Ieri Francesco ha nominato i tre presidenti del Sinodo dei giovani, che sono cardinali dell’Iraq, del Madagascar, di Papua Nuova Guinea. Il novembre scorso aveva nominato il relatore ed era un cardinale del Brasile. Un addetto ai lavori da me interpellato sulle ragioni di tali scelte ha risposto: “Francesco vuole ascoltare per primi i responsabili di Chiese che i giovani li hanno e li conoscono. E’ la prima volta che un Sinodo ordinario non ha nessun conduttore europeo”. Nel primo commento il dettaglio delle nomine che dicevo.
Per il Sinodo dei giovani Francesco si appella a chi li ha
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I presidenti delegati della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale (3-28 ottobre 2018) saranno i cardinali:
Louis Raphaël I SAKO, patriarca di Babilonia dei Caldei, capo del Sinodo della Chiesa Caldea (Iraq);
Désiré TSARAHAZANA, arcivescovo di Toamasina (Madagascar);
Charles Maung BO, salesiano, arcivescovo di Yangon (Myanmar).
John RIBAT, arcivescovo di Port Moresby (Papua Nuova Guinea).
Il relatore sarà il cardinale Sérgio da Rocha, arcivescovo di Brasília e presidente della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile.
I responsabili del Sinodo vengono dunque dall’Africa, dall’Asia, dall’Oceania, dalle Americhe. Per questa volta l’Europa segna il passo.
certo loro i giovani” li hanno e li conoscono . “
E i vescovi europei? Hanno gettato la spugna sull’ avere e conoscere i giovani?
E’ un trend che non puo’ essere invertito: meno nascite, meno giovani, meno vocazioni? Le chiese europee si sono rassegnate e non sanno far altro che stare a guardare impotenti?
Dovrebbero prendere spunti e consigli dagli Ortodossi che dopo il crollo dei regimi comunisti sono in rinascita ovunque , anche in Romania, non solo in Russia,
Rif. 8.40 – Ortodossi “putin”
Sarebbe bello avere elementi che dicono della prodigiosa rinascita ortodossa. Forse i martiri cattolici hanno fruttificato per loro. Verrebbe da dire: “purché il vangelo sia annunciato”… magari anche tra i romeni (quelli che stanno a casa loro).
Caro P. Luigi, noi ci siamo visti a Mazzo di Rho. Si ricorda? Ma adesso sono in Abruzzo.
Per quello che posso constatare io, frequentando chiese in Lombardia, Toscana e Abruzzo, appunto, è necessaria una rievangelizzazione della nostra società. Lo deduco da come si comportano i “fedeli” (ma a cosa poi?) prima, durante e subito dopo le celebrazioni liturgiche… Spesso, poi, le chiese sono chiuse e Gesù è sempre solo perché nessuno, volendo, può andare a visitarLo…
Lei mi può contraddire semz’altro…
Intanto la saluto caramente. Laudetur Jesus Christus!
Il disinteresse (o la disistima?) per l’Europa, dove comunque vive ancora – stando all’annuario statistico vaticano – il 22,2 % dei battezzati cattolici (dati 2015), mi pare difficilmente negabile.
Signor Lugaresi, concordo con lei.
Papa Francesco continua a sorprendermi anche in altri campi….
Buona giornata a lei e a tutti.
Io non so bene come mai ci sia stata questa rinascita della fede ortodossa in Russia ma posso testimoniarla’ ho visto coi miei occhi , le chiese Ortodosse in cui il popolo russo, e tanti fra loro giovani, entra spontaneamente , non certo per obbligo sociale, accendono candele, pregano prostrati davanti alle icone. Ragazze di venti anni che si coprono la testa col velo, che si inginocchiano. Le liturgie ortodosse durano ore e ore.
Non so come abbiano fatto ma penso che una cosa non l’ hanno fatta: non hanno stravolto la loro Tradizione liturgica per venire incontro ai “ giovani”, non hanno fatto la Messa “ corta”,con canti pop, non hanno trasformato le chiese, hanno mantenute intatte e sincere le radici col passato. I preti Ortodossi sono severi di modi, non sono piacioni.
Forse visto che il voler venire “ incontro “ ai gusti giovanilistici, non sembra aver avuto il successo sperato di attirare i giovani in Chiesa, perche’ non tentare la ricetta contraria? Proporre ai giovani la Tradizione cattolica ? Ieri sera alle 21 alla Santa Messa cantata in latino secondo il vecchio uso carmelitano, alla Basilica del Corpus Domini, dai Padri Carmelitani scalzi, in onore della Beata Vergine del Carmelo,
c’ erano tanti giovani: e per giovani intendo fra i 25 e i 35 anni. Alcuni si vedeva che in giacca e cravatta tornavano dal lavoro, altri vestiti da ciclisti e con zainetti, erano venuti in bici. Non solo milanesi, anche stranieri, famigliole di stranieri con tanti bambini. Tutti seguivano il rito in latino , i canti meravigliosi, la Liturgia celebrata con amore e reverenza. Una Liturgia lunghissima durata due ore. Quasi sempre in ginocchio.
Nessuno pareva stanco o annoiato .
Perche’ non prendere la strada della riproposta della bellezza liturgica per attirare i giovani? Una strana gia’ timidamente indicata da Benedetto XVI , dal card. Sarah,
ma inascoltati.
Maestro Aurelio Porfiri ( compositore, direttore di coro e scrittore)
“Forse non molti lo sanno, ma in passato ho partecipato a molti sinodi in Vaticano. No, non ero un padre sinodale, ero l’organista che accompagnava i padri sinodali nel canto dell’hora tertia. Non ho mai avuto la possibilità di intervenire in quell’insigne raduno e, visto quello che scrivo da alcuni anni a questa parte, penso non l’avrò facilmente anche nel futuro. Ora che mi avvio alla mezza età, penso che avrei da dire qualcosa per il prossimo sinodo dei giovani, anzi, almeno tre cose. Visto che non le posso dire lì, le dico qua.
1) Giovani, non assolutizzate la vostra gioventù. Essa è un passaggio, tempo di maturazione per l’età adulta. Chi loda la gioventù per se stessa o sono cinici o sono anziani. Ecco perché non sopporto le “Messe giovani”. Le Messe non sono giovani, sono eterne.
2) Giovani, come vi dice il Papa, siate protagonisti della vostra storia, non accettate passivamente quello che le narrative dominanti vi fanno credere, comprese quelle che spesso si affermano nella stessa nostra Santa Madre Chiesa. Chiedete alla Chiesa di interrogare il mondo, di inquisirlo se necessario, non di sciogliersi sempre nel suo abbraccio mortale.
3) Giovani, fate l’esperienza della Tradizione. Non dico del tradizionalismo di per sé, ma proprio della Tradizione, dei tesori di arte, di bellezza, di spiritualità, di preghiera, di cultura che i nostri padri ci hanno tramandato. Ricordate: chi abbraccia la Tradizione, vede sempre più lontano. Oggi Io vedo la mia vita terrena sempre più accorciarsi, voi siete la mia speranza, voi siete le gambe che porteranno oltre quanto abbiamo di più prezioso, di più bello e di più vero.
Cara Maria Cristina, sono d’accordo con te sulla desacralizzazione della Liturgia, che viene portata in basso verso il gusto dei giovani, invece di elevare il gusto dei giovani alla sacralità della Liturgia.
Ti faccio un esempio pratico. Io a Castelbasso (TE), con l’apporto di un direttore docente di conservatorio, ho costituito un coro polifonico misto, creato per l’esecuzione di canti liturgici appartenenti alla tradizione musicale cattolica. Abbiamo cantato in chiesa nelle feste più importanti, ma l’attuale parroco alla fine della celebrazione, non ha fatto mai un cenno dell’apporto corale alla liturgia. Il 1° luglio è stata amministrata la Cresima dal Vescovo di Teramo, ma il mio coro non c’era perché si è disfatto. C’era un coretto parrocchiale che ha cantato canti ritmati “poppeggianti” e accaompagnati da chitarra e da un ritmato organo elettronico. Il parroco, tutto sorridente, ha ringraziato il coretto, che non ha cantato niente di bello e coinvolgente, men che meno canti mastagogici, come dovrebbero essere quelli liturgici,,,
Un caro saluto…
Errata corrige.
Non “canti mastagogici”, ma “canti mistagogici”…
Cara Maria Cristina, il Maestro Porfiri lo conosco, non personalmente, ma per quello che già avevo letto circa il suo giustissimo pensiero sulla musica liturgica adattata erroneamente al gusto dei giovani.
Un certo clero pensa di sapere sempre tutto esso. Ma non applica quello che prevede la Costituzione Conciliare “Sacrosanctum Concilium”, a proposito della musica e dei canti liturgici.
Ancora un caro saluto….
Grande simpatia e rispetto per i gusti liturgici di tutti.
Fermo restando che la Messa è la Messa, e l’importante è l’incontro personale e comunitario con Cristo persona.
Tutto il resto, per quanto mi riguarda, è completamente accessorio.
Il senso del sacro è una gran cosa, le Messe in latino certamente aiutano a crearlo e a mantenerlo….. ma sono abbastanza vecchio per ricordarmi Teresina al paese di mia mamma nell’Astigiano che a “benedisiun ” cantava con trasporto le parole latine “TANTUM ERGO SACRAMENTUM” reiterpretandole ( con voce potentissima) “CANTU I MERLU C’AS LAMENTUUUU”; e la legione di pie donne che sgranava corone di rosari rigorosamente in latino, con gran sibilare d’esse di ogni genere e tipo, lungo la durata dell’intera Messa. Questo per dire che non sempre il latino e la lingua antica sono sinonimi di aurei empirei, ma , assai più banalmente, possono trasformarsi in banalissimo latinorum.
Quanto alla “audience” delle Messe stesse, terreno quanto mai sdrucciolevole.
Posso garantire ad esempio che alla Consolata di Torino, le messe feriali di fine giornata , sono piene di quella stessa folla descritta da Venturi:”fra i 25 e i 35 anni. Alcuni si vedeva che in giacca e cravatta tornavano dal lavoro, altri vestiti da ciclisti e con zainetti, erano venuti in bici. “. Eppure non c’è latino, né musica, né canti di alcun tipo. Nulla. Anziani sacerdoti spesso in equilibrio precario,nel senso malfermi sulle gambe, nessun predicatore fino. Quindi, le cause e gli effetti non son sempre così chiari.
Il vantaggio pratico della Chiesa Cattolica è la sua enorme varietà.
Ce n’è veramente “per tutti i gusti”.
Personalmente non capisco molto quelli che girano come trottole per pescare “una Messa meravigliosa” o “un prete eccezionale”: parto dal presupposto che uno ha la comunità e la chiesa in cui viene a trovarsi, e lì resto, che mi piaccia o meno.
Ma questi son fatti miei, ognuno ha i suoi, si capisce.
Se il tema è essenziale o lo diventa, la varietà assicura a tutti la possibilità di andarsi a cercare il luogo, il rito, l’officiante che meglio gli aggrada.
Teniamoci la bellezza della varietà, e amen.