Parlando ad apertura del Sinodo dei giovani, oggi pomeriggio, il Papa ha annunciato d’aver disposto che “ogni 5 interventi si osservi un momento di silenzio per permettere ad ognuno di prestare attenzione alle risonanze che le cose ascoltate suscitano nel suo cuore”: nei commenti il contesto di questa disposizione e altre parole papali della prima giornata.
Sinodo: Francesco vuole un silenzio ogni cinque parole
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Una moda di questo pontificato. Discorso di apertura 1. Il Sinodo è un esercizio ecclesiale di discernimento. Franchezza nel parlare e apertura nell’ascoltare sono fondamentali affinché il Sinodo sia un processo di discernimento. Il discernimento non è uno slogan pubblicitario, non è una tecnica organizzativa, e neppure una moda di questo pontificato, ma un atteggiamento interiore che si radica in un atto di fede. Il discernimento è il metodo e al tempo stesso l’obiettivo che ci proponiamo: esso si fonda sulla convinzione che Dio è all’opera nella storia del mondo, negli eventi della vita, nelle persone che incontro e che mi parlano. Per questo siamo chiamati a metterci in ascolto di ciò che lo Spirito ci suggerisce, con modalità e in direzioni spesso imprevedibili. Il discernimento ha bisogno di spazi e di tempi. Per questo dispongo che durante i lavori, in assemblea plenaria e nei gruppi, ogni 5 interventi si osservi un momento di silenzio – circa tre minuti – per permettere ad ognuno di prestare attenzione alle risonanze che le cose ascoltate suscitano nel suo cuore, per andare in profondità e cogliere ciò che colpisce di più.
In debito di ascolto. Discorso di apertura 2. Siamo segno di una Chiesa in ascolto e in cammino. L’atteggiamento di ascolto non può limitarsi alle parole che ci scambieremo nei lavori sinodali. Il cammino di preparazione a questo momento ha evidenziato una Chiesa “in debito di ascolto” anche nei confronti dei giovani, che spesso dalla Chiesa si sentono non compresi nella loro originalità e quindi non accolti per quello che sono veramente, e talvolta persino respinti. Questo Sinodo ha l’opportunità, il compito e il dovere di essere segno della Chiesa che si mette davvero in ascolto, che si lascia interpellare dalle istanze di coloro che incontra, che non ha sempre una risposta preconfezionata già pronta. Una Chiesa che non ascolta si mostra chiusa alla novità, chiusa alle sorprese di Dio, e non potrà risultare credibile, in particolare per i giovani, che inevitabilmente si allontaneranno anziché avvicinarsi.
Piaga del clericalismo. Discorso di apertura 3. Occorre superare con decisione la piaga del clericalismo. Infatti, l’ascolto e l’uscita dagli stereotipi sono anche un potente antidoto contro il rischio del clericalismo, a cui un’assemblea come questa è inevitabilmente esposta, al di là delle intenzioni di ciascuno di noi. Esso nasce da una visione elitaria ed escludente della vocazione, che interpreta il ministero ricevuto come un potere da esercitare piuttosto che come un servizio gratuito e generoso da offrire; e ciò conduce a ritenere di appartenere a un gruppo che possiede tutte le risposte e non ha più bisogno di ascoltare e di imparare nulla, o fa finta di ascoltare. Il clericalismo è una perversione ed è radice di tanti mali nella Chiesa: di essi dobbiamo chiedere umilmente perdono e soprattutto creare le condizioni perché non si ripetano.
Due confratelli dalla Cina. Omelia della celebrazione in piazza San Pietro 1. Che lo Spirito ci dia la grazia di essere Padri sinodali unti col dono dei sogni e della speranza, perché possiamo, a nostra volta, ungere i nostri giovani col dono della profezia e della visione; ci dia la grazia di essere memoria operosa, viva, efficace, che di generazione in generazione non si lascia soffocare e schiacciare dai profeti di calamità e di sventura né dai nostri limiti, errori e peccati, ma è capace di trovare spazi per infiammare il cuore e discernere le vie dello Spirito. È con questo atteggiamento di docile ascolto della voce dello Spirito che siamo convenuti da tutte le parti del mondo. Oggi, per la prima volta, sono qui con noi anche due confratelli Vescovi dalla Cina Continentale. Diamo loro il nostro caloroso benvenuto: la comunione dell’intero Episcopato con il Successore di Pietro è ancora più visibile grazie alla loro presenza.
Strutture che paralizzano. Omelia della celebrazione in piazza San Pietro 2. Unti nella speranza cominciamo un nuovo incontro ecclesiale capace di allargare orizzonti, dilatare il cuore e trasformare quelle strutture che oggi ci paralizzano, ci separano e ci allontanano dai giovani, lasciandoli esposti alle intemperie e orfani di una comunità di fede che li sostenga, di un orizzonte di senso e di vita (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 49). La speranza ci interpella, ci smuove e rompe il conformismo del “si è sempre fatto così”, e ci chiede di alzarci per guardare direttamente il volto dei giovani e le situazioni in cui si trovano. La stessa speranza ci chiede di lavorare per rovesciare le situazioni di precarietà, di esclusione e di violenza, alle quali sono esposti i nostri ragazzi.
la piaga del clericalismo si superebbe meglio dando alle donne presenti al Sinodo il diritto di voto
Cristina Vicquery
… è forte la tentazione di rimediare alla fuga dei giovani dalla chiesa dando loro quello che vogliono, o che dicono di volere. Esattamente quello che accade nelle famiglie che si sfasciano, con figli viziati o sbandati.
Chi è l’adulto che si farebbe dare consigli su cosa fare della vita da un adolescente? Eppure pare che sia questo che qualcuno sponsorizza.
Dalla mia esperienza, è il metodo più sicuro per perdere quel giovane per sempre: non per niente è il metodo che oggi è applicato ovunque, nelle chiese vuote. I soli giovani che ho visto rimanere sono quelli a cui è stata fatta una proposta forte, sicura, a cui aderire anche a prezzo di rinunce e sacrifici – una proposta da adulti. Una proposta fatta di verità e realtà. Quella che a suo tempo è stata fatta a me.
Si, i giovani ci segnalano che hanno bisogno di qualcosa, come fanno tutti i giovani da sempre.
Di una strada che funzioni. Non di essere compiaciuti con novità antiche quanto il diavolo.
( Da https://berlicche.wordpress.com/2018/10/03/segni-e-segnali/)
Meglio una Chiesa vuota che piena di “Berlicche”
Cristina Vicquery
“L’ Instrumentum Laboris è stranamente reticente sull’importanza di una liturgia bella e orante per la missione di evangelizzazione tra i giovani adulti. Anche questo sembra miope. In mezzo alla liquidità sociale postmoderna di oggi, l’appartenenza a una comunità che celebra regolarmente la presenza del Signore in mezzo a essa è un’alternativa convincente a un mondo in cui gli individui autonomi sono in genere lasciati soli con i loro (talvolta mal interpretati) diritti. Inoltre, se la bellezza è davvero la strada per riscoprire la verità e il bene in un mondo che confonde “verità” con opinioni e “bontà” con ostinazione, allora la bellezza della liturgia diventa un invito, non solo all’appartenenza, alla comunione e alla solidarietà, ma alle virtù.
Come accennato prima, il documento di lavoro del Sinodo sembra stranamente intrappolato nella mentalità degli anni ’70. I padri sinodali farebbero un grande servizio alla Chiesa assicurando che il rapporto finale del Sinodo rifletta le realtà del ventunesimo secolo, prenda sul serio i progressi reali che sono stati fatti nel ministero dei giovani adulti, identificando così il percorso creativo e pieno di speranza nel futuro per il quale Papa Francesco ha chiamato nel suo discorso di apertura al Sinodo del 3 ottobre.
Intervento del card. Chaput
“In this light, I read Chapter IV of the Instrumentum Laboris, paragraphs 51-63, with keen interest. The chapter does a good job of describing the anthropological and cultural challenges facing our young people. In fact, describing today’s problems, and noting the need to accompany young people as they face those problems, are strengths of the Instrumentum overall. But I believe paragraph 51 is misleading when it speaks of young people as the “watchmen and seismographs of every age.” This is false flattery, and it masks a loss of adult trust in the continuing beauty and power of the beliefs we have received.
In reality, young people are too often products of the age, shaped in part by the words, the love, the confidence, and the witness of their parents and teachers, but more profoundly today by a culture that is both deeply appealing and essentially atheist.
The elders of the faith community have the task of passing the truth of the Gospel from age to age, undamaged by compromise or deformation. Yet too often my generation of leaders, in our families and in the Church, has abdicated that responsibility out of a combination of ignorance, cowardice, and laziness in forming young people to carry the faith into the future. Shaping young lives is hard work in the face of a hostile culture. The clergy sexual abuse crisis is precisely a result of the self-indulgence and confusion introduced into the Church in my lifetime, even among those tasked with teaching and leading. And minors – our young people – have paid the price for it.
Finally, what the Church holds to be true about human sexuality is not a stumbling block. It is the only real path to joy and wholeness. There is no such thing as an “LGBTQ Catholic” or a “transgender Catholic” or a “heterosexual Catholic,” as if our sexual appetites defined who we are; as if these designations described discrete communities of differing but equal integrity within the real ecclesial community, the body of Jesus Christ. This has never been true in the life of the Church and is not true now. It follows that “LGBTQ” and similar language should not be used in Church documents, because using it suggests that these are real, autonomous groups, and the Church simply doesn’t categorize people that way.
Explaining why Catholic teaching about human sexuality is true, and why it’s ennobling and merciful, seems crucial to any discussion of anthropological issues. Yet it’s regrettably missing from this chapter and this document. I hope revisions by the Synod fathers can address that.
l’incubo dei tradizionalisti: gli omosessuali
cristina vicquery
Picchio
Piuttosto l’ incubo sono i preti omosessuali e pedofili.
E l’ incubo sono i gay aggressivi che vogliono utero in affitto e adozioni gay .
Se tu fossi madre di un ragazzino abusato da un prete omosessuale forse Picchio anche tu avresti questo incubo. Se fossi una pediatra come me che vede i danni ai bambini di non avere un padre e UNA MADRE forse anche tu avresti questo incubo.
Invece siccome sei solo una cattolica radical – chic a che te frega! Per te LGBT Q e’ belli, e’ moderno, e’ trendy,
L’ incubo e’ per gli altri, non per quelli come te.
Picchio
Secondo le statistiche l’ ottanta percento di abusi dei preti sono omosessuali su ragazzini fra i quattordici e i diciassette anni.
Se secondo te questo non e’ un incubo cosa e’ una buona notizia? Un segno di speranza?
Avere un clero cattolico per buona parte omosessuale e’ per te una buona notizia?
Forse tu aspetti con trepidazione il giorno che il Catechismo della Chiesa sara’ cambiato, e i rapporti omosessuali saranno Benedetti dalla Chiesa cattolica anzi, persino incoraggiati?
Fino ad allora scusami se te lo dico ma per i cattolici comuni l’ INCUBO siete voi: cattolici cosi’ progressisti ed emancipati da sputare in faccia ad altri cattolici da voi bollati come tradizionalisti perche’ non disposti ad accogliere il peccato di sodomia.
L’ incubo cara Picchio e’ Qquello che in futuro ci sara’ una Chiesa Invertita, dove il male e’ bene e il bene il male .
Forse riuscirete a fare Santo in Card, Mac Carrick! Contenta?
https://www.courageitalia.it/risorse/messa-in-pratica/vivere-nella-verita/11-insegnamenti-della-chiesa-sullomosessualita/
Ci sono preti etero infedeli e preti omo infedeli come il contrario…comunque come in tante cose che la Chiesa ha sempre insegnato anche su questa tra mille anni ci si accorgerà che le opinioni di San Paolo erano solo opinioni legate ad un epoca in cui non si conosceva l’omosessualità , ma si credeva che fossero etero che compissero in quel caso atti contro natura. Oggi sappiamo che esistono etero ed omo e ognuno fa sesso seguendo la sua natura. Quindi fate sesso con chi vi pare come vi pare.Escludendo i bambini.
È venerdì sera, divertitevi e non date retta ai tradizionalisti.
Cristina vicquery
Altro che incubo.
Ossessione .
Noto con sgomento che la categorizzazione degli esseri umani in etero e omo è stata ormai accettata da cristiani impegnati. Esser etero o omo è dello stesso rango di essere bianco o nero. In accordo con la propaganda omosessualista che impazza nel mondo occidentale. Anche se assolutamente NON confermata scientificamente e clamorosamente smentita dalla esperienza di uomini sposati con figli ( propri e non acquistati tramite utero in affitto ) che in età adulta scelgono partnere del proprio sesso.
E si giustifica questo dicendo che la condanna della omosessualità da parte della Sacra Scrittura e’ una questione di “arretratezza scientifica”…..
Se fosse arretratezza scientifica, sarebbe necessaria una conferma “scientifica” del contrario, cosa che NON C’È!!!!!
( Interessante poi il concetto che la Parola di Dio vada controllata e confermata dalle risultanze scientifiche, le quali sono da considerare la VERITÀ di ultima istanza )
Equivocare San Paolo equivale ad equivocare la Rivelazione dello Spirito stesso di Cristo, giacché l’Apostolo non conobbe il Maestro,né ascoltò la voce del Maestro. Non lo conobbe se non sotto potenza dello Spirito e questo fa la differenza rispetto ai 12. Lui ha conosciuto Lo Spirito Santo, lo Spirito di Cristo e di Dio. Chi lo equivoca pecca contro lo Spirito Santo di Cristo e di Dio. Chi lo equivoca, con tutta evidenza, non ha mai letto ma neppure sfiorato le lettere, dove chiaro e cristallino è il pensiero, chiara e cristallina la conoscenza dell’omosessualità aborrita e con-dannata già nel Pentateuco (Levitico. Giudici, libro dei Re). Ma senza andare lontano: un’occhiatina a Romani 1,26-32 ad esempio, o a Tm 1,09 o Corinzi cap. 6,9-11 :” non illudetevi” dice ad effeminati e sodomiti, distingue e condanna gli uni e gli altri.
Questa è la Parola di Dio: prendere o lasciare! Tertium non datur
Il dramma, che percorre “La Chiesa” , oggi molto più che in passato in cui benché ne facessero di cotte e di crude tutti credevano in Dio, tutti temevano l’inferno perfino i barbari ci credevano e magari in punto di morte, ma tutti si convertivano anche il più spietato degli “innominati”.
Oggi, è la grande povertà spirituale il vero dramma che affligge la Chiesa. Una povertà senza uguali nella storia,la si evince anche dalla faciloneria con la quale i social commentano la situazione della Chiesa. L’annacquamento delle coscienze che fa veramente pena!
IL Popolo di Dio,oggi, è consapevole o non ha ancora capito di essere ad un punto di non ritorno, di essere diventato quel NON-POPOLO -parola biblica, usata tanto dai profeti- che è chiamato a rifare ancora una volta alleanza con il Signore. Perché se non si è ancora capito questo, allora, possiamo continuare a parlare di clericalismo e di scandali senza prendere coscienza di una realtà che ci sovrasta perché, se siamo non-popolo siamo non-Chiesa. Se siamo non-Chiesa, siamo anche non-Corpo di Cristo. Se siamo non-Corpo di Cristo siamo senza Cristo, senza il suo Vangelo: via, verità, vita. Costringiamo Cristo Gesù ad essere lo Sposo di una sposa che si prostituisce al pensiero del mondo e alle sue molteplici idolatrie. Ma dove c’è l’idolatria, c’è anche la grande immoralità.
Che pena.
🙂
Un trio di formidabili predicatori delle proprie personali e violente fissazioni omofobe.
Concordo assolutamente con quello che dice Clodine. Il vero dramma della Chiesa odierna è la mancanza o tiepidezza della fede. Questo e anche all’origine degli scandali sessuali che giornalmente vengono alla luce. Non soltanto nei confronti dei minori. Questo rende ancora più drammatica la situazione. Perché non può essere risolta solo con delle norme amministrative. È necessario un serio cammino di conversione da parte del popolo di Dio e delle sue guide
Alle persone omosessuali, alle loro famiglie, ai loro amici, a tutti coloro che sono interessati , suggerisco ancora una volta la banalissima strada di ignorare nel modo più assoluto i predicatorifaidate di qualsivoglia orientamento e di andare NELLA CHIESA a parla econ le persone debitamente incaricate , dal loro vescovo e nelle loro diocesi, a farlo.
Sono i delegati alla cura della pastorale per le persone omosessuali, che esistono da mo’, ben prima della bufala della propaganda omosessualista e di tutte le tiritere sull’argomento.
Rivolgersi alle proprie diocesi di competenza: la Chiesa è sempre molto meglio di tutti noi, uno per uno singolarmente presi.
Quanto alla conversione e alla fede, ciascuno pensi piuttosto e intanto a convertire se stesso e alla propria, di mancanza di fede.
Ce n’è da lavorare duramente e per tutta la vita, senza altre menate.
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt201810/181005lavalle.pdf
Bellissimo testo di Raniero La Valle. Anche in occasione del Sinodo dei giovani Francesco si dimostra uno che “spariglia”, rompe schemi, abiti mentali, consuetudini… Per questo vanno fuori di testa e le sparano sempre più grosse.
Alberto Farina
I “predicatori fai da te” altro non fanno che far riecheggiare la dottrina millennaria della Chiesa, quella che anche i più autorevoli rappresentanti d ella stessa affermano “non essere cambiata”.
È certamente possibile trovare qualche ecclesistico, anche di grado elevato, che dica che no, che le cose non stanno così, che anche la “via della vita” è soggetta alla legge della evoluzione e quello che ieri era male oggi non lo è più, anzi può addiruttura essere il “maggior bene possibile”. Basta cercare: oggi, poi, non è affatto difficile trovarli.
Come no.
RispettI la Chiesa e la sua dottrina millenaria?
Lascia parlare la Chiesa, e non riecheggiare un bel nulla, come nella Chiesa è sempre stato.
Anche perchè, senza controllo come sei, chi caspita lo dice che ” altro non fai che far rieceheggiare la dottrina” e che non contrabbandi per dottrina la tua personale visione delle cose?
I predicatorifaidate sono delle contraddizioni in termini viventi.
Più che danni a manetta non creano, e tutto per gratificare un ego imbarazzante e pervasivo.
“E’ certamente possibile trovare qualche ecclesiastico ecc ecc ecc.”
Chi sono?
Fuori nomi e cognomi, dove, come e quando.
Se no restiamo inchiodati alla chiacchiera da bar, e quella più che altro, facciamo risuonare.
Rif. 20.31 del 5 ottobre – Statistiche allarmanti
Leggo con preoccupazioni quanto viene riferito dei “preti abusatori”.
Spero che ciò non significhi che la vocazione sacerdotale si faccia strada più facilmente tra le persone orientate in un certo verso (e magari salde nella disciplina genericamente intesa e nella dottrina).
Rif. 9.57 – Liturgia ambrosiana di domani
Nessun tentazione di confondere il bene con il male o di ignorare san Paolo
(lettera ai Romani e altre) e il Vangelo.
La liturgia ambrosiana di domani ci riporta Efesini 2,13: “Voi che un tempo eravate lontani, siete divenuti vicini grazie al sangue di Cristo”. Lontani indistintamente: pagani uomini e donne, schiavi e liberi; e anche (prima) pagani e ebrei. Nemmeno essere comunque sessualmente orientati è un fattore di maggiore vicinanza, rispetto alla totale gratuità della salvezza.
E come vangelo troviamo Matteo 20, 1-16: la parabola della ricompensa,uguale per tutti i lavoratori. Con la scandalosa frase finale: “tu sei invidioso perchè io sono buono (=misericordioso)?”. Misericordia per tutti (tutti, tutti) è dottrina millenaria della Chiesa. Sicuro.
Le parole chiare e forti di Amigoni entrano dritte nel cuore della questione.
Grazie di cuore per averle dette.
Lo “orientamento sessuale”, come da’altro canto tutti gli “orientamenti”, non è di per se’ peccaminoso”. È il libero e consapevole esercizio dell’orientamento a essere stigmatizzato.
Noi non siamo totalmente “responsabili” dei nostri pensieri e delle nostre aspirazioni. Lo siamo invece delle nostre “azioni”.
La Chiesa ha sempre fatto distinzione tra “peccato” e “peccatore” – al “peccatore che si pente” Nostro Signore ha sempre dato accoglienza e assicurato il perdono.
Ma il “perdonare il peccatore” è cosa assai diversa dal “considerare irrilevante il peccato” o , considerata anche la difficoltà a contrastarlo nei fatti, derubricare il peccato a “normalità” e assolvere “a priori” . La “grazia di Dio” può tutto, ma agisce solo con il nostro consenso.
Rif 21.09
Quale la differenza tra “misericordia” e “tolleranza”?
La “misericordia” si deve esercitare anche sul pedofilo predatore? O sul terrorista che fa una strage?
E si diventa “vicini” senza alcuna personale partecipazione? I pagani sono diventati vicini restando pagani?
Dobbiamo fare molta attenzione nelll’estrapolare un brano della Sacra Scrittura isolandolo dal contesto.
Zezza deve svolgere il proprio ministero in un confessionale?
Non mi risulta.
Dunque, di che si preoccupa?
Salvo improbabili deroghe, lasci le chiavi del perdono a chi quelle chiavi ha ricevuto.
Amen.