Mi scrive un lettore del libretto delle 110 “parabole” di Papa Francesco [vedi post precedente] che chiede: “Avevo già notato dal blog la tua passione per la parola ‘parabola’: ma da dove ti viene?” Ho risposto: dalle parabole di Gesù, ovviamente, che cerco di imparare a memoria. Ma anche dal Talmud, dalle storielle dei maestri rabbinici, dai racconti dei Chassidim, dalle Mille e una notte, dai fioretti di tutti i santi, dalle astuzie di Bertoldo e dalle simplicità di Bertoldino, dalle avventure di Pinocchio, dagli exempla e dalle similitudini d’ogni secolo, dalla “Leggenda aurea”, dal Novellino e dal Boccaccio. “Dal Boccaccio?” richiede il mio lettore. La risposta la trovi nel primo commento.
La passione per la “parabola” mi viene dal Boccaccio
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Giovanni Boccaccio, proemio del Decameron: “Intendo di raccontare cento novelle o favole, o parabole, o istorie che dire le vogliamo”. Il Boccaccio magno maestro di ogni prosatore del volgare d’Italia. De vulgari eloquentia.
«Ma anche dal Talmud, dalle storielle dei maestri rabbinici, dai racconti dei Chassidim, dalle Mille e una notte, dai fioretti di tutti i santi, dalle astuzie di Bertoldo e dalle simplicità di Bertoldino, dalle avventure di Pinocchio, dagli exempla e dalle similitudini d’ogni secolo, dalla “Leggenda aurea”, dal Novellino e dal Boccaccio».
Tutto sullo stesso piano (compresi i vangeli), si direbbe.
Bravo, sei perfettamente aggiornato.