Al summit sugli abusi una suora nigeriana di nome Veronica Openibo ha detto che ammirava “fratel Francesco”, cioè il Papa, “per essere stato abbastanza umile da cambiare idea” sulle malefatte del clero cileno, “chiedere scusa e agire”. Quando all’elezione Bergoglio dichiarò di volersi chiamare Francesco, tutti eseguirono, ma ci voleva una donna perché qualcuno lo chiamasse “frate Francesco”, come otto secoli addietro chiedeva d’essere chiamato il santo d’Assisi.
Chiamatemi “Frate Francesco”
9 Comments
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E’ il mio “spillo” di questa settimana, pubblicato a pagina 38 della “Lettura”, il supplemento culturale del Corsera che sarà in edicola fino a sabato.
Per sapere che siano gli spilli, vedi il post del 9 luglio 2017:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/accusa-er-papa-a-santuffizio/
Per il contesto delle parole di Veronica Openibo vai al commento seguente.
A fratel Francesco. Così aveva parlato Veronica Openibo al summit episcopale del 21-24 febbraio. Ho letto con interesse delle reazioni del Papa nel caso dei vescovi cileni, dalla negazione delle accuse alla rabbia per l’inganno e l’insabbiamento, all’accettazione delle dimissioni di tre vescovi. L’ammiro, Fratel Francesco, per essersi preso del tempo, da vero gesuita, per discernere e per essere abbastanza umile da cambiare idea, chiedere scusa e agire: un esempio per tutti noi. Grazie, Papa Francesco, per avere offerto questa opportunità di controllare e verificare dove abbiamo agito in modo strano, con ignoranza, segretezza e compiacenza […]. Grazie anche per aver offerto alle religiose, attraverso l’esecutivo dell’Unione delle Superiore Generali (UISG), l’opportunità di partecipare a questa conferenza. Le donne hanno acquisito molta esperienza utile che possono mettere a disposizione in questo campo, e hanno già fatto molto per sostenere le vittime e anche per lavorare in modo creativo sul loro uso del potere e dell’autorità.
Bergoglio sul peccato. “La Lettura” che sarà in edicola fino a sabato ha – oltre allo spillo di cui sopra – due miei articoli sulla predicazione di Francesco sui peccati e sul peccato. I testi del supplemento non sono linkabili e dunque li ho inseriti a uso dei miei visitatori alla pagina “Articoli del Corriere della Sera” che trovate elencata sotto la mia foto.
Il più ampio è intitolato “Panoramica della predicazione di Francesco sul peccato”:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/articoli-del-corriere-della-sera/panoramica-della-predicazione-di-francesco-sul-peccato/
Il secondo è composto di sole citazioni di parole papali da me disposte a decalogo ed è intitolato “Dieci peccati quotidiani secondo Papa Bergoglio”:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/articoli-del-corriere-della-sera/dieci-peccati-quotidiani-secondo-papa-bergoglio/
Buona lettura visitatori belli.
Rif. 19.07 – Frate Francesco, no
Passi fratel Francesco, riferito al papa, ma frate Francesco proprio no. Non lo si vorrà mica paragonare al santo di Assisi, il papa?
Io penso che uno dei problemi maggiori dell’uomo d’oggi sia quello di riconoscersi “peccatore” e “bisognoso di salvezza” e della indispensabilità dell’aiuto della “grazia divina” per condurre una vita “santa”.
Il mancato rispetto della via indicata da Dio – quello che chiamiamo “peccato” – in materia sessuale è quanto di più comune e facilmente individuabile. Vero che non è il peccato “più grave” ma è certo il “più evidente”.
banalizzandolo si corre il rischio di togliere all’uomo moderno una delle poche “evidenze” di peccato.
Mi chiedo: il Papa valorizza molto il sacramento della Confessione, ma questa sua valorizzazione ha un riscontro nel popolo di Dio? In altre parole c’è stato un incremento nella partecipazione a questo sacramento – in crisi da tempo proprio per la difficoltà dell’uomo moderno a riconoscersi peccatore?
Il “peccato” più grave – e la radice di tutti i peccati – ma anche quello del quale minore è la consapevolezza – è la “superbia”, quanti si confessano di questo peccato?
Quanti “confessano” i peccati contro il creato per avere, ad esempio, abbandonato buste di plastica dove si è fatto il picnic con la famiglia?
Se non ci si confessa più il “peccato sessuale” – perché derubricato a “peccato lieve” , se del peccato più grave si ha scarsa consapevolezza, se i peccati “ecologici” stentano a farsi strada nella consapevolezza del popolo, di cosa ci si andrà a confessare?
Ringrazio Beppe Zezza per aver posto la domanda con tanta chiarezza e mi piacerebbe ascoltare il parere dei visitatori. Debbo tenere il 27 prossimo un incontro quaresimale nel duomo di Abano intitolato “Pecchiamo ancora oggi?” – Datemi una mano visitatori belli.
Caro Beppe, la nostra omonimia ci accomuna anche in questa occasione.
Il peccato ecologico, che è diffusissimo, è davvero grave e non è ritenuto tale da quasi tutti, immagino. Il peccato sessuale, in confronto è quasi un nulla. Difatti può coinvolgere al massimo un paio di persone, nella norma. Mentre del peccato ecologico ne paghiamo le conseguenze TUTTI. E il cambiamento climatico, di cui si avvertono già le conseguenze, ne è la dimostrazione.
Un caro saluto a te e a Luigi, il padrone di casa.
in questi mesi mi è capitato di leggere vari articoli e considerazioni sulla confessione scritti da preti. Un prete di una grande città diceva di aver confessato persone ( poche!) che si accusava di non aver fatto la differenziata o di aver contribuito all’inquinamento in altri modi, un altro di aver confessato un giovane che ha detto ” quando incrocio un senzaretto guardo da un’altra parte” per non essere disturbato nel suo quieto vivere.
da qualche parte comunque ci si confessa:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/01/16/ma-in-un-angolo-di-francia-si-fa-la-fila-al-confessionale/
cristina vicquery
Che il papa , questo o quello, valorizzi il sacramento della Confessione ha una importanza del tutto relativa. Sarebbe assai più incisivo che la valorizzassimo esplicitandone la pratica, noi normalissimi fedeli. Non nel senso di farne l’ennesima mostrina da esibir sul bavero di giacca o l’ennesima occasione per ragliare sui bei tempi andati (quali mai fossero, Dio solo sa), ma dando prova della potenza e della rivoluzione di questo sacramento nella mia storia personale. Se ” la ggente” – cioè noi – non si confessa più, la colpa è nostra che della Confessione ( la nostra, non quella dell’universo mondo) non sappiamo manco accennare. E’ un po’ come per il matrimonio : tutti papi e papesse a parlar di Massimo Sistema, e lepri o fantasmi quando si tratta di esserne prove appassionate viventi. Ne abbiam fatto una minestrina tutta acqua, han ragione i giovani a spernacchiarci e a
non pensarci manco più lontanamente……