Nella celebrazione di stamane Francesco ha rivolto due inviti ai cristiani: alla comunione spirituale e all’adorazione. Per la comunione spirituale ha indicato anche una formula che ha letto mentre i dieci presenti nella cappella facevano la comunione sacramentale. Dell’adorazione ha parlato nell’omelia in riferimento a San Giuseppe e ha poi guidato la breve adorazione della benedizione eucaristica con cui da lunedì conclude la messa. Nei commenti riporto le parole e i gesti con cui ha proposto la comunione spirituale e l’adorazione, nonché l’intenzione di giornata per la pandemia che oggi è stata per i carcerati. Nel quarto commento una mia nota di tre righe.
Invito del Papa all’adorazione e alla comunione spirituale
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Preghiera di adorazione. Seconda parte dell’omelia nella festa di San Giuseppe: Questa è la santità di Giuseppe: portare avanti la sua vita, il suo mestiere con giustezza, con professionalità; e al momento, entrare nel mistero. Quando il Vangelo ci parla dei sogni di Giuseppe, ci fa capire questo: entra nel mistero. Io penso alla Chiesa, oggi, in questa solennità di San Giuseppe. I nostri fedeli, i nostri vescovi, i nostri sacerdoti, i nostri consacrati e consacrate, i Papi: sono capaci di entrare nel mistero? O hanno bisogno del regolarsi secondo le prescrizioni che li difendono da quello che non possono controllare? Quando la Chiesa perde la possibilità di entrare nel mistero, perde la capacità di adorare. La preghiera di adorazione, soltanto può darsi quando si entra nel mistero di Dio. Chiediamo al Signore la grazia che la Chiesa possa vivere nella concretezza della vita quotidiana e anche nella concretezza – tra virgolette – del mistero. Se non può farlo, sarà una Chiesa a metà, sarà un’associazione pia, portata avanti da prescrizioni ma senza il senso della adorazione. Entrare nel mistero non è sognare; entrar nel mistero è precisamente questo: adorare. Entrare nel mistero è fare oggi quello che faremo nel futuro, quando arriveremo alla presenza di Dio: adorare. Il Signore dia alla Chiesa questa grazia.
Comunione spirituale. Dopo la comunione il Papa – mentre si comunicavano i tre concelebranti, le quattro suore, i due aiutanti di camera – è andato al leggio e ha parlato così: Invito tutti coloro che sono lontani e seguono la Messa per televisione, a fare la comunione spirituale. “Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella Tua santa presenza. Ti adoro nel Sacramento del Tuo amore, desidero riceverti nella povera dimora che ti offre il mio cuore. In attesa della felicità della comunione sacramentale, voglio possederti in spirito. Vieni a me, o mio Gesù, che io venga da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere, per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, Ti amo. Così sia”.
Per i fratelli e le sorelle in carcere. Ogni giorno, da quando abbiamo le dirette della messa mattutina, cioè dal 9 marzo, Francesco prima di avviare la celebrazione propone un’intenzione particolare per la molteplice umanità martoriata dalla pandemia: per i medici, gli infermieri, gli operatori ospedalieri, i volontari, i morti, i governanti, i pastori, le famiglie, gli anziani. Questa l’intenzione di stamane: Preghiamo oggi per i fratelli e le sorelle che sono in carcere: loro soffrono tanto, per l’incertezza di quello che accadrà dentro il carcere, e anche pensando alle loro famiglie, come stanno, se qualcuno è malato, se manca qualcosa. Siamo vicini ai carcerati, oggi, che soffrono tanto in questo momento di incertezza e di dolore.
Qui il video della celebrazione e la trascrizione dell’omelia:
https://www.vaticannews.va/it/papa-francesco/messa-santa-marta/2020-03/papa-francesco-messa-santa-marta-coronavirus-carcerati.html
Mia nota. Mai il Papa è maestro come quando prega e insegna a pregare. Da qui l’opportunità di queste dirette dalla Cappella della Domus Sanctae Martae per intendere il cuore del magistero di Francesco.
Vangelo 20 marzo 2020
Mc 12, 28-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
L’intellettualismo può tendere a sciorinare una serie infinita di nozioni. Così ad una domanda come quella rivolta a Gesù potrebbe rispondere che non si possono sintetizzare realtà così profonde. Ma l’equilibrio, il cuore semplice, tendenzialmente vede sempre almeno due pericoli opposti e non uno solo. Qui il tutto o il nulla. È bello vedere invece l’infinito Dio che si fa uomo, che si fa addirittura piccolo pezzo di pane, che si restringe in due comandamenti. Cristo non fa il saputello o l’antisaputello, l’amore va oltre questi inceppamenti cerebrali. L’amore non è un’enciclopedia, un mero codice di norme, è personale. È infinito ma si può fare piccolissimo per andare delicatamente incontro ad una persona. Quel pezzetto di pane è l’infinito Dio. Si dona come seme che se accolto si potrà sempre più sviluppare. Il primo dono di questo seme è l’ascolto. Il cuore aperto all’opera di Dio. Così ogni ascolto, ogni dialogo, qui trovano la loro fonte. Come comunicare in una coppia senza che ciascuno dei due cerchi di accogliere la luce che Dio gli infonde? L’amore è comunicazione. Nella coppia, per esempio, la scarsa comunicazione può creare tanta sofferenza. E gradualmente è comunicazione di tutta la persona ad un’altra e viceversa. La cultura razionalista, tecnicista, ancora oggi prevalente privilegia una ragione astratta, da computer, e dunque poi rimangono da un lato un’anima disincarnata, da un altro il resto dell’umano, una vita pratica variamente svuotata di riferimenti. La fede, l’amore invece unificano l’uomo, armonizzandone gli aspetti. Il centro, la sintesi, dell’uomo è il cuore. La coscienza spirituale e psicofisica aperta alla luce di serena di Dio. Gesù infatti parla di cuore: anima (spirito), mente, forze. Vi è una maturazione di tutto l’uomo nella sequela di Gesù. Non delle sole intenzioni (della sola anima, di un cuore ridotto alla sola anima) o della sola ragione o della mera vita pratica. Per cui poi al massimo si giustappongono. Per esempio lo psicologo cristiano può rischiare di trasmettere astrazioni spirituali quando tocca un riduttivo campo religioso e tecnicismi quando affronta l’aspetto psicologico. Ma solo l’amore a misura di quella specifica persona può ridarle sempre più vita. Le astrazioni possono avere effetti limitati o anche controproducenti. Il risultato delle varie tendenze solo terrene è tanta complicazione mentre i piccoli cercano di lasciarsi portare con cuore semplice da Gesù e su questa via possono stimolare ad un continuo rinnovamento persino la più alta cultura.
È la vita che canta
Mi è mancato il tempo
per scrivere poesie,
avevo da viverle.
Mi è mancato il tempo,
avevo da amare.
E scrivevo veloce.
La notte nel silenzio
le parole come semi
gemmavano da sole.
Ed io mi destavo un istante
a fermarle nel cuore.
O nei giorni d’estate
quando il sole imprigionava
in casa qualche
tempo di quiete
e la strada appariva
scintillante deserto
perso nella luce.
Le poesiole sono tratte da: “Piccolo magnificat. Un canto di tanti canti” (poesie che un prete ha sentito cantare, inavvertitamente, dalla vita, dalla sua gente)
https://gpcentofanti.wordpress.com/2015/07/02/piccolo-magnificat-5/
Don Giampaolo mi sono preso questi tre tuoi versicoli:
La notte nel silenzio
le parole come semi
gemmavano da sole
e li ho ristretti a due:
Le parole come semi
gemmavano la notte.
Un bel saluto. Luigi
Grazie. Anche questa è una pista pissibile.