“Vi chiedo di pregare per i colpevoli della vostra povertà perché si convertano” ha detto stamane il Papa a un pellegrinaggio francese di senzatetto e disabili. Nei commenti le parole più forti e il racconto di un mio breve incontro con questi “poveri” davanti alla tomba di Benedetto Giuseppe Labre.
Francesco: “Pregate per i colpevoli della vostra povertà”
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Vi do una missione. Vorrei chiedervi un favore, più che un favore, darvi una missione: una missione che soltanto voi, nella vostra povertà, sarete capaci di compiere. Mi spiego: Gesù, alcune volte, è stato molto severo e ha rimproverato fortemente persone che non accoglievano il messaggio del Padre. E così, come lui ha detto quella bella parola “beati” ai poveri, agli affamati, a coloro che piangono, a coloro che sono odiati e perseguitati, ne ha detta un’altra che, detta da lui, fa paura! Ha detto: “Guai!”. E lo ha detto ai ricchi, ai saggi, a coloro che ora ridono, a quelli cui piace essere adulati, agli ipocriti. Vi do la missione di pregare per loro, perché il Signore cambi il loro cuore. Vi chiedo anche di pregare per i colpevoli della vostra povertà, perché si convertano!
Sorridete loro dal cuore. Pregare per tanti ricchi che vestono di porpora e di bisso e fanno festa con grandi banchetti, senza accorgersi che alla loro porta ci sono tanti Lazzari, bramosi di sfamarsi degli avanzi della loro mensa. Pregate anche per i sacerdoti, per i leviti, che – vedendo quell’uomo percosso e mezzo morto – passano oltre, guardando dall’altra parte, perché non hanno compassione. A tutte queste persone, e anche sicuramente ad altre che sono legate negativamente con la vostra povertà e con tanti dolori, sorridete loro dal cuore, desiderate per loro il bene e chiedete a Gesù che si convertano. E vi assicuro che, se voi fate questo, ci sarà grande gioia nella Chiesa, nel vostro cuore e anche nell’amata Francia.
Mando un saluto a Barbarin. Nelle attività del Papa l’appuntamento di stamane era così annunciato: ore 9.00 AULA PAOLO VI: card. Philippe Barbarin, arcivescovo di Lyon, con 200 ammalati e disabili. Questi duecento ieri mattina erano venuti alla Madonna dei Monti, che è la mia parrocchia, a pregare davanti alla tomba di Benedetto Giuseppe (1748 – 1783) che era francese e si fece povero. Avvertito dal parroco, ero là con mia moglie a pregare con loro. Molti erano in carrozzella. Sono contento che Barbarin abbia potuto di nuovo incontrare il Papa in questi giorni difficili per lui. Il cardinale di Lione è un creativo: prima del Conclave del 2005 lo sentii affermare che era pronto a votare per il patriarca Batolomios. La più originale tra le proposte di “papabili” che mi sia capitato d’ascoltare.
Piedi nudi. Tra i pellegrini c’era un frate francescano che camminava a piedi nudi, come immagino camminasse Francesco. L’iniziativa del pellegrinaggio è stata presa dall’associazione “Amici di Padre Jospeh Wresinski”, in occasione del centenario della nascita del sacerdote che ha dedicato la vita ai poveri.
Per Beau morto nel Tevere. Prima dei poveri di Francia, il Papa ha incontrato i genitori di Beau Solomon, il ragazzo americano trovato morto nel Tevere nei giorni scorsi, “manifestando loro i sentimenti della più viva partecipazione e compassione, e la sua vicinanza nella preghiera al Signore per il giovane così tragicamente scomparso”. Parole del padre Lombardi.
il ragazzo americano trovato morto nel Tevere, era sicuramente ricco, ed è stato ucciso presumibilmente da un barbone, da un povero che viveva sul Lungotevere.
Questo ci dovrebbe far capire che le categorie semplicistiche “povero=buono” , “povero=vittima” “ricco=cattivo” “ricco=carnefice” sono ideologiche e false e derivano dall’ideologia marxista non dal messaggio cristiana. Le ideologie non spiegano mai la reltà ma la piegano ai propri schemi.
Per Cristo non vale la classe sociale al quale un uomo appartiene , vale la bontà e il distacco, vale il “povero in spirito” cioè la persona che qualunque sia il suo stato sociale è distaccato dai beni di questa terra, e che se ci li ha non è attaccato ad essi anzi li dona per far del bene.
Essere povero socialmente non assicura di essere” povero in spirito” se la propria povertà ti riduce ad ammazzare un ragazzo ricco per rubargli il portafoglio oppure a dargli una spinta nel Tevere e poi andare a dormire come nulla fosse. Il barbone che così si comporta dovrebbe convertirsi lui, anche se è povero.
la differenza fra pauperismo di stampo marxista e cristianesimo è proprio questa: Cristo guarda la cuore dell’uomo, e il cuore può essere buono sia uno sia povero che ricco, come può essere cattivo sia uno sia povero che ricco.
Sono colpito, profondamente colpito, Maria Cristina Venturi, da questo tuo post.
Stavo replicando con argomentazioni banali, ma alla fine credo sia meglio soprassedere e lasciare che il tuo post parli per esso.
Solo mi fa specie che tu riesca a stabilire quello che per Cristo vale o non vale.
Evidentemente a tuo avviso qualcuno deve impunemente avere innestato in Mt 25 o in Lc 16, pensieri che al Nazzareno non sarebbero mai passati per la testa.
Piedi nudi 2. “Francesco camminava a piedi nudi, con indosso un abito misero, cinto i fianchi d’una vile cintura”: Anonimo Perugino I, 9
Piedi nudi 3. “Così vestito, Francesco andava per le strade a piedi nudi per propagare il Vangelo”: Ruggero di Wendover e Matteo Paris 4
E’ che la miseria purtroppo è una schifezza, una jattura, un cancro che corrode l’anima che depaupera l’essere umano. Lo svuota dal di dentro, lo eviscera, lo impoverisce in tutto : un campo incolto, arido, dal quale non nascono che pruni e cardi. La povertà non ha proprio niente di romantico, non arriva la fatina dei dentini a portare la banconota sotto il cuscino, a risolvere situazioni infernali senza via d’uscita!
Anzi, credo che l’inferno dei poveri sia più tristo dell’inferno di Dante. Quando sei nell’imbuto, nessuno ti vede, nessuno ti guarda si è alla mercé degli istinti primordiali, in balia di sé stessi. Credo che fra gli esseri della creazione l’uomo sia il più sprovveduto,il più fragile, il più passibile d’ingiustizia e tanto più l’essere soffre quanto è più alto nella scala animale.
Penso alla nuova schiavitù,al caporalato, a donne e uomini piegati sui campi dall’alba al tramonto per pochi euro. Strutture di morte che generano morte e ingiustizia. Uno spettacolo tragico che mette in subbuglio, che lascia sconfitti e totalmente impotenti; “Cosi’ sarà sempre, nei secoli dei secoli fino a che questo nostro pianeta non si sfasci in frantumi”.
No! Io non prego per chi affama, nessuna pietà per chi sfrutta, nessuna conversione possibile per chi riduce gli esseri umani a larve..!
Che siano dannati! .
Claudia Leo
San Francesco, le monache digiunatrici, i mistici di ogni tempo che nella povertà hanno cercato il volto di Cristo non hanno proprio nulla in comune con chi fa tavole rotonde in cui si parla tanto di condivisione della povertà ma appartengono alla classe ricca…
Che ne sa il cardinale Bertone della povertà.. i vescovi faraoni.. i grandi ordini religiosi dove le mense abbondano d’ogni ben di Dio e il cibo avanza e viene dato ai gatti, ai cani…che ne sa questa gente della “fame” della “disperazione” della miseria…
Claudia Leo
Famiglie, che per pagare il mutuo e le bollette -l’ho visto con i miei occhi- vivono con quello che la parrocchia raccoglie, e il vestiario negli scaffali della caritas…tante le situazioni di povertà anche estrema che straziano l’anima!
“No! Io non prego per chi…..”
🙂
Tranquilla.
Difatti Bergoglio non credo che lo chiederebbe a lei, così come non lo chiederebbe a me.
(…solo che nel frattempo abbiamo un problemino, sia lei che io. Dobbiamo scovare qualcuno che preghi per le animelle nostre, perché c’è quella questioncina del “come giudicherete sarete giudicati” che rischia di fotterci per l’eternità…)
Il solito siparietto….ma che gusto ci trova a fare “Bice mi ridice”,sempre con questa eco ogni volta boh…io mi appallerei. ..
C.Leo
è giusto perché si appalla, che si scomoda la Bice…
🙂 🙂 🙂
Lorenzo, dai un taglio!
Zac!
fatto.
Solo una domandina brevissima, mentre ripongo le forbici nel cassetto.
Non vi pare un filino strano che le COLPE ( tante, tutte , orribilissime, elencate con dovizia di particolari) siano sempre, solo, costantemente, esclusivamente degli ALTRI, in variegata compagnia?!
A me sì, e anche alla mia amica Bice.
🙂
Maria Cristina Venturi sono d’accordo con te che Cristo guarda al cuore dell’uomo e che essere povero socialmente non assicura di essere povero nel cuore: ma non mi pare che questa sia tutta la predicazione di Gesù in merito alla povertà e alla ricchezza. Se fosse tutta in quei due elementi perché mai avrebbe affermato “beati voi poveri” e “guai a voi ricchi”? Aggiungo questa domanda a quella che ti rivolgeva Luigi Mortari. Sono due domande serie ma fraterne. Nessuno ha una comprensione completa del Vangelo: aiutiamoci a mettere insieme le comprensioni parziali.
Però, riflettendo e accogliendo l’invito, anche se ricolto a Maria Cristina, tentando di connettermi quanto più possibile ai Vangeli, la povertà di cui parla il Signore ( che non è una virtù sia ben chiaro) può essere riferibile ad una multiforme manifestazione che abbraccia anche i mali, le malattie, i peccati, la morte, cioè tutte quelle realtà che feriscono la pienezza di vita dell’uomo. Ci sono, in più di un passo, chiari riferimenti alla povertà interiore, la povertà in spirito (Matteo 5,3), che riguarda l’essere non l’avere: l’attitudine di fede di chi non confida in sé, nei propri beni o nella propria forza, ma nel Signore che “da ricco che era si fece povero” (II Cor, 8,9). Allora qui il riferimento non sottende ad una povertà/ricchezza materiale, ma ad una povertà/ricchezza in quanto dono Trinitario proveniente dal Padre. Infatti, la storia di Zaccheo parla di un incontro: sono gli occhi di Cristo ad essere puntati su quelli di Zaccheo.Certo, poi sarà Zaccheo a rispondere, ma tutto partirà dalla relazione che Gesù instaura a provocare la risposta…
C.Leo
Una volta il mio prof di morale sociale ci spiegò così il paradosso delle beatitudini, ponendole nel quadro di tutta la predicazione di Gesù e del discorso della montagna (o meglio del pianoro, si parlava in particolare del vangelo di Luca):
“beati voi poveri (poveri materialmente, la parola evangelica ptochoi è inequivocabile) perchè è giunto il tempo in cui Dio ha deciso di prendersi cura di voi, e lo fa attraverso i fratelli che soccorrono alla vostra povertà.
I poveri sono beati non perchè siano buoni, ma perchè Dio fa loro giustizia, e la fa responsabilizzando ciascun fratello della loro sorte. Diversamente dal tempo antico, in cui fare la giustizia (intesa come difesa dei poveri, dei deboli…) era principalmente compito del re, ora ciascuno è sacerdote, re e profeta e ciascuno è responsabile degli altri.
Avremo sempre con noi i poveri, e ogni giorno saremo chiamati a sostenerli e difenderli. Che siano buoni o cattivi non importa: sono poveri, sono deboli.
‘Beati voi poveri’ non ha nessuna connotazione morale, è semplicemente un pugno nello stomaco a noi tutti, un appello alla nostra responsabilità”.
Io la trovo una lettura terribilmente e dolorosamente bella.
Terribilmente e dolorosamente impegnativa, anche.
Perché se è vero ( e lo è, eccome!) che SONO IO – e tutti – la risposta di Dio a chi manca di tutto, se io mi giro dall’altra parte, se cerco come al solito solo le responsabilità degli altri, se discetto sul perché e percome , sulla rava und fava della sofferenza, se credo di fare la mia parte regalando qualche briciola ( meritoria, per carità) di tempo al volontariato e alla beneficenza, esibendo poi fiero e tronfio la mia brava mostrina sul bavero che mi fa sentire tanto a posto con la coscienza ecc ecc ecc, io VANIFICO LA RISPOSTA DI DIO.
Na robettina, proprio.
Molto preciso anche il richiamo fatto da Francesco alla “intuizione di Padre Giuseppe Wresinski, che voleva partire dalla vita condivisa, e non da teorie astratte. Le teorie astratte ci portano alle ideologie e le ideologie ci portano a negare che Dio si è fatto carne, uno di noi! Perché è la vita condivisa con i poveri che ci trasforma e ci converte.”
…e, si licet ecc ecc ecc, aggiungo che è la mia vita condivisa con ” i poveri” della mia storia, l’unica che mi salva o che mi fotte .
In aeternum.
🙂
A me pare che Nico – che ringrazio: i tuoi interventi, Nico, sono sorsi d’acqua fresca nell’afa delle nostre terre – abbia, al solito, spiegato al meglio la parola evangelica: l’impegno solidale a fianco dei poveri – in quanto tali: non perché astrattamente “migliori” – è centrale per noi tutti e per la Chiesa (che, poi, siamo sempre noi); “come vorrei una Chiesa povera !”, furono – lo ricordate, amici ? – tra le prime parole di Papa Francesco.
Il punto mi pare esattamente questo: qual è il contenuto da apportare al nostro impegno per una Chiesa “povera” a fianco dei poveri ? Quali, in concreto, le azioni che, come fratelli in Cristo, possiamo mettere in campo per liberare integralmente l’uomo dalla povertà ?
C’è chi ne sa più di me, e, dal mio “ultimo banco”, lascio volentieri agli amici del “pianerottolo” la risposta.
Buon venerdì a tutti !
Roberto Caligaris
Vorrei ringraziare Nico per la spiegazione della beatitudine della poverta’, spiegazione che condivido. Come condivido le domande di Roberto55… Con il mio stile di vita ho sempre la sensazione di mancare qualitativamente il vangelo della montagna, per quante azioni tenti di fare da solo e con la mia famiglia. Serve una scelta radicale di vita? Serve una comunita’ propositiva e organizzata? E’ una pagina del vangelo che inqueta e interroga.
Matteo Porcu