Roberto innocente in carcere e fratello dei carcerati

Belli i due abbracci che Papa Francesco e Roberto Giannoni si sono scambiati sabato mattina, in piazza San Pietro, al giubileo del volontariato: un uomo messo in carcere per errore, che non s’abbandona al risentimento ma si fa fratello dei carcerati per aiutarli a imboccare la via della misericordia che riconcilia con Dio e con gli uomini. Nei commenti le parole che Roberto ha detto davanti al Papa e un ringraziamento a chi me le ha fornite.

13 Comments

  1. Luigi Accattoli

    Ventiquattr’anni fa. Era il 10 giugno 1992, quando, alle 4,15 del mattino, suonarono alla porta 12 agenti della DIA di Firenze con un mandato di perquisizione e un ordine di arresto. Fui portato in carcere, anche se in casa non c’era alcun riscontro a quei capi di accusa così infamanti: associazione mafiosa, usura, estorsione, riciclaggio, detenzione traffico e spaccio di stupefacenti. Ero direttore di una filiale di banca e ad accusarmi erano dei falsi pentiti, clienti finiti in grossi guai economici e finanziari, che pensavano di cavarsela indicandomi come la mente finanziaria della mafia in Toscana.

    7 Settembre, 2016 - 20:47
  2. Luigi Accattoli

    Con i veri boss. Ricordo il click delle manette, il terrore negli occhi dei miei genitori, che rifletteva il mio, e che non si cancellerà dalla mente. Detenuto nel carcere fiorentino di Sollicciano per dodici mesi, di cui 10 sotto il regime duro del 41 bis, ho conosciuto i veri boss di mafia, che mi hanno riso in faccia quando ho raccontato la mia vicenda: appena qualche minuto per capire che ero del tutto estraneo al loro mondo, invece dei sei anni sei mesi e sei giorni impiegati dagli inquirenti.

    7 Settembre, 2016 - 20:48
  3. Luigi Accattoli

    Pensiero di Dio. Nella solitudine e nella disperazione ho trovato dapprima conforto nel compagno di cella, capace di un’umanità povera ma sincera. E poi nelle visite del cappellano, don Danilo Cubattoli, detto don Cuba. Ma soprattutto è stata la preghiera, il pensiero di Dio, sentirlo vicino quasi a percepirne la voce, a salvarmi. Dopo la scarcerazione ci sono voluti altri sei anni per chiudere la vicenda processuale, con il proscioglimento richiesto dalla procura già nel primo grado di giudizio. Ma intanto avevo perso il lavoro in banca e non fui più riassunto, mio padre era morto d’infarto due mesi prima dell’inizio del processo e mia madre se ne andò per un tumore al fegato due mesi dopo la sentenza di assoluzione. Con la vendita della casa pagai le spese legali e fu poi un amico di famiglia ad offrirmi un posto di ragioniere nella sua tipografia.

    7 Settembre, 2016 - 20:48
  4. Luigi Accattoli

    Aiuto ai carcerati. So che vuol dire la sofferenza e vedere nero davanti, ma so anche che la disperazione porta solo altro dolore e che il risentimento, la giustizia tanto invocata, non restituisce nulla, ma toglie ancora serenità e allontana dal mondo. Per questo ho sentito subito il bisogno di reagire positivamente, di andare incontro agli altri, in particolare ai fratelli carcerati, per aiutarli a non arrendersi alla loro condizione, a ricercare nel bisogno di perdono la loro personale via di redenzione. La carità non giudica ma riconosce a ciascuno dignità e dona speranza. La misericordia ci riconcilia con Dio e con gli uomini.

    7 Settembre, 2016 - 20:48
  5. Luigi Accattoli

    Grazie a Claudio Messina. Roberto Giannoni è un volontario della San Vincenzo De Paoli e il testo della sua testimonianza mi è stato fornito da Claudio Messina, responsabile del settore Carcere della San Vincenzo.

    7 Settembre, 2016 - 20:49
  6. Clodine-Claudia Leo

    E’ sempre il giusto a pagare per il peccatore. Giudici, Magistrati..niente eh..questi non pagano mai!
    Per uno strano paradosso i delinquenti, gli assassini, ladri, stupratori, spacciatori, bianchi, neri, gialli, quelli stanno fuori e continuano beatamente a terrorizzare: “ungono”, corrompono… e così va il mondo…

    Secondo l’Eurispes dal 1970 ad oggi sono ben 4 milioni gli innocenti condannati ai quali è stata distrutta la vita, la loro e delle famiglie. Grazie alla fede, Roberto Giannoni ce l’ha fatta ed ora fa apostolato, ma non così per Lucio Addeo ad esempio 44 anni, titolare di una aziende di frutta secca, accusato di estorsione si impicca in cella con un lenzuolo. Alla fine risulta estraneo alle accuse. Intanto lascia moglie incinta e tre figli piccoli e come Lucio tantissimi si tolgono la vita.
    Esilarante l “Art. 150 del Codice Penale :”La morte del reo, avvenuta prima della condanna, estingue il reato “, lo trovo fantastico…insomma devono “da morì” per vedere estinguere un reato immaginario! Che spettacolo.

    “Niente di male col crocifisso in aula. Ma non dovrebbe stare dietro le spalle dei giudici. Lì lo vede solo il giudicabile ed è portato a credere che lo ammonisca a lasciar perdere ogni speranza (simbolo non di fede ma di disperazione). Va messo in faccia ai giudici, ben visibile nella parete di fronte, perché lo considerino con umiltà mentre giudicano e non dimentichino mai che incombe su di loro il terribile pericolo di condannare un innocente.”
    Piero Calamandrei

    8 Settembre, 2016 - 7:08
  7. Clodine-Claudia Leo

    Certo che il nostro è uno strano paese : la certezza della pena è una teoria. Feroci assassini che , tra sconti pena e “buona” condotta vengono “restituiti ” alla società con una rapidità sorprendente. Mettiamoci una amnistiuccia ogni tot anni, le carceri si svuotano, poi si riempiono di nuovo peggio di prima perché il lupo cambia il pelo…Quando l’ingiustizia diventa legge, diceva Brecht, la resistenza diventa dovere .

    http://lepillole.com/2016/05/30/che-giustizia-senza-certezza-della-pena/

    8 Settembre, 2016 - 7:31
  8. maria cristina venturi

    Sostituire a sentimenti negativi come la rabbia il rancore la sofferenza per l‘ingiustizia subita con sentimenti positivi come la solidarieta‘la compassione ilun progetto di aiuto concreto agli altri,fa bene inanzitutto a se ‘stessi alla propria mente e al proprio spirito oe aiuta a superare i momenti difficili senza cadere nella disperazione. E‘questa la tesi di un grande neurobiologo Antonio Damasio,che la dimostra con studi scientifici e la riporta nel suo bellissimo libro “Alla ricerca di Spinoza“ che vi consiglio di leggere ,perche‘puo essere gustato anche da chi non sia neurologo o scienziato.
    Partendo dalla vicenda umana di Spinoza il grande filosofo ebreo del 1600, che subi‘ ingiustizie e vere e proprie nella sua vita che l‘uomo doveva tener lontani dall‘anima gli “affetti“negativi come la paura,il rancore,l‘avidita‘ e perseguire attivamente quelli positivi la serenita“la compassione il non-attaccamento.

    8 Settembre, 2016 - 9:02
  9. maria cristina venturi

    Scusate ho saltato una riga:Spinoza teorizzo nella sua Etica e visse nella sua vita il fatto che l‘uomo dovrebbe tenere lontani gli affetti negativi…ecc.
    Certo l‘obiezione che e‘stata fatta a Damasio e‘che la nostra mente spesso non puo‘scegliere di non pensare piu‘alla sofferenza all‘ingiustizia subitavecc. e che quindi anche la “volonta“‘ non sempre e‘in grado di costringere i nostri pensieri sentimenti ed azioni in senso positivo. Da qui lo slogan pensa positivo rimane sicuramente troppo semplicistico,come spesso e‘semplicistico pensare che una persona possa “perdonare‘ autamaticamente per forza di volonta‘
    Penso che restando su un piano puramente immanente e materiale quale e‘quello (necessariamente) della ricerca scientifica si lascia fuori una componente dell‘anima umana che solo chi e‘credente ammette:lo spirito. Quella “scintilla dello spirito divino“ che e‘in ogni cuore umano. E‘qui che forse si trova il segreto di persone come Roberto infatti egli doce che pregava e che sentiva la presenza di Dio. Piu‘ che su base “volontaristica“la compassione il perdono e tutti i sentimenti e le azioni positive provengono dallo spirito.
    Ma questo e‘un ambito in cui il neurobiologo Damasio si dice impotente ad investigare:dove e‘ il luogo del nostro cervello dove risiede lo spirito?

    8 Settembre, 2016 - 9:16
  10. maria cristina venturi

    Bibliografia:
    Antonio Damasio Alla ricerca di Spinoza. Sentimenti e cervello. Biblioteca scientifica.Ed. Adelphi 2003

    dello stesso autore:Emozione e coscienza.2000

    8 Settembre, 2016 - 9:23
  11. maria cristina venturi

    Che il perdono non possa essere dato a forza di volonta‘ e‘una esperienza che facciamo tutti:quanti di noi hanno sentito dire una persona con sincerita‘: vorrei perdonarlo ma non ci riesco?
    Cosi‘pure e‘difficile far scattare quel “clic“nella mente per cui un circolo di pensieri ossessivi e ripetitivi ci riporta sempre alla mente le ingiustizie di cui siamo vittime e la rabbia per il fatto che ,come giustamente dice Clodine,i colpevoli non pagano mai ,i colpevoli se ne vanno impuniti ecc E ciascuno di questi pensieri portapenon se emozioni negative e le emozioni a loro volta agiscono sul corpo provocando malatt

    8 Settembre, 2016 - 9:38
  12. maria cristina venturi

    I pensieri e le emozioni negative provocano malattie del corpo. Come non ricordare il povero Enzo Tortora che mori‘di cancro dopo il calvario di una ingiustizia giudiziaria. ? La saggezza popolare dice di chi e‘ossessionato dal rancore “si rode il fegato/o si mangia il fegato“
    Corpo -mente-spirito l“uomo e‘un organismo complesso. in cui i tre piani si intersecano e sembra assurdo ma e‘ un fatto che la mente e anche lo.spirito agiscano sul corpo. In positivo e‘accaduto (accade) che la parte spirituale dell‘uomo sia cosi‘ sviluppata che il corpo ne e‘trasformato:dei santi starets russi si diceva che il loro viso fosse “raggiante di luce“.Era un fenomeno fisico che tutti potevano osservare. La compassione ,l‘amore del prosso e di Dio trasorma prima la mente poi il corpo.

    8 Settembre, 2016 - 9:45
  13. Clodine-Claudia Leo

    Anche Erich Fromm, uno dei padri della psicanalisi, sostiene il principio secondo il quale religione e atteggiamento religioso, come vasi comunicanti, siano in grado di esercitare sull’individuo quella forza capace di curare l’anima e sanare il corpo. Riteneva l’anima, sostanza eterea, l’unico veicolo in grado di stabilire un contatto col subcosciente e rendere l’uomo un essere libero di stabilire relazioni capaci di dare risposte e “senso” -ammesso possa esserci- al male, alla violenza, all’arroganza del potere. Sosteneva il principio secondo il quale se un individuo non guarda sé stesso positivamente sarà incapace di amare gli altri, anzi: non amerà affatto.
    Avendo patito sulla sua stessa pelle la persecuzione nazista, essendo ebreo, si appassionò al tema delle ingiustizie sociali , dell’alinazione collettiva, individuando, sul piano storico, il ruolo che gioca l’ambiente all’interno dello sviluppo della malattia psichica individuale. Arrivando a concludere che una società malata può condizionare e portare alla malattia anche individui che nascono sani.

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    8 Settembre, 2016 - 17:48

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