Questo post è nel segno della varietà applicata al Papato: prende spunto da francobolli tunisini dedicati ai tre Papi africani che avemmo nei primi secoli e segnala alla buona quanta mai storia e geografia siano restate intrecciate alle vicende dei vescovi di Roma, nonché quanto vario sia oggi l’atteggiamento dei paesi musulmani nei confronti del cristianesimo. La varietà giova alla salute, come l’aprire le finestre e l’uscire di casa.
Francobolli della Tunisia per i tre Papi africani
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Il giorno di Natale le Poste tunisine hanno emesso tre francobolli dedicati ai tre Papi africani: Vittore I (189-199), Milziade (311-314), Gelasio I (492-496). Un timbro speciale, realizzato con la collaborazione delle Poste Vaticane, ha accompagnato l’emissione che rientra in un programma delle Poste tunisine mirato a “segnalare i valori di tolleranza, fratellanza, apertura e dialogo interreligioso”.
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Tra Anagni e Cesena. Quanto alla provenienza geografica dei “vescovi di Roma”, i manuali segnalano oltre ai 217 italiani, di cui andiamo orgogliosi, altri 36 europei: 15 tra francesi e savoiardi, 8 tra tedeschi e fiamminghi, 4 iberici, 4 greci, 2 dalmati, 1 inglese, 1 polacco, 1 della Tracia (tra Bulgaria e Grecia). Da fuori Europa ne sono venuti 5 dalla Siria (Aniceto, Giovanni V, Sisinno, Costantino, Gregorio III), 3 dalla Terra Santa (Pietro, Evaristo, Teodoro I), 3 dall’Africa (dai quali è partito il post), 1 dall’Asia minore (Giovanni VI), 1 dalle Americhe. Liberiamoci dunque dall’idea che i Papi debbano essere europei e possibilmente italiani, meglio se nati tra Anagni e Cesena.
Occhio ai Papi bizantini. Un segno di varietà della storia del Papato forse più interessante di quello della provenienza geografica è quello geopolitico. Siamo abituati a percepire le varianti imperiali, francesi, spagnole e italiane che si sono fatte sentire lungo il secondo millennio, ma poco si bada alla variante bizantina del primo millennio: tra il 534 e il 715 si ebbero una trentina di vescovi di Roma soggetti all’autorità degli imperatori bizantini: sono quelli che gli storici chiamano “Papi bizantini”. La molteplicità delle esperienze storiche del Papato è un buon aiuto a intendere le variazioni geografiche e politiche che questa istituzione bimillenaria ha ripreso a vivere in epoca contemporanea a partire dai Papi della stagione napoleonica, con le due accelerazioni della fine del potere temporale nel 1870 e con la nascita del mondo globale un secolo dopo, al termine della “guerra fredda”.
È interessante osservare, soprattutto in confronto con la storia della ortodossia, come il tanto deprecato “ Stato della Chiesa “ abbia contribuito a salvaguardare, in un lungo periodo storico, la libertà dell Chiesa dal potere politico e come in un ltro contesto sia stata la fine la fine del “ potere temporale dei papi” a ottenere lo stesso risultato.