Giochiamo a prenderci con le Grandi ruote di Staccioli


Vieni con me nel Parco di Villa Glori in una mattinata di luce, entriamo tra i pini e giochiamo a prenderci con le Grandi ruote di Mauro Staccioli (1937-2018), lo scultore più dotato di vis comunicativa tra quelli che hanno realizzato opere di grandi dimensioni per il “Parco di scultura contemporanea” di questa villa romana. Il gioco ha cinque mosse: una è questa della ruota del primo mattino ma nei commenti verranno a salutarti altre ore e altre ombre.

10 Comments

  1. Luigi Accattoli


    Le ruote non hanno nomi ma a me piace nominarle e anche legarle tra loro con il nome. Queste le ho chiamate “Madre e figlia” e ambedue correndo mi hanno rivolto una risata.

    4 Febbraio, 2020 - 15:54
  2. Luigi Accattoli


    Il sole splende e la Ruota del Mezzogiorno tende alla chiarità.

    4 Febbraio, 2020 - 15:57
  3. Luigi Accattoli


    La Ruota del pomeriggio riprende il rosso d’altura.

    4 Febbraio, 2020 - 15:59
  4. Luigi Accattoli


    La Ruota del Vespro torna signora del parco.

    4 Febbraio, 2020 - 16:00
  5. Centofanti Giampaolo

    Commento al vangelo del 5 febbraio 2020
    Marco 6, 1-6

    In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
    Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
    Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
    Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

    Gesù conduce fuori dagli schemi. Non ha alcun ruolo istituzionale, non ha titoli di studio e nella sua patria non può nemmeno approfittare di un certo fascino dello sconosciuto. Non è costui il falegname, di cui è nota anche tutta la famiglia? Appunto si ritiene di avere già inquadrato lui e anche i suoi, anche Maria, la povera vedova di Giuseppe. Tutto già risaputo, classificato. Altro che togliersi come Mosè i calzari davanti al mistero di Dio e dell’uomo. La sua sapienza invece di venire accolta con gioia scandalizza e viene rifiutata perché non è un prodotto delle regole prestabilite della cultura e degli apparati. Fuori degli interessi e degli schemi precostituiti alcuni suoi concittadini possono fare a meno persino dei miracoli. Gesù si stupiva, non si capacitava, di questo grottesco disinteresse. Pensiamo anche a cugini, cognati, di uno che si proclama il Messia. Un dono immenso che può cambiare tutta la vita ma che in un cuore chiuso può suscitare invece solo invidia. La guarigione di pochi malati mostra che un piccolo, un marginale, proprio perché più libero, più semplice, può per primo riconoscere il Cristo e beneficiarne, intuire in Lui piste che rinnovano tutta la vita, la cultura, la pastorale… La società vive di tanti graduali, sereni, alla portata, sì a verità che vanno anche oltre, alla grazia, mentre può rischiare di venire teleguidata tramite gli apparati da pochi veri padroni del vapore, fino a rifiutare, a protestare, contro il suo stesso bene.

    4 Febbraio, 2020 - 16:33
  6. Luigi Accattoli

    Da persona che non firma ricevo questo messaggio:

    Vorrei dire, con tutto il rispetto, a don Giampaolo Centofanti che, a un certo punto, Gesù fu ritenuto “stravagante” perfino dalla Madre e dai famigliari stretti, tanto che andarono a prenderlo, preoccupati, mentre parlava ad una piccola folla. Ed Egli in quel momento indicò, come suoi fratelli e come sua Madre, coloro che lo ascoltavano e che facevano la volontà del Padre suo. Altro che essere fuori dagli schemi precostituiti! Molto di più. Neanche loro evidentemente apprezzavano troppo la sua sapienza.
    Lasciando da parte ogni retorica sui miracoli di Gesù, che sono indicativi, a mio parere, di credenze un po’ infantili, e se ancora oggi si insiste su di essi per dimostrare la potenza sovraumana del Signore, si continua a indurre la gente a chiedere nella preghiera interventi straordinari (“Deus ex machina”) per ottenere quel che si desidera e guarigioni impossibili, sono comunque del tutto d’accordo sul fatto che le persone più libere dagli indottrinamenti e quelle più semplici nel cuore, e che traggono insegnamenti preziosi dalla Vita (dove Dio è presente a tutto tondo), hanno intuizioni che portano alla verità. E non seguono “ i veri padroni del vapore”, andando contro il Bene dell’Umanità tutta.
    Gesù Cristo, cioè l’AMORE, cioè lo Spirito Santo, parla nella coscienza buona, moralmente formata, degli uomini, quando non sia condizionata da preconcetti e da ideologie di qualsiasi genere.

    4 Febbraio, 2020 - 21:22
  7. Centofanti Giampaolo

    Sì anche Maria fu più volte spiazzata da Gesù ed in un cammino graduale imparò a lasciarsi spiazzare. Il profeta è proprio colui che si lascia spiazzare. Gli apostoli impararono questo sempre più. Commuove e colpisce vedere Pietro quante volte corregge il tiro non solo sulla Parola di Gesù ma anche su quella degli uomini. Giovanni Battista aveva profetizzato un Messia Leone della tribù di Giuda che metteva tutti in riga con lo Spirito potente e poi riconosce il Cristo in un agnello sul quale lo Spirito scende come una colomba. Allora aveva sbagliato? No era uno spiazzante approfondimento: il vero leone era una agnello la vera potenza dello Spirito un amore delicato.

    4 Febbraio, 2020 - 21:40
  8. Centofanti Giampaolo

    Commento al vangelo del 6 febbraio 2020
    Mc 6, 7-13

    In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
    E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
    Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

    Gesù in vario modo prima di tutto ci chiama a sé, personalmente e comunitariamente. Poi ci invia, anche qui personalmente e comunitariamente. Vi è sempre questo entrare e uscire, il cielo e la terra, la teoria e la pratica, messi gradualmente, serenamente, in comunicazione. Tanta storia della spiritualità, della filosofia, è percorsa da un oscillare tra tali poli vedendone, e riduttivamente, uno solo o giustapponendoli senza lo Spirito di Cristo. Quei discepoli erano persone normalissime, coi loro doni e coi loro limiti, che cercavano di vivere semplicemente quello che la grazia faceva loro maturare. Affidati a Gesù che cresceva gradualmente in loro. Tendenzialmente nessuna forza, nessun armamentario, in proprio. Persino Maria e il Figlio ci rivelano che questo è il loro sorprendente segreto. Maria nel magnificat non si chiama da sola umile ma piccolina, ossia una creatura che nulla può senza la grazia. Gesù stesso usa questo termine trasmessogli dalla mamma e non le teorie di qualche dottore della legge. Sono docile e piccolino di cuore. Il cuore che gradualmente impara a riconoscere la luce serena, a misura, che lo porta, anche con l’aiuto degli altri. Distinguendola da altre voci, interne ed esterne, schemi, paure, agitazioni, che tendono a far saltare di palo in frasca, a complicare la vita che Dio ci va dipanando. Non si tratta dunque di comprendere la parola col cervello e di metterla in pratica con la mera nostra determinazione. Così emergerebbero i meccanicismi, i sensi di colpa. È la Parola che, donandosi a noi come un seme di grazia, gradualmente ci fa maturare verso la pienezza. La Parola è Cristo che ci porta per mano verso la vita. Così ci sentiamo amati, mentre una parola intellettualistica possiamo avvertirla anche come un peso. Ci affidiamo alla Parola. Non fare noi ma fede in Gesù. Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Questa è l’opera di Dio (prima e più che degli uomini) – risponde Cristo – credere in colui che egli ha mandato. E allora lo scuotere la polvere non è un segno di sprezzante rimprovero ma l’ultimo possibile atteggiamento interiore di un amore che, anche qui in un percorso, non è attaccato a nulla, che non si risente, che rispetta la volontà, il cammino, dell’altro. Dio può così prendere ad agire Lui in noi e intorno a noi, la vita tutta può rinascere con ogni dono, spirituale, umano, materiale.

    5 Febbraio, 2020 - 13:01
  9. Beppe Zezza

    Per don Centofanti
    Forse che gli ebrei dei tempi di Gesù erano più peccatori degli uomini dei nostri tempi? E perché allora gli apostolo predicavano soprattutto la conversione mentre oggi della necessità di conversione si parla assai poco nella Chiesa ( ad eccezione della “ conversione ecologica “ la quale ha una connessione assai remota con la conversione a Dio )?

    6 Febbraio, 2020 - 10:50
  10. Centofanti Giampaolo

    Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 18-20).

    Come osserva lei l’annuncio della conversione è ineludibile. La Chiesa nel tempo nel dono dello Spirito impara sempre più ad amare come Gesù. Lui non dava risposte prefabbricate. Perdona l’adultera che volevano lapidare e le dice di non peccare più. Ma la sua parola è un seme di grazia donato al momento opportuno. Infatti alla samaritana che aveva sei mariti non dice ti perdono ma non peccare più. Le chiede da bere. Certo perché stanco del viaggio aveva sete. Ma prima di tutto perché sapeva che quella donna tanto affettivamente confusa, forse su quel piano ancora senza la grazia, aveva invece ricevuto e accolto il dono di dare ad un altro il “suo” faticosamente acquisito. E per di più di darlo ad un nemico. Da quell’apertura nasce un dialogo che si può intuire è di una vita, nel quale gradualmente la donna torna con amore dal suo vero marito.
    E quella donna riconosce in Gesù un profeta perché si sente compresa, amata, aiutata con delicatezza a trovare la sua autentica, libera, sé stessa e non risposte meccaniche che massacrano gli altri a fin di bene.
    Gli estremi dunque sono sempre due: qui indottrinare gli altri o accoglierli senza attenzione alla loro e alla stessa nostra crescita. Solo la sequela di Gesù ci può aiutare a trovare sempre più il suo amore delicato e attento. E talora questa strada la intuisce prima una persona dal cuore semplice più che qualche teologo. Come una mamma che ha due figli che non vanno più in Chiesa. Ma almeno gradualmente il suo cuore di mamma e non tante logiche astratte le fanno intuire che in quel momento un figlio va lasciato libero nel suo percorso per non rischiare effetti controproducenti mentre stimolare l’altro è cosa positiva.

    6 Febbraio, 2020 - 16:02

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