“Questa [di attraversare le terre di Mordor e di gettare l’Anello dominante nel cratere del Monte Fato per liberare il mondo dalla sua minaccia] è un’impresa disperata tanto per uno solo come per otto, tre o due”: parole di Aragorn, nel capitolo LA COMPAGNIA SI SCIOGLIE, pagina 497 dell’edizione che sappiamo. Nel combattimento con il Male e con la morte – che assomma ogni male – abbiamo già udito che i deboli hanno la stessa “speranza” dei forti e ora apprendiamo che in esso non conta il numero. Perché a tale prova si va in definitiva da soli. E non c’è nessuno – per modesto che sia – a cui quella opportunità venga negata.
Un’impresa disperata tanto per uno come per otto – 8
5 Comments
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Leggendo queste parole mi viene in mente quel verso di De Andrè: ‘quando si muore si muore soli’ e non so perché mi è venuto di pensare che un tempo la morte faceva meno paura. Per secoli la morte fu compagna di viaggio della vita, ed aveva il volto tutto sommato non troppo terribile del compagno al gioco degli scacchi nel Settimo sigillo, poi, in Brancaleone alle crociate, il volto già scompariva. Restava la falce, ma noi ridevamo: passava per essere un film comico ed invece era un grande film.
Bello: “un’impresa disperata” e lo “sperare contro speranza”.
Da Giovanni Agnoloni ricevo questo messaggio:
Carissimi, vi scrivo per informarvi della pubblicazione, su “AlibiOnline”, e a seguire su “La Poesia e lo Spirito”, della prima puntata del mio diario-reportage di viaggio negli Stati Uniti “Gettysburg e dintorni: un viaggio tra Lincoln e Tolkien”.
I link sono:
http://www.alibionline.it/luoghi/mondo/1295-gettysburg-e-dintorni-un-viaggio-tra-lincoln-e-tolkien.html?showall=1
e
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/07/24/gettysburg-e-dintorni-un-viaggio-tra-lincoln-e-tolkien
Grazie fin d’ora per la vostra attenzione, e un caro saluto, Giovanni A.
Da Paolo Solfizi, abitante in Montalto di Castro (VT), ricevo questa “riflessione”:
Terremoto a L’Aquila
Boato nel buio,
pietre, strutture, polveri,
a pioggia,
sulla terra tremante.
Terra che rigetta
le voci del mondo
con la forza potente
del suo grembo aperto.
Volti increduli
dalla paura arsi,
osservano nel dolore
la quiete della morte.
Restano gli occhi dei bimbi
che accarezzano certi
i colori variegati della speranza.
Un pensiero, oggi, a “Colei che è infinitamente grande,/ perché è anche infinitamente piccola”, “infinitamente alta,/ perché sa anche infinitamente discendere”, “infinitamente ricca ,/ perché è anche infinitamente povera”
(C.Péguy).