Mentre erano in campagna Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise: Cumque essent in agro consurrexit Cain adversus Abel fratrem suum et interfecit eum. Siamo nel capitolo 4 del Libro della Genesi e siamo anche nei mosaici della Cattedrale di Monreale. E io sono nei racconti di mia madre e della sua Bibbia apocrifa dove Caino era Caimme. Mi sono sempre chiesto perché e infine ho scoperto che il mosaico di Monreale dà ragione alla mia mamma. Nei primi commenti altre mie scatenate fantasie.
Caym anzi Caimme come lo chiamava mia madre
11 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Come Caimme sulla luna. Narrava la mia mamma che Caimme dopo aver ucciso Abele fuggendo da tutti se ne andò sulla Luna e sulla luna lo mostrava, indicandomi dove e come dovessi trovarlo: “E’ quello curvo che porta un fascio di spini [‘na fascina de’ spi’]sulle spalle e cammina verso di qua”. Poco altro diceva di quello strano personaggio ma lo nominava sempre quando compariva qualcuno magro e scarfigliato [arruffato nei capelli]: “Come Caimme sulla luna”.
Di Caino sulla luna parlano varie leggende. Ma lo chiamano Caino, mentre la mia mamma non aveva dubbi che fosse Caimme. Lei era andata a scuola fino alla terza elementare, un giorno sì e uno no, alternandosi con un cuginetto nel badare alle pecore: anni 1913-1916. Io dunque immaginavo che il suo Caimme fosse antica ignoranza ed ecco invece che nel mosaico di Monreale leggo Caym, cioè Caimme.
Chiedo aiuto a chi ne sa. Come mai nel mosaico c’è Caym se il latino bibblico ha Cain? Come Cain diventa Caym e infine Caimme? In quali altri luoghi la “Bibbia dei poveri” ha Caym? Non potendo chiedere a mia madre, faccio la domanda a nome suo.
La mia mamma si chiamava Adele e qui si può leggere un Ricordo di mamma Adele.
Dei mosaici di Monreale – festa degli occhi – ho parlato qui:
http://www.luigiaccattoli.it/blog/2015/01/29/eva-e-lincantamento-del-serpente/
Che bel collegamento.
Mi sono accorto tante volte, proprio grazie al linguaggio di una campagna a te non del tutto ignota, che i collegamenti tra cultura popolare e cultura alta sono in realtà molteplici.
Ciò che appare distorsione del dialetto e di un immaginario religioso venato di superstizioni e incrostazioni, spesso te lo ritrovi poi in prodotti letterari o artistici insospettati.
E che bel ricordo di Adele!
Tra le mille e mille una cosa gustosa (ma non infrequente, a certe latitudini di spazio e di tempo) è che le davi del “voi”. 🙂
Eh, i mosaici di Monreale , altro che festa degli occhi! Balsamo dello spirito !
Mamma Adele, bella mamma Adele, aveva detto giusto nel collocare Caimme o Caino [Kayme/secondo una trasposizione Sumera della Genesi] sulla luna, che secondo l’universo tolemaico – finito, sferico e geocentrico, è il maggiore tra gli astri subito dolo il sole, e prima dei cinque pianeti- ruota senza posa attorno alla Terra.
Si tratta di una leggenda medievale, quella di Cayno sulla Luna, ripresa per ben due volte da Dante nella Divina Commedia ,sia nel canto XX dell’inferno [d’amendue li emisperi e tocca l’onda, sotto Sobilia Caino e le spine e già ier notte fu la luna tonda ben ten de’ ricordar, ché non ti nocque) e nel canto II del paradiso: “Ma ditemi: che son li segni bui di questo corpo [la luna] che la` giuso, in terra, fan di Cain favoleggiare altrui?».
Riguardo al mosaico, ecco che ri-torna in scena l’antico albero: sorgente e radice di ogni peccato,simboleggiante la morale di cui la creatura volle farsi arbitro rifiutando il disegno di Dio. Lo stesso che ricompare nel Libro dell’Apocalisse [22,2-22,14] in relazione alla santità riconquistata: “Beati quelli che lavano le loro vesti nel sangue dell’Agnello, essi avranno potere sull’albero della vita”
Con l’azione malvagia di Caino, purtroppo, si apre la vicenda dell’uomo e della libertà svincolata dalla legge….
Francesco 73 mi ha fatto ricordare che anche mia madre dava del voi a suo padre. Purtroppo sua madre è morta quando era ancora bambina.
Anche al mio paesello un tempo si usava il voi invece che il lei e ancora oggi quando si parla in dialetto si usa il voi per esprimere rispetto o poca confidenza.
So che in passato lo usavano anche i figli nei confronti dei genitori e le mogli nei confronti dei mariti (accadeva raramente il contrario, perchè di solito le mogli erano più giovani dei loro sposi, anche di molti anni). Una volta sentii di due fratelli che si erano persi di vista per molti anni e che, quando si ritrovarono al paese da anziani, si parlarono dandosi appunto del voi.
Già la generazione dei miei nonni però (e risaliamo ai primi del ‘900) dava del tu ai genitori, secondo una moda più “moderna”. Solo la mia nonna materna, che era figlia di due vedovi già “maturi” (il padre era nato pochi anni dopo l’unità d’Italia) ed era cresciuta con metodi più “all’antica”, era stata abituata da piccola con il voi e ha continuato sempre a farlo, anche quando i suoi stessi genitori, rendendosi conto dell’anacronismo, le dissero ad un certo punto di passare pure al tu, e successivamente anche con i suoceri.
Una volta mi disse che, quando pregava in italiano, dava del tu al Signore, ma quando pregava in dialetto usava il voi.
E così ho aggiunto i miei ricordi ai vostri.
La generazione dei miei nonni dava del voi ai genitori (io non ho conosciuto questi ultimi, ma me lo raccontavano loro).
Quando poi io ero piccolo e stavo in campagna con loro, agli anzianissimi ancora in vita (gente che era nata tipo nel 1898-1899, o ai primissimi del ‘900) mia nonna dava sempre del voi, abitudine trasmessa, in quel contesto, anche a me.