“Preghiamo forte, perché sono dei bambini che hanno fame, che hanno sete, che non hanno medicine e sono in pericolo di morte”: così ha parlato il Papa all’Angelus in un appello per la crisi umanitaria nello Yemen formulato mentre era in partenza per gli Emirati, dove arriverà verso le 19.00 ora italiana. I ricchissimi Emirati sono i primi alleati dell’Arabia Saudita nell’intervento bellico per eliminare la presenza sciita nel poverissimo Yemen; e ambedue questi paesi, per quello che riguarda la presenza di cristiani immigrati, fanno parte dello stesso Vicariato apostolico dell’Arabia meridionale. Nei commenti l’appello di Francesco, la richiesta di preghiere per il viaggio, una mia noterella di adesione all’appello papale.
Papa parte per gli Emirati e prega “forte” per lo Yemen
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Per i bambini dello Yemen. Papa all’Angelus: Cari fratelli e sorelle, con grande preoccupazione seguo la crisi umanitaria nello Yemen. La popolazione è stremata dal lungo conflitto e moltissimi bambini soffrono la fame, ma non si riesce ad accedere ai depositi di alimenti. Fratelli e sorelle, il grido di questi bambini e dei loro genitori sale al cospetto di Dio. Faccio appello alle parti interessate e alla Comunità internazionale per favorire con urgenza l’osservanza degli accordi raggiunti, assicurare la distribuzione del cibo e lavorare per il bene della popolazione. Invito tutti a pregare per i nostri fratelli dello Yemen. “Ave o Maria,…”. Preghiamo forte, perché sono dei bambini che hanno fame, che hanno sete, che non hanno medicine e sono in pericolo di morte. Portiamo a casa con noi questo pensiero.
Per favore accompagnatemi. Papa all’Angelus 2: Tra meno di un’ora partirò per un viaggio breve ma importante negli Emirati Arabi Uniti. Per favore, accompagnatemi con la preghiera. Buona domenica a tutti. Buon pranzo e arrivederci!
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2019/02/03/0091/00192.html
Con i barboni di Fiumicino. Prima dell’imbarco per gli Emirati, Francesco ha visitato una struttura di accoglienza per persone senza fissa dimora realizzata presso la parrocchia dell’Aeroporto di Fiumicino, che rientra nel progetto “Vite in transito, il volto umano di un aeroporto” [sostenuto da Aeroporti di Roma, Caritas della diocesi di Porto-Santa Rufina, parrocchia dell’aeroporto Santa Maria degli Angeli]. VaticanNews ha intervistato il parroco don Giovanni Soccorsi:
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2019-02/papa-francesco-abu-dhabi-prima-imbarco-incontro-clochard.html
L’appello per lo Yemen è un elemento sensibile dell’intricata missione di pace di Francesco in quella particolarissima terra d’Islam che sono gli Emirati: paese di benessere, di relativa tolleranza e di turismo, patria di mecenatismo e di architetture avveniristiche, ma anche stretto alleato dell’Arabia Saudita nella guerra yemenita. Il Papa è laggiù per un incontro interreligioso sulla “Fratellanza umana” e con quell’appello in partenza ha voluto dare corpo all’idea cristiana di fratellanza che va a predicare: “Voi siete tutti fratelli” (Vangelo di Matteo 23, 8). Francesco va a stringere la mano ai sunniti degli Emirati ma rivendica la sorte degli sciiti dello Yemen che quei sunniti stanno sterminando. Da qui l’invito a “pregare forte” per una missione che ha caratteri estremi, come li ebbe quella spericolatissima che esattamente otto secoli addietro fu tentata da Francesco d’Assisi che in mezzo alla crociata andò disarmato a cercare il Sultano. Correva l’anno 1219.
Rif. 3 febbraio ore 17.00: “Reciprocità non matematica”
Utilissimo articolo (sotto), anche informativo sulla possibilità – entro limiti non rigidi – di professare la fede cristiana liberamente negli Emirati Arabi. Lì c’è una vera e corposa “Chiesa dalle genti” (un milione di cattolici), con chiese costruite su terreni dati a buon prezzo dallo stato. Lì i musulmani predicano anche: “prima gli stranieri, soprattutto cristiani”, disposti a lavorare. Lì i musulmani non si sentono aggrediti nella loro religione, dai cristiani.
Buon lavoro al bravo vescovo cappuccino svizzero Hinder, capo del Vicariato apostolico Arabia del sud.
Avvenire oggi ha un bell’articolo di fondo sul tema e un’altra pagina di approfondimento.
https://www.lastampa.it/2019/02/02/vaticaninsider/ora-et-labora-il-volto-sorprendente-della-chiesa-nella-culla-dellislam-r6vMOQhc6VIAkMCYfXZl3O/pagina.html
Già per lo Yemen. Per un precedente appello del Papa riguardante la guerra dello Yemen vedi Angelus del 17 giugno 2018:
Con preoccupazione seguo la sorte drammatica delle popolazioni dello Yemen, già stremate da anni di conflitto. Faccio appello alla Comunità internazionale perché non risparmi alcuno sforzo per portare con urgenza al tavolo dei negoziati le parti in causa ed evitare un peggioramento della già tragica situazione umanitaria. Preghiamo la Madonna per lo Yemen [Ave Maria…].
Sempre sullo Yemen. Nel discorso del 7 gennaio scorso al Corpo diplomatico, così Francesco ha evocato il dramma dello Yemen:
La Santa Sede auspica pure che possa riprendere il dialogo fra Israeliani e Palestinesi, così che si riesca finalmente a raggiungere un’intesa e dare risposta alle legittime aspirazioni di entrambi i popoli, garantendo la convivenza di due Stati e il conseguimento di una pace lungamente attesa e desiderata. L’impegno concorde della comunità internazionale è quanto mai prezioso e necessario per conseguire tale obiettivo, come pure per favorire la pace nell’intera Regione, particolarmente dello Yemen e dell’Iraq, e permettere nel medesimo tempo di recare i necessari aiuti umanitari alle popolazioni bisognose.
Io sono un cristiano comune, praticante ma non perfetto.
Nella mia umile preghiera mattutina mi ricordo sempre di Papa Francesco, in modo particolare l’ho fatto questa mattina, anche in considerazione di quanto, in occasione della sua francescana visita, si sta lodevolmente adoperando per lo Yemen nella visita in corso agli Emirati Arabi. Laudetur Franciscus Pontifex!!!
Mi è venuto in mente ciò che è successo a dicembre, quando a Bari è stato arrestato il somalo Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil che fa parte di un gruppo armato di fondamentalisti islamici. Il 20enne somalo, infatti, è stato arrestato per terrorismo perché stava progettando di mettere “le bombe in tutte le chiese d’Italia”, a cominciare da quella “più grande”, la Basilica di San Pietro a Roma, e progettava di farlo in occasione del Natale.
Grazie alla Polizia Italiana si è salvato anche Papa Francesco. La mia domanda è: cosa può fare Papa Francesco, laggiù in contatto con gli Emiri Arabi dove giustissimamente chiede che i cristiani siano rispettati anche nei loro Paesi arabi? Può, e se può lo farà senz’altro, chiedere che gli Emiri si adoperino perché queste organizzazioni terroristiche internazionali, che vogliono farci fuori a casa nostra, siano combattute a partire dai loro paesi di origine. Io pregherò anche per questo: affinché l’istituzione religiosa islamica predichi e favorisca la messa in pratica del rispetto di chi non crede in Allah.
P. Amigoni, lei che ha un cognome simil-impegnativo, cosa ne pensa? La ringrazio, se vorrà rispondermi!
Sul vescovo cappuccino Hinder (vicario apostolico negli Emirati Arabi) segnalo questa intervista a TV2000
https://www.youtube.com/watch?v=Ixr5nV2AJ-8
Grazie, caro Fabrizio, per l’importante segnalazione.
Importante perché il Vescovo cappuccino fa capire qual’è l’effettiva situazione della vita dei cristiani in certi paesi musulmani.
Grazie di nuovo, e che Gesù conceda importanti risultati alla visita di Papa Francesco.
Ciao, Fabrizio!…