Lunedì scorso, nell’ultimo meeting da remoto di “Pizza e Vangelo” – leggevamo la controversia sul sabato che è in Marco 2, 22-28 – c’è stata discussione sulla paragonabilità del sabato ebraico con la domenica cristiana, avendo io affermato che il sabato, nella fede ebraica, era di più di quello che è la domenica nella fede cristiana. Ho azzardato il paragone del sabato ebraico con la nostra Eucarestia, aggiungendo che l’Eucarestia è di precetto alla domenica ma non è vincolata alla domenica, mentre al “riposo sabbatico” l’ebreo non può assolvere in altro giorno. Metto qui la registrazione audio del meeting e invito i visitatori a commentare il dibattito che abbiamo svolto.
Se il sabato ebraico sia di più della domenica cristiana
4 Comments
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Grazie, un bellissimo incontro denso di spunti molto collegati anche con l’attualità.
Da Mario Serafin ricevo questo messaggio:
Dossetti sulla domenica. Riprendendo un punto del nostro dialogo sul sabato, richiamando meglio il pensiero di Giuseppe Dossetti sulla domenica al quale avevo fatto riferimento. Si tratta di capire, l’ho sentito dire in una conversazione, «che cosa è il giorno del Signore, la domenica, dies dominica, che cosa vuol dire questo ritorno ogni sette giorni del rapporto con il Cristo e la sua Risurrezione, senza di che il cristiano non vive: si asfissia. Dopo un po’ di tempo che non pratica più la domenica diventa incapace di capire qualunque cosa del cristianesimo. Il giorno domenicale non è la messa domenicale, è la “giornata” domenicale che va consacrata a Dio, e quindi la indispensabilità di mantenere anche il contatto temporale, la contiguità del giorno della Risurrezione del Signore».
Diceva ancora Dossetti: «gli Ebrei che si mantengono fedeli sono quelli che osservano il sabato. Il sabato è Israele, la fede d’Israele si salva con l’osservanza del sabato. Per il cristiano è la domenica: il giorno della Risurrezione del Signore».
Grazie per la registrazione.
Comunque sia, una bellissima serata !
Grazie a Luigi ed a tutti i partecipanti.
Buona domenica a tutte ed a tutti.
Roberto Caligaris