Sono a Brindisi per accompagnare in una conferenza il fotografo Pier Paolo Cito che è di qua. Ho visto l’oro dei campi sotto il sole e ho mangiato i fichi fioroni.
In Puglia ho mangiato i primi fichi fioroni
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Un dubbio. E’ una provocazione in due righe sui peccati capitali? Ovviamente l’invidia da parte di chi legge e la gola… da parte di chi mangia!
Ciao Gerry, grazie che mi hai fatto sorridere! Continuerei il discorso così:
“Gola”? No: un “fatto di Vangelo”. Vedi Luca,10,8: “Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi”.
“Invidia”? Perché “in-videre” quando tutti noi, dovunque, possiamo dedicarci a “videre” (anche solo nel ricordo) “l’oro dei campi sotto il sole”?
mmmmm! che buoni! che voglia! … ma i miei fichi non sono ancora maturi 🙂
Ma mi dica, Luigi, è stato al santuario di Jaddico? (già che si trova da quelle parti …)
No, sono stato solo a Brindisi e rientro ora a Roma. Non ho visto nessun campo mietuto, neanche nel Tavoliere o in Terra di Lavoro. Molto fieno tagliato invece e anche già legato in ruote luminose. Vigne e frutteti di splendido verde con tutta l’acqua che hanno avuto lungo l’inverno e la primavera.
La componente visiva così forte; la sensibilità ai colori e alle fome…Ma tu dipingi (o dipingeresti, se ne avessi il tempo), Luigi?
Bentornato
Non dipingo ma amo vedere il mondo e mi stupisco che non si paghi per uno spettacolo così.
“Guardo in ginocchio la terra
guardo l’erba
guardo l’insetto
guardo l’istante fiorito e azzurro
….
Sdraiato sul dorso vedo il cielo
vedo i rami degli alberi
vedo le cicogne che volano”
(Nazim Hikmet, Poesie d’amore, Mondadori 1994, p.27)
Buonissimi i fioroni! 🙂
Ne hanno portati a tavola un piatto e io li ho magiati tutti. Poi mi hanno chiesto “che vuoi a colazione” e io: “Un altro piatto di fioroni”.
Fatto bene! Anche io ieri ne ho fatto una scorpacciata 🙂
Beati voi che potete ! L’ultima mia “scorpacciata” di fichi risale alla mia infanzia e stetti male una notte intera.
Buon sabato sera a tutti !
Roberto 55
P.S.: pensavo, Luigi, fossi anche passato per S.Giovanni Rotondo, dove domani si recherà il nostro Papa.
I fichi maturavano a San Pietro e si andava in campagna a raccoglierli. Si prendeva il panàro, il paniere di vimini intrecciato, e nel caldo delle campagne del Corvo si cominciava la raccolta: prima una serie di foglie a far da fondo, poi piano piano – cogliendoli senza far scappare il “latte” pruriginoso e cattivo – i fichi finivano a strati. E poi? E poi c’era da valura la “cammìsa”, la camicia: se era strappata il fico era maturo, altrimenti c’era da lasciarli stare. la polpa carnosa, morbidi, quello zucchero ti s’impastava in bocca e fuori c’era il caldo. A volte ne capitava qualcuno beccato dagli uccellini, alché mio padre ripeteva sempre quello che gli aveva insegnato suo nonno da bambino: “Del tuo loco (terreno) ci sono quattro parti: una va al vento, un’altra alla pioggia, una a chi passa e quello che resta è tuo”.
[…] di quel giorno, se ebbe modo di vedere dove metteva i piedi. A Brindisi ho mangiato fichi in quantità, sia nostrani sia delle Indie, benissimo pelati dai miei garbati […]