Amo le chiassanti cicale. Passo la giornata in casa per scampare alla vampa e alle 19.00 vado in piazza di Santa Maria Maggiore al concerto cicalante che arriva dai platani di via Merulana. Ho con me una sera “I detti del Beato Egidio” dove sono formiche e l’altra sera la “Vita seconda di Tommaso da Celano” dov’è una cicala. Come dono d’estate ai visitatori riporto nel primo commento e nel secondo le une e l’altra. E poi mie cicale e infine una di Rodari.
Dono d’estate: la cicala e la formica nelle fonti francescane
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“Dicea Frate Egidio che le formiche non piacìeno a Santo Francesco, sì come gli altri animali, per la gran sollicitudine ch’elle hanno di congregare e di riporre dovizia di grano al tempo di state per lo verno; ma dicea che gli uccelli gli piaceano molto più, perchè non congregavano nulla cosa nell’uno dì per l’altro. Ma la formica ci dà esempio che noi non dobbiamo stare oziosi nel tempo della state di questa vita presente, acciò che noi non ci troviamo vacui e senza frutto nello verno dello ultimo e finale giudizio“.
Da “I detti del Beato Egidio” riportati in appendice a “I fioretti di San Francesco”, Einaudi 1974 [le formiche sono nel capitolo VII, alla pagina 248]
Su un fico una cicale. Alla Porziuncola, su un fico posto accanto alla cella del Santo stava una cicala, che cantava frequentemente con la soavità consueta. Un giorno il Padre, allungando verso di lei la mano, la invitò dolcemente: “Sorella mia cicala, vieni a me!”. Come se comprendesse, subito gli volò sulle mani, e Francesco le disse: “Canta, sorella mia cicala, e loda con gioia il Signore tuo creatore!”.
Essa obbedì senza indugio. Cominciò a cantare e non cessò fino a quando l’uomo di Dio unì la propria lode al suo canto, e le ordinò di ritornare al suo posto. Qui rimase di continuo per otto giorni, come se vi fosse legata. Quando il Padre scendeva dalla cella, l’accarezzava sempre con le mani e le ordinava di cantare. Ed essa era sempre pronta ad obbedire al suo comando.
“Diamo ormai licenza alla nostra sorella cicala – disse un giorno Francesco ai suoi compagni -. Ci ha rallegrati abbastanza fino ad ora con la sua lode: la nostra carne non deve trovarvi un motivo di vanagloria “. E subito avuta la sua licenza, si allontanò e non si rivide più in quel luogo.
Davanti a questi fatti, i frati rimanevano grandemente ammirati.
Dalla “Vita Seconda di Tommaso da Celano”, capitolo CXXX [Fonti francescane 757]
Il blog è pieno di cicale.
Qui gli dedico una poesia:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/saluto-al-mare/#comments
Questa è una cicala in piena notte:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/suona-la-cicala-in-piena-notte/#comments
Ci sono anche cicale della Liguria:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/index.php?s=cicale
Alla formica
di Gianni Rodari
Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.
Da “Filastrocche in cielo e in terra”, Einaudi 1960 [Nella raccolta “I cinque libri”, Einaudi 1993, “Alla formica” è a pagina 147]
A proposito di cicale…
La cicala e il grido del cielo
di Franco Marcoaldi
Sei la colonna sonora dell’estate
però non ti ho mai vista in faccia.
Pratichi il mimetismo e se qualcuno
si avvicina al tuo ricovero
taci di colpo, per sottrargli traccia.
Il tuo rumore è rauco, lento,
cadenzato; quasi raspassi il sole
in un giorno ideale da bucato.
Ché appena arriva l’ombra
il tuo tamburo ammutolisce,
le lamine vibranti giacciono inerti:
il paesaggio non respira più,
grido del cielo che svanisce.
Quella sgradita sinfonia
che sgorgava dalla terra screpolata
martellando il cervello
nell’ora più accaldata,
ora mi manca. Il tuo silenzio
pare un avvertimento:
l’ombra ha trionfato sulla luce
e si riaffaccia lo sgomento.
da «Animali in versi», Einaudi 2006.
“Sgradita sinfonia”: ho la mente rutilante.
Rispondo con la prima strofe dell’ode “La cicala” di Giovanni Meli (1814):
Cicaledda tu ti assetti
Supra un ramu la matina,
Una pampina ti metti
A la testa pri curtina
E dda passi la jurnata
A cantari sfacinnata.