“Lo Spirito nei suoi doni è multiforme… Egli soffia dove vuole. Lo fa in modo inaspettato, in luoghi inaspettati e in forme prima non immaginate”: l’afferma Benedetto XVI nella Lettera ai presbiteri pubblicata ieri. Si tratta di un brano incoraggiante e da me molto amato di un’omelia che ebbe a tenere alla vigilia della Pentecoste del 2006, incontrando in piazza San Pietro i movimenti ecclesiali. Nella lettera esso è così introdotto: “Mi è caro rivolgere ai sacerdoti, in quest’anno a loro dedicato, un particolare invito a saper cogliere la nuova primavera che lo Spirito sta suscitando ai giorni nostri nella Chiesa, non per ultimo attraverso i Movimenti ecclesiali e le nuove Comunità”. Dunque il papa parla di una “nuova primavera” che si manifesta in modi, luoghi e forme inaspetatti. Non si muove niente dentro di noi ascoltando queste parole?
Benedetto: “Lo Spirito soffia in luoghi inaspettati”
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Sai com’è: se il papa dice che è primavera dico che è primavera anch’io. Magari soggiungendo: “però le stagioni non son più quelle di una volta! È primavera e sembra inverno!”
(Parlando seriamente: che lo Spirito operi sempre è una verità di fede e quindi …
per dirla con Ranke: jede Epoche ist unmittelbar zu Gott e dunque lo sarà anche la nostra …)
però il papa la primavera la vede… e all’opera: “sta suscitando”
Nuova primavera … anche in persone inaspettate … magari anche nei “sacerdoti ministeriali”, di certo nei “sacerdoti comuni” … Il problema sarà, semmai … “Ma chi lo ascolta questo Spirito? Chi gli da retta? Scombussola tutto!!!”
Ho sentito una cosa oggi che mi ha fatto sobbalzare a proposito dell’anno sacerdotale, ovvero, che il Papa ha indetto questo anno per la santificazione dei sacerdoti (preti) … ma per i laici nulla? Per i sacerdoti “comuni” e resi tali dal Battesimo … non serve? Siamo forse dei “vuoti a perdere”?
Cara Marta,
se avessi ascoltato Benedetto all’apertura del Convegno Diocesano, oggi non ti meraviglieresti.
Ha parlato del Popolo di Dio e del sacerdozio comune e ministeriale in termini che a diversi sono apparsi contraddittori.
E ancora 2 giorni fa mi rileggevo quel suo intervento, e ancora lo trovo incredibile.
Sui laici, benedetto e’ veramente contraddittorio come sui frutti del Concilio, dove riesce a dire tutto e il contrario di tutto.
Grazie a Lui che ha lanciato la nuova moda: c’è un colpevole per tutto.
Leggere per credere.
Mi riprometto di leggere anche di leggere presto la Lettera ai presbiteri.
Si muove il mio senso di cautela ma capisco l’incoraggiamento.
“… Egli soffia dove vuole. Lo fa in modo inaspettato, in luoghi inaspettati e in forme prima non immaginate” Infatti, nella storia della Chiesa, è sempre stato così … sempre dove nessuno, proprio nessuno se lo aspettava.
Penso che se tutti sono convinti che lo spirito soffia nei movimenti, Egli invece sta soffiando dove nessuno se lo aspetta.
Penso che dimentichiamo spesso che il cornuto è sempre presente nel mondo e il fatto che lo Spirito soffia dove vuole non toglie nulla alla realtà della sua presenza e della sua azione interamente volta alla perdizione delle anime, comprese le anime dei sacerdoti e dei Vescovi.
Penso che non dobbiamo cadere nella trappola che il mondo più va avanti nel tempo più cresce in scienza e sapienza e senza renderci conto finiamo con l’applicare alla Chiesa questo insano e innaturale concetto.
Penso che il Papa dice che è lo Spirito a soffiare in seno alla Santa Chiesa e ha ragione. Nell’intera esistenza, in tutto il creato, “non si muove foglia che Dio non voglia”, e certo non potrebbe essere diversamente, poiché tutto ciò che si pretendesse esistere al di fuori della volontà e della onnipotenza di Dio, per ciò stesso sarebbe inesistente.
Attenzione, però, poiché la volontà di Dio e il disegno complessivo della Divina Provvidenza non possono essere considerati alla maniera umana e, soprattutto, in maniera unidirezionale.
19 giugno 2009 @ 20:41
Insensibili allo Spirito? Spero di no.
Bella la lettera ai presbiteri, parla anche dei laici…
domanda a Benedetto:
visto che ha già detto che per i laici bisogna passare dalla collaborazione alla corresponsabilità con i Ministri/Gerarchia, (26.5.2009) ora lei parla di nuovo semplicemente di collaborazione nella lettera ai presbiteri: “evidenziare gli spazi di collaborazione che è doveroso estendere sempre più ai fedeli laici”,
è possibile per lei avere unicità di linea sui laici?
Peccato che il Papa non legge il blog di Luigi !
Matteo, non esserne così sicuro 🙂
Forse lo legge anche lui – è un Papa ‘tecnologico’ il nostro … vedi foto:
http://hiscrivener.files.wordpress.com/2009/03/pope-texts.jpg 😉
Un aiutino a Marta.
I documenti del convegno diocesano di Roma , incluso il discorso del papa vescovo di Roma (ma de chè, aggiungo io) si possono ancora scaricare dalla home page del sito: http://www.vicariatusurbis.org.
Leggete e meditate gente.
“Lo Spirito nei suoi doni è multiforme… Egli soffia dove vuole. Lo fa in modo inaspettato, in luoghi inaspettati e in forme prima non immaginate”
——–
Mi auguro lo faccia presto e con forza.
“ma de che” lo dici a tua sorella, non al vescovo di Roma.
A cuccia bobby.
Ecco dei croccantini.
Il titolo di Vescovo di Roma era appropriato e pienamente esercitato da JPII che fin dall’inizio del pontificato ha visitato anche più di una volta parrocchie come la mia e tutte, dico tutte, le istituzioni della diocesi di Roma:
carceri, ospedali, organizzazioni umanitarie, enti locali, e la comunità ebraica.
Così si rivolse ai parroci romani il 26 febbraio 2004:
“Damose da fa’ e volemose bbene”. E’ l’invito, in dialetto romanesco, fatto a braccio da Giovanni Paolo II ai parroci e preti romani, ricevuti oggi in Vaticano per il tradizionale incontro di inizio Quaresima. Il Pontefice non è rimasto insensibile all’intervento fatto da un parroco che sottolineava in modo scherzoso, il fatto che tutti i pellegrini del mondo vengono salutati da Giovanni Paolo II nelle loro lingue, anche le più difficili, mentre i romani non sentono praticamente mai il loro vescovo parlare in dialetto.
Quando è stato il momento del suo discorso conclusivo, Wojtyla ha riassunto brevemente le sue parole e ha concluso l’intervento a braccio. In 25 anni di Pontificato, ha detto sorridendo, “non ho imparato il romanesco: vuol dire che non sono un buon Vescovo di Roma?”. Poi, per scherzare, il Papa ha provato a tradurre in dialetto alcune delle sue esortazioni ai sacerdoti: “Dàmose da fa!”, “Volèmose bbene!”, “Semo romani!”. E abbandonando il testo preparato ha sottolineato che “in primo luogo, Roma vuol dire Roma Città petrina. E ogni parrocchia è petrina”. “Sono 340 – ha ricordato – le parrocchie di Roma. 300 le ho già visitate. Ne mancano 40. Ma cominceremo già questo sabato a completare il numero delle visite. Speriamo – ha concluso – che tutto vada bene”.
Un Pastore che pasceva le sue pecore, eccome.
Io qui ci sono nato e ci morirò, so quello che dico e ribadisco il de chè.
Tu fai i confronti con il tuo di vescovo che sarà tale e non per il titolo.
Anche la sorella che non ho ti risponderebbe allo stesso modo.
Tu, per cortesia salutami la tua.
A Marta che si interrogava sul rapporto tra sacerdoti “ministeriali” e “comuni”: “Come dimenticare che noi presbiteri siamo stati consacrati per servire, umilmente e autorevolmente, il sacerdozio comune dei fedeli?” Così ha parlato ieri Benedetto nell’omelia dei Vespri ad apertura dell’Anno sacerdotale.
L’Omelia aveva altri passaggi ardenti: “Nel Cuore di Gesù è espresso il nucleo essenziale del cristianesimo; in Cristo ci è stata rivelata e donata tutta la novità rivoluzionaria del Vangelo: l’Amore che ci salva e ci fa vivere già nell’eternità di Dio”.
Ancora: “Come dimenticare che nulla fa soffrire tanto la Chiesa, Corpo di Cristo, quanto i peccati dei suoi pastori, soprattutto di quelli che si tramutano in “ladri delle pecore” (Gv 10,1ss), o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte? Anche per noi, cari sacerdoti, vale il richiamo alla conversione e al ricorso alla Divina Misericordia, e ugualmente dobbiamo rivolgere con umiltà l’accorata e incessante domanda al Cuore di Gesù perché ci preservi dal terribile rischio di danneggiare coloro che siamo tenuti a salvare”.
Ringrazio Nino per la palmare chiarezza del suo ultimo intervento: fare battute in romanesco è dunque, secondor lui, conditio sine qua non per essere vescovo di Roma. Benedetto XVI non le fa (e inoltre, avendo ottantadue anni e un fisico meno resistente del suo predecessore non c’è speranza che visiti trecento parrocchie): dunque è un vescovo “de che”.
Bene, questa è la sua testa; e questo è il modo in cui funziona.
Che al mondo ci sia posto per tutti e che il mondo sia bello perché vario sono sempre stati due pilastri della mia Weltanschauung: il primo resta inconcusso, il secondo vacilla un pochino, perché di certe varietà a volte si farebbe a meno, ma comunque resta in piedi.
(Però che Nino e Matteo fossero uguali io l’avevo sempre detto …)
A differenza di Nino,
che invidio per il suo esercizio della carità,
rimane nella chiarezza delle riflessioni,
ma non si scompone,
io mi scompongo.
Leonardo,
non continuare a rompermi i coglioni,
non ti vanno bene i miei commenti,
discquisisci sui commenti,
non personalizzare.
ma da quell’orecchio non ci senti,
spero che qualcun altro te lo rappresenti,
magari in camera caritatis,
perchè stai diventando na palla,
ma de quelle proprio pesanti.
Dopo avertene concesso di passare precedentemente pensando che fosse un atteggiamento transitorio,
ora è chiaro che ho smesso,
vista la tua compulsività a ripetere.
2° STOP
“Non si muove niente dentro di noi ascoltando queste parole?”
Dentro di me si muove, ahime’, la nostalgia per quei luoghi dove il vento non soffia più.. vecchi seminari semivuoti..monasteri deserti…
come i romantici tedeschi del XVIII secolo, come Novalis sono attirato dai
luoghi orami abbandonati………
lo so che il vento soffia oggi nei movimenti, ma non faccio parte di nessun movimento e non ritengo giusto farne parte.. dunque sono tagliato fuori da questa ” nuova primavera.. da questo soffio vivificante..?
rimango con la polvere e le vecchie rovine non più abitate dal vento ? .. ma no non è vero.. a volte il vento soffia anche nel deserto anche sulla povere…
e nel silenzio e nel deserto si sente ancora meglio che in mezzo alla folla
Spirito
Egli è l’Amoroso e il Presente,
la casa aperta al lattescente inverno
e al rumore dell’estate
-lui che le bevande e gli alimenti rende puri
-lui l’incanto dei luoghi inafferrabili
e la sovrumana delizia dei calvari.
Egli è l’Amoroso e il Venturo,
la forza e l’amore che tra i furori e le pene
noi in piedi vediamo nel cielo di tempesta
e nelle bandiere d’estasi passare.
Arthur Rimbaud dalle “Illuminations” TRAD. GUIDO CERONETTI
Ho letto il discorso del papa al convegno della Chiesa di Roma: sinceramente mi è piaciuito. Credo che sia importante il ripetuto richiamo ad piena applicazione della teologia conciliare sul laicato. “collaborazione” e “corresponsabilità” non mi sembrano termini da contrapporre.
“collaborazione” e “corresponsabilità” non sono termini da contrapporre.
Infatti il papà indica un cammino che va dalla “collaborazione” alla “corresponsabilità”,
poi però nella lettera ai presbiteri parla solo di collaborazione.
Io preferisco attenermi ai fatti.
Siccome non sono un pischelletto,
collaborazione e corresponsabilità ne parlavamo in parrocchia e nella Chiesa già dagli anni ’80, e sembra che se ne parlasse molto anche prima…
se ne è accorto Benedetto,
o è una sua attuale scoperta?
Dove era prima Benedetto?
Ne ha mai fatti di consigli parrocchiali?
o casca dalle nuvole?
Ma veramente la memoria collettiva è azzerata?
Ricordo ancora il mio vescovo di settore, in parrocchia, che ci diceva che dovevamo dare un motivo di chiacchierare ai vecchi laici, per far loro sentire che stavano in parrocchia.
Era un bravo sacerdote, lo stimavo molto, ma di laicato non capiva un tubo.
Ora nel 2009, spunta Benedetto con la sua straordinaria novità, non chiara.
Se lui stesso dice che bisogna passare da collaborazione a corresponsabilità,
che volemo fa’?
poi però parla di sola collaborazione.
Si decidesse!
Un grazie del tutto speciale a Discepolo per la poesia di A. Rimbaud, che non conoscevo. Vado a trascrivermela sul quadernino delle cose preziose…
Caro Discepolo,
i luoghi abbandonati non necessitano forse di qualche operai e di mattoni nuovi, come da The Rock di Eliot?
Sì. Queste splendide espressioni mi riportano ad altre parole ugualmente commoventi di Giovanni Paolo II all’ONU nel 1995:
” […] possiamo costruire nel secolo che sta per giungere e per il prossimo millennio una civiltà degna della persona umana, una vera cultura della libertà. Possiamo e dobbiamo farlo! E, facendolo, potremo renderci conto che le lacrime di questo secolo hanno preparato il terreno per una nuova primavera dello spirito umano.”
Le regole le fa il padrone di casa, ovviamente. Di mio dico che sono stanco di leggere idiozie (perché questa mi sembra la giusta aggettivazione, ovviamente parlando in modo soggettivo) e termini volgari. Per chi non lo avesse capito mi riferisco al modo (“modo”, si fa per dire!) con cui qualcuno si rivolge al Papa. Non pretendo certo che piaccia, che tutte le sue parole suscitino generale e unanime apprezzamento, ma almeno rispetto, quello sì. Non mi si dica che non riconosco e apprezzo l’ironia (o il romanesco, sono romano anch’io), perché non è ironia quella usata, è solo sostanziale disaccordo sul corretto significato del sacerdozio universale e di quello ministeriale espresso in altra “forma” (le virgolette mi sembrano necessarie). Vi sono anfibologie nelle parole del Papa (sempre che Papa lo sia: certo non è stato eletto vescovo di Roma dal basso, magari dal vero clero romano, e neppure parla in vernacolo…)? Le si indichino e chiariscano, si discuta, sempre che ne valga la pena.
Quanto a certi termini anatomici o simili, credo non servano a qualificare nulla, almeno dopo la pubertà. Sarò “vecchio” (come il Papa no, ma si vede che sono vecchio dentro…), ma se i miei figli usano espressioni del genere – di rado, per il vero – non resto zitto, ma questa non è certo casa mia.
Grazie a tutti, ma non avevo messo in dubbio il parola del Papa, ma quello che ho sentito in un’omelia che mi pareva stonasse non poco con quello che diceva il Papa. Tutto qui!
Ciò che dice il Papa è sacrosanto e pure vero ed onestamente credo sia ora si “troncare” questa sciocca lotta tra laici e preti visto che i secondi non hanno senso di esistere senza i primi ed i primi sono quelli da cui nascono i secondi … quindi …
Ed è quello che cerco abbastanza disperatamente … trovando ben poco però!!
Divinizzazione del papa,
come valeva per i faraoni?
Il papa ha un trono (attualmente quello di Pio IX),
Cristo non aveva nemmeno dove appoggiare il capo per riposarsi.
Il papa ha un trono,
il trono di Cristo è stata la croce.
La Chiesa, la si dovrebbe amare, o adorare?
Uhm, mi copio questo post e i relativi commenti, per quando tra vent’anni ci sarà il papa (?) che ti piacerà, caro Matteo …
Non sono sicuro che tra vent’anni il mio blog abbia le stesse regole di oggi. Che sono queste, da tutti ora osservate. Nessuno dubiti della buona fede altrui. Ognuno cerchi di intendere in positivo le parole dell’interlocutore. Chi non si firma dica un poco di meno di quanto vorrebbe su chi si firma. Gareggiare ognisempre nella stima reciproca. Lasciare l’ultima parola a un contraddittore è un tratto di bel garbo.
«Non sono sicuro che tra vent’anni il mio blog abbia»: il verbo vorrebbe il congiuntivo, ma il complemento di tempo spinge verso il futuro indicativo. Nessuna delle due soluzioni soddisfa pienamente. E un velo di infelicità scende, a ricordarci i limiti della nostra parola, sempre imperfetta. Chissà quando ci avrebbe sofferto Flaubert su questa frase.
A ognuno la sua pena.
@ lycopodium – 21 giugno 2009 -7:05
non fare torto alla tua intelligenza,
sai benissimo che io non ho bisogno che un papa mi piaccia,
la critica non è un elemento di odio, come viene inteso in questa epoca berlosconiana.
Io sono e rimango nella Chiesa,
la mia chiesa nella sua tradizione ha il papa,
è parte della mia storia e della mia vita cristiana.
Questo non mi può impedire sincerità di riflessione anche sulle parole e sugli atti del papa.
Al papa non gli debbo obbedienza sussequiosa, acritica, o lobotomica,
altrimenti è adorazione di un dio. Come accade a tanti bravi cattolici che hanno bisogno di essere sotto tutela pontificia.
La mia tutela è solo sotto Cristo.
Il Papa/Pietro è soltanto un uomo messo da Cristo a pascere le pecorelle che non sono del papa, ma sono di Cristo.
L’ultima istanza di riferimento non è il papa, ma sempre Cristo e la coscienza di ogni persona.
A “Pietro” tocca pascere le pecore di Cristo,
ma Cristo non ha detto che a Pietro si deve adorazione che si deve soltanto a Dio.
Cristo afferma: “Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”
Dunque:
Dio,
non il papa,
qualsiasi analogia è una bestemmia.
Il problema non è il papa, a cui io sono naturaliter affezionato ma libero altresì di opinare in parole e opere,
ma taluni cattolici legalisti,
che hanno fatto del papa un dio indiscutibile.
Inaccettabile un papa con cui non si possa interloquire,
che parla senza che nessuno possa porgli domande su quel che dice,
che non deve rispondere delle sue affermazioni.
Ratzinger, da vecchio professore, sa benissimo che un docente universitario, può tenere la sua brava lezione, ma i discenti, possono andare dal docente e chiedere ragione e chiarimenti delle sue affermazioni.
Il papa può fare affermazioni e nessuno può dirgli o domandargli nulla, e se qualcuno lo interpella, viene tacciato di eretico da cattolici bigotti e legalisti.
Tutto questo è pericoloso perché lo pone su un trono divino e assoluto,
questo non appartiene ai vangeli, né a diversi secoli di storia di vita cristiana.
In secoli molto lontani, il vescovo di Roma doveva rispondere ai suoi confratelli delle sue affermazioni.
Buon lyco,
se fra ventanni io dovessi ancora esserci,
continerò ad esercitare le mie facoltà donate a me da Dio, come le ha donate ad ogni uomo che è libero di esercitarle o di seppellirle facendo la sua bella buca nel terreno.
Il papa non deve piacere, ma deve essere semplicemente il papa, alla maniera di Pietro, alla maniera del mandato di Cristo e non con le sovrastrutture temporali assolutistico/monarchiche di un potere politico e morale,
dove vuole rappresentare una immagine antropomorfica di un Dio Re,
invece di un Cristo crocifisso e risorto.
Non mi ritroverai mai a gridare W il papa,
ma sarò sempre a chiedere: “Vieni Signore Gesù”,
lui è il mio Maestro, lui è il mio Signore, non ve ne sono altri e non possono esservene, lo ha ricordato Lui stesso.
Il papa deve essere solo Pietro, un uomo.
Dopo quest’ultimo post di Matteo, che sottoscrivo in toto, ripongo quello che avevo iniziato a scrivere tal quale nei contenuti e sopratutto nel finale che mi piace di ribadire con una piccola modifica : Il papa deve somigliare a Pietro, un uomo.
Scusa Matteo ma a me, dati i tempi e i soggetti, basterebbe la somiglianza anche perchè ESSERE PIETRO che fa marcia indietro al sentire “Quo vadis” e finire in Croce a testa in giù è una prova da umili, ignoranti, pescatori.
Difficilmente da cattedratici e pianisti da opere mozartiane.
Ancora una volta ringrazio Luigi per l’accoglienza e per le sue parole sempre così attente all’incontro.
Caro Luigi, tanti cari auguri per il tuo l’onomastico, cin cin!
Ai romani che avessero tempo e voglia ricordo che stasera alle 18 nella Chiesa di sant’Ignazio, si terrà una speciale celebrazione Eucaristica in memoria del Santo , che culmina con il rogo dei bigliettini scritti dai fedeli devoti che gli si rivolgono per una grazia.
per chi ha apprezzato la poesia di Rimbaud scrivo il seguito:
Egli è l’Amore , misura perfetta e reinventata,
meraviglioso e non previsto Verbo,
ed è l’eternità..
sgomento abbiamo provato tutti quanti per il suo darsi e il nostro:
dolcezza della salute perfetta,
piena espansione delle facoltà nostre,
egoistico e appassionato nostro aggrapparci a lui
a lui che ci ama per la sua vita infinita…
Ci ha conosciuto tutti.Ci ha tutti amati.
in questa tenebra invernale
da un promontorio all’altro
dal polo in tumulto al castello
dalla folla alla landa, da sguardo a sguardo,
in penuria di forze e di sentimenti, impariamo
ad invocarlo a rifletterlo a vederlo,
e sotto le ondate e sopra i deserti innevati
andare dietro ai suoi occhi, ai suoi respiri,
al suo corpo, alla sua luce…
(da A. Rimbaud, trad. Guido Ceronetti “Trafitture di tenerezza” Einaudi editore)
Per Nino
essere professori di università e pianisti di opere mozartiane non esclude essere un buon cristiano ed un ottimo successore di Pietro… !
la cultura non ha mai fatto male a nessuno e non ha mai reso peggiore nessuno…
se i discepoli erano ignoranti e pescatori non se ne deve dedurre che dobbiamo esserlo tutti! umili sì, ignoranti non è necessario ! 🙂 🙂
essere professore universitario o pianista sono doni e ricchezze del buon Dio.
Ciò non toglie che l’mmagine di riferimento del cristiano è Cristo che stranamente si accompagnava a gente molto modesta e umile, non aveva palazzi sontuosi, non aveva ambasciatori in giro per il mondo, non era capo di stato, non cotrattava con i potenti di questo mondo, non faceva concordati.
Questi sono dati di fatto, non è polemica gratuita.
Giovanni Paolo II, aveva lanciato il messaggio per approfondire un ripensamento del ministero petrino,
ma ad anni di distanza, sembra completamente affossato.
Mi chiedo se fondamentalmente, ci sia ancora nostalgia del papa-Re,
come per gli inglesi la loro Regina…..
Dunque il papa,
funzionale ad una religione civile,
strumentale alle paure di questa società, individualista, egoista, una società di cittadini che mai nei secoli passati ha avuto in mano la libertà delle proprie decisioni e ne ha paura,
che ha bisogno del papa,
perchè in lui riserva desideri e onnipotenze, sacralità e mistero,
perchè in lui delega la responsabilità della propria libertà,
come in altre parti del pianeta si farebbe con lo stregone.
Io non vedo deviazioni dal Concilio…
vedo deviazione dai Vangeli.
caro Matteo,
le idee che esprimi tu credo abbiano un nome, storicamente si chiamano “protestantesimo”. quello che dici sul papa, sulla gente che “ha bisogno del papa” che “delega la responsabilità della propria libertà” , sulla “deviazione dai Vangeli ” l’aveva già detto Lutero tanti anni fa.. idee rispettabilissime, per carità, e con la loro parte di verità.. ma si chiama protestantesimo…
E per tornare al “ripensamento del ministero petrino” perchè allora non siamo coerenti fino in fondo colle idee come fu Lutero e non chiediamo l’abolizione del Papa?
In un vecchio libro di fantapolitica si ipotizzava questo :”Roma senza il papa”
di Guido Morselli..
uno dei migliori sistemi per pensare di distruggere il prossimo, e tacciarlo di eresia o di protestantesimo,
mai confutarne le opinioni.
Se sbaglio, dimmi dove?
riprendimi riga per riga con i vangeli in mano e dimmi.
Caro Discepolo,non sarei così tranchant. La contestazione del ministero petrino è solo uno degli elementi della riforma, e nemmeno – teologicamente – il più importante. Si può condividere, o per lo meno lasciarsi stimolare, da alcuni aspetti del luteranesimo senza per ciò essere luterani tout court. Del resto la discussione sul ministero di Pietro ha scandito, possiamo dirlo, interi secoli di storia della Chiesa. La posizione di Gregorio VII, che nella sostanza ha finito per prevalere, non è stata l’unica voce nella dialettica interna al cattolicesimo.
Io credo che la verità “ultima” sul ministero petrino debba ancora essere manifestata.
A me, modestissimamente, pare che la discussione – pur interessante – sia “fuorviata” rispetto al tema, intrigantissimo, proposto da Luigi.
O sbaglio ?
Buona domenica sera a tutto il “pianerottolo” !
Roberto 55
E’ vero,
io mi sono agganciato ad una espressione sui laici di Marta, in cui Benedetto a me non pare chiaro nella lettera ai presbiteri, rispetto a quanto precedentemente affermato in s. Giovanni in Laterano.
Da qui,
ovviamente,
dagli all’eretico…!!!!
Per tornare in tema senza espungere le deviazioni che si sono susseguite. Paolo ci dà una misura per riconoscere e autentica i luoghi in cui lo Spirito si manifesta: “Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà.” (2Corinzi 3,17). C’è libertà nella Chiesa? Almeno quanta ce n’è in questo blog?
Matteo cosa vuol dire secondo te che Pietro deve pascere le pecore di Cristo su mandato di Cristo?
@Antonio, no, non c’è libertà nella chiesa istituzionale, ma nella Chiesa c’è eccome! E’ inutile fare i buonisti e basta solo vedere come sono “servite” certe parrocchie! Ultimamente un prete si lamentava con me di “parrocchie pretocentriche” (non sapeva che non risparmio niente a nessuno su questo argomento) e gli ho semplicemente risposto “Perchè, abbiamo qualche alternativa? Se anche un solo parrocchiano dice la sua e garantita l’espulsione. Se solo un prete si oppone a decisioni del tutto interessate, sono dolori! Lei come si comporta? Le pare forse di liberare o di imporre? A guardare i fatti, qui e adesso, direi il secondo. Quindi, per favore, eviti di lamentarsi in questo senso e sia almeno onesto!” …
No, in molte nostre comunità lo Spirito Santo non è rispettato e non si ascolta, la chiesa istituzionale dovrebbe porsi molte domande e contemplare un pochino di più il Crocifisso ed i laici dovrebbero parlare apertamente a costo di essere “buttati fuori” e parlare in loco e non solo in un blog giusto per sfogarsi.
Quindi siamo tutti colpevoli se non c’è libertà dall’una e dall’altra parte, se non c’è libertà nella chiesa, ma chi è nella Chiesa – o almeno si verifica ogni momento con il Vangelo – allora vale ciò che dice San Paolo della “Verità vi farà liberi” … ma la Verità con la “V” maiuscola e non la verità che si vuole dire perchè piace tanto.
E’ di oggi la lettura di San Paolo che dice chiaramente che
“non guardiamo più nessuno alla maniera umana”
E se si vuole uscire da questa colpa di “omertà” (perchè è così) si deve anche essere disposti a piangere e a soffrire.
Ma dubito ci siano in giro cristiani così folli e preti così coraggiosi … o almeno uno lo conosco, ma stanno già montanto la croce sulla pubblica piazza.
Quello che ho sempre chiesto è l’onestà delle proprie azioni, almeno che si ammettano le proprie intenzioni.
Ed è proprio qui che “la Verità vi farà liberi” funziona … quella su sé stessi prima di tutto … e solo così si potrà “pascere le Sue pecore”.
Giovanni,
mi pare che tu abbia le idee molto chiare,
da non dover aver cura di quel che io scrivo
… ed il Papa questo lo sa benissimo, lo vive benissimo, lo dice benissimo e lo dice pubblicamente.
Insomma, tutti a guardare all’anno sacerdotale (anch’io all’inizio) come una marcia in più per i sacerdoti, una corsia preferenziale (appunto la “santificazione dei preti” come l’ho sentita interpretare a mo’ di “premio dovuto” e non di percorso di conversione) … ma non ci siamo accorti che se il Papa chiede preghiere per i Sacerdoti è perchè probabilmente si è accorto che il sacerdoti non sono proprio come dovrebbero essere.
Più chiaro di così … ma è una chiarezza che viene appunto dal non guardare alla maniera umana ascoltare alla maniera umana, leggere alla maniera umana.
Marta, Marta….
sacerdoti e laici coraggiosi ci sono…..
ma non fanno primavera….
e poi vuoi mettere gli ultimi 25 anni di “normalizzazione” forzata….
ha dato i suoi buoni frutti….
Lo Spirito, è vento di libertà,
ma hai mai visto una istituzione che favorisce il vento di libertà….?
Ora con questo Anno sacerdotale Benedetto chiede allo Spirito una attività di terapia riparativa nei confronti di tanti sacerdoti che non sono ancora abbastanza normalizzati…..
Peccato che non possa leggere questo blog, e intervenire come una persona normale….
magari anche lui può provare a capire o leggere Cristo nella gente di strada, delle fabbriche, delle varie aziende, del mondo del precariato, delle realtà familiari….
troppo facile delegare ai preti… ai parroci, vicari vari…
e
fare un po’ di uscite pastorali….
per il resto rimanere nella sua bella turris eburnea tra le mura leonine.
Il vaticano rimane sempre una tra le più belle…. prigioni del mondo….
Pare che il risentimento nei riguardi della chiesa sia la nota dominante nei commenti di molti avventori di questo luogo, di qualunque argomento si parli. Mi dispiace per loro.
«Una grande figura del cattolicesimo francese, e arabista eminente, Louis Massignon, dedicò nel 1955 un saggio celebre alla difesa della memoria di Maria Antonietta. Giudicando i calunniosi attacchi delle sociétés all’onore della Regina, Massignon coglieva l’essenziale: l’immondizia
gettata su di lei (“poursuivant à la fois son déshonneur et sa mort”) vuole colpire, non importa con quali mezzi, il “testimone convinto del diritto divino della monarchia”, ossia — in termini più ampi — la dignità e il fondamento dell’istituto sovrano. In effetti il nemico da sconciare con la calunnia e condurre al patibolo per accelerare la Rigenerazione (della storia, del paese, della sinistra) è sempre il Potere legittimo» (Pietro De Marco http://www.stefanoborselli.elios.net/news/index.html).
Mutatis mutandis …
“il potere legittimo”
monarchico….
assoluto…
dittatoriale….
era legittimo quello di
Hitler
Stalin
Mussolini
Franco
Pinochet
Mutatis mutandis …
Non ho dubbi e non li hai neppure tu sulle priorità.
Pertanto non esagerare ed esagitare con i paragoni.
La legittimità dell’autorità papale è di ben altro rango e sussistenza.
Massignon sapeva cosa diceva. Lo sapevano anche i ghigliottinatori, i cui eredi sono proprio quei figuri che citi.
L’esercizio del ruolo di critica all’interno della Chiesa sullo “status ecclesiae” comporta esattamente l’inverso di parlare ex cathedra.
Implica la pratica della caritas/charitas, il “sensus ecclesiae” e l’aderenza al “depositum fidei”.
Prendiamone atto.
lyco,
io prendo semplicemente atto,
che nella Chiesa di Cristo,
nel Suo corpo mistico,
c’è spazio per me e per te.
Cristo, interrogato, rispondeva,
non chiedeva obbedienza cieca.
L’obbedienza cieca e lobotomica,
non è “sensus ecclesiae”,
l’aderenza non è richiesta ciecamente.
L’obbedienza cieca esiste solo nelle tradizioni umane.
Mutatis mutandis …
Non posso che concordare sull’esigenza di non esagerare nei toni. Se la radicalità della tesi diventa violenza verbale o icasticità gratuita per épater les bourgeois non si aumenta la comprensione e, normalmente, non si fanno proseliti, al massimo c’è qualcuno che si allontana e si scoraggia. Insomma fanno pensare “ma cche me frega de sta’ a parla’ co questi, mejo legge er giornale…”. Almeno così ho pensato, essendomi – di fatto – sentito definire come un idolatra del Papa (qui davvero ci sta: “ma de chè”, avevo solo chiesto rispetto)!
Ognuno ha il carattere che ha, ma mordersi la lingua (o… il dito sulla tastiera) è quasi sempre la cosa migliore, cercando di vedere nelle altrui tesi – per quel che non collimano con le nostre – l’occasione per meglio verificare e per cogliere sfumature, come accade rileggendo un libro già letto. Se poi si è talmente sicuri e si ritiene di poter dar lezioni parlando ex cathedra (è un po’ come le cattedre universitarie in questi tempi di molteplicazione delle università!) si faccia pure: a parte quelle di fede io non ho verità “in saccoccia”.
Per me l’obbedienza cieca non esiste,
la penso semplicemente come altri milioni di cattolici.
Chi pensa che, divesamente esiste,
è un dato suo personale, da rispettarsi,
ma che non può imporre agli altri fratelli nella fede, nè può tacciare gli altri di non essere nella Chiesa perchè crede di avere la verità in tasca…
O accettiamo tutti quanti,
che possano esserci degli eteroaffettivi nel mondo cattolico (ognuno ama il papa in sincerità nella propria libertà di espressione, ciascuno diversamente dall’altro),
o passiamo il resto del tempo al lancio delle scomuniche….
(il resto che avevo scritto me lo cancello)
Per quanto riguarda me di obbedienza non ho proprio pratica, non ho neppure fatto il militare! Quanto alle scomuniche oggi praticamente non le scaglia più nessuno (tranne quelle “automatiche”, latæ sententiæ) e certamente non sono compito mio.
A proposito della “eteroaffettività”, personalmente non credo si “debba” amare il papa (non diversamente rispetto all’amore verso ogni altro uomo), mi limitavo (mi limito e mi limiterò) a ricordare il rispetto che si deve a chi soggiace al peso di quelle Chiavi. Solo quello, e non per mero riguardo alla persona. Anche gli eventuali errori (o le ambiguità) possono – anzi, debbono – essere evidenziati, nella consapevolezza di quanto poche siano le pronunce ex cathedra su questioni di fede e quindi infallibili.
Per me la questione e finita così.
caro Matteo,
le idee di Lutero e di tutti i protestanti sull’autorità del Papa per me sono degne del massimo rispetto. Noi abbiamo avuto dei Papi (almeno da GIOVANNI XXIII in
poi) che sono delle persone comunque umanamente stimabili..ma pensa quelli che hanno avuto il papa Borgia ed altri che non sono stati umanamente molto stimabili…!!!
io Lutero lo capisco e lo ammiro.. era posseduto da un ansia di purezza di ritorno all’ Evangelo.. di fronte al traffico delle indulgenze come si sarebbe dovuto comportare un buon cristiano? la stessa ansia di purezza e di ritorno
all’Evangelo c’è nelle tue parole.. ma allora , mi chiedo, i sacerdoti indegni, e tutti gli indegni cristiani e difensori della fede che vediamo ogni giorno, se
vogliamo essere puri e moralisti fino in fondo ce ne dovremmo dissociare…
Questo discorso dell’indegnità della Chiesa e dei suoi rappresentanti ufficiali è sempre stato il cavallo di battaglia degli anticlericali..
ma secondo me è un discorso sbagliato.. se anche i seguaci di Pitagora fossero stati dei delinquenti non se ne deduce che il teorema di Pitagora è sbagliato.. così anche se nella Chiesa di Cristo ci sono stati dei rappresentanti
che non sono all’altezza non se ne deduce che la dottrina è sbagliata..
almeno io la penso così…