“Che sarebbe a morire insieme e poi godere in sepoltura” è scritto su un’anfora che ho fotografato ieri nel Museo della Ceramica di Ariano Irpino. E’ la più viva scritta goliardica sulla morte che io conosca. Nei commenti mi avventuro.
Da Ariano: che sarebbe a morire insieme e poi godere
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Beffarde e volitive. “Che sarebbe a morire insieme e poi godere i(n)sepoltura”: prendo la trascrizione della scritta dal volume di Antonio D’Antuono, Le maioliche di Ariano. Note antropologiche (Ariano Irpino 2009). Lo stesso autore dice che si tratta di una ceramica “prodotta sicuramente per fare mostra di sé in qualche cappella del cimitero”. Trovo straordinario che qualcuno decida di mettere davanti alla propria tomba una tale esclamazione. La immagino posta in preparazione, quando c’è già la tomba ma non il suo abitatore, anzi i suoi abitatori. Non conosco parole somiglianti a queste, beffarde e volitive.
Ilario e Quieta abbracciati. La maiolica goliarda di Ariano mi ha riportato a una pagina bella di Albino Luciani contenuta in una lettera dal Concilio datata 19 ottobre 1964 indirizzata alla diocesi di Vittorio Veneto, di cui allora era vescovo. In quel testo trattava del ruolo della donna nella Chiesa e narrava il “grazioso miracolo successo in Borgogna con i beati Ilario e Quieta” del secolo V: “Morì per primo Ilario e fu sepolto a Digione, nella tomba di famiglia posta in chiesa. Quando venne a morire Quieta, la tomba fu aperta e la moglie deposta accanto al marito. Ma in quel momento il braccio destro di questi riprese vita, si alzò e cinse affettuosamente le spalle della sposa” (Albino Luciani, Un vescovo al Concilio. Lettere dal Vaticano II, Città Nuova 1983, p. 85). Penso agli amanti morti abbracciati. A quelli che hanno chiesto di morire insieme. All’abbraccio dei risorgenti.
Vero goliardo. Incredibile dove puoi arrivare se sei un vero goliardo.
“E’ un amore impossibile” – mi dici.
“E’ un amore impossibile” – ti dico.
Ma scopri che sorridi se mi guardi,
e scopro che sorrido se ti vedo.
“Di notte” – tu confessi – “io ti penso… Ti penso giorno e notte, e mi domando se stai pensando a me, mentre ti penso.
… La società, le regole, i doveri… ma tremi quando stringo le tue mani.”
“Meglio felici o meglio allineati?”
– Ti chiedo.-
E il tuo sorriso accende il giorno, cambiando veste ad ogni mio pensiero.
“Questo amore è possibile” – ti dico.
“Questo amore è possibile” – mi dici.
(Sesto Aurelio Properzio, Assisi, circa 47 a.C. – Roma, 14 a.C.