presenza affidabile e generosa del personale medico e paramedico ha costituito il punto di riferimento sicuro, prima di tutto per i malati, ma in maniera davvero speciale per i familiari, che in questo caso non avevano la possibilità di fare visita ai loro cari. E così hanno trovato in voi, operatori sanitari, quasi delle altre persone di famiglia, capaci di unire alla competenza professionale quelle attenzioni che sono concrete espressioni di amore. I pazienti hanno sentito spesso di avere accanto a sé degli “angeli”, che li hanno aiutati a recuperare la salute e, nello stesso tempo, li hanno consolati, sostenuti, e a volte accompagnati fino alle soglie dell’incontro finale con il Signore. Questi operatori sanitari, sostenuti dalla sollecitudine dei cappellani degli Ospedali, hanno testimoniato la vicinanza di Dio a chi soffre; sono stati silenziosi artigiani della cultura della prossimità e della tenerezza.E voi ne siete stati testimoni, anche nelle piccole cose: nelle carezze…, anche con il telefonino, collegare quell’anziano che stava per morire con il figlio, con la figlia per congedarli, per vederli l’ultima volta…; piccoli gesti di creatività di amore… Questo ha fatto bene a tutti noi. Testimonianza di prossimità e di tenerezza.

    20 Giugno, 2020 - 22:18
  2. Luigi Accattoli

    Colonne portanti. Il mondo ha potuto vedere quanto bene avete fatto in una situazione di grande prova. Quanti, medici e paramedici, infermieri, non potevano andare a casa e dormivano lì, dove potevano perché non c’erano letti, nell’ospedale! E questo genera speranza […]. La pandemia ha segnato a fondo la vita delle persone e la storia delle comunità […]. Si tratta di ripartire dalle innumerevoli testimonianze di amore generoso e gratuito, che hanno lasciato un’impronta indelebile nelle coscienze e nel tessuto della società, insegnando quanto ci sia bisogno di vicinanza, di cura, di sacrificio per alimentare la fraternità e la convivenza civile […]. Come credenti ci spetta testimoniare che Dio non ci abbandona, ma dà senso in Cristo anche a questa realtà e al nostro limite; che con il suo aiuto si possono affrontare le prove più dure. Dio ci ha creato per la comunione, per la fraternità, ed ora più che mai si è dimostrata illusoria la pretesa di puntare tutto su sé stessi – è illusorio – di fare dell’individualismo il principio-guida della società. Ma stiamo attenti perché, appena passata l’emergenza, è facile dimenticare alla svelta che abbiamo bisogno degli altri, di qualcuno che si prenda cura di noi, che ci dia coraggio. Dimenticare che, tutti, abbiamo bisogno di un Padre che ci tende la mano. Pregarlo, invocarlo, non è illusione; illusione è pensare di farne a meno! La preghiera è l’anima della speranza.

    20 Giugno, 2020 - 22:19
  3. Luigi Accattoli

    Sollecitudine creativa. In questi mesi, le persone non hanno potuto partecipare di presenza alle celebrazioni liturgiche, ma non hanno smesso di sentirsi comunità. Hanno pregato singolarmente o in famiglia, anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, spiritualmente uniti e percependo che l’abbraccio del Signore andava oltre i limiti dello spazio. Lo zelo pastorale e la sollecitudine creativa dei sacerdoti hanno aiutato la gente a proseguire il cammino della fede e a non rimanere sola di fronte al dolore e alla paura […]. E non dimenticate che con il vostro lavoro, di tutti voi, medici, paramedici, volontari, sacerdoti, religiosi, laici, che avete fatto questo, avete incominciato un miracolo. Abbiate fede e, come diceva quel sarto, teologo mancato: “Mai ho trovato che Dio abbia incominciato un miracolo senza finirlo bene” [Manzoni, Promessi sposi, cap. 24°]. Che finisca bene questo miracolo che voi avete incominciato! Da parte mia, continuo a pregare per voi e per le vostre comunità, e con affetto vi imparto una speciale Benedizione Apostolica. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me, ne ho bisogno. Grazie.

    [Benedizione]

    Adesso, la liturgia del saluto. Ma dobbiamo essere obbedienti alle disposizioni: io non vi farò venire qui, verrò io, passando, a salutarvi cortesemente, come si deve fare, come le autorità ci hanno detto di fare. E così, come fratelli ci salutiamo e preghiamo uno per l’altro. Prima facciamo la foto in comune e poi vengo io a salutarvi.

    20 Giugno, 2020 - 22:19
  4. Luigi Accattoli

    Mia nota. Quest’incontro andava segnalato e non solo per la singolarità della prima udienza dopo la clausura e del nuovo modo di salutare, ma anche per la partecipazione accorata che Francesco oggi ha potuto esprimere in presenza ai medici e agli infermieri ai quali tante volte – per oltre tre mesi – aveva indirizzato la sua intenzione di preghiera e il suo abbraccio.

    20 Giugno, 2020 - 22:38
  5. Buon onomastico, Luigi! Oggi è anche l’anniversario della mia Prima Comunione.

    21 Giugno, 2020 - 17:01

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