“Questa notte è lunga come anni interi. Quanto potrà tardare ancora il giorno?” chiede Aragorn a Gamling nel momento più difficile della battaglia al Trombatorrione (capitolo IL FOSSO DI HELM, libro primo del secondo volume de ILl SIGNORE DEGLI ANELLI.
“L’alba non è lontana. Ma non sarà l’alba ad aiutarci purtroppo” è la risposta del forte alleato.
“Eppure è sempre l’alba la speranza degli uomini“, replica Aragorn. E quattro pagine dopo: “Nessuno sa che cosa gli porterà il nuovo giorno“.
Leggevo queste pagine in una casa di vacanza dalla quale potevo osservare il sole che si levava dalle colline, ogni giorno dietro a un nuovo albero. Non avevo mai avuto quella fortuna in tanti anni che prendiamo in affitto un appartamento nella stessa località per il mese di luglio.
“Eppure è sempre l’alba la speranza degli uomini” e questo è molto vero, ma … per arrivare a vedere l’alba, non c’è altra via che attraversare la notte.
OT
La terza intenzione della preghiera dei fedeli nel foglietto della messa di domenica scorsa, la XX del tempo ordinario, così dice:
-Per i responsabili delle nazioni e degli organismi internazionali, perché cerchino con coscienza retta ciò che giova ai sudditi e non si lascino corrompere dalla seduzione del denaro e del potere, preghiamo.
A parte la formulazione dell’intenzione che non mi pare felice, ritengo del tutto fuori luogo l’uso dell’aggettivo “suddito”.
Spesso le intenzioni propongono contenuti mal formulati e scritti in un italiano desueto ed emendabile che imbarazzano.
Quando mi capita di leggerle all’assemblea, personalmente ne cambio spesso la formulazione ed anche gli aggettivi come ho fatto domenica scorsa, avvalendomi della frase riportata tra parentesi (si può adattare) accanto al titolo PREGHIERA DEI FEDELI.
Avete anche voi notato la cosa? Che ne pensate?
Ero presente, e posso testimoniare che domenica Nino ha letto così:
«Perché il peccatore di Villa Certosa con tutti i suoi sodali sia fulminato e bruci tra le fiamme dell’Inferno, mentre noi, puri e buoni, possiamo governare in pace il paese».
Sulle intenzioni ho già detto la mia, che ripeto volentieri:
l’ideale sarebbe abolirle.
Non potendosi, almeno ridurle di numero (tre bastano e avanzano) e eliminare tutte quelle che chiedono a Dio di fare lui quel che dovremmo fare noi (come ad esempio quella citata).
Ah, poi naturalmente io le farei arrivare già scritte, insieme con l’omelia, ogni venerdì direttamente dall’appartamento papale, e guai a chi sgarra nel leggerle.
Tutti ‘sti problemai sarebbero risolti usando il Latino 😉
Gabriella scrive,
18 agosto 2009 @ 15:53
“Tutti ’sti problemai sarebbero risolti usando il Latino”
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Farei di più, per un vero cattolicesimo ecumenico, meglio sarebbe l’uso dei dialetti!
Viva Bossi, la Lega e la Padania.
Dopo aver visto la lista dei tuoi “My favourites….” sul tuo blog, capisco.
Per completezza ed un aiuto ai tuoi lettori suggerirei l’inserimento di:
http://www.leganord.org/
http://www.lapadania.com/PadaniaOnLine/index2.aspx?pDesc=255,1,8
@Gabriella
eccerto … non ci sarebbero più problemi: pochissimi lo conoscono. Ma dai!!!
@Nino
sì hai ragione, spesso anch’io rimango un po’ di sale in certe formulazioni di preghiere (compreso il linguaggio un po’ stucchevole), ma so che in molte parrocchie è buona consuetudine “farle” le Preghiere dei fedeli e magari farle parlandone coni vari celebranti in modo tale che le Preghiere dei Fedeli siano un continuo dell’omelia. Una specie di messaggio unico …
Luigi,
E’ sempre emozionante veder sorgere il sole, ma lo è ancora di più vedere la “stella del mattino” … quella che è l’ultima a lasciare la sua postazione nella notte come piccola luce di riferimento in mezzo al buio.
Sembra si diano il cambio.
Marta
In genere si presentano questi casi:
-il celebrante si accorda con il/i lettori per intenzioni predisposte e lette dall’ambone dal singolo lettore.
-Il celebrante non si accorda e chiede ad un volontario/volontaria dell’assemblea di leggere dall’ambone sul foglietto.
-il celebrante non si accorda e chiede ai partecipanti di leggere sul foglietto, dal posto
-Il celebrante non si accorda e chiede interventi spontanei all’assemblea senza leggere quelle sul foglietto. E qui spesso accade di ascoltare una seconda omelia.
Il problema a mio avviso è legato al luogo in cui si celebra: chiesa parrocchiale o non parrocchiale.
Tuttavia anch’io per una volta concordo con Leonardo e sarei per togliere.
Mi sa che sia già successo un paio di volte che fossimo d’accordo. Fossi in Nino comincerei a preoccuparmi. (Io lo sto già facendo).
O mamma mia!!!
Concordo anch’io sul togliere… eccome se concordo!!!
E sono moooooolto preoccupata 🙁
OT certo… ma, mi chiedo: è possibileche ci sia qualcuno ancora capace di utilizzare tout court i foglietti domenicali preconfezionati? la vita della comunità locale come può entrare in tale modo nella preghiera e nell’eucaristia? Inoltre, senza voler offendere nessuno, il più delle volte queste “intenzioni” sono verbose, stucchevoli, impersonali, prive della bellezza del “cursus” linguistico latino. Ora, io dico: ci sarà pure qualche italiano prete o laico, liturgista o “dilettante” capace di trasformare la rilfessione sulla Parola e la vita della settimana in una invocazione “elegante” (perdonate il termine, non sono un esteta, ma mi sembra il più aderente)? Oppure, come si sente ipotizzare da qualche parte, sarebbe opportuno ristrutturare la “preghiera universale” (è questo il suo splendido nome: “versus Unum”) a mo’ di litania? In fondo, per centinaia d’anni i nostri vecchi hanno pregato così: “exaudi nos, ora pro nobis, libera nos Domine, te rogamus audi nos, miserere nobis..”. Perdonate ancora l’ OT.
Nino, non capisco cosa ti ha spaventato nel mio blog.
Io non me ne intendo di politica italiana (ma ce la metto tutta per capirci qualcosa) 🙂
Riguardo l’OT, penso anch’io che sarebbe meglio toglierle e … concordo con Stephanus.
“Per i responsabili delle nazioni e degli organismi internazionali, perché cerchino con coscienza retta ciò che giova ai sudditi e non si lascino corrompere dalla seduzione del denaro e del potere, preghiamo”
Ahi, è la solita preghiera che non è tale: non si chiede a Dio di toccare i cuori e convertire quei tali, ma si fa appello a cose come ”retta coscienza”, ”bene comune” e ”continenza” (con la foglia di fico, se seguiamo la criteriologia concupiscentiae di T.S.Eliot, dell’usura e del potere, ma non della lussuria) che più in alto si sale, meno ci sono.
Molta liturgia, targata (LAODI)-CEI, mi fa l’effetto emetico descritto in Ap 3,20.
L’unica cosa che non mi da ai nervi è proprio quel “sudditi”, che Nino vorrebbe sbianchettare: vero, verissimo, tragicamente adeguato.
Stephanus, condivido. Un plauso!
a noi “ce piace” essere sudditi, lyco…
per me la messa domenica è stata un bellissimo momento e faccio fatica a entrare in una veste critica… in ogni caso, a proposito di testi e pensieri “cattolici” disincarnati dalla realtà e dalla “ciccia vera”, ho ancora nelle orecchie il vocabolario di mons. Crociata per fare quella “mezza predica” a Berlusconi: manco Manzoni ai suoi tempi sarebbe riuscito a usarlo.
A me, con la mia Chiesa che si arrampica sulle nuove strade della comunicazione, fa riflettere assai.
Aspetto l’alba di domani…
Faccio finta di non rilevare il riferimento del moralista a Manzoni (Padre, perdonalo perché non sa quello che dice …), ma circa la mezza predica di mons. Crociata (che io invece non ricordo affatto) penso che, in generale, gli uomini di chiesa prediche (intere o mezze) non ne dovrebbero fare proprio.
Se richiesti, dovrebbero però dire qual è la legge di Cristo. Qui però cominciano i dolori, perché – nel caso in ispecie – non si tratterebbe di dire che Berlusconi è indegno di governare perché va a puttane (come vorrebbe Famiglia Cristiana), ma si dovrebbe chiarire che era in peccato mortale già da prima, per il fatto stesso di convivere more uxorio con una donna che non è sua moglie …. A questo punto i lai di don Sciortino e di tanti altri, compresi molti amabili avventori di questo luogo, si leverebbero fino al cielo: la chiesa è disumana, questa durezza non è evangelica, come si permette ecc. ecc.
Tra l’altro, la stessa oggettiva condizione di violazione della legge divina riguarda un sacco di gente, tra cui per esempio, se è vero quel che ho letto da qualche parte, santa Debora Serracchiani, pure lei convivente …
L’ultimo a provarci fu mons.Fiordelli, alla fine degli anni cinquanta, e mal gliene incolse …
caro Leonardo, a me Manzoni piaceva tanto, nonostante la mia prof… volevo dire che il linguaggio usato da Crociata era denso di vocaboli 7/8centeschi… diciamo, almeno aggiornabili, se si vuole fare il vescovo di cristiani del 2009… così, tanto per far sembrare che davvero capisci i problemi (nonché le debolezze) della gente… e non hai conosciuto il mondo solo sui manuali di teologia.
Sulla predica a Berlusconi, pensa, ti sorprenderò… in fondo sono quasi d’accordo con te… c’abbiamo proprio una “fissazione” con le cose di sesso e dintorni… ci scatta il pallino… fino a che non tocchi l’argomento, sorrisi paterni e pacche sulle spalle poi… zacchete, giù un (mezzo) predicozzo … come se la morale cristiana riguardasse solo quello.
La quarta del foglietto di cui si è discusso segnala la 715a edizione della festa della Perdonanza Celestiniana che si svolgerà a L’Aquila il 28 agosto nella Basilica di Collemaggio.
“Chi vi entra tra l’imbrunire del 28 agosto ed il tramonto del 29 agosto di ogni anno, giorno dedicato alla decollazione di san Giovanni Battista, otterrà l’indulgenza plenaria o Perdonanza.
L’Aquila si appresta, pertanto, tramite il cardinale Tarcisio Bertone, il prossimo 28 agosto a celebrare la 715a edizione della Perdonanza Celestiniana, con l’apertura della Porta Santa, unica fuori Roma, a dare inizio alla ricorrenza.
Migliaia di fedeli, come ogni anno, entreranno dalla Porta Santa, che simboleggia il Cristo che è la Via, la Verità, la Vita, ansiosi di riconciliarsi con Dio. Otterrnno così la remissione dai peccati dinnanzi a Dio, con l’assoluzione dalla colpa a seguito del sacramento della penitenza e la cancellazione della pena.”………
Questo ci dice il redattore del testo: Antonio Ruzza.
Per informazioni: e-mail: antonio.ruzza2@tin.it
http://www.perdonanza-celestiniana.it.
Evviva il foglietto!
Per risolvere il “problema” della preghiera dei fedeli e similari si potrebbero eliminare i sacerdoti (nell’anno sacerdotale farebbe chic). Facciamo celebrare al solo papa in videoconferenza o in video da trasmettere in differita… anvedi, m’è venuto er rigurgito cataro!
en passant… (colpa di Marcello) Che ne pensate dell’anno per il sacerdozio post anno paolino?
Da li ha attinto Bossi. (dialetto, ronde, bandiere regionali, inno, ecc) per confondere e distrarre le masse dal federalismo fiscale, sanitario, ecc; che nessuno sa, nemmeno lui e il supergalattico 3 monti, cosa significhi e quanto costa alla comunità.
Ovvero fuffa.
L’importante, quando non si sa cosa dire o proporre di sensato, alzare polvere.
E in questo la gerarchia attuale è Maestra.
Nessun bisogno di eliminare i preti: si stanno estinguendo da soli. Tra dieci/quindici anni l’Italia sarà messa come la Francia, salvo che, essendoci Roma, ci sarà un maggior numero di preti importati dall’estero.
L’anno sacerdotale nasce dalla perfetta conoscenza che il papa ha della malattia della chiesa di oggi, e sarebbe un’occasione preziosa: speriamo che non venga sprecata. Dopo il concilio si è parlato molto di vescovi (collegialità e balle varie), molto di laici, e si è demolita allegramente una veneranda costruzione di quattro secoli di spiritualità ed etica sacerdotale. Tra i riisultati: se il prete in fondo in fondo è come un laico (solo un po’ più sfigato perché non ha neanche una donna e guadagna poco) … perché farsi preti?
Non ho capito cosa c’entri Bossi (dev’essere il caldo che a Nino gli dà alla testa). Comunque, è purtroppo del tutto sensato temere che il federalismo venga realizzato con un raddoppio delle spese e degli impicci e un dimezzamento dell’efficienza, però di per sé il principio che chi spende deve trovarli lui i soldi è sacrosanto e sarebbe l’unico fattore di moralità ed efficienza veramente credibile. Il cancro che ci ha rovinato (uno dei cancri) è il sistema generalizzato del trasferimento di risorse dallo stato centrale, che succhia i soldi con le tasse, agli enti territoriali, che li spendono soltanto. Sono gli esiti delle riforme ‘giacobine’ dei primi anni settanta: prima i comuni i soldi se li dovevano trovare da soli (imposta di famiglia ecc.).
🙂 Luigi, ma mi sa che con tanta rabbia in corpo che c’è in giro, mica si riesce a vedere l’alba di un nuovo giorno o almeno, a non tutti è data di vederla.
Per vedere l’alba è necessario alzare la testa e fino a quando siamo tutti impegnati a guardarci addosso … il sole sorge, ma nessuno se ne accorge.
Mi pare uno sport nazionale quello di vedere solo il peggio e quindi – dentro all’immagine – pretendere di vedere al buio.
Marta
“Mi pare uno sport nazionale quello di vedere solo il peggio e quindi – dentro all’immagine – pretendere di vedere al buio.”
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Potresti fare qualche esemplifcazione del top ranking del nostro paese nelle buone pratiche, nel meglio che possa abbagliare?
Intanto, per rimanere sul tema “peggio”/”buio”, prendiamo atto che solo due giorni fa due giovani ricercatori italiani (Iavarone e la moglie La Sorella) , vedi:
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/scienze/staminali/scoperta-italiani/scoperta-italiani.html, che da oltre un decennio scrivevano nelle lettere del Corriere della Sera a Montanelli, del loro disagio di restare in Italia senza speranza per il loro avanzamento professionale nella ricerca, alla fine hanno ceduto e agli USA hanno regalato una tra le più importanti scoperte scientifiche per la lotta contro il tumore al cervello.
Mentre nelle prime pagine di oggi leggiamo del diverbio tra l’allenatore dell’Inter e quello della nazionale. Questa si è un’ottima notizia per milioni di calcio dipendenti che illumina il becero fronte dei pessimisti.
Si, oggi ai realisti a quelli che vedono le cose come sono e i fatti nudi e crudi, gli si affibia l’aggettivo pessimista, secondo l’infallibile principio del “non vedo, non sento, non parlo e se c’ero dormivo” questo il titolo di una commedia cabarettistica dei “Gufi” degli anni 60-70′.
Buonasera a tutti.
Se non conosciamo il buio della notte, non possiamo desiderare la luce dell’alba.
No, Nino, non sto parlando di pessimissmo o che altro, ma sto parlando di riuscire a vedere la luce dentro il buio.
Ad esempio: i due giovani ricercatori italiani. Cosa è importante: la loro scoperta o il fatto che lo potevano fare in Italia? Per l’umanità cosa è importante? Pare male/buio che qui non abbiano potuto compiere la loro opera, ma è bene che quest’opera comunque si è compiuta.
In un colpo solo è stata donata la scienza al mondo ed illuminata una carenza grave italiana, ma non per una questione di nazionalismo, ma per una questione di etica scientifica.
Vedere la luce dentro il buio, il buono nel cattivo, il bello nel brutto … perchè è così che funziona l’alba ed il fascino dell’alba.
Ok Marta
Detto così, in generale, la precisazione ha senso ed è condivisibile.
Ma qui, parlando dello stato delle cose del nostro Paese, il buio dura da circa un ventennio.
E “‘A da passà ‘a nuttata” che il grande Eduardo fa dire al dottore in “Napoli milionaria”, non pare sia alle viste.
Mi pare anche che evadere la sollecitudine alla giustizia specie per un cristiano sia un grave atto di omissione, un girare le spalle al Vangelo.
leonardo, (a proposito della svalutazione del sacerdozio e/o della vita religiosa) ti risponderò con il sollievo comunicato a me e a mia moglie da una ragazza sui 30, straimpegnata nella Chiesa, straformata etc etc, ma ancora al bivio della vita: “Fino a oggi, sentivo che per essere davvero cristiani bisognava solo abbracciare la vita religiosa… e io mi sentivo sbagliata, perché non trovavo in me questo desiderio”. Houston, abbiamo un grosso problema… e non è quello del sacerdozio, almeno come lo poni tu.
La pericolosa svalutazione della vocazione sacerdotale semmai è causata da altri fattori.
Sì, sì ma intanto i preti non ci sono più.
A Ubi Humilitas, a Marta09, a Gabriella: “Rimasero per qualche minuto immobili come chi, sull’orlo del sonno dove l’incubo sta in agguato, cerca di difendersi, pur sapendo che si giunge al mattino soltanto attraverso le ombre”, L.R.R. Tolkien, LE DUE TORRI, Bompiani 2002, p.261.
come no? è che sono in ferie…
Buonasera.
Grazie dell’attenzione Sig. Luigi.
Sinceramente però, non capisco.
A Ubi humilitas. Lei a commento di una frase di Tolkien sull’attesa dell’alba aveva scritto: “Se non conosciamo il buio della notte, non possiamo desiderare la luce dell’alba”; e io le ho dedicato un altro spunto tolkieniano sul combattuto rapporto tra la notte e l’alba. Mi dica se ora il rimando è chiarito. Perchè so bene che è raro intendersi sulla terra.
Buonasera.
Chiarissimo Signor Luigi, grazie.
Rispondo:
“Eppure, la saggezza del sole, durante il giorno allunga ed accorcia le ombre, membranza e presagio della notte passata”.
Approfitto dell’occasione, per scusarmi con Fiorenza e con lei , per l’atteggiamento poco amichevole e socievole (non da pianerottolo insomma) tenuto una decina di giorni fa, in un mio post nei riguardi di Fiorenza.
La ringrazio della dedica e dell’attenzione, specie per il fatto che riconosco di essere un “anomalo” del pianerottolo, che passa, spara la sentenza e se ne va. Mi auguro col tempo di migliorare.
Ubi humilitas per quello che mi riguarda lei non ha motivo di scusarsi. Ci si spiega e si va avanti. Apprezzo il “rispondo” dell’ultimo commento e anche quello che ho letto in reazione al nuovo post.