“E’ un momento di invocazione a Dio per il dono della pace. Un gesto forte finalizzato anche a riportare nella discussione politica quel respiro ampio, di visione dall’alto e verso l’altro. Non è una preghiera interreligiosa tra cristiani, ebrei e musulmani: è un’invocazione della pace dei popoli palestinese e israeliano che sono composti da ebrei, cristiani, musulmani. Non è una preghiera comune, non è un atto liturgico. Si sta insieme per pregare ma non si fa la stessa preghiera. Gli atti di preghiera sono tre, distinti nel tempo, nei testi e nelle lingue”: parole del padre Pizzaballa custode di Terra Santa che stamane ha presentato con il padre Lombardi la “Invocazione per la pace” che si farà domenica sera nei Giardini vaticani. Sono felice dell’iniziativa. Nel giorno di Pentecoste. Le tre componenti della famiglia di Abramo. I presidenti di Israele e e della Palestina con Francesco e Bartolomeo. Irresistibile il ricordo di Giorgio La Pira. Felice in nome suo.
Peres – Abu Mazen – Bergoglio – Bartolomeo – La Pira
28 Comments
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Felice pure io. Avrebbe sorriso anche più del solito, ne sono convintissima.
Grazie.
Trovo significativo che l’incontro avvenga il giorno di Pentecoste. Preghiamo che lo Spirito Santo illumini i cuori e ricordiamoci anche del gesuita
Preghiamo anche per il gesuita Dall’Oglio.
Non e’una preghiera interreligiosa..Non e’una preghiera comune.. non e’un atto liturgico.. non e’questo e non e’quello.. si affretta a specificare Padre Lomnardi. insomma di spirituale ci e’rimasto hen poco.. almeno nominetranno Dio? E come lo chiameranno? (SIA SANTIFICATO IL TUO NOME)
Ma dicano chiaramente, che e’un atto politico-diplomatico ,e’troppo difficile?
Vi lascio la pace. Vi do la MiA pace. Non come la da’il mondo ip ve la do?non si turbo
Non come la da’il mondo. Dip ci da’un altro genere di pace. Ma noi invece vogliamo la pace proprio come la da’il mondo e delpa pace di Dio,che e’la pace dell’anima,la pace spirituale,non ce ne importa nulla.
Certo che, quando c’è da far passare Giovanni Paolo II per castigamatti del Concilio( una panzana, ovviamente, ma tutto fa brodo), uh come si entusiasmano certe animelle col torcicollo all’indietro… ma quando – provvidenziale- torna a soffiare lo “spirito di Assisi”, che qualcuno qui bollò improvvidamente come “eretico” , uh, come brucia sempre! Peggio del peperoncino calabrese.
Vade retro!
Brava discepolo, allora fottiamocene della pace , e del magistero della chiesa cattolica sull’argomento: come sempre fai , del resto.
Ma che si massacrino, a noi checcefrega? Noi siamo per la pace spirituale…..
Ma perfavore.
Che quelle zone abbiano bisogno di una pace molto terrena è evidente Discepolo, ma che che questa si ottiene cambiando i cuori è anche evidente e questo è sempre uno degli scopi di ogni preghiera.
Una preghiera non è mai sbagliata
Discepolo come nomineranno Dio sarà chiaro dai testi: i responsabili delle tre delegazioni – ebraica, cristiana e musulmana – stanno preparando un libretto dove le rispettive preghiere saranno riportate per esteso e nelle lingue nelle quali verranno pronunciate. Gli ebrei pregheranno in ebraico, i cristiani in varie lingue (un momento della preghiera cristiana sarà guidato da Bartolomeo), i musulmani in arabo. Andranno al microfono in quest’ordine. Poi il Papa e i due presidenti proporranno ognuno la sua invocazione. Non un discorso politico, ma un’invocazione.
Discepolo approfitto per un bel saluto.
La preghiera no, non è mai sbagliata, ammesso la si faccia con l’intenzione di raggiungere lo scopo e non per amore di facciata altrimenti sarebbe un gravissimo affronto a Dio, un sacrilegio in grande stile. Mi auguro, per la pace ovviamente, che tutti siano animati da ardente desiderio di riconciliazione e non si risolva il tutto nella solita farsa. L’esperienza, e anche un certo realismo, fa dire che se avessimo la possibilità di guardare dentro la mente e i cuori di questi capi di stato, quei semi di pace tanto auspicati non li rintracceremmo neppure con il microscopio …
“apertura musicale, una breve monizione in inglese che spiega lo svolgimento dell’evento, e poi tre distinti momenti di preghiera delle tre religioni, prima ebraica (in ebraico), poi cristiana (in inglese, italiano e arabo) e infine musulmana (in arabo). “Non si prega insieme ma si sta insieme per pregare evitando ogni forma di sincretismo”, ha precisato Pizzaballa.
Insomma sarà un “evento” così viene chiamato. Per carità bisogna evitare ogni forma di sincretismo. E anche di proselitismo. e anche di integralismo. insomma ogni “ismo” sarà bandito. dall’EVENTO. sarà semplicemente un EVENTO come lo ha definito Padre Lombardi. Ognuno pregherà per i fatti suoi.
Invitato speciale all’EVENTO, Dio. il Dio delle religioni monoteiste: Jawhè, Allah, il Padre e Figlio e Spirito Santo .
Chissa se l’invitato speciale, Dio, parteciperà all’EVENTO……
Cosa ci sia di tanto urticante per le Ladies Torquemadas, mi sfugge.
Ci deve essere in giro una certa allergia allo Spirito…
E Loro, le loro ladies, che faranno?
Parteciperanno spiritualmente all’evento, come richiesto dal loro Papa,o…?
“Cosa ci sia di tanto urticante per le Ladies Torquemadas, mi sfugge.”
Pensaci un po’, Lorenzo, e ci arrivi.
“Invitato speciale all’EVENTO, Dio. il Dio delle religioni monoteiste: Jawhè, Allah, il Padre e Figlio e Spirito Santo .
Chissa se l’invitato speciale, Dio, parteciperà all’EVENTO……”
Questa è da manuale ( notare la parola EVENTO).
Discepolo prendere una parola del padre Lombardi per dileggiarlo non è cosa buona. Federico Lombardi è persona fine e amabile. Io gli voglio bene.
Sono contento di questa invocazione a Dio per la Pace.
Vieni Signore Gesù.
Questo incontro è un segno potente, ma soprattutto una occasione formidabile. Nel giorno di Pentecoste. Le tre componenti della famiglia di Abramo. I presidenti di Israele e e della Palestina con Francesco e Bartolomeo, dice Luigi. Che aggiunge: irresistibile il ricordo di Giorgio LaPira.
Verissimo.
Fortissimo anche il ricordo di Giovanni Paolo II , che ha avuto l’iniziativa rivoluzionaria (una , di quante?) quasi trent’anni fa di chiamare a raccolta – ascoltato- tutte le religioni del mondo per quella eccezionale esperienza di preghiera che va sotto il nome di incontro e spirito di Assisi.
Quelli che chiudono porte a doppia mandata, e imbottiscono ben ben gli spifferi, che si danno con entusiasmo alla manutenzione degli steccati e allo scavo dei fossati, tentarono da subito di sminuire, polemizzare, infangare, snaturare. Ma la forza salvifica di quell’incontro, e la sua carica veramente profetica restano intatte e oggi risplendono di luce particolare e nuova.
Per chi avesse dubbi o perplessità sull’incontro di Pentecoste, queste parole conclusive di quell’altro incontro possono essere conforto e ricchezza.
“Con gli altri cristiani noi condividiamo molte convinzioni, particolarmente per quanto riguarda la pace. Con le religioni mondiali condividiamo un comune rispetto e obbedienza alla coscienza, la quale insegna a noi tutti a cercare la verità, ad amare e servire tutti gli individui e tutti i popoli, e perciò a fare pace tra i singoli e tra le nazioni…. Potrebbe essere diversamente, giacché tutti gli uomini e le donne in questo mondo hanno una natura comune, un’origine comune e un comune destino?
Anche se ci sono molte e importanti differenze tra noi, c’è anche un fondo comune, donde operare insieme nella soluzione di questa drammatica sfida della nostra epoca: vera pace o guerra catastrofica?
Sì, c’è la dimensione della preghiera, che pur nella reale diversità delle religioni, cerca di esprimere una comunicazione con un Potere che è al di sopra di tutte le nostre forze umane. La pace dipende fondamentalmente da questo Potere che chiamiamo Dio, e che, come noi cristiani crediamo, ha rivelato se stesso in Cristo. Questo è il significato di questa giornata di preghiera….
La forma e il contenuto delle nostre preghiere sono molto differenti, come abbiamo visto, e non è possibile ridurle a un genere di comune denominatore.ma in questa stessa differenza abbiamo scoperto di nuovo forse che, per quanto riguarda il problema della pace e la sua relazione all’impegno religioso, c’è qualcosa che ci unisce.
….Ripeto umilmente qui la mia convinzione: la pace porta il nome di Gesù Cristo.
5. Ma, nello stesso tempo e nello stesso spirito, sono pronto a riconoscere che i cattolici non sono sempre stati fedeli a questa affermazione di fede. Non siamo sempre stati dei costruttori di pace. Per noi stessi, quindi, ma anche forse, in un certo senso, per tutti questo incontro …è un atto di penitenza.
…Cerchiamo di vedere in esso un’anticipazione di ciò che Dio vorrebbe che fosse lo sviluppo storico dell’umanità: un viaggio fraterno nel quale ci accompagniamo gli uni gli altri verso la meta trascendente che egli stabilisce per noi.
…Non c’è pace senza un amore appassionato per la pace. Non c’è pace senza volontà indomita per raggiungere la pace. La pace attende i suoi profeti. Insieme abbiamo riempito i nostri sguardi con visioni di pace: esse sprigionano energie per un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace, gesti che spezzeranno le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie.”…
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/speeches/1986/october/documents/hf_jp-ii_spe_19861027_prayer-peace-assisi-final_it.html
“Amatevi l’un l’altro, come io ho amato voi”; e “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”.
Amore e pace, due parole che come l’altra- libertà-sono usate spesso, ma cosa vogliono significare per l’umanità ne abbiamo solo una vaga percezione. Amatevi, dice Gesù ma “come io ho amato voi”; la pace, ma “non come la dà il mondo”. Applichiamo lo stesso metro alla pace. La Chiesa insegna che quella specifica pace non è vago ” sentimento”, ma una Persona :Gesù che si palesa attraverso lo Spirito Santo che “si diffonde nella Chiesa stessa, anima e santifica quella umanità, che è assunta a formare il Corpo mistico di Cristo” disse Paolo VI in quel 20 maggio 1964 in una Udienza Generale ed io gli credo.
. Ergo che la separazione da questo Corpo impedisce allo Spirito Santo di agire, facile dire “soffia dove vuole”, di fatto bastò uno spiffero perchè si dicesse che Ratzinger aveva ” offeso il Profeta” in quel di Ratisbona altro che vento, si scatenò il tornado, offese di qua, porte in faccia di la! una ridda di discussioni e polemiche con tanto di Al Qaeda urlante. “Dove sono quelli che parlano di dialogo tra le religioni? …” ecc ecc ecc
Quando la pace la si intende come contrapposta alla guerra,non può dirsi MAI vera pace, specie in un contesto di “guerra fredda”dove vige un permanente stato di tensione.
Purtroppo credo abbia ragione discepolo: il buon Dio sarà uno spettatore curioso ma siccome è tanto buono osserverà sornione sapendo già come andrà a finire, lo sapeva anche quando inviò il Suo Figlio, e rammentare la fine che fece è quanto mai superfluo.
Purtroppo l’uomo è fatto così: all’inizio si massacravano con la pietra, poi passarono al bronzo, ma quando scoprirono il ferro , eureka! forgiarono armi straordinarie per ammazzare prima e meglio.
Pace nuon puossibile questa epuoca.
“speranza oscura”!
Io non credo che Gesù abbia mai voluto fondare una nuova religione, o forse sì, non lo so. Di certo era inevitabile che ciò accadesse, perché gli uomini non possono fare a meno di appartenenze, di segni, di simboli. E’ nella loro natura e alla fine va bene anche così. Non credo neppure che sia molta la strada consentita nella direzione dell’avvicinamento fra le varie religioni, i cui seguaci sono convinti che la propria verità sia un po’ più vera di quella degli altri. Ma la vicinanza fra gli uomini, quella credo sia possibile, a prescindere dalle rispettive fedi, anzi grazie ad esse. E credo anche che la gioia di essere riusciti a trovare un senso alla propria vita dovrebbe bastare ed avanzare per accettare la convivenza pacifica con chiunque.
L’evento non può che farmi piacere e non vedo tutti questi pericoli.
Però una cosa mi dispiace, ma so che in questa occasione non era il caso di proporla.
Gli ebrei pregheranno in ebraico, i musulmani in arabo, i cristiani in varie lingue ma (se non sbaglio) né in ebraico, né in arabo.
Eppure, ci sono cristiani ebrei e cristiani arabi.
Cristiani che pregano ufficialmente in ebraico (lo stesso p. Pizzaballa) e in arabo.
Nedstark il padre Pizzaballa – nel testo da me linkato nel post – dice che i cristiani pregheranno anche in arabo. Ma la pasta sta ancora lievitando, conviene attendere il libretto che verrà dato ai media domani.
Molto belle le disquisizioni alte su cosa sia la pace ” veramente”.
E, di conseguenza, cosa ” il buon cristiano” debba veramente cercare: se no, ogni cosa è vana e transeunte…
Tuttavia, in questo caso, credo che noi, patafi osservatori spaparanzati nelle poltrone dei nostri salotti buoni occidentali, abbiamo un poco di biada che ci buca le budella. Avrei voluto sentire i nostri padri e i nostri nonni, quelli che la guerra se la sono cuccata loro addosso, quelli che nelle loro generazioni sono morti a decine di migliaia, quelli che le loro case se le sono viste distrutte, se, quando dopo anni di tragedia iniziavano a perdere le speranze che sarebbe mai finita, se loro non avessero avuto BEN CHIARO, senza tante disquisizioni, COSA FOSSE PRIMA DI TUTTO LA PACE.
Vivere senza la guerra, imparare, con tutte le approssimazioni necessarie , a convivere senza ammazzarsi ciecamente.
La guerra fredda non sarà il massimo, ma è sempre meglio la tensione sul punto di esplodere che una mattanza planetaria o locale.
GPII, “_io appartengo a quella generazione che ha vissuto, e grazie a Dio, sopravvissuto, alla guerra”- questo lo aveva perfettamente chiaro.
Questa pace, quella di cui Maria peraltro è chiamata Regina, va chiesta testardamente, pregata senza sosta, e ogni giorno, e senza stancarsi mai.
Quello che sembrava impossibile -assolutamente impossibile!- 70 o 100 anni fa in Europa, lo è diventato ( anche se nulla è mai definitivo, chiaro). Quello che ci appare ed è impossibile in Terra Santa, deve essere chiesto con forza e tenacia a Dio .
Possiamo immaginarcelo noi, nelle nostre case sicurette, che Dio sornione ci guardi ” sapendo già” come andrà a finire.
Quelli che guardano saputi, siamo noi, non Dio.
Grazie, Lorenzo, per la bellissima citazione di Papa Giovanni Paolo II; quell’invocazione, pronunciata il 16 marzo 2003, così, se non erro, proseguiva: “Per questo, sento il dovere di rivolgermi ai giovani, ai più giovani, a voi giovani, che non avete avuto quest’esperienza, per dire: basta guerre ! Mai più guerre !”.
Buon sabato a tutti.
Roberto 55
Mon Ame se Repose….
http://www.youtube.com/watch?v=Er1vxizceU4
tui amoris ignem ….
http://www.youtube.com/watch?v=YkfSQO9aQG8
Veni Creator Spiritus
http://www.youtube.com/watch?v=1FqBEqVOzjM
“Non è una preghiera comune, non è un atto liturgico. Si sta insieme per pregare ma non si fa la stessa preghiera”. Così padre Pizzaballa.
Leggendo un po’ di storia e andando a giro nel mondo, si deduce che i modi di pregare dell’umanità sono molteplici. E io sento un Dio universale che li accetta tutti; anche perché penso che una preghiera – giusto nella sua forma universale – non ha neppure bisogno di parole, ma è un flusso di pensiero che sgorga, in silenzio, dall’intimo di ciascuno e comunica a Lui/Lei nostri desideri, richieste, ringraziamenti, nostra gioia e nostri dolori. Che poi si facciano preghiere collettive pronunciando parole, mi pare solo una convenzione umana, nella cui pratica si perde per forza una frazione di sincerità.
Ho visto famiglie – mamme e bambini – vivere su discariche, alla periferia di vaste metropoli: non credo che esse si ponessero il problema della lingua per comunicare con Dio. Né riesco a credere a un Dio che si desse tale questione.
Un riconoscimento particolare a Lorenzo (7-6, ore 10.15), come già fatto da Roberto per quanto lui ci ha ricordato di GPII sulla pace. Ma anche per quanto lui stesso ci ha detto di suo.
Giusto ieri l’altro sono riuscito – terzo tentativo in dieci anni – a salire fino al passo del Pitone, montagne Apuo-versiliesi, 900 mt di dislivello, 15 Km di percorso, dieci ore di camminata, su sentiero evanescente per scarsa praticabilità, da scegliere dove poggiare piede su piede tra ciuffi d’erba e roccette, in gran parte su pareti assai ripide e scoscese.
Da qui passò uno dei “sentieri della libertà” in quei sette mesi di Linea Gotica (ottobre ’44-aprile ’45); l’ultimo, sul tratto occidentale della Linea, a rimanere relativamente aperto al transito fino alla fine del periodo: gli altri, via via, erano stati chiusi dai tedeschi. Da qui transitarono migliaia di persone nelle notti di quell’inverno, famiglie complete, i bambini sulle spalle di guide. Non sappiamo quanti vi morirono: perché oltre al viaggiare di notte, oltre allo scendere in silenzio (per non essere visti né uditi dall’alto delle postazioni tedesche, da cui piovevano bombe a mano), vi era il ghiaccio e la neve.
Così, per ricordare un altro degli infiniti capitoli che fanno la differenza tra pace e guerra. Poi, certo, c’è anche la pace dell’anima.