Papa Bergoglio a patrono del suo sogno di una Chiesa “samaritana e povera” non mette solo Francesco d’Assisi, del quale ha preso il nome, ma anche Celestino V, il Papa della rinuncia che nei quattro mesi in cui regnò diede esempio di “povertà, misericordia e spogliamento”: ne ha parlato sabato a Isernia, con parole che aggiungono un elemento significativo alla figura di Papa che va abbozzando. – E’ l’attacco di un mio sagace articolo pubblicato oggi dal “Corriere della Sera” con il titolo “Il richiamo a Celestino V: Scelse la povertà”.
Se Papa Francesco si appella a Celestino V
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Visita Pastorale del Santo Padre Francesco in Molise: Incontro con la Cittadinanza di Isernia in Piazza della Cattedrale e Indizione dell’Anno Giubilare Celestiniano, 05.07.2014
http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/07/05/0500/01104.html
“povertà, misericordia e spogliamento”…parole che aggiungono un elemento significativo alla figura di Papa che va abbozzando.”
Direi che più che abbozzata, è già “definita” la figura di papa Francesco.
Ha parlato, in poco più di un anno di pontificato, talmente tanto di povertà, di misericordia, di umiltà e di spogliazione, che queste parole sono penetrate molto bene nella mente di tutti. Al punto che paradossalmente infastidiscono parecchio chi non era abituato a sentirle e le riteneva perfino superflue se dette da un papa.
Povertà ?! Che parola è? Andiamoci piano col pauperismo di bassa lega.
La Chiesa non può essere povera, altrimenti chi aiuterebbe tutti quelli che nelle varie parti del mondo soffrono la fame? Se non ci fosse la Chiesa che… tra una questua e l’altra e l’85% degli introiti statali–l’8 per mille– incassa tantissimi soldi ( circa un miliardo di euro), sai che guaio!
Dunque, che parola è la “povertà”?
E se provi ad accennare allo IOR, la banca vaticana dove confluivano, con strane manovre, ricchezze di indefinibile provenienza, quelli di prima, sempre più infastiditi, magari ti sghignazzano in faccia ritenendoti una demente. O, nel migliore dei casi, un’ anticlericale da spernacchiare.
Meno male che forse adesso qualcosa cambierà.
Papa nuovo, vita nuova nella Chiesa del Signore. È lecito sperarlo?
Correggo: non di “spogliazione” ma di “speranza”.
“Questi due santi – ha detto – hanno dato l’esempio, loro sapevano che come chierici – uno era diacono l’altro vescovo, vescovo di Roma – come chierici tutti e due dovevano dare l’esempio di povertà, di misericordia e di spogliamento totale di sé stessi”.
Uno spogliamento di te stesso che poi permette di lasciar spazio a Dio.Questo è quello che fa papa Francesco. Leggevo in queste ore un’intervista ad un cardinale cileno Errazuriz. Come altri che hanno conosciuto Bergoglio quando era vescovo anche lui ha testimoniato del grande cambiamento di Bergoglio: da persona timida, introversa, sempre molto serio, si è trasformato nell’uomo che conosciamo oggi.
Penso che questo sia il perchè del fascino che esercita su così tante e diverse persone. E questo essere pieni di Dio traspare ed è evidente a tutti anche se questo papa non conosce le lingue e parla solo spagnolo e italiano.
?
Forse dovreste leggere qualcosa del Petrarca su Celestino V [De vita solitaria], ma anche il “Convivio” di Dante allora capireste molto sul perchè un ultraottuagenario, malato, debilitato e stanco venne eletto, dopo un rapidissimo conlcave, Pontefice, e perché, dopo molti tentativi di fuga per sottrarsi all’ingrato compito vi dovette acconsentire sotto la pressione di continui ricatti morali. Quelle dimissione inaspettate e ponderate , almeno sotto il profilo strategico e anche politico, sparigliarono molte carte e furono fonte di grande delusione [quelle Carlo II di poter fare i propri sporci comodi sicuramente], ma soprattutto quelle dei Frati mendicanti [“Pauperes eremiti domini coelestini”], continuamente vessati da una Chiesa politicizzata, convinti di un riscatto vedevano in lui un mito, il riformatore che avrebbe ricondotto la Chiesa dell’epoca sulla via dell’Evangelo.
Quella rinuncia fu letta come una controtestimonianza in termini di fedeltà alle istanze che Morone andava predicando.
Poeta lo accusa non tanto di codardia e inettitudine quanto di essere pusillanime, come lo intendeva l’Aquinate -cioè di persona capace di fare tantissime cose, di avere il potere per farle ma vi rinuncia per una forma di passività innata-] .Per contro vi è la presa di coscienza di un uomo semplice, Celstino, incapace per cultura e preparazione teologica di affrontare una sfida così enorme…Il filo rosso che legherebbe Celestino V a papa Francesco mi sembra evidente.
Tuttavia mi sento di dire con Paolo VI quanto segue:
“Alcuni vorrebbero rompere con il passato…questo atteggiamento non è giusto, e non è cristiano perché bisogna guardare all’avvenire aprendo cuore anima e intelligenza come non vbsogna abdicare al tesoro di tradizioni memorabili e gloriose di ieri conservando della Tradizione quanto è VIVO, VERO ed ETERNO”
Omaggio di Paolo VI a San Celestino V.
Fumone, 1 settembre 1966.
Sulla figura di Celestino V le parole più vive le ascoltai da Arsenio Frugoni alla Sapienza negli anni ’60. La sua lettura è riassunta da Paolo Vian in questo articolo pubblicato dall’OR del 4 luglio 2010:
http://www.gliscritti.it/blog/entry/484
Nella rinuncia di Celestino Frugoni vedeva “l’espressione dello stesso temperamento volitivo, ardente, che ha accettato, quasi inspirante Deo, la prova del concreto governo, e, di fronte al fallimento, ha il coraggio di rinunciare e la tenacia, che in verità occorse grande, per riuscire a rinunciare”.
Di Frugoni è una vita che cerco questo: http://www.ibs.it/code/9788806114954/frugoni-arsenio/arnaldo-brescia-nelle.html
L’ho visto citato chissà quante volte quando facevo la tesi ma non lo ristampano più da tempo.
E’ bellino anche il San Francesco di sua figlia Chiara mentre non ho mai letto quello sull’invenzione delle stimmate. (http://www.einaudi.it/libri/libro/chiara-frugoni/francesco-e-l-invenzione-delle-stimmate/9788806192239
Però di Celestino onestamente ricordo proprio pochissimo, credo non mi abbia mai nemmeno interessato.
🙁
Sara
forse tutti noi quello che ricordiamo di più di Celestino sono i versi della Divina Commedia, dove è trattato malissimo, povero..
Sulla piazza di Isernia a conclusione dell’atto di apertura dell’Anno giubilare celestiniano per gli 800 anni dalla nascita di S. Pietro Celestino (1215 – 2015) il Papa domenica pomeriggio ha pronunciato questa preghiera che credo sia stata composta e da lui approvata per l’occasione:
O Dio, tu con ammirabile provvidenza
hai disposto che il santo monaco Pietro Celestino
fosse eletto Sommo Pontefice
e gli hai poi ispirato la rinuncia al ministro di supremo Pastore,
fa che sul suo esempio e per la sua intercessione
sappiamo cercare la tua volontà nella preghiera
e nel custodire fedelmente l’amore verso la Chiesa.
Grande Dante.
Il piu‘intelligente di tutti.
Incomprensibile per i moderni cattolici sentimentali.
Sulla Porta dell“Inferno e‘scritto (secondo Dante):
Giustizia mosse il mio alto fattore
fecemi la divina potestate lasomma sapienza
e il primo amore.
Bene hai fatto Dante a mettere all“Inferno colui che fece per viltadevil gran rifiuto.
Purtroppo ai nostri tempi caro Dante non c“e‘ piu‘ne(il coraggio nr‘la franchezza.
Cos’è che non capisci di Dante Discepolo?
@Cosae‘che non capisci di cosa scrivo Picchio?
Io sono perfettamente d‘accordo con Dante. Che ha messo Celestino nell“Inferjo perche‘ ha fatto il gran rifiuto.
Mi sembra di essere chiara.Apprezzo Dante e disprezzo i moderni cattolici sentimentali.
E tu?
Picchio in effetti affascina di più la figura di un Occam o di un Abelardo, alla fine li sento più moderni.
io, Discepolo, apprezzo Dante, grandissimo poeta ma scarso esegeta, e apprezzo anche i moderni cattolici sentimentali
La passione di Abelardo per Héloïse è senz’altro più moderna di quella di Dante per Beatrice 😉
ti avevo capito benissimo Discepolo, ti stavo prendendo un po ‘ in giro 🙂
Bene cara Picchio buon per te!
Sei di quei felici per cui vale. l‘et-et.
Io sono di quelli infelici per cui vale. l‘aut-aut.
Non c’era bisogno di specificarlo Discepolo, tutti qua lo sappiamo da tempo.
Alla fine della sua vita Abelardo disse: «La dialettica fu la mia rovina».
Devo dire che da ragazza questo aspetto mi piaceva molto, il mettere tutto in discussione, la grande capacità logica, nella disputa con Bernardo mi è sempre stato facile prendere le sue difese.
In ogni caso La storia delle mie disgrazie è incredibilmente moderno considerato poi che è del 1130 quasi 1000 anni fa, c’è tutto: la passione l’amore il desiderio, e anche le dispute teologiche, l’ardore intellettuale, la descrizione di un mondo che sembra vivere ancora oggi.
Bello bello bello.
🙂
Certo, le conseguenze drammatiche che seguirono il “gran rifiuto” di Celestino pesarono non poco sulla cristianità. Non fu un fatterello secondario, anzi il dibattito canonico sulla “renuntiatio papae” che infiammò il mondo ecclesiastico del tempo sconfinò in una vera e propria guerra intestina tra fazioni gettando ombre, e dubbi sulla validità del pontificato di Bonifacio/ antipapa accusato di aver fagocitato la resa dell’eremita , di averne influenzata la volontà per poterne prendere il potere . E’ vero che non si trattò della prima rinuncia, altre ce n’erano state orima della sua, ma in quel preciso momento storico rifiutare un Ponteficato voleva dire gettare l’intera cristianità nel panico totale. Infatti, lo sconquasso che seguì di li a poco fu terrificante: un’ escalation di sconfitte gravide di conseguenze per la storia della Chiesa e dell’Europa.
Ovvio che l’evento lasciò l’amaro in bocca, ha ragione discepolo, non lo nego. E’ intuibile e giustificato l’astio non solo di Dante, che lo annovera tra i dannati nel terzo canto dell’inferno, ma anche di Jacopone da Todi , deluso per l’abbandono, caduto sotto la mannaia della scomunica da parte di Bonifacio VIII, scrive contro Celestino [Lauda LXXIV] parole di fuoco di una profondità straordinaria…
Dante a dire il vero spedisce all’inferno anche Bonifacio VIII…
A proposito di Celestino V penso a De Lubac e al suo libro su Gioachino da Fiore.
Padre Spadaro raccontando la simpatia di Bergoglio per De Lubac e De Certeau riferisce gli scontri tra due proprio su Gioachino (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7596 giusto per avere un’idea)
Il libro di De Lubac non è più in ristampa (in effetti lo cercavo da tempo) quindi non l’ho mai potuto leggere però non so, magari è uno spunto di riflessione.
Tutte quelle storie romanzate li, delle coppiette degli sfigati storici : “Eloisa/Abelardo” Tristano/Isotta ; Lancilotto/Ginevra; Paolo e Francesca e ce ne sono tantissime, e via discorrendo…non mi hanno mai entusiasmata . Tutte quella storia sull’amor cortese contrapposto a l’amor profano in verità, nascondevano un morboso rapporto carnale che non aveva proprio niente a che vedere con l’amore vero…anzi, generalmente si tratta di storiacce di ordinaria passione costruite su tradimenti e spesso assassini del rivale o della rivale…diavolerie non meno sconcertanti e violente di quelle che accadono nella cronaca odierna…
Certo che spedisce all’inferno Bonifacio VIII… Non c’è neppure da ricordarlo, è talmente ovvio.
La storia di Elosia e Abelardo non può iscriversi nel filone dell’amor cortese.
non è un topos letterario, è proprio una storia vera, bellissima, che dura moltissimi anni anche quando l’amore tra i due ha cambiato forma.
infatti …rientra nel filone dell’amor profano…
Di quella storia si è detto tutto tranne dello scontro teologico che contrappose San Bernardo ad Abelardo: personalità inquieta, quest’ultima, ambigua, visionaria, decadente in campo morale incline a considerare l’ intenzione del soggetto come unica fonte per descrivere bontà o la malizia degli atti personali ,trascurando così l’ oggettivo significato e valore morale delle azioni. Una teologia intrisa di un soggettivismo scandaloso per l’epoca…e l’aver avuto un figlio da una ragazzina che poteva essergli figlia -Eloisa era poco più che una bambina, e lui un uomo di 35 anni- rende bene l’idea della personalità contorta di Abelardo. Magari avesse avuto in cuore la dolcezza dell’amor cortese, ma la verità è che era proprio un gran bestione…
“Bene hai fatto Dante a mettere all“Inferno colui che fece per viltadevil gran rifiuto.” (discepolo)
Davvero? Questo supera le mie aspettative.
Allora avevo proprio ragione nel dire, qualche giorno fa, che basta un versetto di un Poeta per oscurare per sempre le molte virtù di un uomo (povertà,umiltà,servizio della carità etc…) di cui oggi si conosce qualcosa di più grazie ad un Papa che ne ha decantato, certo dopo essersi documentato, i meriti?
Che ne sa lei realmente, discepolo, di un religioso vissuto tantissimo tempo fa, e delle motivazioni che lo portarono al “gran rifiuto”? Perché pretende di giudicare una persona che si sarebbe persa nella notte dei tempi, se non fosse stato per quelle poche parole lapidarie rimaste nella Commedia, e intorno alle quali–come lei ben saprà– molti critici si sono affannati per riferirle a qualcuno sul cui nome non c’era certezza?
Mi sarebbe piaciuto vedere lei in una situazione nella quale le fosse stato richiesto dalla sua coscienza, più che da un essere umano, di scegliere fra il restare a svolgere un servizio o il rifiutare. Magari lì, nel suo posto di lavoro.Non le è mai capitato di dover fare una scelta molto difficile, con il tormento dell’indecisione? Se non le è mai successo,deve ritenersi fortunatissima.
Pensi quanto deve essere costato al Papa emerito prendere la sua (sacrosanta) decisione.
Solo per questo motivo dovrebbe un giorno, che si spera lontano, essere dichiarato santo.
Mi sembra un giudizio un po’ troppo spinto Clodine:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20091104_it.html
(io tra i due confesso son per Abelardo, non so perchè ma con Bernardo non mi trovo tanto)
«apprezzo Dante, grandissimo poeta ma scarso esegeta».
Il talento di picchio per dire stupidaggini in ogni campo dello scibile.
Ormai ha stracciato Marilisa, che addirittura per una volta ha detto una cosa sensata: l’identificazione di “colui che fece per viltade il gran rifiuto” con Celestino V è solo congetturale e, per quanto sostenuta dall’autorità dei commentatori antichi, ben lungi dal trovare tutti d’accordo. Sono state fatte anche altre ipotesi, tra cui particolarmente suggestiva è quella che si tratti di Pilato.
Se andiamo avanti così, picchio 7 Marilisa 0.
Non per fare la frivola ma la finale dei mondiali sarà Ratzinger contro Bergoglio:
http://www.repubblica.it/speciali/mondiali/brasile2014/2014/07/09/foto/brasile_2014_disfatta_verdeoro_ironia_su_twitter-91084027/1/#1
🙂 🙂 🙂
Sara 19.11
Anche io preferisco Abelardo, ma un po’ anche per ragioni affettive: al liceo amavo molto la letteratura francese che avevamo la fortuna di leggere e studiare in lingua originale.
magari poi usciranno le foto dei due papi vestiti di bianco che guardano la partita bevendo birra e mate con grande scandalo dei conservatori che inizieranno di nuovo la manfrina: chi è il vero papa?? IL vdr che non vuole fare il papa o l’emerito costretto alle dimissioni dal complotto capeggiato dall’Imperatore Galattico ? 😉
“… che addirittura per una volta ha detto una cosa sensata”
Solo “per una volta”?
Com’è buono lei!…