“Pregate per me perché a volte a me tocca ballare con la più brutta”: così si è sfogato Bergoglio il 26 marzo. Alludeva all’ex nunzio Viganò che lo vuole dimissionare, o piuttosto a Steve Bannon che l’aveva appena “sfidato” sulla Cina? Folto è il catalogo delle brutte e il Papa, ammiratore del tango, ne conosce la regola d’oro, che ha ricordato così: “Il Signore ha voluto che anche loro abbiano il diritto di ballare”.
Quando Bergoglio balla con la più brutta
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E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato a pagina 14 della “Lettura”, il supplemento culturale del Corsera, che sarà in edicola fino a sabato.
Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio 2017:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Per il contesto della battuta del Papa vedi qui:
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/03/26/0249/00491.html
dal discorso di Papa Francesco all’Università ..
linguaggio della mente, il linguaggio del cuore, il linguaggio delle mani, così che si pensa quello che si senta e si fa; si sente quello che si pensa e si fa; si fa quello che si sente e si pensa
solo per pronunciare questo pezzettino si dev’essere un bravo ballerino !
Paolo Pellizzari
“C’ha donna non si fa
maggior dispetto
che quando o vecchia o
brutta le vien detto”.
Lo disse l’Ariosto, che di tango non s’intendeva.Ma il Papa, che di tango s’intende sa che più che la bruttezza di una donna, perché il tango riesca, contano le gambe. Lo diceva anche il mio papà, amante del tango argentino, che quattro sono (le gambe) ed una sola testa e la “quedraba” ,o torsione, riesce pressoché perfetta. Sempre che le gambe dei due siano di ugual misura .
Insomma bella o brutta a fare la differenza in una donna sono sempre le gambe che – al contrario delle bugie, che si dice le abbiano corte perché la verità è destinata a venire alla luce presto o tardi- quelle dei tangheri sono sempre lunghe …e ben distese…
P.S
le bugie non si riconoscono dalle gambe corte, ma dalle spiegazioni lunghe…
Caro Luigi, su Avvenire del 27 marzo mi ero rallegrato della scarsa eco avuta dalla battuta del papa (nelle stesse ore ci si divideva sul “bacio dell’anello”), che ha usato una metafora popolare nel mondo ispanico (per dire “far buon viso a cattivo gioco”) ma sconosciuta in Italia. Mi auguravo che la sua raccomandazione conclusiva di non perdere il senso dell’umorismo bastasse a evitargli accuse di «passi indietro» in tema di rispetto e promozione della dignità della donna nella Chiesa e nel mondo. Mi pare che finora sia bastato, per fortuna: non era affatto garantito