Di nuovo il blog oggi è stato inaccessibile per mezza giornata – inaccessibile anche a me – e di nuovo mi scuso con i visitatori: vedi post del 4 settembre. Nella stagione dei telefonini, della chat e dei siti interattivi restiamo sorpresi ogni volta che la macchina della comunicazione perde in velocità. Ma solo di questro si tratta. Un momento di respiro per pensare due volte alla parola che stiamo per tastierizzare. Io la prendo così e suggerisco ai visitatori di provare con questo esercizio.
Di nuovo mi scuso con i naviganti
8 Comments
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Il progresso è regresso.
Buona Sera.
Ascoltavo proprio ora “Nei giardini che nessuno sa”
“Dimentica,c’è chi dimentica
distrattamente un fiore,una domenica
E poi…
silenzi!
E poi…
silenzi!
Silenzi!”
A volte (o spesso, chissà) sono i “giardini della solitudine……”. Enormi, sconfinati, immensi. E ciò che frettolosamente “tastierizziamo” potrebbe essere niente altro che il desiderio di “compagnia”. Ciò che scriviamo è la forma, i “giardini della solitudine……”. il “contenuto”.
Una mia folle e “solitaria” riflessione.
P.S. Guarda caso, ma quella dell’Anello è detta “Compagnia”.
Buona notte a tutti.
Peccato che il nostro Luigi Accattoli sia così “british”. Mi sarebbe piaciuta una bella sparata contro il complotto pluto-massonico-giudaico della rete. Il complotto affratella e rende tutti migliori.
Marcello è sempre molto acuto nelle sue analisi. E’ evidente che ci sia lo zampino della massoneria. Aggiungerei che anche gli svizzeri hanno la loro parte di responsabilità. E i servizi segreti deviati. Si tratta – con tutta evidenza – di un messaggio trasversale e sotterraneo per far tacere gli Accattolici.
Il problema
è leggere i commenti,
come
“ascolto” dell’altro,
silenziando i pregiudizi….
Grazie a Luigi per il saggio suggerimento. Mi viene in mente che i miei amici sorridono quando invio loro qualche lettera, perchè ognuno di essi conosce il metodo che mi sono dato per la via epistolare, detto scherzosamente “regola dei tre giorni”: anche se si tratta di cose impellenti (ma per esse vi è ormai l’email e lo sms) di solito redigo il testo, poi lo metto nel cassetto; il giorno successivo lo estraggo dal cassetto della scrivania e ne curo la forma; il terzo giorno rileggo il tutto e -se ancora esprime le mie convinzioni e idee – spedisco. Sapeste quante voltle dopo tre giorni le lettere rimangono nel cassetto…
caro Stephanus, anch’io avevo, in un epoca pre-internet, un metodo simile al tuo. scrivevo lettere che poi non impostavo , in genere me ne dimenticavo.
le ritrovavo giorni dopo per caso, le rileggevo, in genere arrossivo e pensavo
ma come ho potuto scrivere questo e sospirando di sollievo per non averle spedite, le strappavo…
aggiungo che si trattava quasi sempre di lettere di amore…
adesso purtroppo c’è internet, è così facile scrivere e poi pigiare il tasto d’invio
.. ma questa velocità non credo sia servita a migliorare i rapporti umani..
manca la riflessione.. come un buon vino una buona lettera deve forse invecchiare qualche tempo….in un cassetto
Tutte vere, e tutte giuste, le vostre riflessioni.
Ne aggiungo un paio (che chiamarle “riflessioni” è persino eccessivo: ma so già che mi perdonerete):
1) dove troviamo un altro padrone di casa che, oltre ad ospitarci con tanta cortesia, tolleranza e disponibilità, giunge persino a scusarsi con noi quando – pur senz’alcuna sua colpa – “manca la luce” ?
2) mai dare nulla per scontato nè acquisito; anche la possibilità di relazionarci tra noi, amici del “pianerottolo”, e grazie alla rete – Internet, non è un “diritto naturale”, nè un “diritto costituzionale”, e neppure altra sorta di diritto, ma, anch’essa è, nel suo “piccolo”, soggetta al mutevole ed imperscrutabile corso degli eventi e degli avvenimenti previsti e disegnati da Nostro Signore: sta a noi, perciò, ed a maggior ragione, mostrarcene degni.
Buona notte a tutti !
Roberto 55