Questo signore sono io, in veste di archeologo tedesco, che cerca fichi a mezzogiorno in vicinanza del laghetto del Pellicone, nel Parco di Vulci (Viterbo).
Travestito da archeologo cerco fichi a Vulci
10 Comments
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Questo è il laghetto che si diceva nel post – l’ho fotografato e qui riportato per farvi rosicare.
Però potresti essere anche un villeggiante che esce da un anfratto dove si era imbucato per espletare altre improrogabili funzioni. La postura e la carta (superstite) in mano ne sarebbero un indizio.
(Mah, forse dovrei dire – collegandomi alla precedente discussione – che quel che si vede è sempre opinabile)
Che bontà i fichi!!!!!!
Il laghetto è una meraviglia.
L’uomo vicino all’albero frondoso è un distinto signore che pregusta il piacere di mangiare tanti buoni fichi. Come non invidiarlo? Mi sento l’acquolina in bocca. Domani andrò a comprarli, se li trovo.
PS
Non sapevo che qui ci fosse un novello tenente Colombo che guarda alla postura e ad un pezzo di carta ( un fazzolettino?) come a degli indizi che porterebbero ad un sospetto nascondimento in un “anfratto”( ma che bella parola, signor mio!).
Sono una persona semplice, incapace di grandi voli, quindi sto a quello che vedo: e fichi non ne vedo, tranne uno nell’angolo in alto a sinistra, che però sconsiglierei di cogliere perché pare ancora molto indietro nella maturazione.
Può darsi che il villeggiante li abbia già mangiati (e allora la didascalia sarebbe inesatta), oppure che li cerchi ma non li trovi. In questo caso, farà come nostro Signore e maledirà il fico che non dà frutti?
Non credo che Luigi possa farlo. Dovrà anzi esaltare l’umiltà del fico, e la sua povertà, e rimarcarne la novità rivoluzionaria rispetto a tutti quei fichi di una volta opulenti di frutti …
Non so in altri dialetti, ma dalle mie parti si chiama “figàro”.
Però, da persona semplice come dice di essere, ne ha notato parecchie di cose. Proprio come il tenente Colombo. Complimenti!
Dalle mie parti si chiama “fighèr”.
Buona notte a tutti.
Roberto 55
Che bello Luigi! Mi piace un sacco….
Che bello quel fico dalle grandi foglie carnose, aulenti, simbolo arcaico di vita, di crescita e di trasformazione. Mi rammenta quel brano di dannunziana memoria: “del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove
che parlano gocciole e foglie lontane”.