Letizia Levisiti, giornalista di Sky Tg24, madre di tre bambini, muore di tumore sabato 23 luglio, a 45 anni, lasciando ai colleghi un saluto audio nel quale dice: “Io ho avuto angoscia solo per lasciare i miei bambini, mio marito, la mia mamma, la mia famiglia. Solo per loro, non per me. Io ho avuto tutto. E ringrazio Dio per tutto quello che mi ha dato”. Qui si può ascoltare il suo addio che ho trascritto e che qui riporto per intero: http://video.sky.it/news/cronaca/laddio_di_letizia/v294176.vid
Siamo in onda? Mi ascoltate? Accidenti, non avrei voluto, pensavo di farcela come tante altre volte, invece la vita non la decidiamo noi. Volevo salutarvi con questo messaggio, ringraziarvi e lasciarvi anche, così, un po’ di me. Salutarvi perché… è andata così e io non tornerò più lì, da tanto tempo non ci sono e mi siete mancati molto, il lavoro mi è mancato molto, il lavoro per me è stato una fonte di vita. Il lavoro è verità. Il nostro lavoro è verità, deve essere verità.
Abbiamo un debito verso i telespettatori. Dobbiamo non accontentarli: dobbiamo dire la verità. Ci credono a quello che noi diciamo. E noi dobbiamo essere onesti, intellettualmente, sempre. Questo penso, questo ho sempre pensato e credo che tutti voi, spero che tutti voi pensiate la stessa cosa.
Io non sono contenta che sia finita così. Però ringrazio Dio perché dalla vita ho avuto veramente tutto, tutto quello che potevo desiderare, anche di più forse; anzi, senza forse, di più. Volevo dirvi un’altra cosa importante, alla quale sarete già arrivati, però non si sa mai. E’ molto importante riconoscere la propria vita, riconoscere le cose più importanti della propria vita. Non trascurate mai le vostre famiglie, neanche per il lavoro. Il lavoro non deve dominarci. Niente deve dominarci, nemmeno la malattia deve dominarci.
Bisogna essere liberi, liberi di amare, di saper amare, amare profondamente la propria famiglia, amare il proprio lavoro, amare i propri amici, amare i propri nemici. Arrabbiarsi ma amare. La fonte della vita, il senso della vita è solo l’amore. L’amore è quello che spinge a fare le cose migliori nel corso di tutta la nostra vita. E quando succede una cosa come è successa a me, è bello sentirsi pieni, sentirsi sereni, sentirsi in pace col mondo, sentire di aver fatto quello che si voleva fare, con sincerità, anche pagando un prezzo. Un prezzo che non è mai troppo alto, nei confronti poi del fatto che la vita è vera, è vissuta, sta finendo.
E’ successo tante volte a me di pensare “sta finendo”, ma è successo anche di pensare “ma che bella questa vita”. Fino alla fine l’ho pensato e ho pregato perché stessi qui con i miei bambini, con mio marito, con la mia mamma, con il mio mondo. Ma non sono arrabbiata. Ognuno di noi ha un destino, ha un percorso. Il mio cerchio si vede che doveva chiudersi così.
Però ricordatevi queste parole, sono importanti. Perché se al termine della vita una persona si accorge di aver sbagliato, di non aver fatto quello che aveva desiderato, voluto, si accorge di non aver amato, io credo che una malattia e poi l’esito di questa malattia sia affrontato con molta angoscia. Io ho avuto angoscia solo per lasciare i miei bambini, mio marito, la mia mamma, la mia famiglia. Solo per loro, non per me. Io ho avuto tutto. E ringrazio Dio per tutto quello che mi ha dato.
Questo messaggio non so se può servirvi, però pensateci, perché è molto importante, è bisogna pensarci quando si ha tempo per pensarci. Io vi abbraccio. Che dire di noi di voi… siamo dei grandi, siamo bravi… abbiamo fatto crescere questo canale [saluta per nome i colleghi della redazione].
E poi volevo ringraziare ancora tutti voi per la vicinanza e l’affetto di questo periodo. E poi anche per la vicinanza e l’affetto di prima e anche per la vicinanza e l’affetto di dopo, perché non ho tanta voglia di andarmene e quindi secondo me ruzzolerò da qualche pagina lì… da qualche giornale, qualche notizia, qualche scrittura bizzarra verrà fuori. Non vi lascio, dai. Un abbraccio grande a tutti.
Trovo preziosa la gratitudine alla vita che Letizia esprime nella prova. Ancora più raro è il suo invito a restare “liberi di amare”: liberi cioè da ogni peso o impedimento di fronte al compito dell’amore, che dobbiamo proteggere da qualsiasi insidia, comprese quelle del lavoro e della malattia. Il suo appello ad amare persino i nemici l’ha voluto esprimere con il motto che ha voluto fosse scritto nei manifesti con l’annuncio della sua morte: «La mia vita è stata una grande storia d’amore».
Nell’addio di Letizia il riferimento a Dio – che ricorre due volte – è sobrio ma sostanziale. E non manca, nel pudore di un saluto rivolto a colleghi operanti in un contesto secolare, l’accenno alla speranza per la vita dopo la morte, che è nella richiesta finale di “vicinanza e affetto” per il “dopo” e nell’assicurazione accorata “non vi lascio”.
Letizia Leviti, nata a Pontremoli, è stata inviata speciale e di guerra, scrittrice. Nel 2009 si era candidata a sindaco di Bagnone (provincia di Massa e Carrara) con “Il Popolo della Libertà”, ottenendo il 28% dei voti e risultando sconfitta dal sindaco uscente Gianfranco Lazzeroni. Qui si può leggere un’intervista che le era stata fatta sei anni addietro, poco dopo la nascita del primo figlio: http://andreaatzori.blogspot.it/2010/02/intervista-esclusiva-giornalismo.html. Con Bruno contrada aveva scritto “La mia prigione. Storia vera di un poliziotto a Palermo”, Marsilio Editori, 2012.
[Luglio 2016]