Passeggiata al Pincio oggi pomeriggio alla ricerca del busto di Giacomo Leopardi, che è tra i 228 “grandi italiani” che vi sono onorati. Nel primo commento la faccenduola istorica di cui Giacomo ed io abbiamo parlato.
Un selfie al Pincio con Leopardi
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I primi 52 busti del Pincio furono installati sotto il governo della Repubblica Romana del 1849 che durò quattro mesi. Tornato da Gaeta, Pio IX trovò buona l’idea dei busti ma fece sostituire alcuni nomi e Leopardi – che era tra gli sgraditi – fu trasformato nel pittore Zeusi, Machiavelli divenne Archimede, Girolamo Savonarola fu doppiato da Guido d’Arezzo. I cattivi tornarono sui piedistalli dopo Porta Pia, nel 1870: di queste buffe vicissitudini abbiamo ragionato. Ne ho cavato l’impressione che non gli fosse dispiaciuto divenire per ventun’anni un artista del tempo che fu: “Oh venturose e care e benedette l’antiche età” andava mormorando tra sé e me.
Questo racconto mi ricorda la storia di Piazza Ariostea a Ferrara. Nata nel rinascimento come “Piazza Nova” e destinata ad ospitare al centro la statua equestre celebrativa del duca Ercole d’Este, ha cambiato più volte nome (piazza della libertà, della ragione, della Repubblica…) e aspetto: è servita come strumento di propaganda dei potenti che si sono avvicendati. Il duca di Ferrara è stato sostituito dal papa Alessandro vii (a segnare la devoluzione allo stato pontificio), il papa dall’albero della rivoluzione francese e da una figura femminile che rappresentava la libertà, la Libertà da Napoleone imperatore… Poi gli austriaci distrussero la statua del Bonaparte ed erano sul punto di ricominciare tutto da capo, ma FINALMENTE si pensò di sottrarre la piazza alla propaganda politica e di lasciarla ai cittadini ferraresi (che l’hanno destinata, ad esempio, alle manifestazioni del Palio): occuparono il centro con una “sobria” statua di Ludovico Ariosto, il concittadino più conosciuto e illustre, e divenne semplicemente la piazza Ariostea. Si sono poi avvicendati altri regimi e dominatori, ma a nessuno venne più in mente di rimettere mano alla piazza: l’arte e la poesia ( in questo caso, dell’Ariosto) hanno compiuto quella sintesi che serviva a rappresentare tutti. C’è voluto un po’ di tempo, ma alla fine…
E tra “i cattivi”, sul piedistallo, torna il tribuno Cola Di Rienzo: smembrato selvaggiamente dal popolo romano quasi a volerne cancellare la memoria ecco che torna! Per volontà del mazziniano Biagio Placidi con l’appoggio dell’allora sindaco Torlonia, nel 1886 si acquista la famigerata statua – oltre ad intitolargli , in un atto di sfregio a parer mio- una famosa via proprio nel pressi di Piazza Risorgimento di fronte al Cupolone.
Opera di Girolamo Masini (1840-1885) la statua, nera come pece, nel 1871 viene ubicata proprio in Campidoglio: luogo storico di ruberie e inganni ai danni di un popolo smarrito abbandonato dagli uomini, dal Papa e da Dio, del quale si era fatto “difensore dei diritti”, “paladino di giustizia”.
Ecco che , sorprendentemente, l’anticlericale e repubblicano Cola di Rienzo a dispetto della damnatio memoriae ritorna, ed è li, ancora lì, col braccio destro alzato e uno sguardo che suscita, almeno in me, un brivido, un senso di nefasta premonizione come uno spettro che attende di vendicarsi.
Basterebbe leggere qualche stralcio del “Cronica di Anonimo Romano” per rendersi conto di che razza di personaggio aberrante e orribile abbiamo davanti. E’ li, dal 1871 sul declivio verde del colle capitolino che guarda torvo la Urbe: una sorta di cattiva presenza. Un nero cupo presagio che sembra incombere come una maledizione sulla Città Santa!
Se pensiamo che il modello che posò per la scultura, un certo Mattia Pinto anticlericale della peggior risma, fu il capobanda tra i rivoltosi che tentarono di gettare nel Tevere la bara con la salma di Pio IX nel trasferimento dal Vaticano alla basilica di San Lorenzo, rende l’idea di cosa stiamo parlando…
Bello Luigi. Ma anche quel busto di Leopardi, molto somigliante alla maschera mortuaria che si trova mi sembra , presso la pinacoteca comunale di Recanati lo è .
Giusto per restare nel solco del pensiero leopardiano, mi sovviene la Canzone ad Angelo Mai (1820) in cui torna a riflettere sulle beate illusioni che sole possono sollevare da “questo secol di fango” o “secol morto, al quale incombe
tanta nebbia di tedio” -metafora dell’infelicità individuale e il richiamo alla bella età in cui l’umana stirpe visse “vota d’affano”- Riflessioni profonde che proiettano una lunga ombra sulla politica sul senso patriottico-civile, la patetica illusoria percezione di giustizia che l’io individuale, mi di ogni tempo credo, percepisce e che si risolve, poi, sempre in inganno. Quando nel ” Bruto minore” inizia ad immergersi nel pessimismo storico oltrepasserà l’argine fino a sprofondare nel pessimismo”cosmico” applicato alle sorti del mondo unitamente alla “natura matrigna”.
La profezia Leopardiana si fa sempre più chiara alla luce degli eventi storici, al fallimento dei sistemi politici e delle ideologie. E alla fine, anche questo nostro secolo “superbo e sciocco” terminerà senza aver trovato la dignità, la fraternità, la giustizia, la bontà che è lo scopo ultimo del terrestre calvario. Chi resterà alla fine? Leopardi dice :”i compagni di strada, i fratelli d’amore e di morte, non gli umili in attesa del potente illuminato dalla provvidenza, ma gli esseri con la fronte eretta, forti della loro innocenza,privi di orgogli forsennati, moderni “eroi” che non concedono nulla al fato e nulla detraggono al vero”
“secol superbo e sciocco”
Questo è Cola al Pincio. Claudia Leo te lo dedico: mi pare un bel tipo. Sul tenebroso, d’accordo. Ma col suo fascino, non trovi?
E’ la faccia da schiaffi di quel Mattia Pinto … uno smidollato! Affascinante però, lo ammetto. Un macho, di quelli che non devonono chedere mai.Dell resto era il modello piu” ricercato dagli artisti dell’epoca. Il vero Cola Di Rienzo invece era obeso, talmente grasso che, raccontano le Croniche di Anonimo Romano, il suo corpo a testa in giu venne sceso e trascinato dal popolo.Poi, i brandelli sparsi ovunque vennero raccattati e, unitamente al tronco unico pezzo rimasto sano, orrendamente deturpato, vennero dati alle fiamme ed era così grasso quel tronco che il fuoco continuò ad ardere per ore ed ore senza riuscire ad estinguersi. ..
Ora vado a dormire serena.
Con questa visione giocondamente trucida del povero Cola Di Rienzo : obeso, testa in giù, brandelli sparsi ovunque, tronco grasso che arde a lungo senza riuscire a estinguersi ( grasso che cola di troppo), e chi più ne ha più ne metta, si può essere certi di poter dormire a lungo beatamente.
Magari anche sognarlo, chissà….
Non potevo sperare di meglio: il gusto dell’orrido…
Penso che la stessa crocifissione di Cristo, o i video shock dell’Olocausto, piuttosto che la morte di Gheddafi, o l’impiccagione in diretta di Saddam Hussein o magari altri atroci delitti descritti con dovizia dai media a partire da quello del Circeo o del piccolo Alfredino Rampi mentre agonizzava nel pozzo artesiano.
Basterebbe leggere qualcosa di Emile Zola: penso a Germinale, ad esempio, o a Rosso Malpelo e qualche altra novella del Verga. Non è un “orrido” fine a sé stesso, ma la narrazione di un fatto di cronaca.
Il cronista racconta ciò che vede,e lo fa conoscere: lo lascia ai posteri .
Grazie alle cronache medievali riportate dall’Anonino Romano o ai racconti di Giuseppe Flavio: è grazie a loro se tanta parte di storia, anche cruenta certamente, è giunta a noi. Senza Plinio il Vecchio nulla sapremmo di Pompei e dei costumi dei Romani -per nulla edificanti- prima della distruzione.
E’ grazie agli agiografi medievali i quali appuntarono ogni particolare del martirio dei Santi, specie quelli adolescenti come Agnese, Tarcisio, Cecilia, ma anche Barbara, Lucia, Agata…tutte puntualmente torturate .
L’orrido di oggi, cara signora Boe è di gran lunga peggiore dell’orrido di ieri .
In questo tread dedicato al Leopardi, che tanto si è interrogato sul senso della vita e della morte, non mi sembra fuori luogo l’OT che sto per fare.
Dopo Cahrlie Gard, ora c’è Alfie Evans.
https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita/pagine/papa-francesco-tweet-twitter-per-alfie-evans
Avrei voluto mettere una firma per chiedere che questo bambino possa continuare a vivere, ma non trovo il sito giusto, o per lo meno non mi riesce di mettere la firma. Qualcuno di voi mi sa suggerire il sito adatto?
Speranze per Alfie Evans:
https://www.interris.it/sociale/alfie-evans–si-accende-una-speranza
Ho trovato un link dove si può firmare:
http://www.citizengo.org/it/lf/160157-non-uccidete-alfie-evans?tc=tw&tcid=46853699
Speriamo! Intanto firmate!!!
Pare che la piccola speranza per Alfie si stia spegnendo.
Grazie Luigi per avere pubblicato l’appello!
Cara Antonella Lignani grazie a te per averci ricordato il piccolo Alfie. Non so se hai letto la storia del bambino di due anni dato per spacciato dai medici a cui volevano staccare il respiratore ( d’ accordo coi genitori) e nel momento in cui l’ hanno fatto il piccolo ha cominciato a respirare da solo e non e’ morto! I genitori hanno visto in questo un miracolo!
Non stanchiamoci , almeno noi cristiani, di ripetere che la vita umana e’ sacra, che non siamo noi i padroni della vita e della morte, ma Dio. “ Io ho le chiavi della vita e della morte” dice il Cristo nell’ Apocalisse.
La cultura della “ morte” che c’ e’ oggi in Europa e’ quanto di piu’ anti-cristico esista proprio nel senso dell’ Anticristo come forza spirituale che si contrappone al Cristo.
E’ la cultura eutanasica che crede che la morte sia preferibile alla vita se la vita non e’ felice o priva di sofferenza. E’ la cultura nichilistica che pensa sia piu’ misericordioso da parte di Dio “ annientare” cioe’ ridurre al Nulla le anime non pentite piuttosto che punirle. Al fondo di questa cultura si trova l’ odio anti-cristico per l’ ESSERE, e il preferirgli il non-essere o il nulla. In questo senso e’ raccapricciante che nel caso di Alfie come anche in quello di Charlie i giudici dicano di farlo per il “ miglior interesse” del bambino. Dunque secondo questa mentalita’ la morte e’ il miglior interesse di un bambino ammalato che non ha speranze di guarire. Torniamo alla antica concezione nichilistica : Meglio sarebbe non esser mai nati. O al pessimismo di Leopardi e del Monti un cui indimenticabile verso dice:
E del Nulla ritorno’ l’ ombra e il silenzio.
E cosi’ addirittura si pensa che Dio che e’ l’ Essere supremo , le’ Essere per essenza, possa ridurre a “ nulla” uomini da lui creati a propria immagine e somiglianza, annichilirli dopo la morte e si pensa che questo sia piu’ misericordioso della punizione dei dannati.
È funesto a chi nasce il di’ natale
Questo diceva Leopardi.
La punizione dei dannati in questo discorso non c’entra niente.
Sig. Venturi, lei torna sempre su questo argomento e lo fa sempre a sproposito.
Nessuno può dire niente sulla “punizione dei dannati”. Neanche la Chiesa lo fa. Perché invece a lei piace tanto parlarne?
E’ passato questo giorno, e pare che nulla sia accaduto ad Alfie Evans. Dobbiamo sperare? Dopo tante delusioni, non si sa che dire.