“Gli attacchi sempre più duri e insolenti contro la persona di Papa Francesco sono sbagliati. La comunione con il successore di Pietro non è questione di affinità culturale ma riguarda la natura stessa della Chiesa”: così il cardinale Angelo Scola nella nuova introduzione all’autobiografia «Ho scommesso sulla Libertà», realizzata con Luigi Geninazzi, due anni addietro, della quale arriva ora in libreria la seconda edizione (Solferino, 304 pagine, 12 euro). Nei commenti ne riporto quattro paragrafi e poi metto una mia noticina.
Sto con il cardinale Scola in difesa di Papa Francesco
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Attacchi insolenti. Scola 1. Papa Francesco mira a scuotere le coscienze mettendo in discussione abitudini e comportamenti consolidati anche nella Chiesa, ogni volta alzando, per così dire, l’asticella da superare. Il che può generare qualche smarrimento ed anche turbamento. Ma gli attacchi sempre più duri e insolenti contro la sua persona, soprattutto quelli che nascono all’interno della Chiesa, sono sbagliati. Fin da bambino ho imparato che “il Papa è il Papa” cui il credente cattolico deve affetto, rispetto ed obbedienza in quanto segno visibile e garanzia sicura dell’unità della Chiesa nella sequela di Cristo. La comunione con il successore di Pietro non è questione di affinità culturale, di simpatia umana o di un feeling sentimentale, ma riguarda la natura stessa della Chiesa.
Francesco vicino a tutti. Scola 2. Sono solito dire che ogni Papa va “imparato” nel suo stile e nella sua logica più profonda. Ebbene, questo processo di apprendimento risulta tanto più necessario nei riguardi di un Pontefice latino-americano, con una mentalità e un tipo di approccio diversi da quelli di noi europei. D’altra parte qualcosa del genere era già successo con Giovanni Paolo II che si presentò fin dal primo giorno come una personalità assolutamente innovativa e direi inedita nella storia della Chiesa. Ed io ritengo davvero ammirevole e commovente la straordinaria capacità di Papa Francesco di farsi vicino a tutti, in particolare agli esclusi, a coloro che più subiscono la “cultura dello scarto” come spesso ci ricorda nella sua ansia di comunicare il Vangelo al mondo.
Cammino a ritroso. Scola 3. C’è chi prefigura scenari foschi per la Chiesa che sarebbe minacciata da uno scisma. Le polemiche e le divisioni che stanno diventando sempre più aspre, anche a scapito della verità e della carità, mi preoccupano. Non vedo il rischio di uno scisma, temo invece un cammino a ritroso. A quanti ritengono che la Chiesa sia rimasta molto indietro, io dico piuttosto che stiamo tornando indietro e precisamente all’epoca del dibattito post-conciliare fra conservatori e progressisti. Vedo rinascere una contrapposizione dai toni esagitati fra i guardiani della Tradizione rigidamente intesa e i fautori di quel che si intendeva come adeguamento della prassi ma anche della dottrina ad istanze mondane.
Per i primi erano le innovazioni messe in atto dopo il Concilio a provocare l’emorragia di fedeli, per i secondi era invece la insufficiente risposta alle attese della società la causa principale del distacco dalla Chiesa. Da queste due opposte visioni che stanno riesplodendo in termini più radicali deriva in gran parte lo stato di confusione in cui vivono oggi molti cattolici e non solo i semplici fedeli.
Mia notula. Ho stima del cardinale Scola che conosco dall’inizio della mia attività di vaticanista e che ho recensito in questo blog decine di volte. Ecco i due post che dedicai alla prima edizione di questa autobiografia:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/scola-su-francesco-salutare-colpo-allo-stomaco/
http://www.luigiaccattoli.it/blog/scola-sul-preconclave-del-2013-nessuno-era-indegno/
Condivido quanto di Scola ho riportato, compresa l’osservazione che Papa Francesco – con la sua azione mirata a “scuotere le coscienze mettendo in discussione abitudini e comportamenti consolidati” e condotta “alzando ogni volta l’asticella da superare” – può “generare qualche smarrimento ed anche turbamento”. Ritengo che Scola abbia l’autorità e la giusta posizione di centro per essere ascoltato sia dai sostenitori sia dagli avversari di Papa Francesco. Per essere ascoltato: intendo dire perchè la sua voce arrivi alle due sponde. Quanto all’ascolto consenziente è altra cosa e non bastano saggezza e pacatezza a ottenerla.
Attesa di una mediazione: razionalista o traboccamento?
http://gpcentofanti.altervista.org/attesa-di-una-mediazione-razionalista-o-traboccamento/
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-18-giugno-2020/
Nel mio piccolo sono anch’io concorde con il card. Scola.
Solo due postille: dal mio modesto punto di vista il diritto alla critica anche verso il papa deve rimanere:”le truppe” di Viganò (per fare un esempio) sono oggi molto dure e combattive verso Francesco e sappiamo bene aver essi superato il limite delle legittima critica (e della decenza) con l’accusa di eresia verso il Pontefice e la richiesta di dimissioni, ma non dimentichiamo quando con gli altri papi le critiche (aspre) arrivavano dal fronte progressista.
E poi una seconda postilla con un mio dubbio: la dichiarazione di Abu Dhabi…Non tutto mi torna, ma comunque io non sono un Teologo.
Buon pomeriggio.
Rif. ore 16,23 – Decenza
Con molta chiarezza: il diritto di critica al papa (ai papi) l’abbiamo sempre esercitato con coscienza e con retto spirito; e non ci devono certo spingere alla pratica di questo diritto ecclesiale coloro che facevano di ogni sospiro del papa (dei loro papi) un dogma e che oggi devono purgare per senso di colpa anni di frustrazione intellettuale.
Bravo Scola!
Credo che le critiche del “fronte progressista” fossero di tenore del tutto diverso, sia nella sostanza che nella forma. La sguaiatezza che caratterizza i critici di Bergoglio non è mai stata propria di chi dissentiva con GPII e BXVI, nonostante i duri provvedimenti presi contro alcuni di loro. Non è solo una questione di stile, ma di diverso amore per la Chiesa e per chi la guida.
Alberto Farina