Francesco alle 11.00 celebra a Santo Spirito in Sassia, cioè nel Santuario romano della Divina Misericordia: è la sua prima uscita per una celebrazione da quando vigono le regole della quarantena. Lo seguirò in televisione: lo danno sia Rai1 sia TV2000. Credo che questo gesto del Papa abbia – già prima di sentirne le parole – un significato forte: che l’uscita celebrativa è possibile, sia per il celebrante sia per i destinatari della celebrazione. Poi toccherà alle autorità civili, alla Cei, ai singoli vescovi e sacerdoti e fedeli indicarne e rispettarne le modalità di sicurezza. Francesco dà un’indicazione d’urgenza e di possibilità. Nel primo commento metto l’orazione voluta dal Papa per l’avvio e la conclusione della preghiera dei fedeli, con riferimento all’apparizione del Risorto che – nel Vangelo di Giovanni: lettura del giorno – raggiunge i discepoli “mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano”. A seguire altri momenti della celebrazione.
Francesco su Cristo che viene nonostante le porte chiuse
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Preghiera dei fedeli. Santo Padre: Afflitti da varie prove, ma fiduciosi nella forza che proviene da Cristo Risorto, sorgente della vera misericordia, preghiamo insieme […]. Sei venuto in mezzo a noi, o Signore, nonostante le porte chiuse. Ritorna di nuovo nelle nostre case, ascolta le suppliche del tuo popolo e per l’intercessione di Maria, la Madre della misericordia, donaci il tuo Spirito di carità e di pace, Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Nei commenti che seguono riporto, una per ogni commento, le sette intenzioni della preghiera dei fedeli composta per l’occasione.
Per la Chiesa – 1. Perché la Chiesa rigenerata per una speranza viva, diventi strumento concreto di misericordia per le tante persone stremate dalla presente pandemia. Preghiamo. Nella Tua misericordia, sostienici o Signore.
Per i politici e i governanti – 2. Perché i politici e i governanti orientino le loro scelte secondo lo spirito di solidarietà e di aiuto reciproco, senza egoismi o chiusure sociali. Preghiamo.
Per i sacerdoti – 3. Perché i sacerdoti amministrino sempre con cuore misericordioso il Sacramento della Riconciliazione, e in questo periodo di forzata solitudine possano offrire con ogni mezzo il perdono e la consolazione. Preghiamo.
Per gli operatori sanitari – 4. Perché non manchino le forze a tutti gli operatori sanitari che quotidianamente e con tanta generosità assistono i malati affetti dal coronavirus. Preghiamo.
Per i volontari – 5. Perché i volontari, spinti dall’amore verso il prossimo, servano con disinteresse gli anziani, gli emarginati, i disoccupati, e tutte le persone sole e in difficoltà a causa della crisi economica provocata dalla pandemia. Preghiamo.
Per i moribondi – 6. Perché i moribondi trovino rifugio nella misericordia del Padre e i loro cari siano consolati dalla certezza della fede nel Signore Risorto. Preghiamo.
Per i battezzati – 7. Perché tutti i battezzati non si lascino intimorire dai disagi e dalle sofferenze di queste settimane, ma sappiano donare con generosità il conforto spirituale e il sostegno materiale a quanti sono nella precarietà. Preghiamo.
Magistero della preghiera. In questo periodo della pandemia Francesco sta governando la Chiesa guidandone l’orazione. Tra le sette intenzioni tre mi paiono portatrici di maggiore magistero: la sesta per i moribondi, la settima per tutti i battezzati, la terza per i sacerdoti. Portatrici di un magistero calato nel concreto di chi muore e di chi vede morire, di chi è chiamato dalle circostanze a esercitare il “sacerdozio comune” ricevuto con il battesimo, dei sacerdoti che hanno il compito di portare “con ogni mezzo” a tutti – anche in questi giorni – il perdono e la consolazione che sono propri del sacramento della riconciliazione.
Anche se afflitti. Cari fratelli e sorelle, nella prova che stiamo attraversando, anche noi, come Tommaso, con i nostri timori e i nostri dubbi, ci siamo ritrovati fragili. Abbiamo bisogno del Signore, che vede in noi, al di là delle nostre fragilità, una bellezza insopprimibile. Con Lui ci riscopriamo preziosi nelle nostre fragilità. Scopriamo di essere come dei bellissimi cristalli, fragili e preziosi al tempo stesso. E se, come il cristallo, siamo trasparenti di fronte a Lui, la sua luce, la luce della misericordia, brilla in noi e, attraverso di noi, nel mondo. Ecco il motivo per essere, come ci ha detto la Lettera di Pietro, «ricolmi di gioia, anche se ora […], per un po’ di tempo, afflitti da varie prove» (1 Pt 1,6). – parole dell’omelia del Papa che qui può essere letta per intero:
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/04/19/0234/00512.html
Affrontare la crisi in maniera solidale. In questa Seconda Domenica di Pasqua, è stato significativo celebrare l’Eucaristia qui, nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, che San Giovanni Paolo II volle come Santuario della Divina Misericordia. La risposta dei cristiani nelle tempeste della vita e della storia non può che essere la misericordia: l’amore compassionevole tra di noi e verso tutti, specialmente verso chi soffre, chi fa più fatica, chi è più abbandonato… Non pietismo, non assistenzialismo, ma compassione, che viene dal cuore. E la misericordia divina viene dal Cuore di Cristo, di Cristo Risorto. Scaturisce dalla ferita sempre aperta del suo costato, aperta per noi, che sempre abbiamo bisogno di perdono e di conforto. La misericordia cristiana ispiri anche la giusta condivisione tra le nazioni e le loro istituzioni, per affrontare la crisi attuale in maniera solidale. – Parole del Papa alla recita del Regina Coeli che qui possono essere lette per intero:
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/04/19/0235/00513.html
https://commentovangelodelgiorno.altervista.org/commento-vangelo-20-aprile-2020/