Attuando quanto annunciato l’11 ottobre, Francesco modifica il “paragrafo 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla pena di morte”, che da sconsigliata diviene “inammissibile”. Nel primo commento il nuovo testo. Più tardi servirò vari contorni e dirò la mia sulla penosa ed evangelica questione: sono in giro nella luce romana e mal provvisto quanto a tablet e cursori.
Francesco: la pena di morte è sempre inammissibile
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Rescriptum “ex Audentia SS.mi”, 02.08.2018. Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza concessa in data 11 maggio 2018 al sottoscritto Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha approvato la seguente nuova redazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica, disponendo che venga tradotta nelle diverse lingue e inserita in tutte le edizioni del suddetto Catechismo:
Pena di morte.
2267. Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune.
Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi.
Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo.
Testo precedente. Questa era la precedente redazione del paragrafo sulla pena di morte, che era stato già modificato una prima volta per decisione di Giovanni Paolo II nel 1997, rispetto alla prima formulazione del 1992:
2267 L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” [Evangelium vitae, n. 56].
Testo del 1992. Questa era invece la formulazione originaria del paragrafo 2267 nell’edizione del 1992:
Se i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere le vite umane dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Quindi non si può condannare a morte nemmeno Salvini?
Lettera ai vescovi. Insieme al rescritto riportato nel primo commento, la CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE ha pubblicato oggi una “Lettera ai Vescovi circa la nuova redazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla pena di morte“. Qui e nei prossimi commenti riporto 4 dei suoi 10 paragrafi.
3. In questo sviluppo [della dottrina avvenuto su questo tema negli ultimi tempi] è di grande importanza l’insegnamento della Lettera enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II. Il Santo Padre annoverava tra i segni di speranza di una nuova civiltà della vita «la sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte anche solo come strumento di “legittima difesa” sociale, in considerazione delle possibilità di cui dispone una moderna società di reprimere efficacemente il crimine in modi che, mentre rendono inoffensivo colui che l’ha commesso, non gli tolgono definitivamente la possibilità di redimersi».[3] L’insegnamento di Evangelium vitae è stato raccolto poi nell’editio typica del Catechismo della Chiesa Cattolica. In esso, la pena di morte non si presenta come una pena proporzionata alla gravità del delitto, ma si giustifica solo se fosse «l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani», anche se di fatto «i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura inesistenti» (n. 2267).
Benedetto dixit. 5. La spinta ad impegnarsi per l’abolizione della pena di morte è continuata con i Pontefici successivi. Benedetto XVI richiamava «l’attenzione dei responsabili della società sulla necessità di fare tutto il possibile per giungere all’eliminazione della pena capitale».[6] E successivamente auspicava ad un gruppo di fedeli che «le vostre deliberazioni possano incoraggiare le iniziative politiche e legislative, promosse in un numero crescente di Paesi, per eliminare la pena di morte e continuare i progressi sostanziali realizzati per adeguare il diritto penale sia alle esigenze della dignità umana dei prigionieri che all’effettivo mantenimento dell’ordine pubblico».[7]
Sviluppo della dottrina. 8. Tutto questo mostra che la nuova formulazione del n. 2267 del Catechismo esprime un autentico sviluppo della dottrina, che non è in contraddizione con gli insegnamenti anteriori del Magistero. Questi, infatti, possono spiegarsi alla luce della responsabilità primaria dell’autorità pubblica di tutelare il bene comune, in un contesto sociale in cui le sanzioni penali si comprendevano diversamente e avvenivano in un ambiente in cui era più difficile garantire che il criminale non potesse reiterare il suo crimine.
9. Nella nuova redazione si aggiunge che la consapevolezza sulla inammissibilità della pena di morte è cresciuta «alla luce del Vangelo».[13] Il Vangelo, infatti, aiuta a comprendere meglio l’ordine creaturale che il Figlio di Dio ha assunto, purificato e portato a pienezza. Ci invita anche alla misericordia e alla pazienza del Signore che dà a ciascuno il tempo per convertirsi.
Rif. 15.32
Nemmeno Salvini.
Tre passaggi. Tenendo conto della liceità indiscussa della pena di morte nella dottrina tradizionale (lo Stato Pontificio la praticò fino alla vigilia del 20 settembre 1870 e il codice penale vaticano la previde fino al 1969), nelle tre redazioni successive del paragrafo 2267 del Catechismo [qui documentate ai commenti 1, 2, 3] vediamo attuati tre passaggi:
1. Per quanto possibile, compatibilmente con la necessità di “difendere le vite umane dall’aggressore e per proteggere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone”, la pena di morte va evitata [testo del 1992].
2. La pena di morte è ammissibile solo quando sia “l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani” [testo del 1997].
3. La pena di morte non è mai ammissibile [testo del 2018].
Facendo data dall’abolizione della pena di morte nell’ordinamento vaticano [1969] questo sviluppo dottrinale si è realizzato nell’arco di mezzo secolo.
Paragonabile ai roghi. Nella mia percezione questo sviluppo dottrinale è paragonabile a quello che la Chiesa ha compiuto – per impulso principalmente di Giovanni Paolo II – sull’uso della violenza a difesa della fede, poniamo con i roghi degli eretici: sviluppo sancito con la richiesta di perdono del 12 marzo 2000, proposta in preghiera nella Basilica di San Pietro dal cardinale Ratzinger durante la Liturgia penitenziale dedicata alle “colpe del passato” e completata dall’invocazione papale.
II. Confessione delle colpe nel servizio della verità
Card. Joseph Ratzinger: Preghiamo perché ciascuno di noi, riconoscendo che anche uomini di Chiesa, in nome della fede e della morale, hanno talora fatto ricorso a metodi non evangelici nel pur doveroso impegno di difesa della verità, sappia imitare il Signore Gesù, mite e umile di cuore.
Il santo padre: Signore, Dio di tutti gli uomini, in certe epoche della storia i cristiani hanno talvolta accondisceso a metodi di intolleranza e non hanno seguito il grande comandamento dell’amore, deturpando così il volto della Chiesa, tua sposa. Abbi misericordia dei tuoi figli peccatori e accogli il nostro proposito di cercare e promuovere la verità nella dolcezza della carità, ben sa¬pendo che la verità non si impone che in virtù della stessa verità. Per Cristo nostro Signore.
In nome del Vangelo. Come nel caso dei roghi, anche in questo della pena di morte il cambio di atteggiamento è complesso e per tanti aspetti discutibile, bisognoso anzi di discussione. Basti pensare al contrasto delle nuove con le vecchie formulazioni, o alla critica diretta o indiretta che le nuove affermazioni comportano nei confronti di Papi e Santi del passato. Tuttavia è provvidenziale che tali passaggi vengano attuati quando maturano in parole e opere e quando sono realizzati nella libera accoglienza di un nuovo sentire comunitario. Certamente comportano contraddizioni ma ciò non meraviglia: la verace sequela del Vangelo sempre le comporta.
Quindi se alla stessa domanda prima rispondevo di no e ora rispondo di sì (o viceversa) non ho cambiato idea, ma ho sviluppato l’idea di prima.
Ottimo e versatile principio, applicabile a un’infinità di situazioni e di problemi.
Ed in effetti forse al papa interessava precisamente questo: un appiglio a cui agganciare il sullodato principio ermeneutico. Avviare processi (che a occupare spazi c’è chi ci pensa).
La presente dichiarazione ha, a mio parere, un punto debole.
Cita infatti tra le motivazioni della decisione il fatto che lo Stato abbia messo a punto sistemi di detenzione che assicurano la protezione dei cittadini dalla reiterazione del crimine. Questa dichiarazione è indispensabile per garantire una certa “continuità” con le affermazioni precedenti ma è un “wishful thinking” se riferito a tutti gli Stati del pianeta.
La tesi dello sviluppo nel tempo della dottrina potrebbe essere applicata a svariati temi scottanti , se , come dice Accattoli c’ e’ una “ libera accoglienza di un nuovo sentire comunitario”
Pare di capire che questo “ nuovo sentire comunitario” sia la prova che Dio vuole cosi.Il problema e’ che la Chiesa cattolica, diffusa su tutto il pianeta, ha a che fare con popolazioni a un livello diverso di sviluppo culturale e di costume.
Il “tempo “ non e’ una categoria monolitica : il nostro tempo , l’ oggi di noi che viviamo in Europa , non e’ lo stesso tempo della popolazione del centro dell’ Africa o dell’ Asia ancora ancorata a ritmi e modi di vita che per noi sarebbero da Medio Evo.
Se la pena di morte e’ sentita, a livello comunitario, come inaccettabile in Europa magari in Africa o in Cina e’ considerata a livello comunitario non sono accettabile ma necessaria in certi casi.
Purtroppo come per la Comunione ai divorziati si rischia l’ effetto macchia di leopardo.
Un modo di sentire comunitario, quello occidentale, si pone come superiore agli altri, impone le proprie ragioni. Questo si e’ visto tantissimo sul tema della Comunione ai divorziati nelle differenze di vedute fra vescovi tedeschi e vescovi africani.
Per questo la tesi delllo sviluppo nel tempo della dottrina , oltre che avere al suo fondo una sorta di storicismo ed immanentismo teologico, sul piano pratico pastorale puo’ portare piu’problemi che risolverli.
Il Catechismo dovrebbe essere un testo semplice ed agile, valido per tutti ,in tutte le epoche e in tutti i paesi , dai piu’moderni ai piu’ arretrati, un evangelico parlare si’ Si’ no no. Un si che si trasforma nel tempo in un no e viceversa possono confondere piu’ che rafforzare nella fede.
No, fatemi capire, fra di voi c’è qualcuno che ritiene la pena di morte compatibile col Vangelo? Magari in qualche caso?
Rif. 2 agosto ore 22.23 – Continuità e adeguatezza
Credo che soprattutto sul “non uccidere” ci sia stata grande evoluzione.
L’assoluto del comandamento “non uccidere” (in nome del quale in Matteo 5, 21-26 non si può dire nemmeno stupido e pazzo – e bugiardo -) consente lungo i secoli molte eccezioni: gli stati possono difendersi e uccidere; possono fare le guerre difensive e semmai non le aggressive; è permessa la legittima difesa personale e la difesa di gruppo di fronte al soggetto pericoloso; ci sono le attenuanti per cui si hanno le uccisioni preter-intenzionali, involontarie ecc.; senza dimenticare che l’aborto non è stato considerato colpevole in caso di obiettivo conflitto di vita/morte tramadre e figlio; e che, in tempi lontani, l’aborto è stato considerato tale, in talune zone almeno, solo a partire da una certa settimana di vita del feto quando si pensava che solo in quel momento avvenisse la “animazione” (infusione dell’anima nell’organismo).
Poi sull’uso della bomba atomica, anche con scopi deterrenti, c’è sempre stata perplessità in tanti.
L’assoluto del valore “non uccidere” rimane; le applicazioni e interpretazioni variano, in fedeltà al valore. E così anche in altri campi.
b) Riguardo alla obiezione di Zezza (ore 3.39) trovo qualche consistenza teorica. Ma allora: perchè scandalizzarsi quando in altri campi si dice che ciò che i preti e vescovi considerano peccato in uno stato, altrove preti e vescovi assolvono? Chi arriva prima e chi arriva dopo…
E comunque non avere la pena di morte non significa lasciare in giro volutamente criminali impuniti e squadroni della morte a procurare la fine dei “nemici di stato” (pena di morte mediata da giustizieri del para-stato).
Riferimento Mt 5,21-26.
Allora è divenuto legittimo insultare chi non la pensa come noi?
Se dai del “cretino” o del ” deficiente ” puoi star tranquillo: non hai infranto il Vangelo, puoi continuare a considerarti un “buon”cristiano.
E’ interpretare il Vangelo come se fosse il Corano che “non funziona” : anche allargando o restringendo i limiti della Legge , sempre in una logica “legalistica” si resta. A me pare che si finisca per fare della dottrina della Chiesa qualcosa di assai simile al Levitico.
È il concetto “chi arriva prima chi arriva poi” che lascia perplessi, perché costituisce una variazione importante.
I vescovi tedeschi che consentono senza tanti fronzoli ai divorziati risposati di accedere alla comunione “sono arrivati prima” dei vescovi polacchi che invece pongono molte condizioni a che questo avvenga ? I vescovi polacchi sono “arretrati” e capiranno dopo quello che oggi non capiscono? Quello che conta è che “si diffonda una nuova comprensione” , più o meno in linea con i “tempi”?
http://lanuovabq.it/it/pannella-batte-s-tommaso-la-storia-fa-mutare-la-dottrina
Il problema è che FINO AD ORA il Catechismo nuovo non aboliva quello precedente. perchè è ovvio che abolire quello detto dal catechismo precedente da parte di un catechismo aggiornato vorrebbe dire che l’insegnamento della Chiesa cattolica è relativo.
“Quando è entrato in vigore il Catechismo di Giovanni Paolo II, il nuovo testo non contraddiceva in nessun punto il Catechismo Maggiore di San Pio X, il quale continuava a rimanere in vigore e il fedele che avesse continuato a farsi regolare la vita cristiana da quel catechismo sarebbe stato perfettamente in regola. Il catechismo nuovo non abolisce quello precedente. Ma adesso, il fedele che volesse farsi regolare la vita cristiana dal Catechismo di Giovanni Paolo II o da quello di Pio X sarebbe fuori regola. Infatti, il Catechismo di Papa Sarto, alla domanda “Vi sono casi nei quali è lecito uccidere il prossimo?”, risponde così: “È lecito uccidere il prossimo quando si combatte in una guerra giusta, quando si eseguisce per ordine dell’autorità suprema la condanna di morte in pena di qualche delitto, e finalmente quando trattasi di necessaria e legittima difesa della vita contro un ingiusto aggressore”.
Rif. 12.29 – Cambiamenti del Catechismo
Contesto alla Nuova bussola quotidiana la logicità della affermazione che il Catechismo di GiovannI Paolo II non contraddice in nessun punto il catechismo di S. Pio X.
Il n. 2267 (riportato anche da Accattoli) del catechismo di GPII del 1997 è diverso da quanto dice il Catechismo di Pio X (vedi pezzo riportato).
Già nel 1997 si affermava che
“Di fatto «i casi di assoluta necessità di soppressione del reo sono ormai molto rari, se non addirittura inesistenti» (n. 2267).”
Quindi dopo 20 anni si arriva coerentemente a sostenere che i casi in cui il reo deve essere soppresso oggi sono inesistenti.
Non ci sono più eccezioni.
D’altra parte dove nell’Evangelo si giustifica la pena di morte?
Torniamo alle radici, prima dei Padri e dei Santi che, anche loro figli del loro tempo, la hanno giustificata.
Rif. 12.09 – Deduzioni
Dall’assoluto “non uccidere” Matteo 5, 21-26 (aggiungere anche Matteo 5,38-48) ha dedotto che non bisogna dire nemmeno “stupido- deficiente”. Altri cristiani lungo i secoli hanno dedotto la “guerra giusta”, la necessaria e legittima difesa”, l’eseguire “per ordine della legittima autorità la condanna di morte” (importante è che l’autorità sia legittima).
E’ proprio tutto la stessa cosa? Dal Vangelo in poi è rimasto tutto tale e quale?.
Chiedo: era così difficile capire?
Il nuovo testo dice che la pena di morte e’ inammissibile nella moderna societa’ dove l’ aiutorita’ puo’ reprimere efficacemente il crimine senza ricorrere ad essa.
Infatti in Europa in Usa l a pena di morte e’ inammissibile . Ma non tutte le societa’ d l mondo sono “ moderne societa’ dove l’ autorita’ puo’ reprimere efficacemente il crimine “ ecc ecc. Il Messico o la Cina possono essere societa’ in cui sia per proteggere l a popolazione sia per deterrente l’ autorita’ si trova nella necessita’ ricorrere alla pena di morte. In certe situazioni particolari la pena di morte e’ necessaria. Queste situazioni saranno pari a zero in una societa’ moderna ma non possiamo dire che siano pari a zero in tutto il mondo in ogni societa’ .
La Cina , l’ Iran e l’ Arabia Saudita sono i paesi in cui si eseguono piu’ condanne a morte.Il Catechismo della Chiesacattolica non e’ seguito in queste nazioni e quindi continueranno come prima. Ma anche nazioni dove il Catechismo e’ seguito , non possono , se non mettendo in pericolo la vita dei cittadini, rinunciare in certi casi limite alla morte di criminali pericolosi per la comunita’ .
NB : nello Stato del Vaticano la pena di morte e’ stata abolita ufficialmente solo 17 anni fa.
Da Antonio Thellung ricevo questo messaggio:
Cari amici e nemici, confesso che, vecchio come sono, avevo pochissime speranze di sentir dire ufficialmente da un Papa che la pena di morte è sempre e comunque incompatibile con l’insegnamento di Gesù Cristo. Con un pizzico di narcisismo allego, per gli interessati, un breve stralcio sull’argomento dal mio libro: CON LA CHIESA OLTRE LA CHIESA (scritto verso la fine del secolo scorso e pubblicato da Cittadella nel 2002 con prefazione di Mons. Luigi Bettazzi). Speriamo ora che continui il cammino verso l’oltre. Con affettuosi auguri a tutti (ma proprio tutti tutti). Antonio Thellung
Questo il testo di Antonio Thellung allegato al messaggio riportato al commento precedente:
Lo scoglio della pena di morte
Da: CON LA CHIESA OLTRE LA CHIESA, Cittadella ed. 2002 – (scritto nella forma di lettera a un amico)
I malvagi bisogna convertirli, non combatterli o annientarli: se non ci si riesce si diventa tutti cattivi. Per questo è stato illuminante (almeno per me) riflettere a lungo sulla pena di morte. Abolita negli ordinamenti giuridici del Vaticano soltanto nel 1969 (oltre vent’anni dopo che era stata abolita in Italia e in molti altri paesi), continua tuttora a essere considerata moralmente lecita, sia pure in casi estremi dal Catechismo della Chiesa Cattolica […]. Immagino che starai chiedendoti, stupito, com’è possibile? Ma la risposta è semplice, anche se poco nota a livello di pubblica opinione. È lo stesso Papa a dire che «il comandamento non uccidere ha valore assoluto quando si riferisce alla persona innocente». Del resto un tempo nessuno si faceva scrupolo di sostenere che sui colpevoli è lecito infierire. Potrei citarti, come esempio, un piccolo estratto di un sorprendente commento di san Roberto Bellarmino alla parabola della zizzania: «mentre il Signore proibisce di distruggere i cattivi, non proibisce che l’uno o l’altro vengano uccisi, ma ordina che i buoni non cerchino di distruggere tutti i cattivi dovunque… Così è la parabola generale, e così insegna che non avverrà mai prima della consumazione dei tempi, che tutti i cattivi vengano debellati».
I commenti li lascio alla tua fervida mente: a me preme solo sottolineare quanto siamo ancora lontani dal coraggio di essere coerenti con i ripetuti proclami che solo Dio è padrone della vita; dall’affermare senza riserve che la pena di morte non è mai lecita, che non uccidere vale per tutti, buoni o cattivi che siano.
Da un giovane amico milanese stamane avevo ricevuto questo sms:
Caro Luigi, sono al bar prima di partire con gli scout per la route e piango di gioia leggendo il tuo articolo del Corsera sul papa che modifica un paragrafo del Catechismo riavvicinandolo al Vangelo. Ce ne sono altri distanti, non molti ma ci sono. Viva il papa!
Il giovane amico milanese dovrebbe avere il coraggio di dire :
Viva il Papa ! Abbasso i papi precedenti!
Viva il nuovo Catechismo di Francesco! Abbasso i catechismi precedenti!
Perche’ quello che afferma e’ molto grave: che cioe’ FINO AD OGGI la Chiesa e ipapi precedenti abbiano insegnato cos’è contrarie al Vangelo e che solo oggi, per la prima volta si segua il Vangelo.
Questo e’ molto grave perche’significa che ci sono cristiani che considerano che tutta la dottrina della Chiesa fino ad oggi non sia stata Santa ed ispirata al Vangelo.
E’ inutile che la Chiesa faccia i Santi se poi si dice che questi Santi hanno insegnato cos’è contrarie al Vangelo.
San Pio X e San Giovanni Paolo II avrebbero insegnato nei loro catechismi cos’è contrarie al Vangelo?
E allora perche’ farli Santi?
https://www.aldomariavalli.it/2018/08/03/la-pena-di-morte-il-catechismo-e-il-non-uccidere/
maria cristina Venturi
ma ti sei accorta che Aldo Maria Valli dice la stessa cosa che dice il giovane milanese?? il comandamento è chiarissimo: non uccidere. Non ci sono tutte quei distinguo che avevano introdotto i papi precedenti per giustificare in certi casi la pena di morte.Quindi si San Pio x e San Giovanni Paolo II avevano insegnato cose contrarie alla Sacra scrittura.
cristina vicquery
Aldo Maria leggilo bene. Ma bene. Se la prende col papa perché secondo lui cita poco il Vangelo, vera fonte delle ragioni del no alla pena di morte. Qualche motivo per avere riserve su quanto detto da Francesco doveva pur trovarlo…
Link del tutto fuori luogo se fatto a sostegno delle tue tesi..
Il mio commento delle 22.25 si riferiva al link delle 21.29 postato da MCV
Trovo utile questa intervista dell’arcivescovo Rino Fisichella che ha avuto un ruolo nell’elaborazione del nuovo paragrafo sulla pena di morte: egli è presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, il dicastero che ha la competenza in materia di catechesi, e fa parte della Congregazione per la Dottrina della fede:
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2018-08/pena-morte-modifica-catechismo-papa-francesco-rino-fisichella.html
Segnalo queste parole: C’è un cambio di prospettiva… l’obiettivo non è più la difesa delle persone… è la dignità della persona… che a nessuno può essere tolta la possibilità di una riabilitazione… un’apertura che è fonte di speranza… come ci sono tanti esempi di recidiva nel crimine ci sono ugualmente tanti esempi di conversione, di riabilitazione e di riconciliazione tra il colpevole e le vittime o i familiari delle vittime.
Rif. 21.29 – La verità sacrosanta della Tradizione
Dopo molti anni rischio di essere d’accordo con Valli, che, almeno in questo caso, dimostra un legame tra le sue posizioni e il Vangelo. Anzi gli farei osservare;: poteva già dire le stesse cose anche nel 1997. Già allora Pio X era di molto superato.
Nessun papa, nessun santo ha insegnato cose contrarie al Vangelo; non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cambiamo e ci rendiamo contro che il Vangelo è più esigente e più profondo e più arricchente di quanto noi immaginiamo. Questo è il vero senso della Tradizione (e ce lo spiega pure Fisichella, un ratzingeriano di ferro).
A scanso di equivoci: se messo insulsamente alla strette dagli strambi paradossi elencati alle 21.04, finisco per rispondere come Picchio delle 21.55.
Vi voglio segnalare che quando partecipavo alle lezioni di Torah e Midrash la docente annotava che la espressione di Es 20,13 Non uccidere non era una traduzione corretta. La traduzione esatta avrebbe dovuto essere : Non Assassinare , di contenuto chiaramente diverso. La tradizione rabbinica, come anche la tradizione cristiana, infatti ha sempre – e lo fa tuttora – consentito di “uccidere” in casi particolari, ad esempio per legittima difesa o in occasione di una guerra.
Certo il Vangelo che “proibisce” addirittura di dire “cretino” o “pazzo” a un altro essere umano vuole insegnare che il rispetto dovuto agli altri deve essere “senza misura” . Il problema, a mio parere, è quello di estrarre dal Vangelo una casistica : fino a qui è lecito, oltre è inammissibile. Un problema che non è di oggi : non è Papa Francesco, ma anche GPII, anche PIO x e indietro indietro. Il problema è il “giuridismo” della religione. Il tradurre il Vangelo in leggi.
La pena di morte presuppone un’organizzazione di mezzi finalizzata all’uccisione a freddo di una persona. Nulla a che vedere con la legittima difesa o con la guerra, per quanto un soldato cristiano sia una contraddizione difficilmente risolvibile. Per conto mio, disprezzo ogni religione che in pochi o molti casi ammetta le esecuzioni capitali. Le leggi toccano allo Stato.
Rif. 3.39 – Giuridismo dal Vangelo
Sottoscrivo i punti:
– il problema è “tradurre il vangelo in leggi”
– il “non uccidere” di Es. 20,13 è già una interpretazione, legata a un “contesto
relativo”
– tutti i papi, santi o no, “estraggono dal Vangelo una casistica”.
Mi complimento per la pertinenza delle osservazioni.
Dunque secondo alcuni il Catechismo di San Pio X e quello di Giovanni Paolo II avrebbero insegnato cose contrarie alla Scrittura.
Eppure per duemila anni tutta la Chiesa ha ammesso , in certi casi, la pena di morte come espiazioni di crimini gravissimi.
Lo stesso Vangelo nel caso di chi “ scandalizza’ i piccoli dice che sarebbe meglio per lui se gli fosse legato al collo una macina da mulino e buttato nel mare. Ed e’ Gesu’ che lo dice.
Il buon ladrone sempre nel Vangelo ammette come giusta la propria colpa “ noi siamo condannati giustamente secondo le nostre malefatte “ costui invece ( Gesu’ ) non ha fatto nulla di male.
S. Tommaso d’ Aquino ammette che vi possa essere l’ uccisione del criminale se questo e’ l’ unico mezzo per proteggere le vittime ( come il Catechismo di GPII)
Personalmente sono contraria alla pena di morte che considero un metodo ormai del passato, ma non mi sento di dire come fanno con disinvoltura Picchio ed altri, che la Chiesa ha sbagliato fino ad ora a non proibirla in ogni caso . Come in tutte le cose ci sono complessita’’ che i facili slogan ignorano.
Per esempio la giusta osservazione di Zezza che il comando “ non uccidere” alle orecchie dei fedeli ebrei suonava come “non assassinare” ( il peccato di Caino) non “non giustiziare il colpevole” , atto che non era per nulla paragonabile all’ assassinio, tanto e’ vero che gli antichi ebrei avevano la pena di morte ( non so lo Stato di Israele)
Come non e’ paragonabile all’ assassinio la guerra difensiva fatta dal soldato cristiano per proteggere la sua patria . O avreste voluto che nell’ ultima guerra mondiale tutti i cattolici italiani avessero deposto le armi e incrociato le braccia , anche i partigiani contro i nazisti? Avreste voluto che per “ pacifismo” si fosse lasciato al prepotente di turno il potere di nuocere alla popolazione inerme?
Pacifismo ad oltranza e inammissibilita’ della punizione suprema, la pena di morte , in certi casi, non sono affatto idee cristiane ma semmai atee d illuministe.
Per chi non crede nella vita futura , se la vita dL condannato a morte finisce nel momento in cui muore , e’ovvio che la pena di morte e’ equiparabile ad un assassinio.
Ma il Buon Ladrone , condannato a morte, fu il primo Santo che entro’ in Paradiso.
Almeno per chi ci crede ancora alla vita eterna e non si e’ totalmente appiattito sulla mentalita’ materialista moderna.
Poniamo che un tiranno feroce e sanguinario venga deposto da una rivolta democratica e che sia sottoposto a processo, davanti ad un tribunale legittimo, per i suoi gravissimi crimini. I suoi seguaci si riorganizzano e marciano in armi sulla capitale, dove si sta svolgendo il processo per liberarlo e rimetterlo al potere. La condanna a morte del tiranno è la sola misura che farebbe certamente fallire il tentativo, mentre ovviamente la detenzione (anche a vita) sarebbe vanificata dall’arrivo degli insorti che lo libererebbero, mettendolo in grado di compiere nuove stragi. In base alla precedente formulazione del catechismo, questo potrebbe essere un caso di ammissibilità della pena di morte come extrema ratio. Se invece si afferma l’assoluta inviolabilità della vita umana, la soppressione di quel tiranno diviene necessariamente un atto assolutamente immorale. Non si può, infatti, secondo la morale cattolica, giustificare un atto intrinsecamente e assolutamente malvagio in base al criterio del cosiddetto “male minore”. Eppure sarei pronto a scommettere che, ove si verificasse un caso come quello ipoteticamente prospettato sopra, molti (se non quasi tutti) gli entusiasti fautori della nuova formulazione del catechismo, sarebbero favorevoli alla morte di quel tiranno (soprattutto se fosse un “fascista”, naturalmente).
Tutti siamo contrari alla pena di morte, ma “laicamente” se così posso dire. Fare del fondamentalismo prendendo il “Non uccidere” come un precetto assoluto è pericoloso, perché conduce dritti dritti, per necessità logica a negare anche la legittima difesa. Cosa che un singolo individuo può decidere di fare per sé, ma in nessun modo può fare uno stato.
Rif. 9.30 – Buoni ladroni e cattivi innocenti
Anche Gesù, come il buon ladrone, fu condannato a morte dalla legittima autorità (e credeva nella vita eterna). Ma era innocente.
Che la esecuzione capitale di un tiranno abbia influenzato il corso della storia e’ fuori discussione. Che la abbia influenzata in senso positivo, per quanto riguarda i fatti recenti di cui siamo stati testimoni, ho i miei seri dubbi (Saddam, Gheddafi).
L’esempio di Lugaresi e’ pieno di se e non abbiamo la dimostrazione di cosa sarebbe successo se per esempio, Mussolini non fosse stato condannato a morte. Oramai la guerra era vinta. Davvero la esecuzione di un tiranno produce più bene che male?
Fare e dire sempre il contrario di ciò che fa o dice Francesco. Un po’ grezza come regola di comportamento ma non richiede grande impegno.
Neanche grande intelligenza,Leopoldo.
Chiamami “partito preso”.
Ad ogni modo:del tutto ozioso e inutile.
Aldo Maria Valli ha “sviluppato” la sua riflessione sul tema:
https://www.aldomariavalli.it/2018/08/04/il-catechismo-cambiato-e-la-mancanza-di-prudenza/
Rif. ore 12.07 – Bravo Calò
Lo stesso elemento chiave del supplemento di speranza, segnalato dall’arcivescovo Fisichella nell’intervista che indicavo in un precedente commento, è proposto da Antonio Stango, presidente Federazione Italiana Diritti Umani:
https://www.vaticannews.va/it/podcast/le-nostre-interviste/papa-rescritto-catechismo-pena-morte.html#play
Segnalo tre passaggi: Oltre all’inviolabilità della persona umana qui viene ribadito il concetto di speranza, c’è l’orizzonte della riabilitazione che invece la pena di morte esclude […]. Credo che il messaggio di Papa Francesco sia per tutti quei Paesi che si dicono cattolici ma che mantengono l’esecuzione capitale. Penso, ad esempio, alle Filippine […]. E’ un messaggio universale che spero le Nazioni Unite possano raccogliere a dicembre con una risoluzione per la moratori della pena di morte.
Rif. Intervento 13.02
Mi sembra che Valli si sia reso conto che col suo intervento di ieri poteva aver dato l”impressione di aver addolcito la sua feroce avversione a Francesco. Eccolo allora partire per la tangente tirando in ballo la comunità lesbica e omosessuale, che plaudendo alla iniziativa del papa si condida per il riconoscimento di nuovi diritti…Non ci sarebbe da parte del papa riferimento al Vangelo ma a una dignità umana frutto dei tempi moderni..
“Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona, e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo.”
Non c’e’ peggior cieco di chi non vuol vedere
Il riferimento al Vangelo e’ chiaro
Per conto mio Valli poteva risparmiarsi questo pessimo “sviluppo” della sua riflessione di ieri.
Rif. 13.02 – Valli “errata (del papa) corrigit”
Volevo ben dire che il Valli si limitasse solo a concordare con il papa. E difatti arriva una più che parziale correzione. Ma ancora con due decenni di ritardo.
L’importante è non sfiorare i due predecessori del papa attuale.
Nel 1997 con un “prudente ecclesialese” e più che sostanziale sdoganamento
(“possibilità di rendere inoffensivo chi ha commesso il crimine…casi di necessità ormai rari e praticamente inesistenti”) il papa GPII bandiva (quasi) la pena di morte, limitandosi a questi due argomenti “cristologici”;:… mezzi odierni meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e più conformi alla dignità umana”. Forse i rimandi evangelici del n. 2267 del Catechismo 1997 sono in nota, ma non li trovo. Vedere sempre alla voce Calò, ore 12.07
“ C’ e’ l’ orizzonte della riabilitazione” .
Non nell’ ergastolo.
Scusate ma allora , per coerenza, si dovrebbe definire inammissibile e lesivo della dignita’ umana anche l’ ergastolo. L’ ergastolo ti toglie la vita mantenendotela. Per chi e’ condannato all’ ergastolo non c’ e’ speranza. Alcuni ergastolani , intervistati, hanno detto che avrebbero preferito la pena capitale che una privazione della liberta’ lunga quanto la vita.
Dunque se si e’ contro la pena capitale si dovrebbe anche essere contro l’ ergastolo.
E questo per tutti ! Anche per i criminali di guerra nazisti che hanno fatto stragi di civili,
Anche per Toto’ Riiina e i peggiori mafiosi.
L’ ergastolo e’ una pena uguale se non piu’ dolorosa della pena di morte.
Papa Francesco per essere coerente dovrebbe chiedere anche l’ abolizione dell’ ergastolo.
E poi andando avanti su questa strada, a guardar bene anche la semplice prospettiva di passare trenta anni in carcere e’ lesiva della dignita’ umana, dunque Papa Francesco dovrebbe chiedere l’ abolizione di pene superiori ai dieci anni.
E poi a guardar bene lo stesso concetto di “ carcere” e’ lesivo della dignita’ umana, perche’ si toglie la liberta’ , che e’ il bene supremo della persona . Senza contare che in carcere il detenuto invece di essere riabilitato spesso si incallisce nel vizio e nella delinquenza.
Bisognerebbe chiedere anche l’ abolizione degli istituti di reclusione.
I delinquenti, i mafiosi, i criminali di guerra, i serial killer dovrebbe essere sottoposti , Come nel bel libro Arancia Meccanica, a cambiamento della psiche e trasformati in cittadini onesti e buoni senza fare un giorno di carcere…
Francesco ha parlato più volte della necessità di superare l’ergastolo. Ecco uno degli appelli: “Mi pare urgente una conversione culturale, dove non ci si rassegni a pensare che la pena possa scrivere la parola fine sulla vita; dove si respinga la via cieca di una giustizia punitiva e non ci si accontenti di una giustizia solo retributiva; dove ci si apra a una giustizia riconciliativa e a prospettive concrete di reinserimento; dove l’ergastolo non sia una soluzione ai problemi, ma un problema da risolvere. Perché se la dignità viene definitivamente incarcerata, non c’è più spazio, nella società, per ricominciare e per credere nella forza rinnovatrice del perdono. In Dio c’è sempre un posto per ricominciare”.
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/1/21/ESCLUSIVA-Papa-Francesco-ai-detenuti-in-Dio-c-e-sempre-un-posto-per-ricominciare/743586/
Una questione sottesa a questa dichiarazione è: fino a che punto deve arrivare la competenza della Chiesa nella “gestione” della sicurezza dei cittadini? Non è questo il compito proprio di Cesare e quindi deliberrae in materia non costituisce forse una “invasione di campo”? ( la pena di morte è argomento tipicamente “statale’)
Penso alla Cina ad esempio che è così sensibile alle possibili interferenze “politiche” della istituzione Chiesa nei confronti dello Stato. Per essi questa modifica del catechismo vuol dire “noi cristiani ci opponiamo allao Stato che invece opera diversamente. In realtà si ripropone il conflitto di sempre tra Chiesa e Stato.a
Rif 14.53
Penso che un passo dello stesso tipo – cioè un forte auspicio che gli Stati che ancora prevedano la pena di morte cambino legislazione – non avrebbe suscitato nessuna reazione.
Io ritengo che la scelta di una affermazione così drastica : inammissibile ( che fa scattare il cambiamento dal “si, ma a condizione che” a un “no” netto ) con l’aggiunta dell’impegno della Chiesa in questa direzione sia voluta ANCHE PER suscitare le reazioni che leggiamo.
Dunque pena di morte inammissibile, ergastolo pure inammissibile. Che fare dunque dei grandi criminali, dei pluriomicidi, degli autori si stragi, dei serial killer?
Padre Ariel Levi di Gualdo propone ( ironicamente) che siano affidati ai servizi sociali e alle comunita’ tipo Exodus di Don Mazzi per poi essere rapidamente reinseriti nella societa’ . Ma se Don Mazzi ha fallito persino con un delinquentucolo piccolo piccolo come Fabrizio Corona, se gli si affidano gente tipo mafiosi alla Toro’ Riina, magari si rischia che mentre sono ai domiciliari per essere “ reinseriti” mandano ordini per altri omicidi.
http://isoladipatmos.com/la-pena-di-morte-ed-i-nuovi-dogmidella-chiesa-perche-non-affidare-adolf-hitler-e-pol-pot-ai-servizi-sociali-diretti-dal-presbitero-antonio-mazzi/
“Forse il Sommo Pontefice Francesco I, assistito da una grazia dello Spirito Santo del tutto speciale, avrà ricevuta una particolare illuminazione che lo ha garantito che mai nella storia futura si presenteranno di nuovo certi casi. E qualora si presentassero, a quel punto provvederemo ad affidare qualche novello Adolf Hitler o Pol Pot ai servizi sociali gestiti dal Presbìtero Antonio Mazzi, affinché sia portato a compimento il loro pieno recupero, perché come ci insegna quel sapiente “Padre della Chiesa” di Jean Jacques Rousseau: l’uomo cattivo non esiste. E se esiste, ciò non è colpa sua, ma della società, della storia …”
Beppe Zezza, scusami, fra le funzioni della pena non c’è, ripeto non c’è quella di mantenere la sicurezza dei cittadini. Fidati. Dopo, ne possiamo anche parlare. Lorenzo, l’intelligenza degli altri non la misuro perché non ne ho io di più.
Propongo la reintroduzione del rogo per padre Ariel e i suoi ammiratori ?????
Rif. ore 1945 – Isola di Patmos
Mi pare (a spanne) che l’articolo citato sia a difesa – con qualche passaggio umoristico benevolo – dell’autorità del papa e della legittimità della sua modifica del n. 2267 del Catechismo.
certo che è abbastanza ridicolo leggere tutti questi sostenitori del principale valore non negoziale” la vita è sacra e va difesa dal concepimento alla morte naturale” battersi ora a favore della pena di morte se e ma….
Vedete di non venir più a somministrarci i vostri pipponi in favore del prossimo povero bambino inglese messo a morte dai medici brutti e cattivi.
cristina vicquery
«Vedete di non venir più a somministrarci i vostri pipponi in favore del prossimo povero bambino inglese messo a morte dai medici brutti e cattivi».
Seguo la regola di non commentare ciò che altri scrivono qui, e non la infrangerò neppure questa volta. Però le parole a volte sono così rivelatrici che uno sente di dover fare qualcosa. Per coloro che capiscono (non molti, temo) sarà sufficiente la sottolineatura e sapranno da soli cosa pensarne. Per l’autrice (e per altri), temo di non poter fare nulla.
Seguo la regola di non commentare ciò che altri scrivono qui, e non la infrangerò neppure questa volta…….
ahahahh!!!!
cristina vicquery
Picchio
i pipponi li lasciamo tutti ai misericordiosi per i quali :
nel caso dell’adulterioe divorzio, di altri peccati contro la morale non si deve giudicare, bisogna usare il discernimento, bisogna vedere caso per caso, la dottrina non può dare risposte valide per tutti in tutti iluoghi e in tutti i tempi ( citazione dell’Amoris Laetitiae) cnon bisogna essere rigidi ecc, invece nel caso della pena di morte no , assolutanmente e sempre, dogmaticamente NO , in nessun caso, se Hitler fosse redivivo non lo si potrebbe giustiziare, neppure per il bene di intere popilazioni, assolutamente inammissibile in tutti i casi.
lo vuole lo spirito di Pannella che come ,ha detto Mons. Paglia. aleggia fra noi.
Dunque voi potete fare i pipponi , a noi rimane solo da protestare con ironia e con un minimo di logica come fa l’ottimo Langone:
https://www.ilfoglio.it/preghiera/2018/08/03/news/il-papa-smentisce-santi-beati-e-venerabili-sulla-pena-di-morte-208529/#.W2XKP3qL2Rs.facebook
Sant’Agostino, San Tommaso, Santa Caterina, voi che eravate favorevoli alla pena di morte e che sull’argomento avete scritto in più occasioni, il Vangelo non lo avevate letto bene? Oggi il Santo Padre dice che “alla luce del Vangelo la pena di morte è inammissibile”. E lo fa in modo molto ufficiale, modificando il Catechismo. Possibile che nemmeno San Giovanni Paolo II, approvante proprio quel testo che la pena di morte ancora contemplava, riuscisse a vedere l’evangelico chiarore? E tutti gli altri Santi, Beati e Venerabili alla pena di morte favorevoli, tutti ciechi e ignoranti pure loro? Avete tutti interpretato male Matteo 15? Gesù vi ribadisce ai farisei lassisti uno dei più terribili comandamenti di Dio a Mosè, “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”, e non sembra proprio che la seconda persona della Santissima Trinità voglia smentire la prima. I Papi che divorziano dai Santi non finiscano con lo sposare i demoni (ma intanto i malvagi sono in festa).
ciascuno di voi può farsi una idea obbiettiva di quanto fosse “crudele e antievangelica la posizione tradizionale della Chiesa, ribadita da GPII, e quanto bisognasse cambiarla :
VECCHIA VERSIONE
2267 L’insegnamento tradizionale della Chiesa NON ESCLUDE supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, QUANDO QUESTA FOSSE L’UNICA VIA PRATICABILE praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” [Evangelium vitae, n. 56].
NUOVA VERSIONE
2267. Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune.
Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una NUOVA COMPRENSIONE del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi.
Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona»,[1] e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo.
A me sembra che la vecchia versione fosse più di buon senso, non potendosi escludere in modo assoluto in certi contesti la pena di morte come extrema ratio per difendere “dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani”, per esempio in un contesto di guerra dove vige la legge marziale.
mcv
l’adulterio c’entra ben poco con la pena di morte.
diciamo la verità, quello che ti turba in realtà non è per nulla la questione in oggetto, ma il tuo credere che nulla è mai mutato nella storia bimillenaria della Chiesa , quando invece….
Cristina Vicquery
Vi do una brutta notizia: Il Vangelo non ammette che venga commesso un male per evitarne uno maggiore. Il prossimo tuo non è l’umanità, è colui di cui hai la responsabilità qui ed ora. Per questo è “prossimo”, per questo è “tuo”. I discorsi che fate hanno a che fare con la politica, non con Gesù Cristo. E, ripeto, l’immediatezza del pericolo che giustifica la legittima difesa non ha nulla a che vedere con la pena di morte. Stiamo parlando, infine, del Catechismo della Chiesa Cattolica, non del codice penale.
Rif. 10.06 – Matteo 15
a) Difficile pensare che Gesù sposi passi omicidi del A.T. (come in Mt. 15,4 i citati Es. 21,17 o Lev. 20,9), per di più in nome di un letterarismo fondamentalista: “Dio ha detto”.
E il contesto di Mt 15, 1-20 è esattamente il contrario della difesa di condanne a morte. E’ contro chi non osserva – nemmeno al minimo grado – i comandamenti, con falsi e facili raggiri “cultici”. E la “condanna a morte” di Gesù è gravemente di tipo morale: “avete annullato la parola di Dio in nome della tradizione”. Condanna chi dà la pena di morte alla Parola di Dio.
b) Urge anche un corso di minima retta interpretazione del Vangelo. A questo può bastare – oltre il buon senso – anche il Catechismo prima edizione 1992, rimasto invariato.
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/RaSt201808/180804grillo.pdf
Le considerazioni sull’argomento del sempre ottimo Andrea Grillo
Alberto Farina
Rif. 10.22 – Catechismo n. 2267: prima, seconda, terza versione.
Integrazione ad uso dei volonterosi.
a) Se onestà e completezza di informazione fossero beni acquistabili da tutti, chi ha messo a confronto la seconda versione (versione “vecchia”) e la terza (versione “nuova”), avrebbe anche provveduto a “mettere a sinossi” le tre versioni: anche quella originaria 1992 (per altro già riportata da Accattoli il 2 agosto ore 14.44). Ed è la seguente:
“Se i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere (le vite umane) dall’aggressore e per proteggere (l’ordine pubblico e) la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana” (tra parentesi le pochissime parole presenti nel testo 1992 e non in quello 1997).
Sono quattro righe e due parole. Esse costituiscono anche il secondo paragrafo dei tre di cui è composto la versione del 1997 (sopra riportata).
b) Quattro considerazioni elementari.
– La seconda versione (1997) è composta da 8 righe e mezzo in più, e, di fatto, nuove, rispetto alla prima; in essa il primo paragrafo presenta l’insegnamento tradizionale della Chiesa e il terzo introduce “la novità”.
– C’è molta più diversità e discontinuità tra la prima e la seconda versione che non tra la seconda e la terza. Nella prima versione la considerazione sulla pena di morte (n. 2266) è registrata solo con l’accenno “in casi di estrema gravità”). Gli scandalizzati della terza versione arrivano con 21 anni di ritardo e, ovviamente, a cambio di papa.
– Le espressioni (che tanto hanno scosso il “ritardatario a scandalizzarsi” Valli) che fanno riferimento “alle condizioni più conformi alla dignità della persona umana” sono tra le uniche presenti, in vari contesti, in tutte e tre le redazioni.
– In nessuna delle tre versioni ci sono rimandi a passi della Scrittura. La parola “Vangelo” compare solo nella terza versione.
Rif : 16:03
Ah! fantastico!
Che dire, vede, anche in me desta raccapriccio la pena di morte, provo dolore anche per gli ergastolani, ho provato dolore perfino per il cadavere respinto del vecchio Kappler. Ma, converrà, spero, che se le porte della patrie galere per costoro si aprirono fu per quella legge universale di causa ed effetto che raramente *non* coincide con lo svolgersi degli eventi.
Il motivo per il quale disapprovo questa ennesima di Papa Francesco, e la trovo un’ingerenza [lo dico convintamente], è perché credo che mettere mano ad articoli che rimandano alla trasmissione di norme e valori che son frutto dell’esercizio libero, responsabile, condiviso, trasmesso e lungamente esercitato nella storia della Chiesa e non solo, il rischio di innescare un conflitto tra norma e norma, valore e valore, nella fattispecie tra ” non uccidere” e l’amare il prossimo come se stessi, ad esempio, raccomandato nei Vangeli il cui ventre molle è sempre la contingenza specifica mai l’astrattismo o il possibilismo. Più che probabile è certo .
Del resto Papa Francesco ci sta abituando ai conflitti, è una sua prerogativa.
Sicché davanti all’aggressore dunque, siccome devo amarmi e la mia vita è sacra, sono chiamata a difenderla, non solo la mia, ma anche quella dell’innocente che vedo nel pericolo, strenuamente…si è eroi e santi anche per questo.
Allora, penso, il No alla pena di morte,il no all’ergastolo sarebbe attuabile se si potessero coartare le coscienze. Se si potesse impedire ad un pazzoide qualsiasi di far saltare il mondo, se si potesse impedire ad un criminale di girare con una sega elettrica a mutilare essere umani, ad un Angelo Izzo di fare scempio di donne o ad un Luigi Chiatti di stuprare bambini ed occultarne i cadaveri, ad esempio. Certo che si potrebbe.
Ma sembrerebbe, da quello che leggo nei post che mi hanno preceduto, che per alcuni questo discorso è irrisorio e pretestuoso, e così ci si allontana dal focus che sono le norme trascendentali o categoriali cui la Tradizione della Chiesa ha sempre fatto ricorso. Non uccidere e ama te stesso e il prossimo non hanno forse a che fare con il corretto realizzarsi dell’esistenza? Non sono, forse, indicazioni chiare che aiutano a ricordare quali comportamenti sono atti ad esprimere una situazione in contingenza? Situazioni che possono essere disattese, per cui quel “non uccidere” potrebbe valere in una particolare circostanza e *non valerne in un’altra”. Se anche una norma risultasse agli occhi di un Papa tale da non essere contemplata questa non dovrebbe mai essere messa in conflitto senza le dovute distinzioni.
Rif. 11.39 e 13.39 – Ottimi
Ottimo Picchio e ottimo Calò. Molto bello il testo di Grillo (Andrea) riportato.
Grazie
In trentotto anni di professione, più quattro di università, mai ho sentito parlare della pena, di morte o no, come di uno strumento per garantire la sicurezza delle persone. Vi ringrazio per la novità che oggi mi portate ma resto della mia convinzione. È vero però che Francesco porta divisione. Io dico per fortuna. È la spada di cui nel Vangelo si parla. Sui grandi massacratori della storia, non dimentichiamo che il discorso è viziato dal fatto che se ne parla “a posteriori”.
L’intervento di Amigoniente può, oggettivamente, essere considerato definitivo sul versante della consueta,stracci, polemica antibergogliana.La ricostruzione letterale,testi alla mano, mostra non solo il nulla della polemica ma svuota di contenuto la lagna sull’aver modificato il preesistente.Le precedenti modifiche erano assai più profonde e drammatiche.
Morale: chi tira l’acqua al suo mulino antiparassitari resta,una volta di più con le mosche in mano.Ottimo così.
Amigoniente è esotico e spagnoleggiante. ….ma io volevo scrivere un più banale Amigoni…
🙂
Io penso che nessun cristiano, che sia veramente tale, “VOGLIA” la pena si morte.
PIuttosto la considerino un atto estremo di prudenza in casi particolari – Leopold Calo’ non ha mai sentito della pena di morte applicata per la sicurezza dei cittadini, ma anche in questa discussione si sono fatti esempi illuminanti – il tiranno abbattuto – che la giustificano. Cioè una considerazione di “realismo” in contrasto con un idealismo un po’ utopico.
La pena di morte era già stata IN PRATICA dichiarata una strada da non percorrere con la precedente dormulazione, la novità è stata il passaggio da un “si, ma” a un “no” drastico, IN CONTRADDIZIONE con quanto precedentemente detto dalla Chiesa.
Questo è il piccolo foro che può fare crollare la diga.
Se quello che ieri era dichiarato legittimo oggi viene dichiarato illegittimo, potrà accade anche il viceversa: quello che era dichiarato illegittimo potrà essere dichiarato legittimo, a seconda dello EVOLVERSI dei tempi che diventeranno il vero protagonista determinante della morale ecclesiastica.
È questo spostamento del “fuoco” l’elemento che, in me, preoccupazione.
Sul piano CONCRETO, fattuale – la nuova formulazione cambia assai poco. Il problema che si sta dibattendi è dunque squisitamente IDEOLOGICO.
Dunque il problema è il piccolo foro. Non s’era capito.
Rif. 3.46 – Dal sì quasi no al no
a) I passaggi: si – sì, ma assai meglio no – no.
Tra i primi due non c ‘era proprio nessuna differenza?
b) Poi la pena di morte non è un affare personale, ma una possibilità concessa (purtroppo) dalla legge di uno stato. Al cattolico si chiede – in nome del Vangelo certificato anche dal Catechismo – di fare obiezione di coscienza qualora lo stato gli chiedesse di “schiacciare il pulsante”. Nè più nè meno come nel caso dell’aborto, laddove vige una legge che lo consente.
Poi, certo, si può e si deve anche fare pressione sullo stato. Ma questo è altro aspetto della questione.
c) Il problema è proprio ideologico: permanere sempre e comunque anti-bergogliani.
Va bene, sapete? Ma dobbiamo essere coscienti che l’argomento è di quelli per cui ammettere un’eccezione, anche una sola, al bando della pena di morte significa ammettere la pena di morte tout court. Del resto, ci sono delitti così orrendi per cui il senso di giustizia non parrebbe prevedere altra pena che la morte, specie per i parenti delle vittime (negli Stati Uniti molti assistono all’uccisione dell’assassino del loro congiunto). E c’è anche chi pensa che la privazione della vita costituisca una sorta di purificazione estrema, tale da indurre il reo a pentirsi e redimersi. Infine, ogni Stato si dà le regole che ritiene. In Cina li ammazzano negli stadi e portano i bambini ad assistere, come forma di educazione, diciamo. Si ho capito, il tiranno, ma chi lo decide, se non chi ha il potere di applicare la pena capitale, quando ci si trova di fronte all’eccezione che (non) conferma la regola? Non so se questa variazione nel Catechismo apra veramente il foro di cui parla Beppe Zezza. Di sicuro è una voragine tale da inghiottire qualunque civiltà giuridica l’idea che quel “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” non costituisca la negazione assoluta di ogni sistema finalizzato all’omicidio. Infine, amici, non facciamoci reciprocamente il processo alle intenzioni. Non so di preciso che cosa s’intenda per “ideologico”, ma per favore non lasciamoci travolgere dalla temperie di questo “tempo sbagliato” (Fossati…) che vorrebbe farti sentire un verme se ogni tanto leggi un libro.
Oggi si parla tanto di populismo , ma l’ errore del populismo e’ questo: rendere semplici e tagliate con l’ accetta questioni complesse.
Il popolo odia i ladri, i corrotti, i ricchi, i parassiti,i criminali che volentieri vorrebbe linciare seduta stante, facendosi giustizia da se’ e istintivamente e’ “ per le cose giuste”
Ma quali sono queste cose giuste?
Nessuno mai troverete che vi dica che e’ per le cose sbagliate, tutti sono per le cose giuste. Il problema e’ definire ed essere d’ accordo su quali sono qu sete cos giuste.
La pena di morte e’ giusta? E’ sbagliata? La domanda rende semplice qualcosa di complesso: lo stesso popolo in un caso invocherebbe la pena di morte nell’ altro piangerebbe di pieta’ per il povero condannato.
Leopoldo Calo’ invoca una societa’ dove viga a tutti i livelli il detto evangelico “ Chi e’ snza Peccato scagli la prima pietra” Ma lo stesso Calo’ non credo sarebbe d’ accordo se un prete pedofilo colto in fragrante a far del male a un bambino cercasse di cavarsela con questa frase. Certo nessuno di noi e’ s Nazanzio peccato: e allora lasceremo andare colui che fa del male a un bambino senza punizione?
Gesu’ ha invocato per chi fa del male si piccoli una macina da mulino legata al collo e buttato nel mare: pena di morte alquanto spiegata.
E’ lo stesso Gesu’ che ha detto chi e’ senza peccato scagli la prima pietra, ha detto se il tuo occhio ti e’ di scandalo cavalo.
Ognuno di noi rende a censurare quelle parti del Vangelo che non collimano colle proprie opinioni: questa e’ l’ ideologia che trasforma in Vangeli in manifesto politico.
Leopoldo Calo’ repubblica rifletta su quante volte nel Vangelo si parla di giusta punizione. Il “ chi e’ senza peccato ‘ non abolisce la giustizia, se cosi’ fosse Dio sarebbe ingiusto ed arbitrario.
Una considerazione di realismo in contrasto con un idealismo un po’ utopico.
Ottimo.
Sulla base di questa osservazione potremmo tranquillamente gettare il Vangelo tutto intero nel pattume.
Il crearsi, anche qua sopra, di due tendenze così chiare mi conferma nell’idea che la pena di morte “in alcuni casi” sia pena di morte e basta. Ma sul serio non credevo che saremmo arrivati a discutere anche di questo.
MCV ore 13.56
Questa e’ una delle piu’ grandi bufale esegetiche che sono mai state riportate:
Che in Matteo 18 (Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare) Gesù si esprima a favore della pena di morte.
Inaudito.
Il catechismo di Pio X era già stato modificato anche dai papi precedenti, per esempio per quanto riguarda il limbo . Il catechismo di pio X recitava: «I bambini morti senza Battesimo vanno al Limbo, dove non è premio soprannaturale né pena; perché, avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il Paradiso, ma neppure l’Inferno e il Purgatorio.
Questo è stato modificato nel catechismo di GPII
Cristina Vicquery
Rif 8.59
A) certo tra a e b ci sono differenze. Ma tra b e c non c’è solo diferenza c’è ribaltmaneto
B) lo art non è espresso come un invito alla obiezione di cosxienza che il boia dovrebbe esercitare ma proprio come una azione politica che il cristiano è tenuto a esercitare sullo Stato
C) Non si può buattare tutto in una questione di tifo “pro” o “contro” papa Bergoglio.
Curioso modo di scovare ribaltamenti col lanternino.
Quale caspita di ribaltamento?
Se si leggesse almeno il padrone di casa, che ci ha speso sopra tanticchia di commenti meramente esplicativi e con tutti i riferiferimenti necessari, si vedrebbe uno sviluppo dottrinale durato mezzo secolo,parole sue oggettive.
Poi: uno può arricciare il naso e dire:un me pjace.
Affaracci suoi e del suo naso.
Non si potrebbe né dovrebbe buttare tutto in una questione di tifo Pro o contro papa Bergoglio.Uno può affermarlo al tempo indicativo solo se finge di aver vissuto gli ultimi 5 anni su Papalla.
Inoltre bisognerebbe prima ficcarsi nella cocuzza che il televoto diuturno non è stato inserito nella vita della Chiesa.
Berta in sacco e pedalare sarebbe dunque la vecchia,sanissima
ricetta.
Rif 12.36
Come la giri come la volti passare da “si” a “no” è un “ribaltamento” ( anche un “si, condizionato è un “si” , un “no” è un “no” )
Se anche per cinque anni si è buttato tutto sul tifo pro o contro Papa Bergoglio, cominciare a non farlo sarebbe proprio necessario.
Ci sono alcuni che paiono nostalgici del fascismo: credere, obbedire e combattere. IL capo non si discute. Per fortuna la Chiesa non è così
E allora deciditi a farlo Zezza: cosa stai aspettando scusa?
Il fascismo lascialo stare dove è, specie di questi tempi.
Libero di trasformare la tua appartendenza alla Chiesa in una inarrestabile ciarla da accademia ( o da bar).
La Chiesa è è resta una, il papa pure, il catechismo anche.
Che piaccia a me e a te, conta una cippa.
Mi dedicherei più fruttuosamente ad altro.
Ma se ritieni di vitale importanza far conoscere la tua idea in merito, Prego.
Essa è ininfluente.
Rif 13.06
Non è la Chiesa a essere fascista.
Infatti consente di esprimere critiche.
Che sono ininfluenti.
Ma non la “influenza” che determina se qualcosa è vero o falso.
C’è qualcuno invece che si irrita se uno esprime delle critiche e afferma implicitamente che se uno ha delle critiche deve tenersele per se’ perché “Il CAPO ha parlato”.
Stai tranquillo, comunque, caro Cuffini, che se mai verrò chiamato a essere un boia mi servirò della obiezione di coscienza e se mai sarò chiamato a esprimere un voto se applicare o meno la pena di morte nel mio,paese mi comporterò come tu mi hai insegnato, agiro’ “politicamente” secondo quanto le circostanze mi suggeriranno.
Rif. 5.15 – Fascismo in tempo di eresia sommersa
Credere (?) – non obbedire – combattere (contro).
E il capo tutti lo discutono.
Fai un po ‘ come ti pare Zezza.
La democrazia non è contemplata in dottrina dalla Chiesa Cattolica.Non ti piace?Amen.
Tu puoi pensarla come ti pare.
Continua,vivaddio, a contar nulla.Meno che nulla poi se si tratta di stabilire il vero o il falso.
Continui a fare un gran pastrocchio tra politica e religione.
Fai il teologo parlando di politica e il politico parlando di fede.
Vedi un po tu.
Rif. 1.02 del 7 agosto – obbligo flessibile
“… La Chiesa si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo”.
Non è un comando o un precetto di coscienza; non è rivolto nè alle gerarchie nazionali nè ai singoli fedeli. Si può dire che è un “obbligo flessibile”; più flessibile che obbligo. E’ molto meno di un invito; è un “impegno”, come tanti altri. Però: con determinazione:
Io credo che se c’è stato un periodo di libertà nella Chiesa non è stato proprio questo, tanto è vero che personaggi di varia estrazione, dall’uomo della strada ad altissimi prelati, parlano e talvolta straparlano in modo critico di Bergoglio. Prima era un po’ diverso. Il dissenso nei confronti dei Pontefici era vivo e palpabile ma non si esprimeva in modo manifesto a causa del “pensiero unico” imposto dai Papi e per un senso di rispetto proprio di chi ama la Chiesa e quindi non è disponibile a critiche sguaiate e preconcette nei confronti del Vicario di Cristo.
Chi invece ama la Tradizione più della Chiesa finisce a criticare sempre e comunque, talvolta cadendo nel ridicolo come ben si vede in questo blog.
Provo tanta tristezza nei confronti di chi idolatria una Chiesa e una società che non esistono più e non sono più capaci di amare questa Chiesa e questa società.
Errata corrige!
è stato proprio questo…
Rif 17.00
A mio parere “impegno” è più di “invito” e non viceversa.
Un “invito” ai rivolgerebbe al singolo credente, l’impegno “della Chiesa” coinvolge tutti: struttura ecclesiastica e fedeli.
Non ho avuto il tempo di verificare ma mi chiedo se questo “impegno con detrminazione” è un hapax nel CCC o ce ne sono altri.
Rif. 5.36 – Impegno con determinazione
Niente inviti, ma impegno. Va bene. Aspettiamo quando, quanto, dove, da chi e come ci verrà assegnato l’impegno. Se poi si tratterà di petizioni contro “gli inflittori di morte praticamente ancora operanti”, non mi sottrarrò a scrivere a Trump, ai governatori cinesi o degli stati USA o a qualche sultanello musulmano. Sempre con determinazione.