“L’Europa si svegli prima che sia troppo tardi, mostri il suo volto solidale all’Italia e alla Spagna, i Paesi membri piú colpiti dal Coronavirus. Dia prova di non essere solo un patto economico fra Stati ricchi, lo faccia o sará la morte dello stesso ideale comunitario”: parla così il cardinale Jean-Claude Hollerich, gesuita, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Comece, la Commissione degli episcopati dell’Unione europea. Il cardinale getta anche uno sguardo sulla Chiesa el dopo pandemia: che ne sarà delle radici cristiane e del cristianesimo di popolo. Nei commenti qualche brano dell’intervista che il cardinale ha dato a Giovanni Panettiere di Quotidiano.net.
Cardinale Hollerich: “Le radici cristiane non esistono più”
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Sulle celebrazioni senza popolo l’intervistatore chiede: si poteva fare diversamente? – “Niente affatto, i fedeli vanno protetti, in particolare gli anziani, i più esposti al virus. Ricordiamoci che nel Medioevo, ai tempi delle Grandi pestilenze, sono state proprio le processioni a favorire la diffusione dei contagi. I nostri antenati non lo sapevano, pensavano che Dio mandasse sulla Terra l’epidemie per punire i loro peccati. A noi oggi spetta non ripetere gli errori del passato”.
Radici cristiane cercansi. L’opposizione diffusa in Europa ai Coronabond è la dimostrazione della mancanza nel Vecchio continente di quelle radici cristiane così care a Giovanni Paolo II? – “Il cristianesimo è fratellanza, solidarietá, certo, però bisogna essere realisti: viviamo in una stagione postcristiana che non conosce la sua storia e non ha confidenza con la parola ‘radici’. Alle volte noi cattolici facciamo dei discorsi che, se contribuiscono a rafforzare la nostra posizione in pubblico, non vengono compresi dalla gente. Le radici cristiane dell’Europa non esistono piú, mi dispiace. Per capirlo guardiamo solo a come lasciamo morire i profughi nel Mediterraneo o a come li rispediamo senza troppi problemi nei campi di concentramento libici”.
Chiesa domani. Come si immagina la Chiesa dopo la crisi? – “Almeno nell’Europa del Nord la secolarizzazione subirá un’accelerazione. Passeremo definitivamente da un cattolicesimo per abitudine ad un cattolicesimo per convinzione. Saremo un piccolo gregge, più fervente, chiamato a vivere la realtá di oggi con spirito missionario per essere davvero autentici. Altrimenti nessuno più crederà in noi”.
Mia nota. Hollerich è forse – insieme a Schoenborn – l’esponente degli episcopati europei più vicino all’idea bergogliana della Chiesa in uscita missionaria. Per questo segnalo l’ultima risposta che ho riportato. Condivido l’intera intervista, che invito a leggere a partire da quelle parole sul “piccolo gregge” e sullo “spirito di missione” che lo dovrebbe animare.
Maria sembra ci dica di tornare al cuore nella luce serena
Sempre la sera quando scende la tua pace domando che sia del mondo che non spera.
Potenti affannati a dominare gente che cerca solo una vita più serena.
Oh Signore, tu sai perché permetti
queste cose, questi dolori, queste ferite astruse. Quando le cose semplici e buone? Quando la fede coltivata a scuola, pure lo scambio col pensare altro? Lasciateci campare, siamo stanchi.
Viene la sera, ogni voce si fa eco distesa,
si quieta il campo di girasoli, il faggio riposa. Fuma il comignolo del casolare nella tenue rossastra luce diffusa. E l’allodola dal nido ai margini del bosco
canta che questa vostra vita non è vera.
Poesiola tratta da Piccolo magnificat, un canto di tanti canti (poesie che un prete ha sentito cantare, inavvertitamente, dalla vita, dalla sua gente). http://gpcentofanti.altervista.org/piccolo-magnificat-un-canto-di-tanti-canti/
Hollerich come Bergoglio. A proposito della vicinanza che dicevo (commento delle 22.33) tra il gesuita Hollerich e il gesuita Bergoglio, ecco un brano dell’omelia tenuto ieri da Francesco a Santa Marta:
Qualcuno mi diceva, un prete europeo, di una città europea: “C’è tanta incredulità, tanto agnosticismo nelle nostre città, perché i cristiani non hanno fede. Se l’avessero, sicuramente la darebbero alla gente”. Manca la missionarietà. Perché alla radice manca la convinzione: “Sì, io sono cristiano, sono cattolico…”. Come se fosse un atteggiamento sociale. Nella carta d’identità ti chiami così e così… e “sono cristiano”. È un dato della carta d’identità. Questa non è fede! Questa è una cosa culturale. La fede necessariamente ti porta fuori, ti porta a darla: perché la fede essenzialmente va trasmessa. Non è quieta. “Ah, Lei vuol dire, padre, che tutti dobbiamo essere missionari e andare nei Paesi lontani?”. No, questa è una parte della missionarietà. Questo vuol dire che se tu hai fede necessariamente devi uscire da te, e far vedere socialmente la fede. La fede è sociale, è per tutti: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura” (v. 15) […]. La fede è far vedere la rivelazione, perché lo Spirito Santo possa agire nella gente attraverso la testimonianza: come testimone, con servizio […]. Se io dico che sono cristiano e vivo da cristiano, questo attira. È la testimonianza.
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/cotidie/2020/documents/papa-francesco-cotidie_20200425_testimoniare-lafede-conlavita.html
Come non essere d’ accordo al 100% con le parole del papa? Come non riconoscere che il discredito diffuso per il cristianesimo sia dovuto, almeno in parte, al fatto che i cristiani “ praticanti “ ( che sono già comunque una minoranza della popolazione dei battezzati ) si distinguono dagli altri solo perché partecipano con maggiore o minore frequenza al culto? Come non dedicare ogni sforzo alla (ri)evangelizzazione del popolo cristiano ? Come non evidenziare in ogni possibile circostanza che è la Fede il motore della vita cristiana? E che per fede non si intende la sola adesione intellettuale a una dottrina?
Rif. 25 aprile ore 22.15 – Europa e radici cristiane
Mi sembrano realiste le valutazioni sulle “radici cristiane” che, per altro, tali non erano quando si legittimava l’epidemia come castigo di Dio per i nostri peccati.
Mi pare ancora valida l’intervista allo stesso Hollerich, su Avvenire del 22 marzo scorso
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/hollerich-europa-in-crisi-di-solidariet-torniamo-a-fare-i-conti-con-la-morte
Allegato non riuscito alle 16.37
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/hollerich-europa-in-crisi-di-solidariet-torniamo-a-fare-i-conti-con-la-mor
Questa convinzione che “le radici cristiane non esistono più” mi torna in mente particolarmente oggi, dopo che dal governo è stato emanato il decreto sulla ripresa delle attività dopo l’allentarsi della pandemia (speriamo!). Ebbene, di tutto si parla (dalle toiletterie per cani ai bar) fuorché di una ripresa delle attività liturgiche! Non va affatto bene. Che ne pensi, Luigi? Mi sembra una enormità. Dobbiamo far sentire la nostra voce, altrimenti tutti pensano che è un problema del tutto marginale del quale a nessuno importa niente.
Antonella condivido. Vai al post che ho appena pubblicato, dove riporto e commento la protesta della Cei.