Questa è la storia di un ragazzo albanese portato al battesimo da missionarie italiane che me l’hanno narrata chiedendo di restare anonime e di mantenere riservati i nomi delle persone e dei luoghi. Rispetto la richiesta e ringrazio per il dono di un racconto dei nostri fratelli più poveri che incoraggia a credere noi distratti e immemori d’essere in possesso, da sempre, della fortuna del battesimo e di una comunità di fede.
Mi chiamo K. e sono nato nel 1982 a B. nel sud dell’Albania. Siamo due fratelli e una sorella. Mia madre è rimasta vedova quando ero un ragazzo. Il ricordo di mio padre è quello di un uomo retto, musulmano di tradizione, che ci ha educati al rispetto e al senso del dovere. Mio padre durante il regime era perseguitato, perché era un uomo che leggeva e che non accettava facilmente le idee degli altri. In casa aveva nascosto molti libri di cultura e anche una copia del Corano e della Bibbia, che abbiamo ancora nella nostra casa. Mi diceva che i due libri sono santi e che l’islam e il cristianesimo sono due religioni buone, che insegnano la via di Dio.
Nel 1997, quando avevo 15 anni, in Albania – appena uscita dalla pazzia comunista – scoppiarono molti disordini. Il popolo era ancora nella miseria dovuta agli anni duri del regime, si era appena aperta la democrazia, quando di nuovo molti rimasero vittima dell’inganno: con investimenti “piramidali” venivano promessi facili e grossi guadagni. Le persone investivano tutto e si fidavano di queste promesse. Poi, ad un certo punto, i soldi investiti sono spariti e molti si sono trovati senza casa, senza nulla. Alcuni nella disperazione si toglievano la vita. Altri imbracciarono le armi, rimaste nei depositi o assaltando le caserme militari. Fu guerra civile, l’uno contro l’altro, senza nessuna ragione, senza più il controllo. Io in quei giorni continuavo la mia vita di ragazzo, anche se le strade erano pericolose. Dopo l’imbrunire nessuno girava più.
Un pomeriggio stavo giocando per strada con i miei amici. Mia mamma mi chiamava, vieni in casa che si fa tardi. Io pensai “ancora una partita e vado”. Proprio allora, pochi minuti dopo, una pallottola vagante mi colpì alla schiena. Quel giorno la mia vita cambiò. Rimasi paralizzato agli arti inferiori e costretto a letto. Mia madre fu molto forte e fece di tutto per me, rivolgendosi in ogni posto. Un giorno andò alla Chiesa Cattolica presente in città. Andò come a chiedere l’elemosina, era disperata e non si aspettava neppure una risposta positiva per i tanti rifiuti ricevuti fino a quel giorno. Ma alla Chiesa trovò persone accoglienti, che si interessarono di noi e ci aiutarono. Sentimmo molta gratitudine per i cristiani. Dopo alcuni anni arrivarono le sorelle della P.F.. Mia madre si rivolse a loro per chiedere un aiuto e lì trovammo oltre che un aiuto, una vera famiglia.
Le sorelle mi hanno dato la possibilità di trascorrere dei periodi in Italia per fare fisioterapia intensiva, che in Albania dovevo fare da solo. Con il lavoro intenso ho avuto miglioramenti, ora sto in carrozzina, mi sposto da solo, esco. Mia madre intanto iniziò il cammino di catecumenato per ricevere il Battesimo. Dopo di lei, anche io sentii il desiderio di diventare cristiano e nel 2012 abbiamo ricevuto insieme il Battesimo. Il Signore ha benedetto ancora la mia famiglia. Dopo di noi anche mio fratello F. ha conosciuto la fede cristiana e ha chiesto di unirsi a noi ricevendo i sacramenti con la moglie e il piccolo appena nato.
L’incontro con la fede e con la comunità cristiana è stato per me come una nuova nascita, che mi ha tolto dalla disperazione. Avevo tanta forza di volontà, ma nessuna possibilità ed ero da solo. Con la fede ho trovato una famiglia che mi ha sostenuto e ora anche la mia famiglia è interamente cristiana. Questo mi dà la forza di affrontare le mie difficoltà e una pace che finora non avevo conosciuto.
Ho conosciuto la storia di K. da una missionaria italiana in Albania nel febbraio del 20915. Le ho chiesto di metterlo per iscritto e lei me l’ha inviato in questa forma.
[marzo 2015]