Per la terza volta alla Fiera del Libro, contento di vedere tanti che acquistano e se ne vanno carichi di buste. Hanno pagato otto euro per entrare e sono venuti anche da fuori. Molti con bambini e vanno a cercare gli spazi a loro dedicati. Confidano di trovare qualcosa che non c’era nelle librerie dove entravano gratis. Si fermano ad ascoltare i dibattiti con le buste degli acquisti a lato delle sedie. Auguro a ognuno di vedere le luci affidate alle pagine che si porta via. Lo so che ogni pagina nasconde anche del buio. Ma non c’è luce senza il buio.
Fiera del libro: se una pagina ci fa luce
10 Comments
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E’ vero Luigi: non c’è luce senza buio, né realtà senza ombre. Ciascuno di noi ne possiede una, di ombra, la propria,almeno fintanto che abitiamo questo corpo. Ma questa, l’ombra, è generata da quella luce di cui nessuna creatura vivente è priva. Anche negli esseri più miserabili esiste, magari sepolta nel fondo, sotto un lastrone di granito, uno scrigno di luce, una scintilla, un barlume. Tutto ciò che di bello, luminoso e vero c’è in ogni uomo costituisce sempre un anelito alla pienezza, alla luminosità. E’ singolare notare come talvolta, in coloro che scelgono di vivere nelle tenebre, vi si riscontri un pericoloso atteggiamento di autosufficienza. Ma è ancor più nefasto quello spocchioso di chi ha ricevuto la luce e non intende vederla (o almeno si tappa gli occhi) dimentico di come essa, la luce, sia necessaria alla Verità. “ “Non vi è nulla di nascosto che non debba essere rivelato. Né cosa segreta che …non debba venire alla luce”….
L’ha detto Lui !!!
Contenta, io, di essere tornata a casa dopo due o tre giorni di lontananza dai miei libri. Contenta, anche, di essere andata in un’altra casa, piena di bambini. In un prato, con loro, ho rincorso delle piccole farfalle con le ali rosse che parevano divertirsi ad aspettarci.
Io credo, Clodine, che una “realtà senza ombre” esista. E anche una “luce senza il buio”, una qualche pagina tutta chiara.
La luce è quella che ci fa accorgere di essere al buio!
E si può anche essere nel buio più buio che esista e riuscire a dare luce agli altri, a non permettere che la luce venga spenta in altri.
Questo dovrebbero fare i libri e questo dobbiamo essere noi … che – piaccia o meno – siamo dei libri viventi con le nostre vite ed esperienze, pensieri e azioni, emozioni ecc.
Dei bei libroni autentici e reali!!!
Luce, buio, pagine da portar via.
Viaggi intorno al mondo e dentro di noi, tra luce, ombre, buio, colori, come questa bella poesia di Kavafis che rileggevo giorni fa, a proposito di pagine da portasi dietro in quella metaforica isola che non c’è.
Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sara` questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne’ nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta; piu’ profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta` egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia` tu avrai capito cio` che Itaca vuole significare.
Kostantin Kavafis
Grazie, Nino, per questa “Itaca”. Su Kavafis, sempre per “le luci affidate alle pagine”, mi piacciono questi versi di Carlo Betocchi, a cui qui abbiamo già accennato in passato (ciao, Lycopodium. Ci manchi molto):
“In un’altra città, pur come questa,
Kavafis poetava raccontando;
cose di sé, o trapassate: il taglio
del racconto -l’essenziale- era
la sua bravura; e il colore traeva
dalla memoria; ma il tocco, da quale
spiritello era quel tocco che diceva:
“Così fu, basta, e fu tutto”?…”
Nino ho preso per me il mezzo verso che dice “più profumi inebrianti che puoi”.
Fiorenza la settimana scorsa, il 13 maggio, sono stato nella campagna di Recanati, dove un giorno sono nato e nella casa di uno dei miei fratelli (eravamo sette, io il penultimo) ho udito gli stridi delle rondini per tutta una mattina e ho pensato che di certo erano tornate anche nel tuo cortile.
Ah Luigi, se fossero tornate ve lo avrei detto subito! Una sera ne vidi una ferma a cantare sull’antenna della televisione della casa di fronte. Facevano proprio così, gli altri anni: ne arrivava una in perlustrazione, poi la seguivano le altre. Ma questa volta è stato diverso. Ne passa qualcuna in volo, ma di rado. Eppure qui siamo quasi vicino alla campagna. In centro è ancora peggio: il cielo è vuoto.
Se non fosse che la mia città mi pare ancora -nonostante questo- la più bella del mondo, emigrerei verso Recanati.
Leopardi diceva che Recanati è più adatta “ai sepolti che ai vivi” ma io – quando mi è dato – ci vivo benissimo.
BENTORNATA, CLODINE !
Roberto 55