Francesco: “Roma capitale evento provvidenziale”

«Parve un crollo; e per il dominio territoriale pontificio lo fu […]. Ma la Provvidenza, ora lo vediamo bene, aveva diversamente disposto le cose, quasi drammaticamente giocando negli avvenimenti»: Francesco nel messaggio di oggi per l’avvio dei festeggiamenti del 150° anniversario di Roma Capitale rievoca questa affermazione del cardinale Montini (1962) e così continua: “La proclamazione di Roma Capitale fu un evento provvidenziale, che allora suscitò polemiche e problemi. Ma cambiò Roma, l’Italia e la stessa Chiesa: iniziava una nuova storia”. Nei commenti riporto alcuni passaggi del messaggio, letto dal cardinale Parolin al Teatro dell’Opera dove si è tenuta questa prima manifestazione. In coda una mia nota.

15 Comments

  1. Luigi Accattoli

    La Shoah vissuta a Roma. La Chiesa, in questa vicenda, ha condiviso le gioie e i dolori dei romani. Vorrei, quasi in modo esemplificativo, ricordare almeno tre momenti di questa ricca storia comune. Il pensiero va ai nove mesi dell’occupazione nazista della città, segnati da tanti dolori, tra il 1943 e il 1944. Dal 16 ottobre 1943, si sviluppò la terribile caccia per deportare gli ebrei. Fu la Shoah vissuta a Roma. Allora, la Chiesa, fu uno spazio di asilo per i perseguitati: caddero antiche barriere e dolorose distanze. Da quei tempi difficili, traiamo prima di tutto la lezione dell’imperitura fraternità tra Chiesa cattolica e Comunità ebraica, da me ribadita nella visita al Tempio Maggiore di Roma. Inoltre siamo anche convinti, con umiltà, che la Chiesa rappresenti una risorsa di umanità nella città. E i cattolici sono chiamati a vivere con passione e responsabilità la vita di Roma, specie i suoi aspetti più dolorosi.

    3 Febbraio, 2020 - 21:21
  2. Luigi Accattoli

    La città del Vaticano II. Vorrei ricordare, in secondo luogo, gli anni del Concilio Vaticano II, dal 1962 al 1965, quando la città accolse Padri conciliari, Osservatori ecumenici e tanti altri. Roma brillò come spazio universale, cattolico, ecumenico. Divenne città universale di dialogo ecumenico e interreligioso, di pace. Si vide quanto la città significhi per la Chiesa e per l’intero mondo. Perché, come ricordava lo studioso tedesco Theodor Mommsen a fine Ottocento: «a Roma non si sta senza avere dei propositi cosmopoliti».

    3 Febbraio, 2020 - 21:21
  3. Luigi Accattoli

    Convegno sui mali. Il terzo momento che vorrei ricordare è tipicamente diocesano, ma toccò la città: il cosiddetto convegno sui “mali di Roma” del febbraio 1974, voluto dall’allora Cardinale Vicario Ugo Poletti. In partecipate assemblee di popolo, ci si pose in ascolto dell’attesa dei poveri e delle periferie. Lì, si trattò di universalità, ma nel senso dell’inclusione dei periferici. La città deve essere la casa di tutti. È una responsabilità anche oggi: le odierne periferie sono segnate da troppe miserie, abitate da grandi solitudini e povere di reti sociali.

    3 Febbraio, 2020 - 21:22
  4. Luigi Accattoli

    “Noi romani” dice Bergoglio. C’è una domanda d’inclusione scritta nella vita dei poveri e di quanti, immigrati e rifugiati, vedono Roma come un approdo di salvezza. Spesso i loro occhi, incredibilmente, vedono la città con più attesa e speranza di noi romani che, per i molteplici problemi quotidiani, la guardiamo in modo pessimista, quasi fosse destinata alla decadenza. No, Roma è una grande risorsa dell’umanità! […] Roma può e deve rinnovarsi nel duplice senso dell’apertura al mondo e dell’inclusione di tutti. A questo la stimolano anche i Giubilei, e quello del 2025 ormai non è più lontano […]. Roma sarà promotrice di unità e pace nel mondo, quanto sarà capace di costruirsi come una città fraterna.

    3 Febbraio, 2020 - 21:22
  5. Luigi Accattoli

    Messaggio schietto e provocatorio. Roma “grande risorsa dell’umanità” ma con “troppe miserie”: Francesco propone il suo augurio con un linguaggio schietto, quasi provocatorio. A suo modo provocatoria e senza precedenti è la stessa partecipazione di un Papa alle celebrazioni di Roma Capitale.
    Quando la capitale fu trasferita da Firenze a Roma il Papa d’allora, Pio IX, scomunicò i protagonisti della decisione ed ecco oggi un altro Papa che qualifica come “provvidenziale” quella proclamazione.
    Provocatoria – e in più direzioni – è anche la rievocazione che Francesco ha fatto, nel messaggio, della partecipazione della Chiesa “alle gioie e ai dolori dei romani” in questo secolo e mezzo.
    Ha ricordato tre momenti, mettendo per primo “la terribile caccia” dei nazisti agli ebrei: “Fu la Shoah vissuta a Roma”, ha scritto lapidario Bergoglio.
    Ha aggiunto che in quei nove mesi di Roma occupata “la Chiesa fu uno spazio di asilo per i perseguitati”: il fatto è vasto e certo, riconosciuto anche dalla Comunità ebraica romana, che però lo ricorda unendolo sempre alla protesta per il cosiddetto “silenzio” di Pio XII sulla deportazione. Al “silenzio” Francesco non accenna e vedremo che ne diranno gli ebrei.
    Gli altri momenti ricordati dal Papa sono il Concilio Vaticano II, quando Roma “divenne città universale di dialogo ecumenico e interreligioso”; e il “Convegno sui mali di Roma del febbraio 1974”, quando la Chiesa si pose “in ascolto delle attese dei poveri e delle periferie”.
    Il richiamo di quel convegno è la più pungente delle provocazioni contenute nel messaggio: Francesco infatti lo conclude affermando che anche oggi le periferie romane sono “segnate da troppe miserie e abitate da grandi solitudini”. Pungente ad extra perchè richiama le “troppe miserie”, ma anche ad intra dove quell’evento non è stato mai davvero digerito: nel quarantennale, che ricorse nel 2014, regnando già Francesco, il convegno non fu neanche commemorato dall’ufficialità ecclesiastica.

    3 Febbraio, 2020 - 21:31
  6. Centofanti Giampaolo

    Commento al vangelo del 4 febbraio 2020
    Marco 5, 21-43

    In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
    Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
    E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
    Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
    Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

    In questa pericope Gesù stava lungo il mare della fede. Giairo fino a quel momento si era barcamenato con gli altri capi della stessa sinagoga non rischiando il riconoscimento di Cristo. Vi è tutta una gestione terrena delle cose che toglie vita, che non alimenta, le persone. Un percorso che dura da dodici anni. Ma l’amore per la figlia in fin di vita spinge Giairo a superare ogni rispetto umano e a gettarsi ai piedi del Signore chiedendogli aiuto. E tutti i fedeli lo seguono. Il brano ora lo chiama il capo, non uno dei capi. Inizia una liberazione tanto attesa nella quale quelle persone si aiutano a vicenda, con la loro stessa esperienza, a crescere nella fede. Le resistenze di alcuni, che manifestano la brutalità di quell’ambiente, vengono superate da questa maturazione comunitaria. Nel momento più oscuro però, quello della morte della fanciulla, Gesù allontana tutti tranne i genitori della giovinetta e tre apostoli. Non pretende anche dagli altri una fede che già vada oltre la morte. Ma anche tiene con sé quel germe di Chiesa nascente: non temere, soltanto abbi fede!

    3 Febbraio, 2020 - 22:23
  7. Luigi Accattoli

    Ringrazio don Giampaolo Centofanti, prete e teologo romano, per questo commento al Vangelo di domani. Don Giampaolo promette di postare qui, possibilmente ogni giorno, un commento al Vangelo quotidiano proposto dalla liturgia romana. Sono felice di questa sua disponibilità e invito i visitatori ad approfittare delle sue lectio e – se credono – a interagire con lui.

    3 Febbraio, 2020 - 22:37
  8. Centofanti Giampaolo

    Grazie tantissime.

    3 Febbraio, 2020 - 23:07
  9. Beppe Zezza

    La interazione proposta si intende avvenga sul blog?
    A me ha incuriosito il collegamento che don Centofanti fa tra il piccolo numero di persone autorizzate ad assistere al miracolo ( clamoroso ) con il “ pretendere una fede che vada oltre la morte “. Parrebbe che voglia intendere che il compirsi del miracolo sia ”condizionato” dalla fede degli astanti. A me pare che il segno compiuto da Gesù serva a “confermare “ la fede ( embrionale ) dei genitori e di alcuni ben precisati suoi apostoli. Sia cioè un “aiuto alla fede (in Lui) “ e non una “ pretesa ”, aiuto che per poter essere accettato positivamente richiede che il ricevente sia preparato ad accoglierlo. Il messaggio è dunque un incoraggiamento : abbi fede e assisterai a miracoli incredibili ( come quello di un morto che resuscita )

    4 Febbraio, 2020 - 10:33
  10. Luigi Accattoli

    Sì, Beppe: può esserci qui conversazione sugli interventi di don Giampaolo come sui miei post. E’ un esperimento. Vediamo come procede. Ognuno che scrive specificherà a quale argomento fa riferimento. Credo possa funzionare e sono contento che vi sia costante attenzione alla Scrittura.

    4 Febbraio, 2020 - 10:51
  11. Centofanti Giampaolo

    Anche secondo me è proprio così. Il linguaggio di Gesù va sempre inteso nella fiducia nel suo amore. Che in senso buono provoca, cioè stimola, attrae, in un cammino sereno e graduale, verso un oltre sempre più vivo, fraterno. Questa fiducia che Gesù parli una lingua che non calpesta l’umano ma lo aiuta gradualmente a rinascere alimenta dunque anche una nuova fiducia verso gli altri, verso il dialogo, la comprensione. È tutto un graduale imparare a lasciare che lo Spirito compia la sua opera di pace aiutandoci a superare umanissime ansie, incomprensioni, ad accettare, a comprendere, qualche fragilità senza ingigantirla… Così è molto bello vedere che Gesù incoraggia. Ecco, Gesù incoraggia, con delicatezza…

    4 Febbraio, 2020 - 11:22
  12. Centofanti Giampaolo

    Se tende a funzionare potrebbe risultare un aiuto a collegare Parola e vita. Per esempio questo post ed il vangelo di oggi parlano della vita di una città, di una comunità… Gli spunti mi paiono concomitanti…

    4 Febbraio, 2020 - 11:29
  13. Fabrizio Scarpino

    Grazie a don Giampaolo e a Luigi.

    4 Febbraio, 2020 - 12:11
  14. Centofanti Giampaolo

    Grazie a voi.

    4 Febbraio, 2020 - 16:29

Lascia un commento