Visitatori belli, salute. Il lunedì dell’Angelo è ancora per intero nella luce di Pasqua. Approfitto di questa chiarità per un nuovo saluto, dopo quello che avevo fatto sabato. In risposta alle mie parole molti di voi mi hanno scritto i loro auguri, sia intervenendo nel blog, sia per posta personale. Siete tanti che visitate e leggete senza intervenire e chi interviene tende ultimamente a farsi reticente. Invito tutti a partecipare con libertà. Ora che le nuove regole hanno quasi eliminato le cattive diatribe io credo che chi auspicava quell’eliminazione possa provare a commentare senza remore. Magari con l’avvertenza ad andare al merito delle questioni più che alla disputa, o anche a questa ma con la serenità di chi ha qualcosa da dire e vorrebbe essere utile, non con l’intenzione di ferire o di fare chiasso. E’ in gioco la pedagogia della Rete, che di suo s’incendia o tace: vorrei stimolare a cercare una terza via, di partecipazione pastosa, magari anche polemica, ma sempre nel rispetto. Vediamo se sarà possibile. Io credo lo sia.
Saluto del lunedì dell’Angelo a tutti i visitatori
33 Comments
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Caro e stimatissimo Luigi, io sono un frequente visitatore e lettore del tuo blog, ma anche un reticente, come sai bene. Però non è il tuo blog il problema dei visitatori silenti, né tantomeno tu. Ci mancherebbe! Il problema, almeno per me, è una certa situazione ecclesiale che mi fa stare male. Ma, mi chiedo:e se sono io il problema? Nel senso che sono io che ho i miei problemi?… E allora perché affliggere gli altri con i miei problemi? Però, visto quello che è successo e sta ancora succedendo nello Sri Lanka, desidero manifestare tutto il mio dolore di fratello cristiano per le 290 vittime mortali e per i più numerosi feriti causati laggiù da integralisti islamici. Questi hanno come missione il compito di farci fuori, così si guadagnano il loro paradiso. Difatti quasi tutti gli attentati sono stati causati da kamikaze, persone che si ammazzano per ammazzare gli altri. Quello che intendeva realizzare in Italia e nel Natale scorso il 20enne somalo Mohsin Ibrahim Omar, alias Anas Khalil, noto sui social come Yusuf, lo stesso nome della scuola coranica estremista di Nairobi dove si sarebbe radicalizzato. Se siamo ancora vivi dobbiamo ringraziare la valente Polizia Italiana. Ed era un terrorista che sosteneva «se Dio vuole, se serve alla causa, bisogna farlo, bisogna uccidere».
E allora noi questa gente la dobbiamo accogliere? La mia idea è che, quando arrivano, devono sottoscrivere una dichiarazione di condanna di quanto prescrive la loro religione per chi non è mussulmano. Altrimenti a casa!!!…
Avrei in mente di dire altro, ma mi astengo. Concludo con un GRAZIE DI CUORE ALLA NOSTRA POLIZIA, che ci ha permesso di essere ancora in contatto. Padrone bellissimo di blog, ti saluto.
Dimenticavo di scrivere che gli jihadisti hanno funestato anche la nostra Pasquetta. Penso che ci dobbiamo organizzare per resistere. Pregare ci vuole, ma bisogna anche darsi da fare per noi e per il nostro amatissimo Gesù che ha già sofferto tantissimo e non penso che gli faccia piacere la sofferenza e la morte dei suoi fratelli uccisi da questi mussulmani. Mi fermo e ti saluto. Mi fa molto piacere che siamo ancora vivi. Un abbraccio, caro Luigi!!!…
Mi trovi concorde sulla possibilita’ che si possa fare.
Vediamo che succede……
Giuseppe rispondo alla tua giusta preoccupazione segnalando – a te e a tutti – la saggia e cristiana reazione al sangue venuta dal cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka. Leggila in tutte le righe e con fiducia. Io lo conosco bene, è stato molti anni nella Curia Romana, ho avuto occasione di intervistarlo e in occasione dell’ultimo Conclave avevo pensato anche a lui come a un possibile Papa proveniente dal Sud del mondo – e ricordo che un visitatore che prima si firmava Syriacus e poi Stefano si era entusiasmato a quella mia ipotesi – perchè anche lui conosceva Ranjith:
https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-04/sri-lanka-card-ranjith-seguire-l-esempio-di-cristo.html
Cinzia tu sai che ti voglio bene e ora ti dico che saluto con letizia, come un dono di Pasqua, queste tue parole.
Carissimo Luigi,
il Cardinale ha detto anche questo:
“Non si sa cosa possiamo dire a questa gente perché erano andati a pregare, erano andati dal Signore.”
Questo lo condivido in pieno.
Quanto all’appello di seguire l’esempio di Gesù Cristo, che sulla Croce ha perdonato quelli che lo hanno crocifisso, sinceramente faccio molta fatica. E non dimentichiamo che Gesù è DIO, che può fare cose impossibili per noi sue creature. Allora perdoniamo quegli assassini e facciamo loro una festa perché hanno procurato il Paradiso alle vittime mortali deo loro attentati? Io NON AUGURO A NESSUNO CHE SI GUADAGNI IL PARADISO IN QUESTO MODO!!!
Non me la sento proprio, anche perché non sono un cristiano perfetto. Ma sono sicuro che nessuno, proprio nessuno potrebbe pensare il contrario.
Scusami Luigi, se ho sbagliato. Ti saluto con affetto fraterno.
Giuseppe io credo che il perdono – come le altre opzioni evangeliche radicali: porgere l’altra guancia, pregare per chi ti fa del male, rinuncia all’uso e al possesso delle armi, a fare causa, a esigere la restituzione di un debito, a giudicare il prossimo – vada proposto con prudenza e solo da chi condivide l’esposizione al pericolo e se ne assume i rischi. Dunque non da noi a loro, ma il cardinale è lì e partecipa del rischio comunitario e perciò le sue parole sono un giusto richiamo alla via proposta dal Vangelo. Condivido poi la tua cautela ma non condivido l’affermazione che si tratti di una via da sottrarre all’imitazione di Cristo, in quanto sua esclusiva: non trovo nella Scrittura alcun elemento che incoraggi questa interpretazione. Gesù dice perdonate, porgete, non giudicate. Indica comportamenti. Ma se tu conosci un brano che va nel tuo senso, indicamelo.
Ecco un altro vescovo dello Sri Lanka, Warnakulasuriya Devsritha Valence Mendis, vescovo di Chilaw, che ci manda parole accorate e descrive il concreto della situazione in cui si trovano i cristiani del paese:
https://acs-italia.org/acs-notizie-dal-mondo/attacchi-sri-lanka-vescovo-chilaw-ad-acs-pregate-tutti-cristiani-soffrono-causa-della-fede/
Sinceramente sono rimasto colpito ( negativamente ) da questa affermazione dell’intervistatore che si trova in Vatican news ,nel link postato da Luigi.
“Sono stati colpiti i cristiani, ma in realtà è stato colpito anche il buddismo, l’induismo e la realtà musulmana” E un commento che mi pare proprio fuori luogo, almeno nell’immediato.
Per quel che concerne il perdono cristiano , Gesu’ nella parabola del perdono da accordare “settanta volte sette” parla di “perdono” a qualcuno che lo chiede!
Purtroppo Nel nostro caso non c’è proprio nessuno che lo chieda. Siamo sempre in attesa che dai pulpiti islamici si alzi qualche forte voce di condanna per gli attentati terroristici. Se anche ci sono queste voci sono talmente sommesse che nessuno le sente!
Luigi, non ho elemento scritturale che giustifichi la mia affermazione. Quello che so, come regola generale, è che nell’interpretazione delle scritture, al fine di comprendere il senso esatto di quanto scritto, è necessario che la narrazione sia contestualizzata. Difatti nell’evento della crocifissione, Gesù chiede il perdono al Padre perchè i suoi crocifissori non sapevano quello che stavano facendo. Di più Gesù è davvero un DIO-AMORE, perchè salva addirittura il ladrone che glielo chiede. Anch’io gli chiedo di perdonarmi perché non so quello che sto facendo.
Ciao, Luigi.
Altre parole del cardinale completano il quadro:
https://www.lastampa.it/2019/04/23/vaticaninsider/sri-lanka-il-cardinale-ranjith-sia-fatta-giustizia-contro-gli-attentatori-sono-peggio-di-animali-JXEwOtqfgc4XuSACfjKHuJ/pagina.html
Caro Beppe, ho letto il tuo intervento dopo che ho postato il mio. Ancora una volta la nostra omonimia mi unisce a quanto da te scritto.
Un abbraccio!
Qui è la condanna del Grand Imam di Al-Azhar e del “Consiglio dei saggi musulmani”:
https://agensir.it/quotidiano/2019/4/23/attentati-sri-lanka-grand-imam-di-al-azhar-e-consiglio-saggi-musulmani-queste-perverse-azioni-terroristiche-vanno-contro-gli-insegnamenti-di-ogni-religione/
Tanto di cappello al Grand Imam di Al-Azhar e al “Consiglio dei saggi musulmani”. Ma noi in Italia abbiamo a che fare con persone come questa, purtroppo:
“ROMA – Paura accanto alla stazione Termini. Nel corso di una violenta lite scoppiata tra due senza fissa dimora, uno dei due, un cittadino marocchino di 37 anni, accoltella alla gola un georgiano, che ha raccontato ai soccorritori: “Mi ha colpito dopo aver visto che avevo un crocifisso al collo”. Il fatto è successo alla vigilia di Pasqua. Si indaga per capire se sia un folle o abbia agito per altri fini, anche se per l’aggressore non risulta alcun precedente per fatti legati al terrorismo o simpatie jihadiste.”
Preghiamo per il georgiano, ma anche per il marocchino affinché si converta.
Sono contento del la dichiarazione del Grande Imam, anche se mi avrebbe fatto piacere che avesse nominato l’Islam, anche insieme “a tutte le religioni”, ma nominandolo. Invece di Islam non parla ( almeno da quello che riporta il link postato )
Concordo con il Vescovo che chiede giustizia e una pena commisurata alla colpa. Non concordo invece con il fatto che sia un vescovo cattolico a dire che gli attentatori “non sono islamici ne’ credenti”. Non è certo un cattolico che spetta dire chi è “islamico” e chi non lo è- questo è compito dei capi religiosi islamici.
( Nello stesso modo mi fa specie sentire qualche ateo convinto che discetta su ciò che è “amore cristiano” e ciò che non lo è. A mio parere certe cose si possono dire solo dall’interno)
Caro Beppe, chi sarebbe questo ateo convinto che discetta su “amore cristiano”?…
Grazie.
Al bel saluto ed all’invito del nostro irriducibile padrone di casa non me la sento di non rispondere: sono un “vecchio” del blog, forse, anzi, tra i più vecchi, ed alla vita, alle discussioni, e, perché no ?, anche, ogni tanto, a qualche bella litigata con gli amici di questo “pianerottolo”, ho, dal mio “ultimo banco”, preso parte con passione ed affetto; poi, da un paio d’anni, e per motivi che non è il caso qui di rivangare, m’ero reso silente o, per dirla con Luigi, “reticente”.
In effetti, ho notato con favore che da qualche mese il clima s’è bonificato, e, dunque, mi associo all’auspicio della cara amica Cinzia: si può fare, o, per dirla – vero, Cinzia ? – con le parole di quel Presidente degli U.S.A., “Yes, we can”.
Un abbraccio anche all’amico Giuseppe Di Melchiorre, un saluto a tutti, dopodichè torno a sedere nel mio “ultimo banco”.
Roberto Caligaris
Rif. ore 9.23 e 15.16 – “Se qualcuno vi predica un vangelo diverso…”
(Galati 1,9)
– In Lc 23,34 nessuno -o che sappia o che non sappia – chiede perdono al Signore; e Gesù chiede al Padre perdono per tutti. E il buon ladrone viene dopo (Lc 23, 39-43); e nemmeno lui chiede perdono, ma si raccomanda.
– In Mt. 18,21-22 (senza paralleli sinottici) Pietro chiede quante volte deve perdonare al fratello che ha peccato contro di lui (non:… che gli ha chiesto perdono).
Roberto , Cinzia il mio più caloroso saluto di bentornati.
Vi abbraccio!
Venendo al tema del post di Luigi, non ho ancora avuto modo di leggere quanto espresso dai Vescovi dello Sri Lanka in particolare il Card. Ranijth.
Devo essere sincero: a ogni attacco islamista ho sempre riletto il testamento di Frere
Cristian monaco di Thibirine, per alzare le mie umili preghiere a Dio.
Ora vi dico la verità: gli atroci attentati contro i Cristiani nel giorno di Pasqua mi “hanno letteralmente mandato a carte quarantotto”. Onestamente prevalgono in me rabbia e frustrazione.
Buonanotte a tutti.
Rif mt 18 . la richiesta di perdono non è nella domanda di Pietro ma nella parabola con la quale il Signore illustra la situazione. Il padrone CHIEDE CONTO al servo del suo debito e alla sua RICHIESTA di dilazione ( perdono ) glielo rimette ( temporaneamente peraltro) il servo chiede conto a un suo debitore e alla sua RICHIESTA di dilazione NON glielo rimette da cui la resipiscenza del padrone.
La GIUSTIZIA richiede che chi commette reati sia perseguito e condannato la MISERICORDIA richiede che al condannato che chiede perdono sia abbonata la pena. Ma non ci può essere misericordia senza giustizia. La misericordia non può essere PREVIA per qualunque nefandezza.
Per quanto mi consta, è sempre stata predicata ai cristiani la necessità di “non vendicarsi” ma C’è una differenza tra il “perdonare” e un meno impegnativo “non vendicarsi”?
Non bisognerà, caso per caso, esercitare “discernimento” , senza esigere “leggi”?
Rif 20.49 Non mi riferivo a qualcuno in particolare in questo caso ma a commenti di questo tipo che appaiono sui giornaloni quando ci sono questioni controverse. Quello che critico è un atteggiamento menttale, abbastanza diffuso, che nasconde una certa dose di supponenza : “ma che ne sai tu, ad esempio, che sei cristiano di cosa significhi essere mussulmano”?
Carissimo Roberto Caligaris, un fraterno abbraccio anche a te. Siamo compagni di banco da molto tempo, ricordi? Un abbraccio fraterno anche al carissimo Beppe al quale mi uniscono non solo l’ominimia ma anche le nostre convinzioni.
Per rimanere in tema mi pernetto di fare un copia-incolla da “La Stampa” odierna:”Missionari uccisi e perseguitati: ecco i nuovi martiri della Chiesa. Un cristiano su sette è perseguitato per la sua fede. Nell’ultimo anno il numero dei missionari uccisi è raddoppiato rispetto ai dodici mesi precedenti. Nel mondo quasi trecento milioni di cristiani (dati Acs) vivono in un Paese di persecuzione. Insomma, a due millenni dalle catacombe e dalle carneficine di santi al Colosseo e al Foro Romano, i seguaci di Gesù sono ancora il gruppo religioso più sottoposto a violazioni di diritti umani, soprusi e violenze.”
Ciò fatto, ecco un altro copia-incolla: San Serafino di Sarov: “Predicare è facile come scagliare pietre dall’alto di un campanile, mentre mettere in pratica è difficile come portare pietre in spalla fino in cima al campanile.”
Sono contento per certi sacerdoti cattolici che vivono in Italia senza questi rischi, con l’augurio che “certi arrivi” non siano per loro, e per noi, un rischio.
Un caro saluto anche al cortese padrone di casa.
Luigi caro, mi permetti di riportare il link che segue e che mi ha inviato un amico che ringrazio pubblicamente? Si vede la Madonna Addolorata che piange, il giorno prima della strage, cioè il 20 aprile Sabato Santo e nello Sri Lanka. La statua infatti si trova nella chiesa di San Filippo Neri, Katukurunda, Kalutara, Sri Lanka:
https://oracolocooperatoresveritatis.wordpress.com/2019/04/23/strage-di-cristiani-in-sri-lanka-laddolorata-piange-il-giorno-prima/
MARIA E’ PROPRIO NOSTRA MAMMA!!!!!!!!!!!!!!! LEI ci può aiutare davvero!!!
Rif. 8,26 – La parabola di Mt 18: sa perdonare chi sa di essere stato perdonato
Mi pare evidente che il senso vero della parabola con cui viene illustrato il “70 volte 7” di Gesù non è il “perdonare perchè ne sono pregato” ma il “perdonare perchè sono stato perdonato”. E la frase imperativa di Gesù non mette condizioni per dare il perdono. Nell’equilibrio tra misericordia e giustizia, sulla bilancia del Signore e del Vangelo prevale la misericordia. Non c’è dubbio.
Rif 20.31 È più che certo che la laogica della Parabola,non sta nel “perdonare PERCHÉ ne sono PREGATO ” ma “PERCHÉ sono stato PERDONATO”. Nessuno lo nega e certamente non io.
È vero peraltro che la parabola sottinende che il PERDONO sia legato, se non alla richiesta esplicita, quantomeno alla COSCIENZA della colpa da parte di chi ha è debitore.
Senza RICHIESTA esplicita o coscenza di avere commeso una nefandezza il perdono è addirittura controproducente perché non aiuta a emendarsi e quindi ne facilita la ripetizione.
La misericordia è come un unguento messo su una ferita che fa male, guarisce un dolore …. ma se il dolore non c’è non c’è neanche vera “misericordia”
Rif. 23.53 di ieri – Per altro…
Per altro…si sottintende.
Tutte le differenze (nelle religioni, nelle ideologie, nelle politiche) stanno nelle congiunzioni e negli avverbi che si usano o non si usano. E in qualche “sottintende”.
Gentilissimi, sono l’ultimo arrivato e sicuramente il più inesperto. Un grazie e un saluto a tutti.
Il tema del perdono è un tema enorme. È evidente che saremo perdonati in funzione di quanto perdoneremo. Ma perdonare è qualcosa contro natura. Chi davvero riesce a farlo sempre e senza limiti come richiesto? E poi le cose da perdonare non sono tutte uguali. Si può perdonare quando la crudeltà è estrema e senza senso? Eppure Mt 18 parla chiaro: dobbiamo perdonare senza riserve. E dobbiamo farlo proprio perché Dio non solo non perdona sempre ma ritira anche un perdono dato se la pietà che usa verso di noi non diventa contagiosa.
Forse il senso del perdono è cercare di avere pietà gli uni degli altri perché tutti, vittime e carnefici, siamo figli di un Dio che come padre soffre allo stesso tempo per il dolore della vittima e per il rischio di perdere per l’eternità il carnefice. Dio potrà asciugare le lacrime della vittima ma non potrà abbracciare chi lo rifiuta volutamente. E questo è terribile anche per Dio.
Il dramma è che siamo circondati da un mistero di iniquità per cui, come San Paolo, non riusciamo a fare il bene che vogliamo e compiamo il male che non vogliamo. Perdonare, credo, è rendersi conto di questo dramma e del dramma di Dio e attendere, invocandola, la vittoria definitiva sulla morte e il compimento del Regno.
Finché siamo qui, però, dobbiamo, malgrado tutti i nostri limiti, fermare il violento e difendere il debole.
Rif 8.55
Cosa mi ha indotto a scrivere “si sottintende”?
È questa considerazione : Pietro nella sua domanda a Gesu’ non fa alcun riferimento a “perdono richiesto” come giustamente osservato.
Nella parabola di Gesu’ invece si esplicita che la remissione del debito ( = perdono ?) è richiesta. Come mai nella parabola c’è questa “esplicitazione”?
Non sarà perché il “perdono” rientra nella dinamica della “conversione” del “perdonato” cioè del suo “cambiamento di vita” – che è il fine ultimo del perdono stesso?
A proposito, poi, di quanto scritto da Paolo Carboni, che largamente condivido, vorrei però segnalare una espressione che, a mio avviso, è “infelice”. Carboni Scrive “perdonare è CONTRO NATURA” : non è “contro” – opposizione – ma “sopra”- qualità diversa”. Perdonare ( veramente ) è una caratteristica della natura di Dio, la quale è “superiore” alla natura umana. La “capacità di perdonare” è conferita all’ uomo dal fatto di “essere stato preliminarmente perdonato da Dio”
Rif. 8.22 – “….così come io ho avuto pietà di te”
Ma nella parabola di Mt 18, 23-35 “il perdonato che ha chiesto prima perdono” si è così ben convertito che poi non ha voluto minimamente sentire la richiesta di perdono dell’altro. E nella parabola il padrone lo rimprovera non perché è stato o non è stato rispettato lo “schema del perdono”, ma perchè lui non ha avuto pietà “come io di te”. Bisogna capire la parabola alla luce del comando di Gesù (70 volte 7), non il comando di Gesù con l’interpretazione a spanne della parabola (che è sempre inadeguata appunto perché è una parabola).
Come agnelli della sua Pasqua. La questione del perdono chiesto e concesso qui è nata in riferimento alle parole del cardinale Ranjith: “Noi abbiamo fatto un appello alla calma a tutte le comunità e a non farsi giustizia da sole, garantendo che i funerali si svolgano con tranquillità. Io ho fatto appello ai cattolici affinché seguano l’esempio di Gesù Cristo, che sulla Croce ha perdonato quelli che lo hanno crocifisso”. Il cardinale fa l’esempio del perdono di Cristo dalla croce che non è chiesto da nessuno. I crocifissori ritenevano di compiere il loro dovere politico, religioso, militare e non sapevano che stavano crocifiggendo il Giusto. “Non sanno quello che fanno”. I terroristi di Pasqua analogamente pensavano di compiere un loro dovere politico, religioso, militare (“sono soldati dell’Isis” afferma la rivendicazione) e non sapevano di uccidere dei Giusti. L’analogia dettante la via del perdono – come l’ha proposta l’ottimo cardinale – rimanda alla Crocifissione. Perchè molte sono le facce del perdono cristiano: in riferimento a chi lo chiede, a chi lo dà, a chi l’invoca da Dio. “Padre perdona loro”. In questo terzo caso, che è quello del Calvario e del massacro di Pasqua, non è in questione la dinamica di conversione degli uccisori, se non nel senso che l’orante l’invoca insieme alla grazia del perdono. – Tornerò sulla questione con il prossimo post, che penso di pubblicare in giornata, in cui metterò la preghiera che sono venuto ruminando in questi giorni memorando con il Signore i piccoli fratelli nostri che nello Sri Lanka sono stati crocifissi come agnelli della sua Pasqua.
Rif 9.14
Io mi sono ben guardato dal “dare l’INTERPRETAZIONE a spanne della parabola” mi sono limitato a rilevare un aspetto, che a mio parere, è contenuto nella parabola.
A mio parere nelle parabole non ci sono parole “inutili”.
( E il tema del “perdono” non si esaurisce certamente solo in questa parabola )
Ringrazio Beppe Zezza per la precisazione.
Quello che intendevo è che il perdono va contro le dinamiche di questo mondo e le sue le logiche. Giustamente da un punto di vista teologico è un superamento ma, malgrado la grazia divina, richiede uno sforzo notevole. Un po’ come una barca che va controcorrente. Se il mondo va in una direzione il perdono va dalla parte opposta.
Rif. 10,30 – Matteo 18, Matteo 5 e Matteo 7
In Matteo il perdono non si esaurisce nel “70 volte 7” e nella parabola del servo spietato. Del perdono si parla, in modo ancora più radicale, in Matteo 5
e Matteo 7. Siamo nel discorso della montagna. “…E le folle erano stupite del suo insegnamento”; e forse non intendevano al ribasso – come noi – le parole di Gesù.