“Dio è in cielo in terra e in ogni luogo” diceva il catechismo ma i catechisti avevano l’elenco aggiornato dei luoghi dove non poteva proprio stare a cominciare da quelli dove la vita si presenta più “umana”, come protestava Eugenio Montale con l’elzeviro “Sosta a Edimburgo” (Corriere di Informazione, 15 ottobre 1946). Montale avrebbe forse lodato la “Gaudete et exsultate” di Francesco che al paragrafo 42 biasima la pretesa di “definire dove Dio non si trova”.
Dove sia Dio e dove no
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E’ un mio “spillo” di tanto tempo addietro [pubblicato a pagina 13 della “Lettura” del Corsera, il 15 aprile 2018]: “tanto” per uno spillo, che di suo dura una settimana, ma poco per l’argomento che spillava, o pungeva, o appuntava: nientemeno che dove sia Dio e dove no.
Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio 2017:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Nei commenti che seguono, do conto dei testi di Montale e di Francesco evocati dallo spillo e di uno di Gianni Baget Bozzo che mi è capitato ieri tra le mani e che mi ha richiamato questo spillo che qui nel blog non avevo mai ripreso.
Montale 1. Nell’elzeviro “Sosta a Edimburgo” [vedilo nella raccolta Farfalla di Dinard, Mondadori 1960, pp. 238ss] Montale narra di una visita a Edimburgo durante la quale legge sulle mura di una chiesa la scritta «God is not where…» [Dio non è dove… ], seguita da un elenco di siti dove Dio è “inutile cercarlo”: “e tutti i luoghi dove la vita si presenta facile gradevole e umana e dove veramente Dio potrebbe trovarsi o cercarsi sono elencati in lunghe filze che seguono quel ricorrente memento: Dio non è qui, e neppur qui, e neppur qui”. “Un giorno d’estate – continua il poeta laureato – mi capitò di girare a lungo intorno a quella folta matassa, ritornando continuamente sui miei passi e dicendomi con l’angoscia in cuore e la vertigine in testa: Ma insomma, dov’è Iddio, dov’è?”.
https://books.google.it/books?id=MGXKDgAAQBAJ&pg=PT38&lpg=PT38&dq=a+edimburgo,+citt%C3%A0+dove+le+piazze+principali+hanno+forma+e+nome&source=bl&ots=xk3m8bLSvs&sig=ACfU3U0iMDM1h4zpr5faGQB4V8og2O2QXw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjggqbDn-bjAhULNOwKHWouCoQQ6AEwBnoECAkQAQ#v=onepage&q=a%20edimburgo%2C%20citt%C3%A0%20dove%20le%20piazze%20principali%20hanno%20forma%20e%20nome&f=false
Montale 2. Durante quella sosta a Edimburgo Montale scrisse anche una poesia che prendeva spunto dalla domanda su dove sia Dio. Dieci versi che sono poi entrati nella raccolta “La Bufera e altro” (1957) con il titolo “Vento sulla mezzaluna”. Questa è la seconda delle due cinquine che compongono quel testo:
L’uomo che predicava sul crescente
mi chiese «Sai dov’è Dio?». Lo sapevo
e glielo dissi. Scosse il capo. Sparve
nel turbine che prese uomini e case
e li sollevò in alto, sulla pece.
La poesia è dedicata a una delle donne che occhieggiano ai margini dei testi montaliani. Il primo verso dice: “Il grande ponte non portava a te”. Possiamo dunque immaginare che il poeta abbia risposto – tra sé – al predicatore che Dio è dove due si amano e ne abbia ricevuto una risposta totalmente negativa “Scosse il capo”. La risposta del poeta, che resta nascosta, la devi immaginare tenendo presenti le allusioni della prosa riportata al commento precedente a “dove veramente Dio potrebbe trovarsi o cercarsi”.
Francesco. Gaudete et Exultate, 19 marzo 2018: 42. Neppure si può pretendere di definire dove Dio non si trova, perché Egli è misteriosamente presente nella vita di ogni persona, nella vita di ciascuno così come Egli desidera, e non possiamo negarlo con le nostre presunte certezze. Anche qualora l’esistenza di qualcuno sia stata un disastro, anche quando lo vediamo distrutto dai vizi o dalle dipendenze, Dio è presente nella sua vita. Se ci lasciamo guidare dallo Spirito più che dai nostri ragionamenti, possiamo e dobbiamo cercare il Signore in ogni vita umana. Questo fa parte del mistero che le mentalità gnostiche finiscono per rifiutare, perché non lo possono controllare.
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20180319_gaudete-et-exsultate.html
Gianni Baget Bozzo, Manuale di mistica. Sintassi dell’esperienza religiosa (Rizzoli 1984, p. 131): “Dio abita solo il cuore dell’uomo, non vi è altro luogo in cui Dio abiti”.
La cosa importante è che lo sento vicino a me.
Mamma mia Luigino mio che impegnativo questo post! Santo cielo. Discorsi troppo alti, troppo, troppo alti per gli umani , troppo, troppo umani. Poi non ti lamentare se in tanti passano per il tuo blog ma pochi si fermano. Non sai che la nostra è una generazione incredula? E di questo nostro Dio addomesticato nessuno si cura? Un parruccone munifico, generoso, tanto che gliela si può fare in barba e passare impunemente dall’altra parte diretti nella patria beata, bypassando giustizia giudizio inferno purgatorio perché tanto questo Dio immaginifico ammantato di misericordia tout court è un vecchio sordo e cieco.. Quale tragico inganno.
Adoro Montale. Posso dire di conoscere a memoria gran parte della sua poetica studiata al Liceo e mai dimenticata. Anche lui, figlio del suo tempo, vive nell’ intimo suo quella componente di negatività umbratile, pessimistica, in costante affanno e ricerca disperata di senso, di un credo religioso, di una delineazione più netta e precisa della vita e della morte. Non poco l’influsso delle letture contingenti impregnate di nichilismo, scetticismo, influenzeranno la formazione del suo pensiero tormentato costantemente dal dubbio che trapela poi nella sue opere. Penso a certe espressioni che si evincono a tratti tipo “l’animo informe” “il prato polveroso” e, secondo me, i versi finali di “meriggiare pallido e assorto” eslpicitano il mal di vivere e una totale chiusura alla speranza…
” ..E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia”
Per certi aspetti rammenta, neppure troppo vagamente, il nichilista per antonomasia Friedrich Nietzsche. Anche lui, come molti, della sua epoca tormentata, e il nostro poeta eccellente non riuscì mai veramente a liberarsi del presunto avversario: da Dio. Così Nietzsche chiama Dio alla fine della sua vita: “unico compagno”, “grande nemico “mio sconosciuto” e “mio carnefice” a motivo del Suo la dove invece dovrebbe arrendersi..e si scioglie in una lamentazione tratte dallo Zarathaustra, toccante e veramente straordinaria:
” tutte le lacrime mie corrono a te
e ultima fiamma del mio cuore
s’accende per te.
Oh torna indietro,
mio Dio sconosciuto! Dolore mio
Felicità mia ultima!…”
corrige…” a morivo del Suo silenzio..”
a motivo…