Apprezzo il manifesto “Liberi per vivere” fin dalle serene parole di apertura: “L’uomo è per la vita”. Lo vedo come un passo riuscito verso l’espressione di un sentire comune. Tenere gli occhi e il cuore aperti sul mistero e sul dono della vita mi appare come una vocazione umana centrale in quest’epoca segnata da un’acuta sensibilità per il diritto dei viventi ma anche dalla tendenza a distinguere tra vita e vita: quella felice e quella sofferente, quella autonoma e quella dipendente dal seno materno o dalla cura altrui. – E’ l’attacco del mio contributo alla Newsletter dell’Associazione Scienza e vita in merito al manifesto LIBERI PER VIVERE. Per leggerlo tutto: http://www.scienzaevita.org/newsletter_ultimo_numero.php?newsletter=&arg=2
L’uomo è per la vita: faccio mio questo motto
17 Comments
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Condivido il manifesto e le osservazioni di Luigi. Purtroppo ho riscontrato nel mondo cattolico attuale una crescente polarizzazione (che diventa anche politica) tra chi concentra l’attenzione sui temi sociali (ad es. l’iommigrazione e l’ecologia) e chi sulla bioetica. Ci sono forze politiche di vario segno pronte a strumentalizzare le divisioni presenti tra noi cattolici, che perdiamo troppo tempo a polemizzare tra di noi (ad es. chi non ha condiviso la soluzione adottata sul caso Eluana viene subito etchettato “di destra”) e dedichiamo troppo poco tempo a combattere le spinte individualiste presenti nella cultura odierna ed a cercare un linguaggio comune che delinei un percorso di “tutela dell’altro” in tutte le sue dimensioni (dal nascituro al malato terminale al disoccupato ed all’immigrato). Ma questo rischio politico non è un buon motivo per rinunciare a parlare. Purtroppo anche in ambientiecclesiali ho sentito dire (dalle stesse persone che hanno giustamente apprezzato la mia diocesi per aver promosso una veglia per gli immigrati): “si parla troppo di bioetica; è una questione politica”. Neanche a me piacciono le strumentalizzazioni politiche, ma non vedo perché dovremmo limitarci a condannarle senza prendere posizione sul merito della questione (seguendo la stessa logica, non dovremmo parlare nemmeno di immigrazione, perché saremmo strumentalizzati dalla sinistra…).
Speriamo che la Scienza sia sempre per la Vita..
purtroppo gli scenari futuri non sono molto confortanti.. l’ingegneria genetica..
l’eugenetica.. la nascita in provetta..lo scegliere sul catalogo il sesso del nascituro.. una Scienza e una TECNICA senza un’ Etica potrebbe diventare spaventosa..peggiore di tutti i film di fantascienza…
ma sull’Etica chi discute più ormai ? la filosofia, la politica ormai sono dissociate dall’etica , anzi non hanno nulla a che fare.. solo la religione parla ancora di etica.. ma .. e tutti quelli che non sono religiosi? esiste o dovrebbe esistere un Etica laica?
grandi problemi dei nostri tempi…
Collegandomi alle riflessioni/domande di discepolo, dell’incontro tra etica religiosa ed Etica laica, ne parla Enzo Bianchi nel suo ultimo libro: “PER UN’ETICA CONDIVISA”. Edizioni Einaudi.
«L’umanità è una, di essa fanno parte religione e irreligione. Per credenti e non credenti è comunque possibile la via della spiritualità. È possibile la vita interiore profonda, la creazione di bellezza tra gli uomini».
Quelli in cui viviamo sono «giorni cattivi» per coloro che credono nel dialogo tra credenti cristiani e non cristiani e tra cattolici e laici. Troppo spesso alcuni cattolici sembrano voler costituire gruppi di pressione in cui la proposta della fede non avviene nella mitezza e nel rispetto dell’altro. Dove prevale l’intransigenza e l’arrogante contrapposizione a una società giudicata malsana e priva di valori. Ma è solo riconoscendo la pluralità dei valori presenti anche nella società non cristiana che si può stare nella storia e tra gli uomini secondo lo statuto evangelico. Ed è solo ricordando che il futuro della fede non dipende mai da leggi dello stato che il cristianesimo può ancora conoscere una crescita spirituale e numerica. Perché i cristiani devono favorire, con le loro parole e le loro azioni, l’emergere di quell’immagine di Dio che ogni essere umano porta con sé. Anche il non cristiano.
Enzo Bianchi
Sono del tutto d’accordo con Raffaele Savigni.
Scusate l’off topic.
Bellissimo il consiglio di Luigi per l’Anno sacerdotale…speriamo sia accolto davvero!
Buona Domenica a tutti.
Luigi, susa l’off topic, ma sul solito sito “Fides et forma” è comparso un attacco al tuo intervento (definito “rabbioso”) sulle polemiche relative a padre Pio e al “Vetus ordo”.
Ecco il mio intervento sul sito di Raffaella che lo rioporta:
Continuo a pensare che sia Colafemmina e non l’amico Accattoli a falsificare la storia in modo “rabbioso”. A quale scopo? Delegiottimare il Concilio e rilegittimare i lefebriani scismatici. Ma “non praevalebunt”, ne sono certo.
Sepoi anche per assurdo padre Pio non avesse amato la nuova liturgia, non era comunque lui il papa, quindi non aveva alcun potere di porre “veti”.Nella storia della Chiesa non sono mancati esempi di santi che hanno preso in buona fede abbagli nel leggere la storia del loro tempo: ad esempio durante il grande scisma d’Occidente san Vincenzo Ferrer considerò papa legittimo quello avignonese (mentre giustamente santa Caterina riconobbe il papa romano). E nel terzo secolo il martire Ippolito fu addirittura eletto antipapa in contrapposizione al papa legittimo.
Quindi, è legittimo auspicare una riconciliazione coi lefevriani, ma senza impossibili sconfessioni di un concilio e di una riforma liturgica; e basta con questi falsi scoop che seminano zizzania tra i fedeli!
Ecco il link:
http://fidesetforma.blogspot.com/2009/06/padre-pio-e-vetus-ordo-chi-mistifica-la.html
Eanche: http://paparatzinger2-blograffaella.blogspot.com/2009/06/padre-pio-e-vetus-ordo-chi-mistifica-la.html
Trovo scritto:
“prevale l’intransigenza e l’arrogante contrapposizione a una società giudicata malsana e priva di valori. Ma è solo riconoscendo la pluralità dei valori presenti anche nella società non cristiana che si può stare nella storia e tra gli uomini secondo lo statuto evangelico”
Mi domando:
i festini con ninfette sono cifre di “una società malsana e priva di valori” o rappresentano un modo di incarnare “la pluralità dei valori presenti anche nella società non cristiana”?
Difficile condividere quest’etica imposta come condivisa da un pur autorevole e prestigioso personaggio.
Un’etica in singolare controtendenza rispetto alla necessaria trascendenza critica che un cristiano dovrebbe pur possedere.
Oggi sembra più evangelico invocare prudenze per non provocare divisioni, finendo per seguire più chi (anche autorevole e prestigioso) invoca queste prudenze che la verità.
Io mi tengo ben altre guide.
Oggi è la festa di Pietro e Paolo, testimoni che hanno incarnato sino all’effusione del sangue, contro tutte le ambiguità stravolgenti, che solo in Gesù Cristo c’è salvezza.
“Il mio motto episcopale , preso dalla regola di S. Gregorio Magno, suona così. Pro veritate adversa diligere , cioè per il servizio della verità essere pronto ad amare le avversità. Oggi la negazione della verità assume spesso la figura dell’omissione voluta e colpevole, condizionata dalla paura o dall’interesse, o anche dalla paciosità: mi guardi il Signore da queste trappole ! ”
Parole di un qualche intransigente vescovo tradizionalista? No, del Cardinale
Martini sulla prima pagina del Corriere di ieri, 28 giugno 2009…..
Pro veritate adversa diligere: non è uno splendido motto?
Pro veritate adversa diligere et prospera formidando declincare: per la verità amare le avversità e restare guardinghi di fronte al successo.
E’ un motto bellissimo, che quattro anni fa copiai su una lavagna tadzebao che condivido con i colleghi di stanza al lavoro.
Ci si scrivono e cancellano tante cose, ma questa vi è sempre rimasta, per tacito consenso di tutti.
Nell’intervento di ieri di Martini, comunque, ho visto un leit motiv ratzingeriano: lì dove insiste sul “soffrire per la verità” e non prestare orecchio alle facili sirene del mondo, soprattutto quelle più seduttive o alla logica del quieto vivere.
Fra i due grandi “vecchi”, Martini e Ratzinger forse ci sono più somiglianze e meno diversità di quanto alcuni vogliono far credere..la parola verità era tanto che non risuonava con questa forza nel dibattito morale e religioso.. oggi sul Corriere riportano il commento di alcuni filosofi alle parole di Martini.
Emanuele Severino dice che “la menzogna è potere”.. e che i politici fanno uso deliberato della menzogna per il potere.. come dargli torto?
bé … grazie a tutti! Non ho avuto molto tempo in questi giorni, ma devo dire che ho vissuto sulla pelle quel motto e mi stavo chiedendo se ne valesse la pena.
Adesso, grazie a voi tutti, so che … sì, non solo ne vale pena (nel vero senso della parola), ma non si può fare altro.
Grazie di nuovo.
E questo è Benedetto:
[… Nel quarto capitolo della Lettera l’Apostolo ci dice che con Cristo dobbiamo raggiungere l’età adulta, un’umanità matura. Non possiamo più rimanere “fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (4, 14). Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede matura, una “fede adulta”. La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi Pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il Magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo. Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo. Tuttavia, anche qui Paolo non si ferma alla negazione, ma ci conduce al grande “sì”. Descrive la fede matura, veramente adulta in maniera positiva con l’espressione: “agire secondo verità nella carità” (cfr Ef 4, 15). Il nuovo modo di pensare, donatoci dalla fede, si volge prima di tutto verso la verità. Il potere del male è la menzogna. Il potere della fede, il potere di Dio è la verità. La verità sul mondo e su noi stessi si rende visibile quando guardiamo a Dio. E Dio si rende visibile a noi nel volto di Gesù Cristo. Guardando a Cristo riconosciamo un’ulteriore cosa: verità e carità sono inseparabili. In Dio, ambedue sono inscindibilmente una cosa sola: è proprio questa l’essenza di Dio. Per questo, per i cristiani verità e carità vanno insieme. La carità è la prova della verità. Sempre di nuovo dovremo essere misurati secondo questo criterio, che la verità diventi carità e la carità ci renda veritieri …].
Se voglio “interloquire” devo rappresentare al meglio e nel suo punto di forza l’idea dell’interlocutore, altrimenti azzero il suo interesse al confronto e dispenso me stesso dal trovare una vera risposta alla sua interpellanza.
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Grande saggezza, Luigi.
Ho avuto modo di curiosare sul blog di Raffa, sulle sparate di Colafemmuna, vedo che pubblica commenti solo che seguono la linea editoriale.
Alla facciaccia del bicarbonato di sodio e della maschera di cristianità….cattolica…..
Il blog di Raffaella (e ancor più, se possibile, quello di Colafemmina) è sicuramente tradizionalista. Il mio commento critico comunque è stato pubblicato (anche se ha suscitato i soliti attacchi privi di argomentazioni).
Aggiungo, Matteo, che Melloni (il cui spessore cuilturale è indibbiamente superiore a quello di Colafemmina) non ha pubblicato su statusecclesie.net un mio intervento sul “fine vita”.
La faziosità non sta quindi da una parte sola.