Campanili medievali di Roma 3: San Giorgio al Velabro. I campanili romani amano essere ripresi di tre quarti, come gli annunciatori dei telegiornali. Io li accontento e può venirne – come in questo caso – una foto che è un trionfo d’angoli: l’angolo segnato dall’Arco degli Argentieri che s’appoggia al portico della chiesa, gli angoli tutti del campanile stesso con le cinque cornici marcapiano, l’angolo guizzante del timpano della chiesa. Altre meraviglie le segnalo con altre foto nei commenti.
Campanile di San Giorgio al Velabro: fantasia d’angoli
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Qui il campanile – che viene data al 1259, stagione più stagione meno – è ripreso dallo spiazzo che è sulla sinistra del portico della chiesa, in una zona che una volta era detta “piazzetta della Cloaca Massima”. Minima piazzetta, piccola chiesa, maestoso campanile. Nel fare questa foto il fotografo – che sarebbe io – aveva dietro di sé, sulla destra, l’Arco di Giano. Il luogo è pieno di personaggi antichi che s’affacciano in frotta sulla piazzetta sghemba che scende dal Palatino al Tevere.
La chiesa si chiama San Giorgio al Velabro e la via che a essa conduce è via del Velabro, nome che deriva dalla corruzione dell’appellativo che in antico aveva la località, che essendo paludosa – prima che fosse bonificata con la costruzione della Cloaca maxima – era detta “a vehendis ratibus”: da attraversare con zattere.
Qui il piano alto del campanile, con la trifora che sfoggia due capitelli a stampella su colonnine di marmo, è visto dal cortiletto del Mercato di Campagna Amica, dove ogni sabato compro caci e carciofi.
Ottimi gli acquisti e ottime le foto di queste sconosciute bellezze!
Vangelo del 10 febbraio 2020
Mc 6, 53-56
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccavano venivano salvati. Si nota una crescita nella fede tra il popolo. Non gli saltano addosso come prima ma lo pregano di poter toccare le sue vesti. Dunque ancora un approccio in parte materiale ma più delicato. Lo si vede dagli effetti: quanti lo toccavano venivano salvati. Questo significa che alcuni guarivano anche fisicamente altri spiritualmente ma tutti percepivano di aver ricevuto un seme di risurrezione integrale, quello a misura per loro. La fede si diffonde per le città e i villaggi mentre Gesù va incontro alla gente. Che si sente cercata, amata, aiutata nei propri bisogni. I discepoli lo seguono e certo aiutano ad accogliere le persone, a infondere in loro fiducia. Gesù è cresciuto in mezzo agli altri, ha operato col loro aiuto. Lungo il cammino ordinariamente non è un optional entrare in una comunità, crescere insieme ai fratelli, coi doni e i limiti di ciascuno. L’importante è che la guida sia di lungo percorso di fede e serena: qui ci si gioca la vita. Dunque nella guida anche umana chiediamo a Dio di farci riconoscere un suo chiamato proprio per noi. Mandato dalla Chiesa perché alla fine così, pur con il proprio bisogno di crescere, agisce in persona Christi. Allora sperimentiamo il sapore del vangelo, dove vediamo Dio inviare i suoi servi, viviamo nella fede. Mentre talora tutto rischia di ridursi ad un fare, ad un’etica terrena. Questo è spesso il motivo profondo di certe tensioni in alcune parrocchie. Quando si viene aiutati a crescere con i criteri della fede è Gesù che opera nelle persone, che escono fuori del proprio ego. Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, dall’amarvi gli uni gli altri. Non è una morale da mettere in pratica ma il frutto della fede. Se camminiamo con Dio potremo anche trovare guide che poi ci avvediamo non fanno per noi ma nulla avverrà a caso. Nel tempo Dio ci donerà tutti gli aiuti che realmente ci servono. Una guida seria e serena è fondamentale perché ci aiuta ad andare oltre nei tempi e nei modi adeguati. Come seguire Mosè nel deserto senza questa fiducia? Lì non si mangia e non si beve. Eppure l’acqua scaturì dalla roccia e mangiarono la manna e la carne. Il vangelo mostra che con Gesù ogni tanto si passa all’altra riva. Per esempio un giovane il giorno seguente ha l’esame all’università ma la crescita spirituale lo ha gradualmente condotto ad andare ugualmente all’incontro comunitario ponendo la sua fiducia in Dio e non nel proprio studiare anche in quell’ora. E lungo il cammino matura la fiducia nella potenza dello Spirito. Che ridona vita in tante piccole e grandi cose. La sequela di Gesù non significa un mero diventare più buoni ma spesso sperimentare l’andare oltre della grazia. Per esempio Dio può riempire il cuore di un uomo come e mille volte più di quanto solo la fidanzata potrebbe. L’amore da filiale può diventare misteriosamente anche carnale, sponsale. E non è una sensazione emotiva ma un dono del cielo che una volta maturato niente e nessuno ordinariamente può togliere. Per questo le prove, le oscurità, possono aiutare a chiudere gli occhi e a fidarsi, ad aprire il cuore, al venire sorprendente di Dio. Sempre meraviglioso, un nuovo respiro, dalle sfumature ai rinnovamenti più insospettabili.
http://gpcentofanti.altervista.org/domande-solo-domande-sui-sacramenti/
http://gpcentofanti.altervista.org/la-parola-carne/
Vangelo dell’11 febbraio 2020
Mc 7, 1-13
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».
Il cammino della Chiesa è tendenzialmente un sempre più profondo ed equilibrato tornare al vangelo scoprendo come Gesù ha vissuto, amato. Ritenere di aver compreso il suo messaggio e cercare nella Parola quanto già si sa è un limite che talora persiste tra le guide, stimolando meno una meditazione attenta. Ma ciò dipende in parte anche dalla circostanza che la Parola è lei a rivelarsi gradualmente nel vissuto e con l’aiuto di tutti. E proprio la grazia e la sua accoglienza nel concreto portano a scoprire il discernere di Cristo, specifico nelle situazioni specifiche degli episodi evangelici. Il suo discernere dunque divino e umano. Quello che libera, rasserena, fa rinascere, la nostra umanità tutta intera, anche la nostra psicologia. Perché ci aiuta, nel suo Spirito, a comprendere, ben al di là delle risposte prefabbricate, le autentiche vie, tappe, della nostra personalissima maturazione. Un percorso nel quale cerchiamo di vivere con semplicità e buonsenso quello che via via ci fa maturare. Dunque imparando a non lasciarci confondere dai sensi di colpa, dalle forzature, dalle risposte meccaniche, dai cervellotismi, dagli inutili lassismi… Una crescita a misura, non un astratto fare tutto subito. In questa pace ponendoci su un percorso equilibrato nel quale riconosciamo più facilmente e non ci lasciamo più ingannare nemmeno dalle nostre ferite, paure, dai nostri schemi. La Parola di Gesù è stata scritta duemila anni orsono ma tra duemila anni ancora con stupore vi leggeremo in modo rinnovato l’amore di Gesù. Incredibilmente è una Parola del passato, del presente ma anche del futuro.