“Che cos’è in realtà la musica? Da dove viene e a cosa tende? Penso si possano localizzare tre “luoghi” da cui scaturisce la musica. Una sua prima scaturigine è l’esperienza dell’amore […]. Una seconda origine della musica è l’esperienza della tristezza, l’essere toccati dalla morte, dal dolore e dagli abissi dell’esistenza […]. Infine, il terzo luogo d’origine della musica è l’incontro con il divino”: parlava così ieri il carissimo Papa emerito, a Castel Gandolfo, ringraziando per il dottorato honoris causa che gli veniva conferito dall’Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia. Per la prima volta dopo la rinuncia, il testo da lui letto è stato riportato dal bollettino della Sala Stampa Vaticana: ne sono felice e mi auguro che d’ora in poi ciò avvenga ogni volta che egli parla. Nei primi commenti altre sue parole utili a conoscere. Chi era a Castello mi diceva ieri che Benedetto stava proprio bene: è entrato nella sala camminando da solo e senza bastone, ha letto in piedi per venti minuti il suo testo. Che bello.
Benedetto e la musica dall’umano al divino
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Una prima scaturigine della musica è l’esperienza dell’amore. Quando gli uomini furono afferrati dall’amore, si schiuse loro un’altra dimensione dell’essere, una nuova grandezza e ampiezza della realtà. Ed essa spinse anche a esprimersi in modo nuovo. La poesia, il canto e la musica in genere sono nati da questo essere colpiti, da questo schiudersi di una nuova dimensione della vita.
Una seconda origine della musica è l’esperienza della tristezza, l’essere toccati dalla morte, dal dolore e dagli abissi dell’esistenza. Anche in questo caso si schiudono, in direzione opposta, nuove dimensioni della realtà che non possono più trovare risposta nei soli discorsi.
Il terzo luogo d’origine della musica è l’incontro con il divino, che sin dall’inizio è parte di ciò che definisce l’umano. A maggior ragione è qui che è presente il totalmente altro e il totalmente grande che suscita nell’uomo nuovi modi di esprimersi. Forse è possibile affermare che in realtà anche negli altri due ambiti – l’amore e la morte – il mistero divino ci tocca e, in questo senso, è l’essere toccati da Dio che complessivamente costituisce l’origine della musica. Trovo commovente osservare come ad esempio nei Salmi agli uomini non basti più neanche il canto, e si fa appello a tutti gli strumenti: viene risvegliata la musica nascosta della creazione, il suo linguaggio misterioso. Con il Salterio, nel quale operano anche i due motivi dell’amore e della morte, ci troviamo direttamente all’origine della musica sacra della Chiesa di Dio. Si può dire che la qualità della musica dipende dalla purezza e dalla grandezza dell’incontro con il divino, con l’esperienza dell’amore e del dolore. Quanto più pura e vera è quest’esperienza, tanto più pura e grande sarà anche la musica che da essa nasce e si sviluppa.
Un pensiero che mi prende. A questo punto vorrei esprimere un pensiero che negli ultimi tempi mi ha preso sempre più, tanto più quanto le diverse culture e religioni entrano in relazione fra loro. Nell’ambito delle diverse culture e religioni è presente una grande letteratura, una grande architettura, una grande pittura e grandi sculture. E ovunque c’è anche la musica. E tuttavia in nessun’altro ambito culturale c’è una musica di grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana: da Palestrina a Bach, a Händel, sino a Mozart, Beethoven e Bruckner. La musica occidentale è qualcosa di unico, che non ha eguali nelle altre culture. E questo – mi sembra – ci deve far pensare.
Mostra la verità del cristianesimo. Certo, la musica occidentale supera di molto l’ambito religioso ed ecclesiale. E tuttavia essa trova comunque la sua origine più profonda nella liturgia, nell’incontro con Dio. In Bach, per il quale la gloria di Dio rappresenta ultimamente il fine di tutta la musica, questo è del tutto evidente. La risposta grande e pura della musica occidentale si è sviluppata nell’incontro con quel Dio che, nella liturgia, si rende presente a noi in Cristo Gesù. Quella musica, per me, è una dimostrazione della verità del cristianesimo. Laddove si sviluppa una risposta così, è avvenuto un incontro con la verità, con il vero creatore del mondo. Per questo la grande musica sacra è una realtà di rango teologico e di significato permanente per la fede dell’intera cristianità, anche se non è affatto necessario che essa venga eseguita sempre e ovunque.
Il discorso è bellissimo. Non c’è da fare confronti, perché sarebbero fuori luogo, però si fa fatica a non pensare con rammarico a quanto e quale magistero papale ci siamo persi in questi due anni. È bello anche che l’ex papa stia «proprio bene», però anche qui si fa fatica a non porsi nuovamente la domanda sul vero perché della sua rinuncia, una volta assodato che non erano le forze fisiche a mancargli.
Le parole di Benedetto XVInon dovrebbero solo essere applaudite maci dovrebbe essere un ritorno della liturgia cattolica alla bellezza della musica sacra. Un enorme patrimonio non solo culturale ma di grande valore religioso che e’stato “accantonato” e messo via come inutile tradizione,in favore di una liturgia moderna dove la mysica e’quasi sempre assente se non rappresentata da schitarrate e coretti infantili piu’o meno intonati. Chi ha oggi la fortuna di poter assistere ad una Messa con canti gregoriani o addirittura polifonici?Pochissimi,la musica sacra ormai la si sente solo nelle sale da concerto pagando il biglietto. E pensare che un tempo questa meravigliosa bellezza era elargita gratuitamente a tutti i fedeli e che bastava entrare in unchiesa per ascoltare il suono dell’organo o a volte mirabili variazioni ed improvvisazioni. Le parole di Benedetto sulla musica ci dovrebbero fare piangere:piangere ,piangere a pensare cosa abbiamo scartato e dimenticato,la grande bellezza disprezzata in nome del cosidetto “progresso”.
Oggi risuona alto l’imperativo del Signore :
Ad Ezechiele : Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino….sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».
Un monito valido anche per la Chiesa d’oggi e il papa muovendosi verso il Nuovo Mondo lo dimostra concretamente : “portare la parola di Dio a tutti, anche se non ascoltano !
Per quanto riguarda la musica è uno dei mezzi per avvicinarsi a Dio, ricordo nel 2006 un concerto di Bach nella magnifica cattedrale di Salisburgo (dove suonò ai suoi tempi anche Mozart) ; come ha ragione Benedetto 16^ ! : “Quella musica, per me, è una dimostrazione della verità del cristianesimo. Laddove si sviluppa una risposta così, è avvenuto un incontro con la verità, con il vero creatore del mondo.”
Non sembrava più di essere in una chiesa ma di essere stati trasportati in un altro mondo dolcissimo ed incommensurabile, una esperienza formidabile. Immaginiamo Bach mentre esegue le sue composizioni nella Chiesa di San Tommaso in Lipsia.
Grazie di questo spazio sig. Accattoli.
Per fortuna nella mia piccola città abbiamo due splendidi cori, un bravissimo musicista e direttore, un organista giovane e assai valente, un vero talento naturale. I due organi più importanti della città, quello del Duomo e quelle di San Francesco, sono stati da poco restaurati. Per questo è possibile sentire piuttosto di frequente bellissima musica e senza dover pagare nessun biglietto.
Bach un uomo a cui Dio deve tutto… 🙂
Oggi un Sirtaki per festeggiare il grosso grasso godimento greco.
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-07-06/l-europa-eviti-suicidio-collettivo-070324.shtml?uuid=ACiY2WM
Diciamo che in termini musica l’Europa stona ultimamente.
Magnificat di Avo Part:
https://www.youtube.com/watch?v=c1b8BbENwlA
E’ una delle musiche del ‘900 che mi piace di più.
Non è così conosciuto.
Se qualcuno non ha nulla da fare mercoledì 8 sera:
http://www.costanzoporta.it/coro/?p=2412
(trasmesso in diretta su Radio3)
Le parole sulla musica sacra di Benedetto sono tra le più belle (e inascoltate) di tutto il suo magistero.
Ecco un altro pezzo di bravura:
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2012/november/documents/hf_ben-xvi_spe_20121110_santa-cecilia.html
“Credetti con una forza di adesione così grande, con un tale innalzamento di tutto il mio essere, con una convinzione così potente, in una certezza che non lasciava posto a nessuna specie di dubbio che, dopo di allora, nessun ragionamento, nessuna circostanza della mia vita agitata hanno potuto scuotere la mia fede né toccarla».”
Potenza della musica…
Sapevo che Benedetto amava la musica ma non avevo letto nulla di suo sull’argomento. Grazie!
Io trovo lo Stabat Mater di Pergolesi sempre commovente e toccante.
Ma la potenza e la grazia di Bach all’organo…
Benedetto è un grande! A proposito, sembra che ci sia una controffensiva in atto in vari campi …
Oltre a questo della musica, un cardinale ha iniziato a tirare qualche stoccatina di logica (e pure di Galateo) a chi ne ha certamente bisogno …
A milano nella chiesa del conservatorio fanno concerti con doppio organo memorabili.
Per chi vive vicino a Milano o pensa che la musica valga una trasferta…
http://www.strumentiemusica.com/notizie/milano-arte-musica-2015-festival-internazionale-di-musica-antica/
“Nell’ambito delle più diverse culture e religioni è presente una grande letteratura, una grande architettura, una grande pittura e grandi sculture. E ovunque c’è anche la musica. E tuttavia in nessun altro ambito culturale c’è una musica di grandezza pari a quella nata nell’ambito della fede cristiana: da Palestrina a Bach, a Händel, sino a Mozart, Beethoven e Bruckner. La musica occidentale è qualcosa di unico, che non ha eguali nelle altre culture. Questo ci deve far pensare”.
https://www.youtube.com/watch?v=E8pFed7xEMg
Passacaglia per arpa di Haendel
Sul valore assoluto della musica sacra siamo (quasi) tutti d’accordo.
Chi può discutere Bach o Mozart ?
ma è quando si passa alla musica liturgica (e al senso della musica in liturgia) che la realtà diventa desolante.
Sono reduce da settimane (anni) di estenuanti trattative al ribasso con sacerdoti tanto digiuni in materia quanto supponenti.
Eppure quello che ci sarebbe da fare è tutto scritto, chiarissimo.
Il menefreghismo è talmente generalizzato che non si può incolpare il singolo sacerdote, ma il fatto che la Chiesa nella sua (quasi) globalità si faccia completamente beffe del suo stesso magistero e delle norme correnti in tema di rapporto tra musica e liturgia si può spiegare solo come un mysterium iniquitatis.
Non riesco a trovare una giustificazione diversa.
Non si ha timore nemmeno di Giovanni Paolo II che, nell’ultima enciclica, fu tremendamente chiaro: “Sento perciò il dovere di fare un caldo appello perché, nella Celebrazione eucaristica, le norme liturgiche siano osservate con grande fedeltà. Esse sono un’espressione concreta dell’autentica ecclesialità dell’Eucaristia; questo è il loro senso più profondo. La liturgia non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità nella quale si celebrano i Misteri.”
Evidentemente…chissenefrega !
Io credo che sia imporatante preservare la dignità della liturgia anche con una certa apertura al nuovo.
Il problema che spesso il risultato è quello che è. Ci sono pure dei bei canti nuovi ma non ci si prepara bene. Cori tenuti insieme con lo spago che non fanno mai prove… insomma mi sembra che spesso non ci si impegni molto sulla preparazione. Io ho fatto parte di un coro per molti anni e non è semplice. Cantare Palestrina o Bach richiede molto impegno ma anche canti più semplici devono essere ben armonizzati. Direi che spesso manca la preparazione adeguata.
Ma oggi chi ha tempo per dedicarsi a queste cose con l’attenzione necessaria?
Petrus, il tema è diverso.
Non è in discussione l’equilibrio tra canti vecchi o nuovi, o almeno non solo quello.
Nessuno pretende che alla messa parrocchiale si cantino Bach e Palestrina e certamente bisogna anche aprirsi al nuovo.
Il fatto è che è stato stravolto completamente il rapporto tra musica e liturgia, per cui oggi si pensa che la musica in liturgia siano i 4/5 canti di ingresso, alleluia, offertorio, comunione e uscita.
Invece i canti sono solo l’ultimo tassello del mosaico. Come scrivevo prima, quello che ci sarebbe da fare è tutto messo incredibilmente nero su bianco, sintetico e senza possibilità di equivoci.
Si parte dalla Sacrosanctum Concilium per arrivare all’Ordinamento Generale del Messale Romano, versione corrente, in pratica il manuale di istruzioni per la messa che qualsiasi sacerdote dovrebbe conoscere e applicare.
Sono poche righe tanto chiare quanto assolutamente inapplicate e stravolte:
“40. Nella celebrazione della Messa si dia quindi grande importanza al canto, ponendo attenzione alla diversità culturale delle popolazioni e alle possibilità di ciascuna assemblea liturgica. Anche se non è sempre necessario, per esempio nelle Messe feriali, cantare tutti i testi che per loro natura sono destinati al canto, SI DEVE COMUNQUE FARE IN MODO CHE NON MANCHI IL CANTO DEI MINISTRI E DEL POPOLO NELLE CELEBRAZIONI DOMENICALI E NELLE FESTE DI PRECETTO.
NELLA SCELTA DELLE PARTI DESTINATE AL CANTO, SI DIA LA PREFERENZA A QUELLE DI MAGGIOR IMPORTANZA, E SOPRATTUTTO A QUELLE CHE DEVONO ESSERE CANTATE DAL SACERDOTE, DAL DIACONO O DAL LETTORE CON LA RISPOSTA DEL POPOLO, O DAL SACERDOTE E DAL POPOLO INSIEME .”
In sostanza nella messa festiva il canto DEVE INIZIARE dal canto del sacerdote con risposta dell’assemblea. Punto. I canti vengono dopo, solo dopo. Nel Musicam Sacram (documento rigorosamente Post-conciliare) c’è un preciso ordine di priorità nelle parti da destinare al canto (prima i dialoghi tra sacerdote e assamblea, poi i canti dell’ordinario, infine quelli del proprio). Nulla è lasciato al caso.
Solo l’intervento massiccio del demonio può spiegare perché quasi tutti i sacerdoti facciano finta di niente.
Quando poi qualcuno si permette di ricordarglielo (disgraziatamente io) e propone, orrore, che almeno il prefazio venga cantato (in italiano, s’intende) lo trattano come lo scemo del villaggio. Sotto sotto, ma nemmeno tanto sotto sotto, pensano “Ma questo qui non ha nient’altro da fare che venire a romperci le scatole ?”.
Molto chiaro, Fabrizio.
Non sono un liturgista e quindi magari a volte non mi accorgo di eventuali errori nello sviluppo della funzione. Ma ti chiedo, demonio a parte, perchè secondo te accade tutto ciò? Svogliatezza? O forse non vengono spiegate bene le ragioni e il significato dei momenti liturgici per cui non se ne capisce l’imporatnza?
Meravigliosa…
https://www.youtube.com/watch?v=zoHcJP2sET4
Petrus, non ne ho idea.
Si sta parlando dell’ignoranza dei sacerdoti, non dei fedeli. E’ impensabile che i ministri non conoscano il manuale di istruzioni della messa, per questo l’unica spiegazione che ho è quella di un male diffuso e oscuro.
Tra l’altro nemmeno io sono un liturgista, mi limito solo a prendere sul serio le norme liturgiche correnti, peraltro chiarissime, perché le norme non sono fine a se stesse ma sono la concretizzazione del senso più autentico della liturgia.
Quindi, o qualcuno mi dimostra che OMGR n.40 può essere ignorato (anche se Ecclesia de Eucharistia sembrerebbe escluderlo….ma sono qui per imparare, senza ironia) oppure siamo davanti ad un gigantesco bluff.
Continuo il soliloquio terapeutico…..almeno mi sfogo un po’.
Come dicevo, l’OGMR dice la domenica non deve mai cantare il canto, dando la preferenza alle parti più importanti (dialoghi tra sacerdote e assemblea).
Si riferisce chiaramente al Musicam Sacram, che recita così:
“Per motivi pastorali, vengono proposti per la Messa cantata dei gradi di partecipazione, in modo che risulti più facile, secondo le possibilità di ogni assemblea liturgica, rendere più solenne con il canto la celebrazione della Messa. L’USO DI QUESTI GRADI SARÀ COSÌ REGOLATO: IL PRIMO POTRÀ ESSERE USATO ANCHE DA SOLO; IL SECONDO E IL TERZO, INTEGRALMENTE O PARZIALMENTE, SOLO INSIEME AL PRIMO. Perciò si curi di condurre sempre i fedeli alla partecipazione piena al canto.
Il PRIMO GRADO comprende:
a) nei riti d’ingresso:
— il saluto del sacerdote celebrante con la risposta dei fedeli;
— l’orazione;
b) nella liturgia della parola:
— le acclamazioni al Vangelo;
c) nella liturgia eucaristica:
— l’orazione sulle offerte;
— il prefazio, con il dialogo e il Sanctus;
— la dossologia finale del Canone;
— il Pater noster con la precedente ammonizione e l’embolismo:
— il Pax Domini;
— l’orazione dopo la comunione;
— le formule di congedo.
Il SECONDO GRADO comprende:
a) il Kyrie, il Gloria e l’Agnus Dei;
b) il Credo;
c) l’orazione dei fedeli.
Il TERZO GRADO comprende:
a) i canti processionali d’ingresso e di comunione;
b) il canto interlezionale dopo la lettura o l’epistola;
c) l’Alleluia prima del vangelo;
d) il canto dell’offertorio;
e) le letture della sacra Scrittura, a meno che non si reputi più opportuno proclamarle senza canto.
Ecco l’idea di musica in liturgia dei Padri Conciliari, confermata ufficialmente fino ad oggi, non certo quella che ci hanno fatto intendere !
Tutto questo ora nei fatti è carta da cesso, e siccome voglio bene e stimo i sacerdoti che ho incontrato nella mia vita, non trovo altre spiegazioni se non la puzza di zolfo. Se qualcuno ha spiegazioni più convincenti, mi dica.
Tra l’altro una prova dello zampino di belzebù nella prassi liturgica corrente è il suo effetto divisivo. Ha prodotto uno scontro frontale tra tradizionalisti e novatori, mentre una giusta applicazione delle norme liturgiche spegnerebbe sul nascere la quasi totalità delle nostalgie tridentine.
Ora mi impongo di fermarmi.
Certamente l’ammirazione e il consenso unanime per le parole del papa emerito non mi basta, anzi ai miei occhi appaiono involontariamente beffardi.
Sono totalmente d’accordo con Fabrizio.
E il risultato di tanta anarchia è il degrado sotto gli occhi di tutti.
Più che il discorso normativo è proprio la mancanza di preparazione musicale e la mancanza di sensibilità su come è fatta la messa che pesa!
La questione non è solo se cantare una antifona o un prefazio, ma pensare nel complesso la celebrazione.
Ci sono sacerdoti poco preparati, che lasciano poco spazio ai fedeli.
D’altra parte se uno non ha preparato l’omelia, ed improvvisa, come si può pensare che sappia cosa sta facendo?
Non sono Mozart o Bach a fare la differenza, anzi spesso sono inseriti a sproposito: anche se ci son bellissimi corali e polifonie, non tutte vanno bene per tutte le occasioni! La messa ha una propria struttura e non è opportuno inserire a caso un canto.
Il canto poi, anche se latino, oltre alla musica ha un proprio testo, un proprio significato, a maggior ragione se ha una propria storia.
Non basta per esempio il carattere meditativo della musica per renderla adatta all’offertorio, se il testo non calza col momento che si sta celebrando!
Se devo essere sincero quello che noto è la sciatteria di certe funzioni… in effetti se già la predica è inventata al momento, dove si preferisce fare continui accenni alla cronaca piuttosto che spiegare il Vangelo come si deve, come si può pensare ci sia cura per il resto.
Il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare nel valore teologico e liturgico della bellezza. La liturgia, infatti, come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor. Nella liturgia rifulge il Mistero pasquale mediante il quale Cristo stesso ci attrae a sé e ci chiama alla comunione. In Gesù, come soleva dire san Bonaventura, contempliamo la bellezza e il fulgore delle origini. Tale attributo cui facciamo riferimento non è mero estetismo, ma modalità con cui la verità dell’amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina e ci rapisce, facendoci uscire da noi stessi e attraendoci così verso la nostra vera vocazione: l’amore”
Benedetto XVI esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis
Beh, se è per questo, è più semplice cantare decorosamente un prefazio che preparare un’omelia (salvo limitati casi di sacerdoti proprio stonati, ma ne conosco pochissimi).
In ogni caso, Manuel, norme e senso dell’Eucaristia vanno di pari passo.
“Le norme liturgiche sono un’espressione concreta dell’autentica ecclesialità dell’Eucaristia; questo è il loro senso più profondo.” GPII, scritto con la mano tremante già in odore di santità.
Le norme quindi servono proprio a tradurre il senso dell’Eucaristia, e un sacerdote dovrebbe applicarle anche senza capirle fino in fondo, semplicemente perché qualcuno prima di lui e sopra di lui ha stabilito che in quel punto è giusto fare così.
Nessuno si chiede se sia giusto recitare il Credo e il Gloria la domenica, lo si fa perché così è previsto e basta.
Iniziamo a fare con umiltà e fede quello che la Chiesa ha stabilito si debba fare anche nel rapporto tra musica e liturgia, il senso verrà da sé.
ops…lapsus freudiano…..Credo e Gloria la domenica si cantano, non si recitano 🙂
A proposito di omelie, che io generalmente seguo con grande interesse, forse non ci crederete ma ci sono dei preti che le prendono dal web, le stampano e le leggono così come sono.
Quando l’ ho saputo, mi sono spiegata il motivo della non credibilità di certi preti. Scopiazzano e non si vergognano.
Certamente questi preti non perdono tempo a prepararle le omelie, e le propinano ai fedeli, che magari, in mente loro, li santificano, quei preti.
Cara Marilisa,
A volte spero che le copino da internet, almeno hanno fatto lo sforzo di cercarle..e magari son capitati bene!
In 30 commenti abbiamo deviato sulla liturgia e le sue regole..uno dei due buchi neri che attraggono le meteore del blog.
Ho riletto gli stralci del discorso di Benedetto. In realtà parla di musica sacra, non musica da messa. Musica che incontra il divino e fa pensare: una tale evoluzione musicale così preziosa e ricca é solo del mondo occidentale, là dove il cristianesimo ha radici più antiche.
È affascinante quando parla..e molto meno bigotto di noi.
Manuel, mi pare che non abbiamo deviato per nulla.
La musica in liturgia è il punto di partenza esplicito del discorso di Ratzinger, e tutta la sua dissertazione successiva su cosa sia la musica è funzionale a capire il senso e il ruolo della musica in liturgia.
Vero, Fabrizio, ho letto gli stralci senza andare al discorso intero! Pardon…
Resta la sua capacità affascinante di allargare gli orizzonti alla musica con una universalità di vedute.
La cosa più originale è utilizzare la musica per dare valore all’esperienza cristiana.